31/05/25

Femminicidi, attacco al diritto d'aborto, condizione generale della maggioranza delle donne... PERCHE' OGGI - Documento del MFPR

I femminicidi si moltiplicano, si rincorrono, si amplificano, diventano la “normalità”.

A fronte di questo, da vari fronti si dicono cose anche di buon senso, che si possono dire sempre, ma che non affrontano la guerra di bassa intensità contro le donne oggi. E quindi diventano discorsi inutili, impotenti, una sorta di coazione a ripetere ad ogni femminicidio che fa più notizia. Peggio, rientrano anche questi interventi nella “normalità” della cronaca che invece che aiutare a capire, invece di fornire strumenti per un’analisi del perché, per la necessaria lotta oggi delle donne, diventano una “banalità tranquillizzante”, deviante.

Noi da tempo abbiamo detto: primo, che i femminicidi oggi non si possono vedere con gli occhi del passato, che oggi sono differenti: sempre ci sono state uccisioni delle donne da parte degli uomini, ma, come abbiamo scritto nell’opuscolo “Uccisioni delle donne, oggi”, il problema è cosa li produce oggi; secondo, che i femminicidi non si possono fermare, essi aumenteranno sempre di più (e purtroppo la realtà ce ne dà conferma); terzo, che quindi è necessario parlare e lottare contro i femminicidi, gli stupri, le varie forme di violenza sessuale, guardando alla fase del sistema capitalista/imperialista, al carattere di oggi dello Stato, dei governi, al legame femminicidi, condizione delle donne e crisi/putrefazione del sistema capitalista/imperialista.

Uno dei luoghi comuni che viene detto a fronte dei femminicidi è che il clima che li produce è un retaggio del passato. NO. Essi sono fino in fondo moderni, figli del clima di oggi, dei rapporti sociali odierni uomo/donna: clima che si deve chiamare ‘moderno fascismo’, alimentato dai governi moderno fascisti necessari nella fase di crisi del sistema capitalista.

In questo senso i femminicidi non possono finire. Non c’è soluzione. Unica soluzione è la ribellione, il rovesciamento di questo sistema di morte

I femminicidi aumentano, diventano la normalità della risposta dei maschi davanti ad un rifiuto delle donne, delle ragazze. Le risposte dei maschi si contagiano, c’è una sorta di emulazione. I maschi sono in crisi e reagiscono alla propria frustrazione, reagiscono alle donne che decidono di scegliere, e che spesso sono più avanzate dei loro compagni, mariti, fidanzati, uccidendo chi mette in crisi l’illusione di superiorità, di proprietà; come scriveva Marx: “uccidendola egli non fa che esercitare il suo diritto”, si considera l’“uomo” che vorrebbe essere e che la donna invece vuole mettere in crisi.e imporre forzando, violando la realtà che va in tutt’altro senso. Sono costoro che

Ma tutto questo trova il suo humus, la sua legittimazione, viene incentivato dal clima generale di moderno fascismo. I governi, vediamo il nostro governo Meloni, deve portare indietro la ruota della storia: “Dio, Patria, Famiglia”; la dev alimentano, fomentano, legittimano concezioni, pratiche violente!

Quindi, non si tratta di un “retaggio”, è lo stadio attuale del sistema sociale borghese; un sistema che a fronte della sua crisi senza soluzione, proprio perché è arrivato allo stadio ultimo in cui non ha nulla di progressivo da produrre ma ha solo orrore, distruzione, imbarbarimento, “normalità” del genocidio verso i popoli, dei corpi di donne, bambini fatti a pezzi, ecc. ecc., spande reazione, fascismo ogni giorno e in tutti i modi.

I femminicidi, lo stadio attuale di oppressione delle donne, del 50% dell’umanità, sono anch’essi uno specchio del contrasto ingovernabile - se non con le distruzioni, con le uccisioni, con le guerre, con gli orrori quotidiani – tra stadio di sviluppo delle forze produttive e rapporti di produzione che non possono rispondere più alle potenzialità di sviluppo delle forze produttive (che non sono solo materiali, ma intellettive, umane) e allora le soffocano, le distruggono.

Le donne, le ragazze oggi esprimono maggiormente un bisogno di emancipazione, desiderio di libertà di scelta (al di là se anche questo bisogno può essere e viene deviato dalle idee dominanti, dalla cultura spazzatura; ma non è questo ora oggetto di discorso); ma questi bisogni devono essere frenati, e se si oppongono uccisi. E quindi oggi non può trovare soluzione il contrasto tra desiderio di emancipazione e impossibilità di liberazione, di una umanità ricca in questo sistema sociale.

Tante e tanti dicono a fronte di femminicidi, stupri che la “soluzione” sta nella cultura – quindi nella scuola, nella formazione ad una libera sessualità, al rispetto verso le donne, fin da piccoli.

Ma anche qui siamo a non voler comprendere la realtà e a deviare le energie di lotta delle donne verso falsi o parziali obiettivi.

Chi dovrebbe fare questa cultura diversa da quella esistente? Non mancano certo le denunce degli interventi oscurantisti, di stampo nazionalista, razzista, guerrafondaio, che questo governo cerca di imporre nelle scuole; ma nonostante questo, nonostante che la realtà confermi ogni giorno la verità scientifica che le idee dominanti sono della classe dominante, e che quando questa classe dominante è allo stadio finale impone con tutti gli strumenti di cui ha l’assoluto monopolio, Tv, internet, idee spazzatura, di violenza, di predominio, ecc. ecc., i “ben pensanti” continuano a sbattere contro la realtà e ha proporre come soluzione interventi culturali, di formazione...

E su questo fronte il peggio non ha fine. Per la borghesia la cultura oggi è l’Intelligenza Artificiale è il controllo delle idee, è la omologazione delle idee.

Un’altra banalità è espressa dai tanti che dicono: il problema, per frenare i femminicidi, è che lo Stato, il governo non rispondono, non danno soluzioni.

Noi diciamo che anche questa è una posizione che sembra logica, ma è cieca.

Non dobbiamo chiedere niente a questo Stato, a questo governo! Non possiamo chiedere a coloro che sono gli alimentatori dell’oppressione delle donne, del clima fascista, a un governo che è pieno di uomini e donne che odiano le donne, di adottare soluzioni.

Le loro soluzioni sono quantomeno “inutili e populiste” – come hanno detto in un documento 80 giuriste; peggio, puntano solo alla repressione, per lavarsi le mani, “il diritto penale non può contrastare una cultura che è invece sistematicamente legittimata (dal governo stesso – ndr) in quasi tutte le relazioni uomo-donna, dalla famiglia al luogo di lavoro in una società basata sulla disuguaglianza di genere” (sempre dalle giuriste). Il decreto Caivano è esemplare sui pesanti danni portati da queste “soluzioni”.

Quando diciamo: “Unica soluzione la Rivoluzione”, per le donne è ancora più vero, perché è tutta la vita che deve cambiare e serve una rivoluzione che rovesci la terra e il cielo.

Questo non è uno slogan, ma una necessità per VIVERE!

Ma non si può passare da niente o troppo poco in termini di lotta delle donne, da illusioni su cambiamenti dello Stato, dei suoi governi, ad un movimento rivoluzionario che punti a rovesciare lo stato di cose esistenti. OGGI PRIMA DI TUTTO SERVE RIBELLARSI!

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Il ruolo delle donne nella società capitalista viene considerato centrale dalla borghesia. Chiaramente questo non viene detto, se non a volte, ma in termini ipocriti; nasconderlo, occultarlo è parte della politica della borghesia, della sua azione di oppressione, subordinazione, doppio sfruttamento della maggioranza delle donne.

