Nel movimento femminista, sia in Italia, sia all'estero e in particolare nel movimento delle donne nei paesi imperialisti, è uso comune usare il termine "patriarcato" nella denuncia della condizione di oppressione, delle varie forme di violenza sessuale, femminicidi delle donne. Pur appoggiando la motivazione e il significato che viene dato a questo termine, riteniamo che soprattutto nei paesi imperialisti occorre fare chiarezza, al servizio di una analisi attuale dell'oppressione delle donne, che ha implicazioni sulla lotta da fare.
In un dibattito con compagne di altri paesi imperialisti affrontammo questa questione - riportiamo un pezzo. (E' disponibile l'opuscolo che raccoglie alcuni di questi incontri internazionali, in cui si sono affrontate tante altre questioni).
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"...- La differenza tra paesi oppressi dall'imperialismo e paesi imperialisti. Nei paesi oppressi la permanenza di sistemi feudali o semifeudali e quindi di condizioni semifeudali sono la base materiale dell’esistenza di forme di patriarcato. Nei paesi imperialisti non c'è evidentemente il “patriarcato” come forma storica di organizzazione sociale, ma è il sistema capitalista allo stadio più avanzato, l'imperialismo, che esercita direttamente ogni forma di oppressione verso le donne, intrecciando forme moderne e forme “patriarcali”, che noi abbiamo sintetizzato nella parola “moderno medioevo”.
- Nei paesi imperialisti è importante denunciare il legame dell'oppressione sessuale, del ruolo della famiglia, con il percorso verso regimi moderno fascisti dei paesi imperialisti, nella attuale fase di crisi economica. Il moderno fascismo è l’edificazione a sistema di tutto ciò che è reazionario, maschilista. La crisi, poi, con tutte le sue conseguenze economiche, lavorative, di vita, non porta solo pesanti, drammatiche effetti sulle condizioni dei lavoratori, nelle famiglie, ma porta anche un elemento di frustrazione, di sofferenza/devastazione ideologica, che sempre più si trasforma in imbarbarimento dei rapporti umani, di cui le donne subiscono tutte le conseguenze. L'oppressione verso le donne nei paesi imperialisti è più, quindi, frutto della reazione, dell'attuale odio verso le donne che vogliono ribellarsi, rompere legami familiari (“Uomini che odiano le donne”), che frutto di riproposizione di concezioni patriarcali.
Questa chiarezza sul “legame” è necessaria anche nella lotta nei paesi imperialisti contro il riformismo, il femminismo borghese e piccolo borghese.
Per combattere, da un lato, l'idea che la condizione di discriminazione e oppressione delle donne, il ruolo di subordinazione che viene mantenuto e anzi rafforzato nella crisi, all'interno della famiglia perchè sempre più utile come “ammortizzatore sociale”, con tutto il carico tragico di violenze sessuali e uccisioni, siano da addebitare unicamente al permanere di aspetti del patriarcato, e come tali, in contrasto con l'attuale sistema sociale; e di conseguenza, a questo normalmente si risponde con proposte e politiche riformiste che vedono l'albero e non la foresta, gli effetti e non la causa e vogliono mascherare la vera causa che è l'attuale sistema capitalista e deviare la lotta contro di esso.
Dall'altro l'idea, presente soprattutto nei settori della borghesia, che negando una pesante presenza di concezioni, ideologie, condizioni di vita, che possiamo definire "patriarcali", vogliono negare la condizione generale e sociale di subordinazione delle donne, o nei fatti la limitano a situazioni individuali in contrasto con una società che consentirebbe alle donne un percorso emancipativo; e di conseguenza a questo si risponde con il pensiero e la politica del "gli ultimi restano indietro" (per colpa loro), e con la "emancipazione" solo per una ristrettissima minoranza di donne della propria classe, e rigidamente all'interno dei canoni del sistema borghese..."
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