I femminicidi si moltiplicano, si rincorrono, si amplificano, diventano la “normalità”.
A fronte di questo, da vari fronti si dicono cose anche di buon senso, che si possono dire sempre, ma che non affrontano la guerra di bassa intensità contro le donne oggi. E quindi diventano discorsi inutili, impotenti, una sorta di coazione a ripetere ad ogni femminicidio che fa più notizia. Peggio, rientrano anche questi interventi nella “normalità” della cronaca che invece che aiutare a capire, invece di fornire strumenti per un’analisi del perché, per la necessaria lotta oggi delle donne, diventano una “banalità tranquillizzante”, deviante.
Noi da tempo abbiamo detto: primo, che i femminicidi oggi non si possono vedere con gli occhi del passato, che oggi sono differenti: sempre ci sono state uccisioni delle donne da parte degli uomini, ma, come abbiamo scritto nell’opuscolo “Uccisioni delle donne, oggi”, il problema è cosa li produce oggi; secondo, che i femminicidi non si possono fermare, essi aumenteranno sempre di più (e purtroppo la realtà ce ne dà conferma); terzo, che quindi è necessario parlare e lottare contro i femminicidi, gli stupri, le varie forme di violenza sessuale, guardando alla fase del sistema capitalista/imperialista, al carattere di oggi dello Stato, dei governi, al legame femminicidi, condizione delle donne e crisi/putrefazione del sistema capitalista/imperialista.
Uno dei luoghi comuni che viene detto a fronte dei femminicidi è che il clima che li produce è un retaggio del passato. NO. Essi sono fino in fondo moderni, figli del clima di oggi, dei rapporti sociali odierni uomo/donna: clima che si deve chiamare ‘moderno fascismo’, alimentato dai governi moderno fascisti necessari nella fase di crisi del sistema capitalista.
In questo senso i femminicidi non possono finire. Non c’è soluzione. Unica soluzione è la ribellione, il rovesciamento di questo sistema di morte
I femminicidi aumentano, diventano la normalità della risposta dei maschi davanti ad un rifiuto delle donne, delle ragazze. Le risposte dei maschi si contagiano, c’è una sorta di emulazione. I maschi sono in crisi e reagiscono alla propria frustrazione, reagiscono alle donne che decidono di scegliere, e che spesso sono più avanzate dei loro compagni, mariti, fidanzati, uccidendo chi mette in crisi l’illusione di superiorità, di proprietà; come scriveva Marx: “uccidendola egli non fa che esercitare il suo diritto”, si considera l’“uomo” che vorrebbe essere e che la donna invece vuole mettere in crisi.e imporre forzando, violando la realtà che va in tutt’altro senso. Sono costoro che
Ma tutto questo trova il suo humus, la sua legittimazione, viene incentivato dal clima generale di moderno fascismo. I governi, vediamo il nostro governo Meloni, deve portare indietro la ruota della storia: “Dio, Patria, Famiglia”; la dev alimentano, fomentano, legittimano concezioni, pratiche violente!
Quindi, non si tratta di un “retaggio”, è lo stadio attuale del sistema sociale borghese; un sistema che a fronte della sua crisi senza soluzione, proprio perché è arrivato allo stadio ultimo in cui non ha nulla di progressivo da produrre ma ha solo orrore, distruzione, imbarbarimento, “normalità” del genocidio verso i popoli, dei corpi di donne, bambini fatti a pezzi, ecc. ecc., spande reazione, fascismo ogni giorno e in tutti i modi.
I femminicidi, lo stadio attuale di oppressione delle donne, del 50% dell’umanità, sono anch’essi uno specchio del contrasto ingovernabile - se non con le distruzioni, con le uccisioni, con le guerre, con gli orrori quotidiani – tra stadio di sviluppo delle forze produttive e rapporti di produzione che non possono rispondere più alle potenzialità di sviluppo delle forze produttive (che non sono solo materiali, ma intellettive, umane) e allora le soffocano, le distruggono.
Le donne, le ragazze oggi esprimono maggiormente un bisogno di emancipazione, desiderio di libertà di scelta (al di là se anche questo bisogno può essere e viene deviato dalle idee dominanti, dalla cultura spazzatura; ma non è questo ora oggetto di discorso); ma questi bisogni devono essere frenati, e se si oppongono uccisi. E quindi oggi non può trovare soluzione il contrasto tra desiderio di emancipazione e impossibilità di liberazione, di una umanità ricca in questo sistema sociale.
Tante e tanti dicono a fronte di femminicidi, stupri che la “soluzione” sta nella cultura – quindi nella scuola, nella formazione ad una libera sessualità, al rispetto verso le donne, fin da piccoli.
Ma anche qui siamo a non voler comprendere la realtà e a deviare le energie di lotta delle donne verso falsi o parziali obiettivi.