Questa centralità, negativa per le donne, è una condizione che va al di là del tipo di governo o del tipo di Papi; a maggior ragione per le donne le differenze tra governi di centro sinistra, o di falsa sinistra e di centro destra sono superficiali, al massimo portano mutamenti formali, e solo per una ristrettissima minoranza di piccola/media borghesia interna ai valori della classe dominante, ma la sostanza resta tutta. E oggi, nella fase di crisi del capitalismo, dell’imperialismo, per cui servono governi di estrema destra, o già apertamente formati da fascisti, come in Italia, l’attacco alla condizione delle donne, ai suoi diritti, in primis il diritto d’aborto, viene portato avanti riprendendo e rinnovando ideologie reazionarie, compreso concezioni patriarcaliste ad usum di massa. Questo più il sistema borghese è in crisi, più è centrale.

Ma le donne devono comprendere e volgere a favore della propria lotta questa centralità; comprendere che se il ruolo delle donne è centrale per la borghesia allora un movimento rivoluzionario delle donne è “centrale” per rovesciare questo sistema capitalista. E questo lo devono comprendere tutti, in primis i rivoluzionari, i comunisti.

In che consiste questa centralità.

L’aspetto della riproduzione è importante per tutti i sistemi sociali; ma lo è soprattutto per il sistema capitalista, che dalla forza-lavoro, e quindi dalla sua riproduzione – sia come ricambio generazionale, sia perché si torni il giorno dopo ad essere sfruttati – trae il pluslavoro, il plusvalore, il profitto. Oggi la campagna per la natalità, che vede impegnati la quasi totalità dei paesi imperialisti, non è solo frutto di una azione politico/ideologica, ma è una necessità concreta per la borghesia, per la sua economia.

Ma c’è anche una necessità ideologica, di valori. E rispetto a questo, l’attacco al diritto d’aborto ne è la loro sintesi. Certo la questione concreta, immediata è il legame aborto e natalità; se pretendi il diritto d’aborto, tu donna pretendi di decidere di quante braccia ha bisogno il capitale?

Ma le ragioni sono più generali. Se la donna ha diritto di scelta, di decidere del proprio corpo, della sua vita, allora mette in discussione, che ne sia cosciente o no, i cardini del sistema borghese, in cui le masse popolari, i proletari non hanno diritto di scelta, possono solo “scegliere”, sono solo “liberi di scegliere” come e a chi vendere la propria forza-lavoro, le proprie energie fisiche e intellettuali.

Per lo Stato, i governi, la Chiesa è fondamentale esercitare il controllo sociale sulla riproduzione della donna, specialmente, come abbiamo detto, in tempi di crisi, come questo.

Se le donne hanno un diritto di scelta come possono accettare sempre di essere doppiamente sfruttate e oppresse? Pretenderebbero di avere diritti su tutto...

Da quando la società si divise tra chi ha la proprietà dei mezzi di produzione e chi non possiede nulla, se non le proprie braccia, e da quando si impose il dominio maschile nella famiglia e nella società, alle donne si impedì il diritto di prendere decisioni sulla riproduzione. Quindi la condizione delle donne e la riproduzione attiene ai rapporti di proprietà.

Proibire l’aborto è la violenta dichiarazione del dominio maschile, della società capitalista sulle donne.

Così come per lo Stato borghese è importante il lavoro domestico, il ruolo di assistenza delle donne nella famiglia – gli anni sono passati, ma questo ruolo non passa, e addirittura pesa ancora di più, perché oggi è essenziale, nella crisi economica, nel destinare sempre più fondi per la guerra, per le armi, togliere fondi ai servizi sociali, alla sanità, alla scuola.

Alcune teorie femministe da questa centralità del lavoro domestico hanno detto, dicono che se venisse meno il lavoro domestico il sistema del capitale crollerebbe – questo, sarebbe bello, ma purtroppo, non è vero; il sistema sa trovare delle sue ancore di salvataggio, fino a parziali socializzazioni di alcuni aspetti del lavoro domestico, di cura, fermo restando che il loro costo economico ricadrebbe comunque sulle masse popolari e che rimarrebbe intatta l’oppressione generale della maggioranza delle donne – ma è vero che il lavoro domestico è fondamentale per la riproduzione della forza-lavoro, per il taglio dei costi sociali.

Ma non si tratta solo di un problema economico. E’ sempre più essenziale mantenere intatti i fondamenti della funzione della famiglia in questo sistema, e quindi del ruolo della donna in essa, per mantenere e rafforzare l’ideologia conservatrice che trova nella famiglia una base e fonte essenziale: la famiglia come ammortizzatore sociale degli attacchi alle condizioni di lavoro, di vita; la famiglia come ammorbidente della contraddizioni sociali sempre più laceranti; la famiglia come luogo di chiusura/salvaguardia verso l’esterno; la famiglia come lenitiva delle frustrazioni, la famiglia come mantenimento di valori integralisti, di proprietà, di fatto fascisti, per l’uomo.

Mettere anche minimamente in discussione questa famiglia, rompere le sue catene scatena le reazioni maschili di cui ogni giorno, con i femminicidi, vediamo i loro effetti sempre più terribili; e sempre più quando questo tipo di famiglia non avrebbe più ragione di esistere, dato lo sviluppo in tutti i sensi delle forze produttive.

Per lo Stato, i governi, la Chiesa rompere i precedenti ruoli, rapporti vuol dire mettere in discussione la funzione della famiglia di “puntello sociale”, ideologico, pratico della conservazione di questo sistema. Un sistema che sempre più viene difeso e propagandato come espressione di valori, cultura “occidentali”, unici degni di essere chiamati tali; un sistema razzista per principio, contro i popoli dei paesi oppressi dall’imperialismo.

Nello stesso tempo è proprio questo sistema che pone la necessità vitale di distruggere il sistema, di rompere le catene di questa famiglia, dell’oppressione delle donne, della metà, a volte maggioranza del genere umano.

E’ questo sistema che introducendo nella società, nella famiglia, abbruttimento, humus fascista, valori di conservazione, riutilizzo di concezioni patriarcaliste, crea le condizioni sociali della rivoluzione proletaria, in cui le donne siano l’anima più radicale.

L’azione degli Stati, dei governi, è sempre più apertamente in contrasto, fa a pugni con una possibilità di sviluppo, emancipazione, liberazione che lo sviluppo delle forze produttive mostra come possibile se ci liberiamo delle catene mortifere di questo sistema capitalista morente.

In questo senso dobbiamo volgere la “centralità” del ruolo delle donne della borghesia, in centralità della lotta delle donne per un mondo nuovo, in cui rivoluzionare terra e cielo.

30/05/25

Milano mobilitazione al mercato delle compagne del Mfpr - Appello alle donne per la manifestazione per la Palestina


Taranto al processo contro gli 8 autisti per violenza sessuale, i loro avvocati fanno il solito sporco mestiere - MA NON DEVONO RIUSCIRCI!

Hanno cercato di screditare le dichiarazioni della ragazza che ha dovuto subire per molto tempo violenze, abusi sessuali; cercano anche di strumentalizzare le difficoltà psichiche della ragazza - quando questo stato della ragazza è un'aggravante!
Il 26 giugno vi sarà una nuova udienza in cui altri squallidi, avvoltoi di avvocati degli autisti.
Il 10 luglio vi dovrebbe essere la sentenza!

