09/05/22

Afghanistan - il regime talebano - al servizio dell'imperialismo - alza il livello di repressione e oppressione contro le donne


In Afghanistan il regime talebano fasciofeudalintegralista attraverso un decreto del Ministero per la prevenzione del vizio e la promozione della virtù del 7 maggio ha imposto alle donne di indossare in pubblico il burqa.

Tale provvedimento viene oggi motivato, come ha dichiarato il leader supremo dei talebani Hibatullah Akhundzada, con il fatto che il burqa “è tradizionale e rispettoso”… “Le donne che non sono né troppo giovani né troppo anziane – si legge nel decreto - dovrebbero velarsi il viso di fronte a un uomo che non è un membro della loro famiglia per evitare provocazioni“. Ma non solo, se le donne non hanno un compito importante da svolgere all’esterno, è “meglio che rimangano a casa“.
Se le donne si rifiutano di rispettare quando imposto sono state previste anche condanne fino al carcere, saranno identificate dai talebani che chiederanno un colloquio con il marito, il padre o il fratello “tutore maschio” della donna che non ha assolutamente alcuna voce in capitolo, il tutore può essere portato in tribunale e anche incarcerato per tre giorni.

Già i talebani, riconquistando il potere a metà agosto, dopo le iniziali promesse e annunci di “apertura” e di “rassicurazione” verso i diritti delle donne finalizzati anche ad ottenere sul piano internazionale la legittimità del loro governo, non hanno invece perso alcun tempo nei mesi successivi a emanare diversi provvedimenti di divieti e restrizioni attaccando pesantemente la vita delle donne che sono state in gran parte escluse dai lavori pubblici, è stato loro vietato di viaggiare da sole e successivamente a marzo scorso il regime ha anche chiuso le scuole superiori e le università alle studentesse.

Ma di fronte a questa nuova fase di attacco la risposta delle donne in Afghanistan è stata immediata, diverse donne in questi mesi hanno manifestato a Kabul contro le discriminazioni, le restrizioni ma anche contro una condizione di vita di pesante disoccupazione, miseria crescente, di grave carenza di cibo per buona parte delle masse popolari imposta dai nuovi padroni talebani, chiedendo a gran voce giustizia sociale, uguaglianza, lavoro, istruzione, libertà e sfidando con grande coraggio la repressione delle forze dell’ordine che hanno anche sparato sui cortei per disperderli.
“Non siamo le stesse donne di vent’anni fa e non resteremo in silenzio”, “Vogliamo lavoro, cibo e libertà”, hanno detto le donne afghane in lotta mandando anche un messaggio a livello internazionale di non essere dimenticate “perché quello che sta accadendo in Afghanistan, il fatto che si lasci un paese in quella condizione e che non si dia importanza alle donne, perché di fatto questo sta succedendo, è qualcosa che potrebbe ripercuotersi negativamente in tante altre parti del mondo…”
Oggi il regime talebano, anche in risposta alle proteste che in questi mesi diverse donne hanno messo in campo, avanza nella sua marcia feudalintegralista imponendo a tutte le donne l’obbligo del burqa.

Ed è veramente osceno leggere sui media lamentele da parte di coloro che hanno strumentalizzato la terribile condizione delle donne in Afghanistan per i propri interessi economici, geostrategici, imperialisti fino anche a sostenere il regime dei talebani, coloro che agitando le bandiere imperialiste della guerra al terrorismo e dei diritti delle donne per anni hanno rafforzato di fatto il fondamentalismo islamico, oggi, dopo essere fuggiti da quel paese, lanciare indecentemente denunce false come fanno gli USA di Biden che si dichiarano ora "estremamente preoccupati" dall’erosione dei diritti delle donne in Afghanistan, "siamo estremamente preoccupati dal fatto che si stiano erodendo i diritti e i progressi conquistati e goduti dalle donne e delle ragazze e afghane negli ultimi 20 anni", ha detto un portavoce del dipartimento di stato, aggiungendo che Washington e i suoi partner internazionali "restano profondamente inquietati dai recenti passi dei talebani verso donne, comprese le restrizioni sull'educazione e sui viaggi".
Per non parlare degli altri stati imperialisti compreso l’Italia che dietro le ipocrite accuse a Biden/USA di avere tradito gli alleati Nato, di fatto poi si sono messi dietro al carro statunitense fino alla indecente e strumentale propaganda, anche di stampo elettorale in merito alle donne afghane costrette ad indossare il burqa, da parte di partiti fascio/sessisti, dalla Lega a Fratelli d’Italia della nera Meloni, che straparlano di “battaglia di civiltà” mentre ogni giorno inneggiano all’attacco di diritti fondamentali per noi donne “occidentali” in primis sulla questione del diritto di aborto e della libertà di scelta delle donne.

