Gli
interventi, sia in video, sia riportati delle compagne del Mfpr e lavoratrice
Slai cobas sc si trovano qui
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L'assemblea
nazionale del 25 novembre convocata da Nudm ha visto la presenza di più di 300
donne e tantissimi interventi.
L'introduzione,
nel dare una valutazione molto positiva della manifestazione del giorno prima,
ha sottolineato il cambiamento della fase politica che avanza, sia a livello
locale che internazionale, creando un clima d'odio contro poveri, migranti, e
creando esso insicurezza, degrado, restringimento degli spazi di democrazia.
Contro tutto questo - è stato detto- l'unica reale opposizione sono le donne.
Da qui la costruzione dello sciopero delle donne dell'8 marzo prossimo, con
campagne sui temi immigrazione, lavoro/molestie, Pillon, aborto.
A
fronte di questa giusta denuncia, le compagne del’Mfpr pongono la necessità, lo
hanno fatto nella manifestazione del 24 e negli interventi del 25, che si
risponda “colpo su colpo” alle politiche e azioni fasciste, razziste, sessiste
di Lega/M5S, ponendo al centro anche dello sciopero delle donne dell'8 marzo il
rovesciamento di questo governo.
Sono
quindi iniziati gli interventi, purtroppo brevi dato il tempo ristretto in cui
dovevano contenersi.
Chiaramente
tutti gli interventi hanno dato una valutazione positiva, orgogliosa della
manifestazione del 24. Quindi, sinteticamente, sono entrati
nel merito del che fare ora.
Alcuni
interventi, richiamandosi anche al primo fatto dalla compagna del Mfpr di
Taranto, hanno posto la questione della necessità del collegamento delle lotte,
di superare una separazione tra campagne femministe e lotte delle lavoratrici,
delle immigrate, che sembra vadano in parallelo senza incontrarsi.
Compagne,
sia di Napoli, di Torino, Salerno, ecc. hanno posto la necessità che la
costruzione del prossimo sciopero delle donne sia riempita di azioni, presidi
davanti ai posti di lavoro, alle scuole, a strutture sanitarie, come siano
fatte attività di inchieste, assemblee sui posti di lavoro, attività a livello
territoriale, insieme a proposte di blocco, nella giornata di sciopero, di
scuole, posti di lavoro più sfruttati, come nelle campagne, ma anche di centri
di accoglienza delle migranti, ecc.
Diciamo
che le idee, proposte sono state tante, ma in alcune realtà appaiono più di
buona intenzione, e manca un'effettiva volontà di stabilire un rapporto in
primis con le realtà di donne, lavoratrici, precarie già in lotta (come si è
visto poco per la lotta delle operaie della Montello e altre lotte) perchè
attraverso questo le lavoratrici, precarie possano essere protagoniste dello
sciopero delle donne.
In
generale la questione del collegamento delle lotte, in particolare delle
lavoratrici, era stato già posto da varie realtà e dalle compagne del Mfpr nell'assemblea
precedente di Bologna, a cui, però, non erano seguite pratiche conseguenti.
Così è stato anche per le proposte di inchieste sui luoghi di lavoro. Alcune
inchieste sono state avviate ad esempio dalle compagne del Mfpr e slai cobas
sc, e da poche altre, sia a livello generale attraverso un questionario girato
in vari posti di lavoro, in particolare tra le lavoratrici delle scuole, le
lavoratrici precarie dei servizi, delle cooperative; sia, con inchieste
dirette, in alcune importanti realtà di lotta, per esempio durante la lotta
delle operaie della Montello. Ma è ancora troppo poco.
E'
bene che il 25 alcune realtà abbiano riproposto questo collegamento, attività
di inchiesta, ma sarebbe bene che chi lo afferma faccia seguire alle parole i
fatti.
Entrando
nel merito dello sciopero del prossimo 8 marzo vari interventi hanno fatto
riferimento alla Spagna - ma in un certo senso riadattando il riferimento alla
propria visione (come si vedrà nella seconda parte dell'assemblea sulla
questione Fiom).