CHE CI SIA ALMENO GIUSTIZIA IN TRIBUNALE!
Noi ci saremo e chiamiamo tute le compagne ad esserci.
La ragazza non è sola! deve sentire la nostra solidarietà

29/05/25

Formazione rivoluzionaria delle donne - "La guerra popolare ha frantumato le esitazioni delle donne. Essa ha raddoppiato la loro forza. Ha mostrato il percorso per la liberazione delle donne"

In questi giorni stiamo tornando a parlare di quello che succede in India, dove il governo fascista Modi ha assassinato il segretario generale del Partito Comunista dell'India (maoista) che conduce la guerra popolare; sono stati massacrati in combattimento anche 26 compagni e compagne. 

Le donne sono una fattore centrale sia del Partito che della guerra popolare, non solo come forza numerica, ma soprattutto per la forza, coraggio, determinazione che portano, per una rivoluzione nella rivoluzione.

Per questo dedichiamo questa Formazione rivoluzionaria delle donne alle eroiche donne delle masse indiane.

Si tratta di un documento SULLA CONDIZIONE DELLE DONNE IN INDIA DELLA COMPAGNA ANURADHA GANDHY, pubblicato nell'opuscolo



Una eccezionale intervista del marzo 2021 alla compagna Anuradha Gandhy dirigente del Partito Comunista dell'India (Maoista) che guida la guerra popolare più grande del mondo.

La compagna, purtroppo morta nel 2008, parla nell'intervista proprio della condizione generale di oppressione, feudale, capitalista, imperialista, patriarcale, che le ragazze e le donne vivono nelle città; ma nello stesso tempo del ruolo delle donne nella guerra popolare.

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Po. Ma: Compagna Janaki, vuoi per prima cosa spiegarci l'oppressione che subiscono le donne di città?

Com. J: Anche se tutte le donne in India subiscono l'oppressione feudale, capitalista, imperialista e patriarcale, ciò avviene in varie forme in diverse aree, urbane e rurali. Le donne della classe operaia e le donne della classe media nelle aree urbane hanno alcuni problemi specifici.

In primo luogo, se guardiamo ai problemi all'interno della famiglia, anche nelle aree urbane le donne sono oppresse dalla cultura feudale.

Nonostante l'oppressione di questa cultura possa essere meno grave, la maggior parte delle ragazze giovani e le donne non hanno il diritto di prendere decisioni importanti per quanto riguarda la loro vita in famiglia. Le ragazze non sposate sono sotto pressione per sposare un uomo della stessa casta e religione in base alle decisioni della famiglia. Se una ragazza decide di sposare un uomo di sua scelta di un'altra casta o religione, sarà sottoposta ad un sacco di pressione. Dovrà affrontare la dura opposizione della famiglia. Anche se una donna vuole lavorare fuori casa dovrà ottenere il permesso di suo padre, fratello o marito. Persone di alcune caste e religioni (ad esempio i musulmani e Kshatriyas) non vedono con favore che la loro donna faccia questo tipo di lavoro. Così diventa inevitabile per le donne combattere anche per l'indipendenza economica.

Inoltre poiché i valori capitalistici si sono ampiamente diffusi anche le relazioni uomo-donna sono diventati commercializzati e le donne si trovano ad affrontare gravi problemi. La dote e gli altri oggetti che si devono dare alla famiglia degli sposi prima e dopo il matrimonio sono diventati un grosso problema per i genitori che hanno dato alla luce ragazze. In aggiunta a questo, era diventato comune a tutte le comunità il fatto di molestare le donne per la dote sia fisicamente che mentalmente. Quando la vita della moglie può essere misurata in denaro e oro ucciderla per questi non è molto difficile. Questa situazione terribile la si può trovare in molte famiglie nelle aree urbane, oggigiorno. Specialmente negli ultimi 25-30 anni l'India può essere divenuta l'unico paese al mondo in cui il nuovo crimine dell’uccisione delle spose bruciandole per la dote è diventato di moda.

Una cosa che dobbiamo osservare è che una parte di donne appartenenti alla classe operaia e alle classi medie non ha l'opportunità di uscire e ottenere un posto di lavoro. Tutto il loro tempo è speso nel lavoro di casa e lavorare per la famiglia. Come risultato, esse dipendono dagli altri per la loro vita. Socialmente esse dipendono dai loro mariti. Ecco perché non provano a fare qualcosa in maniera indipendente. Ci sono così tante restrizioni su di loro che impediscono di avventurarsi fuori anche della soglia di casa. E se guardiamo alle donne che si prendono cura degli studi dei loro figli, si vede che è quasi come una macchina. Tutto il suo lavoro ruota attorno al marito, agli studi dei bambini e mandarli a lezione privata.

Le condizioni della classe operaia nelle aree urbane sono pietose. Il motivo principale è la gravità del problema di non avere un posto dove stare. Così i poveri sono costretti a mettere su casa illegalmente in luoghi aperti. Molti di loro costruiscono una capanna sui lati delle strade, dei binari ferroviari e delle fogne (anche sopra le fogne). Nei vicoli stretti e ai lati delle strade centinaia di famiglie vivono con la costruzione di baracche. Non c'è nemmeno un centimetro di spazio per costruire un bagno o un luogo che può essere definito una veranda.

Mentre le città si espandono le baraccopoli continuano ad aumentare ai lati delle strade, sui luoghi rocciosi e sulle piccole colline all'interno della città. Non hanno servizi igienici e impianti idrici.

Sovraffollamento, ambiente inquinato e mancanza di servizi di base - le donne fanno il loro lavoro affrontando tutti questi problemi. La lotta per l'acqua è una vista comune. In tuguri come questi i prepotenti e le loro molestie sono un altro problema che devono affrontare. Ma soprattutto il problema più grande è la demolizione di questi tuguri da parte delle autorità municipali e del governo con la scusa che sono illegali. Di solito tocca alle donne a opporsi a queste demolizioni. Perché quando gli ufficiali vengono di giorno con la polizia e i bulldozer sono di solito le donne e i bambini che sono a casa. Il sistema capitalista non riconosce il diritto di avere una casa come un diritto fondamentale.

Le donne nelle aree urbane hanno molte opportunità per uscire di casa e lavorare. Ottengono posti di lavoro in fabbriche, uffici, scuole, ospedali e negozi. Ma in molti posti di lavoro non sono pagate allo stesso modo degli uomini. Oppure gli stipendi sono così bassi che non possono mantenere una famiglia.

Molte donne operaie lavorano nel settore delle costruzioni con gli appaltatori. Molte donne lavorano come cameriere. Tutti questi lavori rientrano nel settore non organizzato. Questi non hanno alcuna garanzia di lavoro o di stipendio.

In cima a tutto questo esse devono fronteggiare le vessazioni da parte degli appaltatori e degli uomini per i quali lavorano. Ciò avviene in molte forme. Non solo le donne della classe operaia, ma anche le donne istruite della classe media si trovano ad affrontare tali intimidazioni. Le donne sono molestate con tali tattiche di pressione come le minacce di licenziamento, non dare loro lavoro, trasferimento, con annotazioni negative sui loro registri, ecc. Pochissime donne sono in grado di condividere queste cose con gli altri.

Oggi nelle grandi città le industrie elettroniche degli imperialisti si sono imposte su larga scala. Le ragazze sono impiegate in molte di esse. Ma i problemi di maggior lavoro, meno salari e il divieto di organizzazione sono presenti in questi settori. Perciò esse devono lottare anche per il diritto fondamentale di formare sindacati.