Chi dovrebbe fare questa cultura diversa da quella esistente? Non mancano certo le denunce degli interventi oscurantisti, di stampo nazionalista, razzista, guerrafondaio, che questo governo cerca di imporre nelle scuole; ma nonostante questo, nonostante che la realtà confermi ogni giorno la verità scientifica che le idee dominanti sono della classe dominante, e che quando questa classe dominante è allo stadio finale impone con tutti gli strumenti di cui ha l’assoluto monopolio, Tv, internet, idee spazzatura, di violenza, di predominio, ecc. ecc., i “ben pensanti” continuano a sbattere contro la realtà e ha proporre come soluzione interventi culturali, di formazione...
E su questo fronte il peggio non ha fine. Per la borghesia la cultura oggi è l’Intelligenza Artificiale è il controllo delle idee, è la omologazione delle idee.
Un’altra banalità è espressa dai tanti che dicono: il problema, per frenare i femminicidi, è che lo Stato, il governo non rispondono, non danno soluzioni.
Noi diciamo che anche questa è una posizione che sembra logica, ma è cieca.
Non dobbiamo chiedere niente a questo Stato, a questo governo! Non possiamo chiedere a coloro che sono gli alimentatori dell’oppressione delle donne, del clima fascista, a un governo che è pieno di uomini e donne che odiano le donne, di adottare soluzioni.
Le loro soluzioni sono quantomeno “inutili e populiste” – come hanno detto in un documento 80 giuriste; peggio, puntano solo alla repressione, per lavarsi le mani, “il diritto penale non può contrastare una cultura che è invece sistematicamente legittimata (dal governo stesso – ndr) in quasi tutte le relazioni uomo-donna, dalla famiglia al luogo di lavoro in una società basata sulla disuguaglianza di genere” (sempre dalle giuriste). Il decreto Caivano è esemplare sui pesanti danni portati da queste “soluzioni”.
Quando diciamo: “Unica soluzione la Rivoluzione”, per le donne è ancora più vero, perché è tutta la vita che deve cambiare e serve una rivoluzione che rovesci la terra e il cielo.
Questo non è uno slogan, ma una necessità per VIVERE!
Ma non si può passare da niente o troppo poco in termini di lotta delle donne, da illusioni su cambiamenti dello Stato, dei suoi governi, ad un movimento rivoluzionario che punti a rovesciare lo stato di cose esistenti. OGGI PRIMA DI TUTTO SERVE RIBELLARSI!
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Il ruolo delle donne nella società capitalista viene considerato centrale dalla borghesia. Chiaramente questo non viene detto, se non a volte, ma in termini ipocriti; nasconderlo, occultarlo è parte della politica della borghesia, della sua azione di oppressione, subordinazione, doppio sfruttamento della maggioranza delle donne.
Questa centralità, negativa per le donne, è una condizione che va al di là del tipo di governo o del tipo di Papi; a maggior ragione per le donne le differenze tra governi di centro sinistra, o di falsa sinistra e di centro destra sono superficiali, al massimo portano mutamenti formali, e solo per una ristrettissima minoranza di piccola/media borghesia interna ai valori della classe dominante, ma la sostanza resta tutta. E oggi, nella fase di crisi del capitalismo, dell’imperialismo, per cui servono governi di estrema destra, o già apertamente formati da fascisti, come in Italia, l’attacco alla condizione delle donne, ai suoi diritti, in primis il diritto d’aborto, viene portato avanti riprendendo e rinnovando ideologie reazionarie, compreso concezioni patriarcaliste ad usum di massa. Questo più il sistema borghese è in crisi, più è centrale.
Ma le donne devono comprendere e volgere a favore della propria lotta questa centralità; comprendere che se il ruolo delle donne è centrale per la borghesia allora un movimento rivoluzionario delle donne è “centrale” per rovesciare questo sistema capitalista. E questo lo devono comprendere tutti, in primis i rivoluzionari, i comunisti.
In che consiste questa centralità.
L’aspetto della riproduzione è importante per tutti i sistemi sociali; ma lo è soprattutto per il sistema capitalista, che dalla forza-lavoro, e quindi dalla sua riproduzione – sia come ricambio generazionale, sia perché si torni il giorno dopo ad essere sfruttati – trae il pluslavoro, il plusvalore, il profitto. Oggi la campagna per la natalità, che vede impegnati la quasi totalità dei paesi imperialisti, non è solo frutto di una azione politico/ideologica, ma è una necessità concreta per la borghesia, per la sua economia.
Ma c’è anche una necessità ideologica, di valori. E rispetto a questo, l’attacco al diritto d’aborto ne è la loro sintesi. Certo la questione concreta, immediata è il legame aborto e natalità; se pretendi il diritto d’aborto, tu donna pretendi di decidere di quante braccia ha bisogno il capitale?