Ma come abbiamo già scritto precedentemente ribadiamo oggi ancora con più forza che “dai paesi imperialisti non possiamo aspettarci nulla di buono senza una lotta radicale, anticapitalista e internazionalista delle donne anche in quei paesi come l’Afghanistan… Come nel 2001 le donne dissero: "Noi che odiamo così tanto il burqa, non permetteremo che sia l'imperialismo occidentale a togliercelo. Sarebbe come uno "stupro", anche oggi sono le masse popolari afghane, le donne in prima fila che devono liberarsi dai talebani e dagli imperialisti con la loro lotta…”

In questo senso sosteniamo quanto hanno affermato le donne afghane di RAWA - Associazione Rivoluzionaria delle Donne Afghane – in una intervista del mese di novembre 2021: «Dalla fine del primo regime talebano, la società è cambiata molto: le donne sono andate a scuola, si sono laureate all’università, formate come medici, poliziotte, attrici, giornaliste. Si sono candidate al parlamento, hanno lavorato per il governo, per le organizzazioni internazionali. Questo, però, non è mai stato un merito degli occidentali che hanno invaso il nostro paese, ma il risultato naturale di una società che si evolve. Vent’anni sono molti. Secondo le statistiche, il 25% della cittadinanza dell’Afghanistan è nata dopo il 2001 e nonostante la quasi totale assenza di libertà le ragazze sono riuscite ad acquisire un’istruzione e competenze grazie al digitale. Internet e la tecnologia hanno giocato un ruolo importante nel progresso della nostra giovane generazione in particolare per le donne che sono diventate più consapevoli politicamente e socialmente… Oggi è straziante vedere che gli obiettivi di tante donne, come quelli di studiare o di costruirsi una buona carriera, siano infranti, seppelliti sotto il burqa che in molte non erano più abituate a portare. I Talebani trattano le donne peggio delle bestie… Non pensiamo che fuggire dal paese sia la soluzione giusta per le donne di RAWA perché, come abbiamo imparato dalla storia, nei momenti di guerra e oppressione il popolo mostra la sua capacità di resistenza. Proveremmo vergogna a lasciare il paese e abbandonare milioni di persone che soffrono. Forse non riusciremo a rovesciare il regime talebano ma non smettiamo di aiutare la nostra gente. È un dovere continuare la lotta e denunciare il regime, i suoi crimini e il ruolo da traditore che hanno avuto le potenze straniere. Nonostante viviamo in una società misogina, fondamentalista e patriarcale, nonostante i divieti, le botte, la paura, le minacce e le decessi, le donne afghane continuano a protestare. Nessuna nazione può donare i diritti o la democrazia ad un altro stato. Perciò siamo certe che saranno proprio le nostre donne, ora politicamente consapevoli, a guidare la lotta per la resistenza in Afghanistan. Faranno da apripista perché sanno che cosa significa essere oppresse e, molto più di quanto accada agli uomini, stanno provando sulla loro pelle il dolore per la violazione dei diritti fondamentali, le brutalità del regime talebano».

Ribadire e rilanciare la nostra solidarietà internazionalista alle donne afghane che lottano e resistono significa oggi più di prima raccogliere in modo conseguente l'appello: “non dimenticateci!”.

Non dimenticare le donne afghane e tutte le donne oppresse nel mondo per noi compagne, donne che lottiamo ogni giorno in ogni ambito significa smascherare e combattere l’ipocrisia e le strumentalizzazioni degli stati imperialisti, compreso il nostro, che per i propri interessi economici e geostrategici hanno usato la questione dei diritti negati delle donne e della condizione di oppressione dei popoli per dare una giustificazione alla loro sporca guerra infinita che ha massacrato donne, bambini, masse popolari senza risolvere realmente i problemi sociali delle masse popolari.
Sostenere attivamente le donne afghane che invece di scappare assieme ai loro falsi “liberatori” sono rimaste nella loro terra a combattere, significa oggi lottare nel nostro paese contro il governo Draghi che concludendo il vertice straordinario del consesso dorato del G20 ha detto chiaramente che non si può “abbandonare l'Afghanistan" rimettendo sul piatto “il problema dei diritti delle donne, di garantire loro il diritto all'istruzione e di non tornare indietro di 20 anni…". L'imperialismo, i suoi Stati e i suoi governi, che ora riusano la questione delle donne per continuare la loro guerra con altri mezzi contro il popolo afghano, devono essere combattuti a 360 gradi qui e ora.

Sostenere attivamente le donne afghane significa però lottare anche contro tutte le forze e associazioni femminili reazionarie per cui la condizione di “liberazione” delle donne afghane oppresse è legata all’intervento imperialista negando invece il sostegno necessario in ogni forma alle donne che restando in Afghanistan combattono contro il nuovo regime e che possono davvero costituire una forza determinante nella unica via necessaria al popolo afghano per una vera liberazione sociale, la via della lotta rivoluzionaria.

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