In passato alcuni settori come la produzione di beedi [piccole sigarette] e incenso era diffusa tra le famiglie. Ora anche molte nuove aziende danno la maggior parte del lavoro da fare a casa. Le casalinghe povere che occupano questi posti di lavoro pensano di poter guadagnare un po’ pur essendo a casa. C'è molto sfruttamento in questo lavoro. Anche se lavorano tutto il giorno con l'aiuto dei loro familiari è difficile per loro guadagnare perfino 20 rupie. La forza lavoro delle donne povere è pagata molto meno.

Voglio dire che sono molto sfruttate.

Infine, un altro punto è che l'influenza della cultura imperialista è molto grande sulle donne urbane. Non solo sono influenzate dal consumismo, ma ne sono anche vittime. Questo aumenta di giorno in giorno. Invece dei valori umani si dà più importanza alla bellezza e ai prodotti di bellezza. La conseguenza è che vi è un ambiente di insicurezza a causa di atrocità e molestie nelle aree urbane. Le giovani donne si trovano ad affrontare un sentimento di insicurezza ad uscire di casa. Nella vita urbana le donne stanno soffrendo di molti problemi di questo tipo. Ma ci sono poche organizzazioni che lottano contro di essi al momento.

Po.Ma: Raccontaci delle varie tendenze del movimento delle donne.

Com.J: intorno agli anni ‘80 ci fu uno scoppio spontaneo del movimento delle donne in molte parti del paese, in particolare nelle città. Questo movimento era l'indicazione della crescente consapevolezza democratica e contro la coscienza patriarcale tra le donne. Dopo il movimento Naxalbari diede un duro colpo al sistema semi feudale e semi coloniale dell’India, ci fu uno scoppio dei movimenti della classe operaia e dei movimenti studenteschi e ci fu l'Emergenza e le crisi sociali, economiche e politiche delle classi dominanti - i movimenti delle donne sono nati su questo sfondo.

Anche a livello internazionale c'era l'influenza dei movimenti degli studenti e delle donne. Per lo più gli studenti, le donne della classe media e le professioniste hanno partecipato attivamente a questi movimenti. Al di fuori di questi movimenti spontanei sono nati anche molte piccole e grandi organizzazioni democratiche di donne. Ma negli ultimi 20 anni ci sono stati molti cambiamenti nel movimento delle donne, nel loro carattere politico e in queste organizzazioni. In seguito il movimento di liberazione delle donne dipendente dalle donne della classe media urbana si è diviso in varie correnti politiche e ideologiche. Nei movimenti per le nazionalità, in particolare nella lotta del Kashmir per l’autodeterminazione la partecipazione attiva delle donne è aumentata notevolmente. Le donne stanno giocando un ruolo di primo piano nel denunciare le atrocità inumane della polizia e dell'esercito.

Sotto la guida del partito il movimento rivoluzionario delle donne si è sviluppato anche nelle zone rurali, soprattutto nel Dandakaranya e Nord Telengana. Perfino il BJP e RSS hanno riconosciuto la forza delle donne e stanno prestando attenzione alla diffusione di valori sociali decadenti e politica corrotta tra di esse.

Molte donne che hanno spontaneamente partecipato ai movimenti contro le uccisioni per la dote, la sati (la pratica di bruciare le vedove insieme ai mariti] e le molestie che attirano l'attenzione della nazione verso tali problemi si erano ritirate dal movimento. Ma molte di loro si sono fatte un nome come ricercatrici e ideologhe sulle questioni femminili sia in India che all'estero. Molte di esse hanno fondato organizzazioni di volontariato (ONG). Ottengono fondi da parte delle agenzie internazionali per gli studi sulle donne e l'emancipazione delle donne.

Ma hanno un punto di vista femminista e una ideologia femminista. Ora sono diventate propagandiste a favore del femminismo, dicendo che dato che il patriarcato è il problema principale delle donne, dobbiamo lottare solo contro il patriarcato. Ma il patriarcato ha le sue radici nella società di classe. In tutte le società esso viene perpetuato dalle classi sfruttatrici, vale a dire dal feudalesimo, dal capitalismo e dall'imperialismo. Così combattere il patriarcato significa lottare contro queste classi sfruttatrici. Ma le femministe questo non lo riconoscono. Esse credono che la condizione della donna in questa società può essere cambiata politicamente facendo pressioni sui governi e solo con la propaganda. In realtà questa corrente femminista oggi rappresenta la prospettiva di classe e gli interessi di classe della borghesia e delle donne alto borghesi del paese.

Le organizzazioni delle donne dei partiti revisionisti come PCI, PCM e Liberation stanno lavorando attivamente in alcune città. Guidano movimenti su temi sociali e politici delle donne. Insieme alle questioni di oppressione delle donne si occupano anche di fare cortei e dharnas (processioni religiose] su problemi come l'aumento dei prezzi, ecc. Sono diversi dalla corrente femminista, perché non danno importanza solo alle lotte contro il patriarcato. Ma sono anche organizzazioni completamente riformiste.

A causa della loro politica revisionista non collegano la liberazione delle donne con la rivoluzione e stanno lavorando con la convinzione che cambiando i governi saranno in grado di migliorare le proprie condizioni all'interno di questo quadro sociale esistente. Per esempio, negli ultimi 2-3 anni hanno concentrato tutte le loro attività nel conquistare il diritto al 33 per cento dei posti per le donne in parlamento. In realtà la gente comune ha perso da lungo tempo la fiducia nel sistema parlamentare corrotto. E' stato inoltre dimostrato che chiunque venga eletto al parlamento servirà sempre le classi dominanti sfruttatrici e non lavora per i diritti delle donne o quelli dei poveri.

Ci sono alcune organizzazioni nelle aree urbane che si stanno adoperando attivamente basandosi sull'analisi marxista, che vedono le radici dello sfruttamento e dell'oppressione della donna nella società di classe, riconoscendo il legame tra la liberazione delle donne e la rivoluzione sociale. Da circa un decennio lavorano tra la classe operaia, gli studenti e le donne impiegate. In particolare stanno lavorando molto bene in Andhra Pradesh e Karnataka. Non solo dirigono i movimenti contro l'oppressione delle donne e altri problemi, ma fanno anche propaganda su vasta scala tra le donne sui loro diritti e lo sfruttamento e l'oppressione perpetuata su di esse.

Un fenomeno allarmante per i movimenti democratici e rivoluzionari delle donne è la notizia che le forze dell'Hindutva [organizzazioni fasciste] stanno lavorando anche tra le donne. Cercano di ripristinare vecchi valori feudali in nome dell'opposizione alla cultura occidentale. In nome della tradizione indù e Bharat Mata [Madre India] stanno sopprimendo la crescente consapevolezza delle donne. Non solo, stanno portando tra di esse la propaganda feroce contro le minoranze religiose. Le stanno anche addestrando militarmente in nome di Nari Shakthi.

In breve, il movimento delle donne si divide in varie correnti ideologiche in tutto il paese. Dobbiamo studiare e costruire un forte movimento delle donne, combattendo contro le tendenze ideologiche sbagliate.

Po.Ma: Ma le persone che ne sono al di fuori quanto conoscono il movimento delle donne rivoluzionarie? Qual è il suo impatto?