Ma le ragioni sono più generali. Se la donna ha diritto di scelta, di decidere del proprio corpo, della sua vita, allora mette in discussione, che ne sia cosciente o no, i cardini del sistema borghese, in cui le masse popolari, i proletari non hanno diritto di scelta, possono solo “scegliere”, sono solo “liberi di scegliere” come e a chi vendere la propria forza-lavoro, le proprie energie fisiche e intellettuali.
Per lo Stato, i governi, la Chiesa è fondamentale esercitare il controllo sociale sulla riproduzione della donna, specialmente, come abbiamo detto, in tempi di crisi, come questo.
Se le donne hanno un diritto di scelta come possono accettare sempre di essere doppiamente sfruttate e oppresse? Pretenderebbero di avere diritti su tutto...
Da quando la società si divise tra chi ha la proprietà dei mezzi di produzione e chi non possiede nulla, se non le proprie braccia, e da quando si impose il dominio maschile nella famiglia e nella società, alle donne si impedì il diritto di prendere decisioni sulla riproduzione. Quindi la condizione delle donne e la riproduzione attiene ai rapporti di proprietà.
Proibire l’aborto è la violenta dichiarazione del dominio maschile, della società capitalista sulle donne.
Così come per lo Stato borghese è importante il lavoro domestico, il ruolo di assistenza delle donne nella famiglia – gli anni sono passati, ma questo ruolo non passa, e addirittura pesa ancora di più, perché oggi è essenziale, nella crisi economica, nel destinare sempre più fondi per la guerra, per le armi, togliere fondi ai servizi sociali, alla sanità, alla scuola.
Alcune teorie femministe da questa centralità del lavoro domestico hanno detto, dicono che se venisse meno il lavoro domestico il sistema del capitale crollerebbe – questo, sarebbe bello, ma purtroppo, non è vero; il sistema sa trovare delle sue ancore di salvataggio, fino a parziali socializzazioni di alcuni aspetti del lavoro domestico, di cura, fermo restando che il loro costo economico ricadrebbe comunque sulle masse popolari e che rimarrebbe intatta l’oppressione generale della maggioranza delle donne – ma è vero che il lavoro domestico è fondamentale per la riproduzione della forza-lavoro, per il taglio dei costi sociali.
Ma non si tratta solo di un problema economico. E’ sempre più essenziale mantenere intatti i fondamenti della funzione della famiglia in questo sistema, e quindi del ruolo della donna in essa, per mantenere e rafforzare l’ideologia conservatrice che trova nella famiglia una base e fonte essenziale: la famiglia come ammortizzatore sociale degli attacchi alle condizioni di lavoro, di vita; la famiglia come ammorbidente della contraddizioni sociali sempre più laceranti; la famiglia come luogo di chiusura/salvaguardia verso l’esterno; la famiglia come lenitiva delle frustrazioni, la famiglia come mantenimento di valori integralisti, di proprietà, di fatto fascisti, per l’uomo.
Mettere anche minimamente in discussione questa famiglia, rompere le sue catene scatena le reazioni maschili di cui ogni giorno, con i femminicidi, vediamo i loro effetti sempre più terribili; e sempre più quando questo tipo di famiglia non avrebbe più ragione di esistere, dato lo sviluppo in tutti i sensi delle forze produttive.
Per lo Stato, i governi, la Chiesa rompere i precedenti ruoli, rapporti vuol dire mettere in discussione la funzione della famiglia di “puntello sociale”, ideologico, pratico della conservazione di questo sistema. Un sistema che sempre più viene difeso e propagandato come espressione di valori, cultura “occidentali”, unici degni di essere chiamati tali; un sistema razzista per principio, contro i popoli dei paesi oppressi dall’imperialismo.
Nello stesso tempo è proprio questo sistema che pone la necessità vitale di distruggere il sistema, di rompere le catene di questa famiglia, dell’oppressione delle donne, della metà, a volte maggioranza del genere umano.
E’ questo sistema che introducendo nella società, nella famiglia, abbruttimento, humus fascista, valori di conservazione, riutilizzo di concezioni patriarcaliste, crea le condizioni sociali della rivoluzione proletaria, in cui le donne siano l’anima più radicale.
L’azione degli Stati, dei governi, è sempre più apertamente in contrasto, fa a pugni con una possibilità di sviluppo, emancipazione, liberazione che lo sviluppo delle forze produttive mostra come possibile se ci liberiamo delle catene mortifere di questo sistema capitalista morente.
In questo senso dobbiamo volgere la “centralità” del ruolo delle donne della borghesia, in centralità della lotta delle donne per un mondo nuovo, in cui rivoluzionare terra e cielo.