In
particolare, la questione delle lavoratrici e dei sindacati in mattinata era
stata posta dal “basso”: rivolgersi a tutte le lavoratrici indipendentemente
dall'iscrizione sindacale; nel pomeriggio, invece è emerso in alcuni interventi
che questo discorso diventa un rapportarsi dall'alto con i sindacati, con
l'illusione o riformismo "sempre in caldo", di far pesare verso
questi la forza di Nudm.
Alla
questione dei sindacati, nella mattinata, avevano già risposto vari interventi
che, denunciando l'azione costante dei sindacati confederali di svendita delle
condizioni delle donne e di aperto contrasto alle lotte autonome delle donne
(si sono citati esempi, come il 1° maggio a Torino, ma anche le pratiche
repressive dei servizi d'ordine Cgil, per es. a Padova; per non parlare di
tutti gli accordi svendita dei diritti delle lavoratrici fatti dai sindacati
nei vari posti di lavoro, ecc.), ma anche denunciando la presenza di sessismo
pure nei sindacati di base, avevano posto l'esigenza di non rivolgersi a questi
sindacati per lo sciopero delle donne dell’8 marzo, di riaffermare l'autonomia
del movimento delle donne e di non farsi strumentalizzare.
Nel
merito dello sciopero, a fronte dell'alternativa: tutta la giornata o alcune
ore, la gran parte degli interventi ha posto la necessità dell'indizione di
tutta la giornata - fermo restando la possibilità di articolazioni locali e nei
posti di lavoro secondo la condizione e la coscienza delle lavoratrici - perché
diversamente si impedirebbe la partecipazione allo sciopero di alcuni settori e
il tutto si limiterebbe alle “normali” manifestazioni serali, che non
disturbano nè pesano come lo sciopero.
Vari
interventi per aiutare il maggior coinvolgimento e partecipazione allo sciopero
hanno proposto la costituzione di “casse di resistenza o di mutuo soccorso” per
sostenere chi, lavoratrici precarie, povere, ha difficoltà economiche a
rinunciare al salario per lo sciopero e di “case dello sciopero”, come luoghi
di aiuto, riferimento per la preparazione dello sciopero delle donne.
Riprendendo
la questione posta all'inizio della capacità di mobilitazione delle donne,
questa - come ha detto anche una compagna di Bologna - carica di responsabilità
il movimento delle donne, su come usare bene questa forza, perchè altri si
rivelino e trovino incoraggiamento.
Per
questo lo sciopero delle donne non deve diventare un rito, o virtuale.
Una
risposta a questa importante questione è venuta anche dall'intervento della
lavoratrice di Taranto dello Slai cobas sc che ha detto che oggi, a fronte del
fascio-populismo al governo, noi dobbiamo andare oltre: il decreto sicurezza di
Salvini vuole addirittura incarcerare chi fa le lotte, i blocchi stradali,
allora l'8 marzo organizziamo dovunque blocchi stradali, facciamo uno sciopero
non rituale, andiamo a sfidare sotto i Palazzi del potere. Così la compagna del
mfpr di Milano ha posto la necessità di praticare effettivamente forme di
“disobbedienza civile” di rottura dei divieti che sempre più vengono posti al
diritto di sciopero, di manifestare, facendo riferimento al non rispetto della
franchigia elettorale (che teneva di fatto fuori dalla possibilità di sciopero
settori di lavoratrici) fatto nello scorso 8 marzo dallo Slai cobas per il
sindacato di classe – e per cui ha ricevuto la sanzione di 2.500 euro – a
fronte invece degli altri sindacati di base che avevano accettato queste
limitazioni.
Tornando
alla fase politica, in particolare le compagne di Livorno hanno posto l'accento
sulla necessità di non dimenticare di denunciare e lottare contro le forze,
partiti, governi precedenti, questo anche per non rischiare ora di sembrare
aperte alle realtà politico/istituzionali che ora si oppongono al governo
Lega/5stelle ma erano e sono tuttora anch'esse nemiche/controparti delle donne.