Com.J: il movimento delle donne adivasi emergente nel Dandakaranya nell'ultimo decennio ha un sacco di rilievo nella storia del movimento femminile contemporaneo in India. Il vigore e l'iniziativa delle donne del Kashmir è maggiore che in altre parti del paese. Migliaia di donne stanno scendendo nelle strade per opporsi alla crudele repressione dell'esercito e tutti i tipi di atrocità. Dopo l'attivismo politico delle donne del Kashmir sono le donne adivasi contadine del Dandakaranya che stanno giocando un ruolo attivo socialmente e politicamente. Sono organizzate su larga scala in numerosi villaggi. Esse si oppongono alle antiche tradizioni patriarcali all'interno della società Adivasi Gond.

Esse partecipano alla lotta armata contro il governo sfruttatore e il suo esercito e nelle campagne politiche. Questa è una grande vittoria del Krantikari Adivasi Mahila Sanghatan.

Ma è molto triste che molto poco di tutto questo è disponibile al di fuori sull'estensione del Kams e sulle sue attività. I membri e i simpatizzanti del PCI(ML) (Guerra Popolare) in altri stati sanno poco. Il partito ha fatto alcuni sforzi per questo. Il documento scritto per il seminario di Patna (è stato pubblicato in Telugu e hindi), il libro sulle donne martiri e alcuni racconti e brevi storie hanno aiutato nella diffusione di esso. Ma l'informazione su questo rivoluzionario movimento delle donne non sta andando avanti regolarmente. Anche la vostra rivista 'Poru Mahila' è vista al di fuori molto raramente. E' necessario pianificare la sua distribuzione anche al di fuori delle aree del movimento.

Tuttavia anche se ottengono poche informazioni, quelli appartenenti alle organizzazioni democratiche e rivoluzionarie sono molto entusiaste al riguardo. Esse sono sempre influenzate dalla determinazione e dal coraggio dimostrato da parte delle donne adivasi. L'ampia propaganda diffusa circa il Kams e le sue attività è molto necessaria. Attraverso essa possiamo dare una giusta risposta alla brutta propaganda governativa sull'approccio dei partiti rivoluzionari nei confronti della questione femminile.

Po.Ma: Raccontaci la tua esperienza nel DK.

Com. J: Prima di venire nel DK ho letto articoli e relazioni sul movimento delle donne. Ma non pensavo che fosse così diffuso. Ecco perché sono stata molto felice di vedere la dimensione di questo movimento. Devo dirti una cosa. Nelle lezioni insegnate all'università sulle società tribali si dice che la società Gondi è molto liberale. Ma dopo aver osservato le popolazioni Muria, Madia e Dorla da vicino ho capito quanto anche la società tribale fosse patriarcale. Ho capito quanto sia importante studiare il problema dell'oppressione delle donne in maniera profonda. Anche se la partecipazione delle donne contadine adivasi nel processo di produzione è molto alta il patriarcato ha frenato i loro diritti.

Mentre scriveva sul movimento delle donne durante la guerra per la nuova società democratica in Cina Jack Beldon, lo scrittore e giornalista americano aveva scritto, 'Il Partito comunista cinese ha ottenuto la chiave per la vittoria della rivoluzione. Ha conquistato la parte più oppressa della società cinese '.

Quando ho visto il movimento delle donne in DK queste parole di Beldon mi sono venute subito in mente. In effetti, dopo la rivoluzione cinese è stato il movimento rivoluzionario in Dandakaranya che ha dimostrato che dove c'è una guerra di popolo, dove c'è la lotta armata contro il sistema imperialista, feudale, compradore per la vittoria della Nuova Rivoluzione Democratica, le donne della classe operaia partecipano attivamente su larga scala per l'emancipazione di tutta la società, nonché per la loro emancipazione.

La guerra popolare aveva frantumato le esitazioni delle donne. Essa ha raddoppiato la loro forza. Ha mostrato il percorso per la liberazione delle donne. C'è un nesso tra la società semi feudale, semi coloniale e l'oppressione delle donne. E' stato dimostrato ancora una volta da questa vittoria del partito nel DK che il principio marxista che possiamo portare avanti la lotta contro il patriarcato solo con la lotta per porre fine a questo sistema è corretto.

Ovunque il partito lavora in modo sistematico, possiamo vedere che la partecipazione delle donne è maggiore in tutte le attività e movimenti politici. Nel 1998 a causa delle condizioni di grave carestia nel Sud Bastar molte donne erano emigrate nell'Andhra Pradesh per il lavoro a giornata. C'erano anche membri del Kams anche tra di loro. Ma quando abbiamo chiesto loro di venire agli incontri per l'8 marzo, in un posto in 700 e in un altro in 450 hanno partecipato. Prima di ciò nei raduni contro le condizioni di carestia avevano partecipato in migliaia. Quando ero lì le donne venivano reclutate nel PGA su larga scala. In alcuni luoghi il reclutamento di giovani donne è stato maggiore che per i giovani.

La cosa che mi ha influenzato di più è stato il fatto che le mogli dei compagni sposati che erano già nelle squadre venivano anch'esse reclutate. Molte di loro avevano dato anche i loro bambini ai loro parenti e sono diventate guerrigliere nell'attuale grande guerra popolare per cambiare questa società. E ho visto molte compagne fermamente con la guerra popolare, senza guardare indietro, anche se in pochi mesi i loro mariti erano morti in scontri con la polizia o in qualche altro incidente. In rottura con i tradizionali, tristi, ristretti confini della famiglia ad esse piace di più questa nuova vita anche se è piena di pericoli. In tal modo la loro vita e la loro esistenza acquista significato. Ho visto molti compagni addestrarsi e assumersi nuove responsabilità.

Costruire unità Kams in ogni villaggio, elezione dei loro comitati, elezione dei comitati di zona nelle conferenze di zona, inviare membri dell'unità nei villaggi per le campagne di propaganda, partecipare agli scioperi generali e ad altre attività di protesta, dando loro l'addestramento militare - tutte queste sono vittorie di questo movimento. Ma quello che ho osservato nella mia esperienza è che, poiché i membri dell'AC sono impegnati senza sosta in vari tipi di responsabilità e a causa di un certo tipo di lavoro di routine, il lavoro del Kams viene trascurato. Dobbiamo pensare a nuovi metodi per coinvolgere le donne anziane dei villaggi. Le donne e i loro figli si trovano ad affrontare una serie di problemi di salute.

Aumentando la loro comprensione in questa materia e con particolare attenzione al loro benessere si può aumentare il loro entusiasmo. Dobbiamo aumentare la loro partecipazione alle riunioni a livello di villaggio. Molte persone pensano al Kams come un'organizzazione di giovani donne. Ampliare la loro conoscenza ristretta della società è un'altra sfida per noi.

Vi è anche la necessità di dare speciale formazione sociale e politica alle donne che sono nelle squadre e nei plotoni. Dobbiamo pianificare la loro formazione continua delle conoscenze scientifiche per quanto riguarda i problemi di salute. Anche se ci sono discussioni su questi argomenti, per mancanza di tempo e a causa dell'essere immersi in vari lavori, queste vengono posticipate. Siamo in grado di sbarazzarci della loro inferiorità, dando loro conoscenze scientifiche e facendo loro assorbire ampiamente il pensiero sociale.

Po.Ma: Qual è il tuo messaggio alle donne che lavorano nelle squadre e nel Kams in DK?

Com.J: Le nostre compagne adivasi in DK stanno costruendo una nuova storia oggi. Anche se è la zona più arretrata del paese, essa è al primo posto nel movimento delle donne in corso nel paese. Stanno rispondendo alle armi della polizia in modo adeguato combattendo alla pari con i compagni uomini nella lotta armata per liberare questo paese dalla morsa crudele dell'imperialismo, del feudalesimo e della borghesia compradora. Nei villaggi si ribellano per i propri diritti di fronte alle minacce e pressioni degli anziani del villaggio. Esse stanno indebolendo il patriarcato nella cultura adivasi Gondi.

