21/06/25

NON SONO LE OPERAIE CHE LOTTANO IL PERICOLO SOCIALE MA I PADRONI CHE SFRUTTANO! Sciopero contro la repressione delle Operaie Beretta Salumificio

AL FIANCO DELLE OPERAIE  BERETTA SALUMIFICIO CHE LOTTANO E SCIOPERANO CONTRO PESANTE SFRUTTAMENTO RICATTI E REPRESSIONE PADRONALE 

Nervi tesi in questi giorni a proposito di appalto al Salumificio Beretta. L’azienda ben oltre gli scontati tentativi di conciliazione con le operaie che hanno fatto ricorso, prova ad allontanare dalla fabbrica, con proposte di ‘uscita volontaria incentivata’ le lavoratrici dello Slai Cobas. (la questione appalto è sicuramente aperta ‘su più tavoli’ e ci torneremo). Ma le operaie sanno bene che in genereale, le aspetterebbe solo precarietà, il dover ricominciare da zero in ambienti ancora più difficili con tutto il peso dell’anzianità lavorativa sulle proprie spalle. E sta prendendo forma in modo nuovo, l’utilizzo di ogni occasione per fare delle ritorsioni alle lavoratici che non accettano. Come trasferimenti o repressione abusando delle lettere di contestazione disciplinare.

Il fatto dell’altro giorno, è scaturito da una comunicazione verbale, per un cambio di mansione. L’antefatto un infortunio con lo scontro tra due carrelli, che ha mandato al pronto soccorso una carrellista con la mano ingessata. La responsabile di reparto chiede ad una lavoratrice di lasciare la linea e di salire sul carrello. La lavoratrice, colpita dall’infortunio della collega, e consapevole di tutti i precedenti che hanno coinvolto la capa... dice va bene, ma chiede garanzie e un ordine di servizio.

Sicuramente la consulente dei padroni, la minstra del lavoro Calderone sta pensando ad un nuovo reato di lesa maestà, come appendice al decreto sicurezza, per sancire anche a livello governativo, che le lavoratrici non hanno diritto di parola, che non devono sognarsi di replicare ai capi.

Alla Beretta ci ha pensato la capa che di fronte ad una situazione semplice, dalla facile soluzione pratica, secondo il suo stile, ha prima inscenato una sfuriata che ha attirato l’attenzione e lo sdegno di molti lavoratori in reparto, arrivando, trasformando i fatti, ad una contestazione con sospensione per insubordinazione minaccia implicita di licenziamento, dichiarandola pericolo pubblico. Come un atto di terrore verso tutte le operaie, per sottometterle e sfruttarle senza resistenza.

Una situazione da cui non si può uscire individualmente, la solidarietà in fabbrica è un’arma per le operaie, lotttare una per lottare tutte in un generale movimento di classe. Basta paura, alziamo la testa in massa, i padroni devono essere preoccuati dalla rabbia operaia. Da qui lo sciopero. Uno sciopero giusto 

che ha portato e mostrato la solidarietà delle compagne di lavoro alle due lavoratrici dell’appalto attaccate dall’azienda con lettere disciplinari, pretestuose per alimentare un vero e proprio clima di terrore in fabbrica.

Si è vista anche una solidaritetà maggiore da parte delle operaie Beretta, che si sono fermate al presidio a chiedere informazioni, oltre che portare la loro vicinanza, complice il fatto che molte operaie/i nelle linee vicine di Beretta, il giorno prima avevano sentito le urla della responsabile di reparto, contro la lavoratrice nel mezzo del reparto. Una reazione spontanea alla profonda ingiustizia che colpisce le operaie nello stabilimento, proseguita per tutto il giorno dentro parlandone nei reparti ‘siamo tutte in pericolo, oggi tocca alle operaie dell’appalto, domani tocca alle operaie Beretta’! Ed altra cosa importante e nuova, alcune operaie hanno testimoniato per come erano andati i fatti! 

I capi si comportano come animali verso le lavoratrici, ma per l’azienda il problema sono le operaieche non abbassano la testa, che si ribellano. E trattate da pericolo pubblico. Lo sciopero è stato buono, su questa strada si deve andare avanti.La fabrbica è una, al di la delle forme contrattuali, appalto, agenzie, dirette Beretta, le operaie sono tutte parte della stessa classe, e tutte/i abbiamo bisogno di far vedere che siamo veramente dalla stessa parte, la parte degli sfruttati che si ribellano.

E a proposito degli alri sindacati in fabbrica: la solidarietà è tradizione del movimento operaio, fin da quando ci sono le fabbriche e la lotta di classe. Quando un operaio, una operaia sono attaccati dalla repressione dei padroni, non conta la tessera, devono essere difesi. Se ti attaccano oggi, domani faranno peggio se non rispondi,ma soprattutto tocca una, tocca tutte, lotta una, lottano tutte. Quando i sindacati si girano dall’altra parte, son le operaie e gli operai che devono fare la scelta giusta.

Comunicato Slai Cobas sc BG

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