Qualche
intervento poi ha rilanciato la battaglia per il "reddito di
autodeterminazione" in contrasto col "reddito di cittadinanza"
di Di Maio.
Importante
è stata anche la denuncia - fatta soprattutto dalle donne che lottano per la
casa - dell'azione di sciacallaggio di Salvini a Roma in occasione della
uccisione di Desirèe: “è questo governo che crea insicurezza, degrado. Occupare
una casa per le donne vuol dire anche "emancipazione" - smascherando
qui anche chi ipocritamente dice di difendere le donne ma le considera
"socialmente fragili", quando è tutto il contrario. Nelle lotta per
le case a Roma - è stato ancora denunciato – i M5S vanno nelle occupazioni a
minacciare le donne di togliere loro i figli.
Da
Nudm di Roma è stato proposto di costruire in Italia un incontro internazionale
dei movimenti femministi - questo appuntamento, da alcune proposto prima, da
altre dopo l'8 marzo perchè c'è tanto da fare se si vuole organizzare in
maniera migliore e più estesa lo sciopero, nella conclusione della giornata è
stato lasciato senza una data, così come l'altra proposta accennata di fare una
nuova assemblea nazionale.
Non è
stato dato seguito alla proposta fatta da alcune di fare un comunicato di
denuncia di quanto era accaduto il giorno prima nel metrò con l'assurdo
schieramento delle forze dell'ordine ad impedire a centinaia di donne
l'entrata, benchè questo episodio di inutile, spropositata repressione, che
poteva concludersi in modo serio, sia stato un piccolo ma simbolico esempio del
nuovo clima da 'decreto sicurezza', ma soprattutto un esempio che la pratica da
parte nostra del “colpo su colpo” è necessaria e vincente; infatti sabato sera
la combattività delle donne, di compagni e compagne ha vinto! “Le donne hanno
vinto, la polizia ha dovuto cedere!”
Ma,
come dicevamo all'inizio, nel pomeriggio nell'assemblea - che in mattinata era
andata avanti positivamente, anche se sullo sciopero delle donne non erano
emerse particolari novità, nè l'appello di alcune a non farlo diventare un rito
si era poi riempito di proposte conseguenti - è cambiato il clima.
Inaspettatamente è stato annunciato da Nudm Roma, tavolo della presidenza, che
l’assemblea si doveva esprimere se accettare l’invito della Fiom di partecipare
al loro congresso del 12-13 dicembre a Rimini, arrivato qualche giorno prima.
Questa
comunicazione ha imposto di fatto fino alla fine dell'assemblea una discussione
su questo, con l'urgenza di prendere subito una decisione dato che l'indomani
si doveva dare una risposta alla Fiom. Una centralità di discussione di cui non
si sentiva proprio l'esigenza.
D'altra
parte molte donne erano già dovute andare via, vari interventi hanno posto la
necessità di aspettare a dare una risposta, di una prediscussione a livello
territoriale, ma la sintesi del comunicato finale dice: “Cogliamo, quindi,
l’invito al congresso della Fiom, come occasione per porre alle lavoratrici che
saranno presenti lo sciopero come proposta politica da sostenere in forme non
simboliche ma effettive”. L'impressione espressa da alcune è che la decisione fosse già stata presa prima dell'assemblea del 25.
L'accettazione
dell'invito è stata motivata in vari interventi con l'utilità di aprire un
confronto pubblico coi sindacati confederali, di percorrere spazi che si aprono,
con l'opportunità di "inchiodare" i sindacati a mettersi a
disposizione di Nudm: "noi possiamo andare dappertutto con la nostra
autonomia", e di far loro assumersi la responsabilità politica sulla
indizione o meno dello sciopero; che questo invito sarebbe segno della forza
del movimento delle donne, e, cosa assolutamente non vera, che questo
permetterebbe di parlare con le lavoratrici iscritte e di aprire contraddizioni
nella Fiom.