Anche se si stanno contrapponendo a tali grandi nemici e forze, la timidezza e il senso di subordinazione, i cui i resti sono ancora presenti, sono anch'essi i loro grandi nemici che ostacolano il loro sviluppo. Il complesso di inferiorità viene fuori da questi. Le sue radici sono molto profonde. Quello che voglio dire ai miei colleghi del Kams è che dovrebbero aumentare la loro fiducia in se stessi.

Devono combattere contro i nemici che si trovano dentro di sé. Nei prossimi giorni il Kams dovrà affrontare molte grandi sfide. La repressione dello Stato è già lì.

Oltre a questo, il governo cercherà di mantenere la società e la cultura Adivasi nell'arretratezza con l'aiuto degli anziani del villaggio e attraverso i leader adivasi. Diventerà necessario per il Kams affrontarli politicamente. Allo stesso modo il Kams deve tenersi pronto a portare avanti la sua comprensione per quanto riguarda la vera liberazione della donna intervenendo nel movimento delle donne che sta andando avanti nella forma di varie correnti nel paese. Per affrontare tutte queste sfide le nostre compagne dovrebbero raggiungere la maturità politica e ideologica e avere fiducia in se stesse.

Taranto - processo contro gli 8 autisti che hanno perpetrato violenze e abusi sessuali - Il volantino del Mfpr



28/05/25

Femminicidi omicidi di stato - Un intervento sul femminicidio di Martina

A 14 ANNI MARTINA UCCISA DALL'EX FIDANZATO, LO AVEVA LASCIATO PER PROTEGGERSI

Dopo averla uccisa a sassate e avere nascosto il cadavere tra i rifiuti  il femminicida straparla di "raptus incontrollabile" e in modo osceno chiede scusa

NO! NON SONO RAPTUS INCONTROLLATI
NO! NON SONO PAZZI
NO! NON SONO CASI INDIVIDUALI
NO! NON SONO MALATI! 
SONO FIGLI SANI DI QUESTO SISTEMA SOCIALE  MARCIO E VIOLENTO CHE PRODUCE UN HUMUS MASCHILISTA SEMPRE PIU' REAZIONARIO CHE SI DIFFONDE A LIVELLO DI MASSA GENERANDO GLI UOMINI CHE ODIANO LE DONNE. Che la nostra rabbia si trasformi in lotta per estirparlo fino alle sue radici! 


𝐀𝐟𝐫𝐚𝐠𝐨𝐥𝐚 (NA) 𝐌𝐚𝐫𝐭𝐢𝐧𝐚 𝐂𝐀𝐑𝐁𝐎𝐍𝐀𝐑𝐎, appena 14 anni, è stata trovata senza vita in un edificio abbandonato nei pressi dell’ex stadio Moccia. Il suo corpo, nascosto in un armadio, è stato rinvenuto nella notte tra il 27 e il 28 maggio dopo ore d’angoscia e ricerche.

𝐌𝐚𝐫𝐭𝐢𝐧𝐚 era uscita di casa nel tardo pomeriggio del 26 maggio per incontrare un’amica e prendere un gelato. Aveva detto alla madre che sarebbe rientrata presto. Da quel momento, però, di lei si sono perse le tracce. L’allarme è scattato immediatamente e la macchina delle ricerche si è messa in moto.

Alessio Tucci, il 19enne ex della 14enne Martina Carbonaro ha confessato di averla uccisa. Perché lei non voleva più stare con lui.

Un paio di settimane prima la ragazza lo aveva infatti lasciato: perché lui le aveva mollato una sberla. E lei lo aveva raccontato alla madre, le aveva detto che ciò le faceva pensare fosse un violento e che dunque fosse meglio chiudere lì la storia.

Le donne palestinesi resistono e lottano contro i nazisionisti in ogni modo. Sosteniamole in maniera determinata e incisiva


Gaza, le donne e le mestruazioni. L’olocausto dei corpi
A ottobre ho sanguinato per dieci giorni senza avere accesso a un bagno vero e proprio.
La casa in cui ci siamo rifugiati – come la maggior parte dei rifugi a Gaza – non offriva privacy. 
Quaranta persone dormivano in due stanze. Il bagno non aveva porta, solo una tenda strappata. 
Ricordo di aver aspettato che tutti si fossero addormentati per potermi lavare con una bottiglia d'acqua e pezzi di stoffa. Ricordo di aver pregato di non macchiare il materasso che condividevo con tre cugini. 
Ricordo la vergogna – non del mio corpo, ma di non potermene prendere cura.
In guerra il corpo perde i suoi diritti, soprattutto il corpo femminile.
I titoli raramente parlano di questo, di cosa significhi per una ragazza avere il ciclo sotto i bombardamenti, di madri costrette a sanguinare in silenzio e ad abortire su pavimenti freddi o a partorire sotto i droni. La guerra a Gaza non è solo una storia di macerie e attacchi aerei. È una storia di corpi interrotti, invasi e a cui è stato negato il riposo. Eppure, in qualche modo, questi corpi continuano a esistere.
Come donna palestinese e studentessa sfollata che ora vive in Egitto, porto con me questo ricordo corporeo. Non come una metafora, ma come un dato di fatto. Il mio corpo sussulta ancora ai rumori forti. La mia digestione vacilla. Il mio sonno è frammentato. Conosco molte donne – amiche, parenti, vicine – che hanno sviluppato malattie croniche durante la guerra, che hanno perso il ciclo mestruale per mesi, i cui seni si sono prosciugati mentre cercavano di allattare nei rifugi. La guerra entra nel corpo come una malattia e rimane.
Il corpo di Gaza è una mappa di interruzioni. 
Impara presto a contrarsi, a occupare meno spazio, a rimanere vigile, a reprimere il desiderio, la fame, il sanguinamento. La natura pubblica dello sfollamento distrugge la privacy, mentre la paura costante logora il sistema nervoso. Le donne che un tempo custodivano il loro pudore ora si cambiano d'abito davanti agli sconosciuti. Le ragazze smettono di parlare del loro ciclo. La dignità diventa un peso che nessuno può permettersi.
Questo è il paradosso della sopravvivenza: lo stesso corpo a cui viene negata la sicurezza diventa lo strumento della resistenza. Le donne fanno bollire le lenticchie a lume di candela, calmano i bambini in cantina, cullano i morenti. Questi atti non sono passivi; sono radicali. Avere le mestruazioni, portare in grembo, nutrire, lenire – in mezzo alla distruzione – significa insistere sulla vita.
Torno, ancora e ancora, all'immagine di mia madre durante la guerra. La schiena curva su una pentola, le mani tremanti, gli occhi che scrutavano il soffitto a ogni rumore. Non mangiava finché non lo facevano tutti gli altri. Non dormiva finché non dormivano i bambini. Il suo corpo portava l'architettura della guerra e della maternità allo stesso tempo. Ora mi rendo conto di quanto fosse politica la sua stanchezza – di come il suo lavoro, come quello di tante donne palestinesi, sfidasse la logica dell'annientamento
Non c'è una tenda per il corpo a Gaza. 
Nessuno spazio sicuro dove il corpo femminile possa dispiegarsi senza paura. La guerra ci spoglia – non solo delle nostre case e dei nostri beni, ma anche dei rituali che ci rendono umane: lavarsi, avere le mestruazioni, elaborare il lutto in privato. 
Ma anche senza un riparo, i nostri corpi resistono. Ricordano. Resistono.
E forse, nella loro tremante perseveranza, scrivono la storia più vera di tutte.

𝘔𝘢𝘳𝘪𝘢𝘮 𝘒𝘩𝘢𝘵𝘦𝘦𝘣 - 19 maggio 2025

Bologna, dipendente incinta viene licenziata due volte da una azienda della Granarolo - La lavoratrice deve tornare subito a lavorare!

"E' accaduto nell'azienda I-Tech Industries di Granarolo dell'Emilia (Bologna), secondo quanto denuncia la Fiom Cgil di Bologna. Una lavoratrice incinta, al rientro dal periodo di assenza in cui stava intraprendendo il percorso di fecondazione assistita, è stata licenziata con il pretesto dell'esternalizzazione della sua attività. E quando la lavoratrice ha avuto un'interruzione di gravidanza, l'ha licenziata di nuovo!"

27/05/25

Nell’India in rivolta, dove le donne sono parte centrale della guerra di popolo, assassinato il segretario del Partito Comunista dell'India (maoista)

Ma le idee in rivolta non sono mai morte e la guerra di popolo contro l’imperialismo e il regime fascista di Modi 

non si può fermare 

Ore12/Controinformazione rossoperaia è uno strumento di denuncia politica, sociale, sindacale, di parte proletaria e comunista contro l'imperialismo, i governi dell'imperialismo, le forze alleate o complici dei governi imperialisti e in primo luogo contro il nostro governo.

Ore12/Controinformazione rossoperaia si occupa delle grandi questioni internazionali, della lotta contro la guerra e di quella che oggi riempie purtroppo lo scenario del mondo, il genocidio del popolo palestinese.

E lo facciamo per dare ai proletari e alle masse popolari gli strumenti per capire, per schierarsi, per mobilitarsi, e comprendere come queste questioni sono legate strettamente alle condizioni di vita e di lavoro, e non solo, ma anche alle questioni della pace, della democrazia, della solidarietà.


Siamo in un sistema sociale imperialista e capitalista che marcia verso una guerra imperialista mondiale. Siamo in un sistema sociale che spinge perché i governi siano sempre più dittatoriali, fascisti, antidemocratici; e il nostro paese con il governo Meloni è ben dentro tutto questo.
Siamo in un sistema mondiale che scarica la crisi mondiale, la crisi climatica sulla pelle dei proletari e delle masse popolari nei paesi in cui viviamo e, soprattutto, là dove vive tre quarti dell'umanità.

Siamo in un sistema mondiale in cui il paese più grande del mondo per popolazione attualmente è l'India.

Il regime indiano è un regime di stampo fascista Hindu, un pò come quello di Netanyahu e come quello dei massacratori dei popoli che vi sono in altre parti del mondo.

È un regime legato alle grandi multinazionalialla devastazione ambientale, alla devastazione delle foreste, è un regime in cui i governanti sono ricchi e sostengono i ricchi e le multinazionali, mentre dall'altro lato i proletari e i popoli sono ridotti alla fame.

È un regime legato all'imperialismo americano, a Trump. Modi è stato uno dei primi ad andare a congratularsi con Trump e a stabilire con esso legami economici, politici, diplomatici, militari, di sfruttamento delle risorse e dei proletari e dei popoli.

L'Italia sta insistendo molto in questi anni per stringere i suoi legami con Modi e con il regime indiano, il governo Meloni lo dice e lo fa, i suoi ministri, i padroni ad esso legati stanno consolidando i rapporti con questo regime e con questo Stato.

Ma all'interno di questo Paese i proletari, i popoli, gli uomini, le donne, le masse più sfruttate, anche discriminate, come le masse adivasi, dalit, che sono considerate una sottoclasse, prive dei diritti sociali, politici e, soprattutto, di un futuro, si ribellano, e per le forme di un regime dittatoriale come quello indiano non possono che farlo con le armi.

Il popolo ha bisogno di sviluppare la sua lotta di liberazione nelle forme di una guerra di popolo per rovesciare questi regimi e, all'inizio, instaurare governi che non siano più asserviti all'imperialismo e che siano poi nelle mani dei proletari e dei popoli.

In India le masse, i proletari, hanno generato una guerra di popolo di lunga durata, così di “lunga durata” che è datata addirittura dal finire degli anni Sessanta, dopo la rivolta di Naxalbari, una rivolta nata nei villaggi, nelle realtà più sfruttate, povere e affamate dell'India, che alzarono la bandiera rossa della rivolta e dissero al regime indiano dell'epoca che quel paese doveva essere cambiato dai proletari e dalle masse. La rivolta di Naxalbari è arrivata anche ai nostri giorni e si incarna nel partito comunista dell'India Maoista.

Maoista significa servire il popolo, guerra di popolo, la classe operaia deve dirigere tutto, è giusto ribellarsi. Questo significa Maoismo e questo è stato incarnato dal Partito Comunista dell'India (maoista), nato in questo paese ed erede della grande tradizione della ribellione in India chiamata Naxalismo.

Ebbene, in queste ultime giornate, dall'India è arrivata la notizia che il segretario generale di questo partito, il compagno Basavraj (nome di battaglia) è stato assassinato insieme a 26 quadri appartenenti a questo Partito. E quando si dice “quadri di questo Partito” bisogna pensare a proletari, contadini, rappresentanti delle masse più povere, donne, giovani, che vivono nelle foreste, nelle zone più sfruttate e oppresse dell'India: questi sono i quadri maoisti.

Ad una grande scrittrice indiana, Arundhati Roy, quando le hanno fatto la domanda: “ma chi sono i maoisti in India?” , la scrittrice ben nota nel mondo ha dichiarato semplicemente: “sono le masse che hanno prodotto questa guerra di popolo, questa lotta di liberazione nel cuore dell'India”.

L'India è un continente sterminato, l'area interessata alla guerra di popolo nei momenti migliori ha raggiunto un'area abitata da 50 milioni di persone.

Sull'uccisione, sull'assassinio del compagno Basavraj - i cui particolari vengono anche denunciati dalle associazioni democratiche in India - ancora non si conosce se sia stata una esecuzione, se sia stato il frutto di uno scontro armato oppure se sia stato un assassinio a sangue freddo.

Comunque non è questo l'aspetto principale, in India queste cose succedono sempre e permanentemente. Sicuramente è stato il frutto di un'operazione militare che ha visto impegnati 7 mila uomini armati in tutta la zona che è stata assediata e attaccata e ha prodotto l'assassinio del segretario generale del partito comunista dell'India, Basavraj.

Questi compagni, questi figli del popolo, eroi del popolo, questi prodotti del popolo indiano e dei suoi settori più sfruttati, hanno combattuto, hanno resistito, hanno utilizzato e hanno usato ogni forma di tattica per potere in ogni caso impedire il massacro.

Ma il massacro c'è stato, ed è parte di una catena di massacri che in questo paese avvengono ormai da decenni. I regimi, in particolare quest'ultimo, il regime fascista Modi, un regime reazionario, oscurantista, ultrareligioso, settario nei confronti del suo stesso popolo, persecutore delle masse e delle rappresentanze delle altre religioni, è costantemente impegnato in una guerra contro il popolo per conto dei ricchi, dei parassiti, degli sfruttatori indiani e internazionali. Questo governo ha lanciato diverse operazioni militari chiamate in diversi nomi ma che hanno puntato sempre allo stesso obiettivo: cancellare questa lotta di liberazione, questa ribellione del popolo e cancellare il Partito comunista maoista che la guida e l'organizza e che continuamente la rilancia, nonostante subisca arresti, persecuzioni, massacri, torture.

Le carceri indiane vengono considerate tra le carceri più affollate del mondo. L'India è definita perfino da esponenti democratici e intellettuali nel mondo una “prigione dei popoli, una prigione dei movimenti”.

Ma, come ha detto la scrittrice, i maoisti sono le masse e quindi liquidare la ribellione significa fare la guerra alle masse, colpire le masse considerate complici, base, partecipanti alla ribellione guidata dai maoisti.

E l'ultima operazione militare che si chiama Kagaar ha lo scopo di raggiungere ciò che finora questo regime e l'imperialismo a cui appartiene non è riuscito a fare. Il regime di Modi ha detto che entro marzo del 2026 cancellerà la guerra di popolo e il Partito comunista dell'India. Questo vuol dire che sta usando i sistemi più feroci di repressione, con la persecuzione delle popolazioni, colpite anche con bombardamenti, che vediamo su larga scala applicarsi oggi nei confronti del popolo palestinese.

Anche in India vogliono fare la stessa cosa o cercano di fare la stessa cosa, perlomeno nelle zone considerate dal regime come “infette” dalla ribellione del popolo, dalla guerriglia. E come viene definita “terrorista” l'organizzazione della resistenza palestinese, così la stessa definizione viene usata per i compagni che combattono in India.

Ebbene quest'ultima operazione ha raggiunto un “successo”, come dicono, nell’uccisione del compagno che la dirige, non un capo astratto, ma un dirigente segretario del Partito comunista che con le sue avanguardie, fatte dal popolo, nate dal popolo, la guida.

E' grande il dispiacere che viene a tutti coloro che seguono questa vicenda, a tutti coloro che si ritengono dello stesso campo, in Italia proletari comunisti, le sue organizzazioni, lo Slai Cobas, il Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario, i suoi attivisti, da sempre impegnati nella solidarietà con le masse indiane. Noi abbiamo legami politici, ideologici con l’India, abbiamo incontrati i compagni indiani e sosteniamo spesso a livello internazionale iniziative di informazione e solidarietà con questo popolo e con questa lotta e con questo Partito che la guida.

Quindi potete pensare come siamo tristi, addolorati per la morte del compagno Basavraj. Lo siamo anche perché i comunisti sono uomini fatti di una pasta speciale, questo lo dice il movimento comunista internazionale dai tempi di Lenin, del socialismo in Russia, della Terza Internazionale. E non perché siano particolari, ma proprio perché sono il meglio che produce il proletariato e il popolo.

Ed è chiaro che il compagno Basavraj era fatto di questa “materia”.

Un compagno che già negli anni settanta si era messo in luce come guida del movimento degli studenti, poi si era legato alla ribellione delle masse sfruttate mettendosi a loro disposizione, soprattutto mettendo in campo la sua vita e la sua capacità; è stato “specialista” della guerra di popolo, è ritenuto il fondatore dell'Esercito Popolare di Liberazione del popolo indiano, è stato il comandante delle Basi della guerriglia ed è stato organizzatore degli organi di potere, perché in India la guerriglia non è solo un fatto militare, costruisce, là dove riesce ad avanzare, a trovare radicamento nel popolo, delle Basi in cui il popolo comanda su quel territorio e nel quadro di una battaglia di lunga durata per rovesciare il regime indiano.

Il compagno Basavraj era temuto dal nemico, era conosciuto dalle masse proprio per questa sua straordinaria capacità di organizzare le unità guerrigliere - a questo compagno vengono addebitate (ma chiaramente si tratta di una definizione giornalistica) le più grandi azioni di carattere militare che hanno afflitto dure perdite al regime indiano e alle sue forze armate.

Nel 2018 questo compagno è divenuto il segretario generale del partito e ha guidato gli ultimi sette anni dello sviluppo della guerra di popolo; e l'ha guidata non solo mantenendo ben alta la sua capacità di resistere alle operazioni repressive, di consolidare i legami con le masse più sfruttate, ma anche portando questo Partito nell'arena internazionale.

Questo Partito è stato una delle bandiere - e in India sicuramente LA BANDIERA - della solidarietà al popolo palestinese, così come questo Partito si batte perché ci sia nel mondo un fronte unito dei proletari e delle masse popolari contro la guerra, così come si batte, raccogliendo le bandiere storiche del movimento comunista e farlo rinascere, perchè rinasca una vera Internazionale Comunista che unisca i proletari, i popoli e i partiti e le organizzazioni che li rappresentano.

Questo Partito si è espresso nel 2017 per il coordinamento internazionale di tutte le forze comuniste rivoluzionarie che si battono contro l'imperialismo e la sua guerra.

Negli ultimi sette anni questo Partito è stato guidato dal compagno Basavraj.

Per questo è importante per i proletari e le masse popolari del nostro paese conoscere queste cose, sapere che nel mondo non saranno mai soli e né la loro lotta sarà mai sola finché ci saranno partiti e organizzazioni che combattono i loro stessi nemici nel mondo e lo fanno a servizio della costruzione del potere operaio e popolare.

Il Partito Comunista dell'India Maoista è oggi il partito comunista più grande del mondo per grado di influenza, dato che l'India è naturalmente il paese più popoloso del mondo.

Il Partito Comunista dell'India Maoista è il partito che conduce la lotta armata di guerriglia più grande al mondo, con decine di migliaia di militanti organizzati che giornalmente lottano, combattono e danno la vita per il loro popolo e per i popoli del mondo.

In questo senso la morte di questo compagno è un grave colpo!

Ma davvero si può pensare che colpendo il segretario di un Partito di questo genere, di una guerra di liberazione di questo genere, si possa fermare la ruota della storia? Che si possa fermare la lotta di liberazione in India e la lotta di liberazione dei popoli?

Si illudono, si illudono! Sanno bene che i proletari e le masse che hanno generato questo compagno caduto in combattimento nei giorni scorsi generano nuovi compagni e nuovi Basavraj.

Niente e nessuno può fermare la lotta di liberazione in India, come niente e nessuno potrà fermare la nuova ondata della rivoluzione proletaria mondiale necessaria per mettere fine alla barbarie e all’orrore dei regimi della ricchezza, della guerra, dei genocidi, dell'oppressione e dell'immiserimento dei popoli.

Quindi rendiamo onore a questo compagno, lo faremo in tutte le forme nei prossimi giorni, sia nel denunciare questo assassinio e onorare il compagno, sia nelle forme di esprimere una nuova solidarietà verso questa guerra di popolo e sia giurando a noi stessi, a questo compagno, che non ci fermeremo mai perché le idee di rivolta, le idee della trasformazione del mondo non sono mai morte né possono morire.

Il compagno caduto in combattimento in India vive nelle nostre lotte, vive nei nostri cuori e nel nostro impegno inderogabile a mettere fine al sistema che l'ha assassinato e che con lui assassina decine di migliaia di proletari e masse in India e che è parte della gigantesca barbarie e genocidio che colpiscono il popolo palestinese e i popoli del mondo.

Questo vogliamo dire ai proletari e ai compagni e lo diremo in forme sempre più combattive. Trasformeremo la grande tristezza in una maggiore forza e convinzione che alla fine vinceremo! Vinceranno i compagni indiani! Vinceranno i proletari e i popoli del mondo! Vinceremo anche nel nostro paese.

Guerra di popolo fino alla vittoria!