Su
questo, fino al termine dell'assemblea, vi sono stati interventi contrari, in
particolare quelli di Livorno, del Mfpr, di alcune di nudm di Milano, altri
quantomeno dubbiosi e sorpresi di dover subito discutere di questo. In
particolare vari interventi, nel denunciare la linea della Cgil, hanno
sottolineato come i sindacati confederali portino avanti un'azione di
frammentazione e di confusione tra le lavoratrici, confondendo il diritto alla
lotta, allo sciopero che è individuale con l'appartenenza ai sindacati
confederali, mantenendo in questo modo i loro spazi di potere; hanno detto che,
soprattutto, non vanno assolutamente assimilate gerarchie sindacali e iscritte
ai sindacati, che, quindi, andare al congresso della Fiom non significa affatto
andare a parlare con le lavoratrici (il Congresso è la massima assise, in cui
non va la stragrande maggioranza delle delegate: “vi sono almeno tre livelli di
filtro”); che oggi questi sindacati non è affatto vero che portino in piazza
più persone; che è dubbio che il rapporto con i vertici Fiom/Cgil sia utile per
un rapporto con le lavoratrici, potrebbe invece costituire delle catene per
noi: “non è detto che non ci impacchettino”, ecc.
Ma
tutte queste argomentazioni anche di “buon senso”, e altre non hanno cambiato
la decisione.
Al di
là del merito, è stata ed è scorretta la prassi di Nudm Roma, tavolo della presidenza, per cui non
all'inizio, ma nella seconda metà dell'assemblea, con una parte delle realtà
ormai andata via, si è posto l'aut-aut di decidere subito, ma di fatto portando
una decisione già presa.
Il
richiamo all’esempio della Spagna su come hanno costruito lo sciopero è fuori
luogo; non si fa affatto riferimento al fatto che le spagnole sono andate a
contestare i sindacati “obbligandoli” ad indire lo sciopero e coinvolgendo le
lavoratrici, hanno occupato le sedi sindacali con gli striscioni e scontrandosi
con il servizio d'ordine.
Nè va
bene, se non per mettersi a posto la coscienza, dire: noi andiamo e poi se non
indicono lo sciopero, occupiamo le sedi della Cgil.
Le
compagne del Mfpr condividono ognuna delle argomentazioni contrarie che abbiamo
riportato in sintesi sopra.
Qui
vogliamo solo aggiungere alcune cose, frutto anche della nostra esperienza
diretta, dato che nell'assemblea non c'è stato tempo per reintervenire.
Un
lavoro articolato per organizzare lo sciopero tra tutte le lavoratrici,
iscritte o no ai sindacati, è sempre stato praticato da chi sta ogni giorno con
le lavoratrici, organizza lo sciopero delle donne principalmente nei e verso i
luoghi di lavoro, nelle fabbriche, dove è inevitabile il rapporto, confronto, e
spesso scontro coi sindacati; ma giustificare l'accettare dell'invito al
Congresso Fiom per parlare alla base, alle iscritte, è invece tutt'altra cosa.
E' passare dal nostro al loro terreno.
Se si
vuole coinvolgere tutte le lavoratrici, si fa un lavoro lungo, si va a parlare
ai posti di lavoro con le lavoratrici - dove se ne sentiranno di denunce di
decine e decine di fatti, accordi contro le lavoratrici fatti dalla Fiom e
dagli altri sindacati - si fanno schierare le delegate. Questo può
rappresentare una sfida ai sindacati, questo può costringere la Cgil, la Fiom,
altri pezzi dei sindacati confederali ad indire lo sciopero, ma appunto solo
questa azione "autonoma" del movimento delle donne. Questo è già
accaduto nello sciopero delle donne del 2013, dove alcune delegate, Rsu
imposero loro in direttivi di settore della Cgil la proclamazione dello
sciopero o in alcune fabbriche lo indissero loro in aperto contrasto con le
segreterie della Cgil. Facemmo, allora, una lettera aperta alla Fiom-Cgil, ai
sindacati di base, ma non la portammo alle sedi dei direttivi sindacali, ma nei
posti di lavoro, alla stampa, ecc. Questo creò contraddizioni, in alcune Rsu,
nelle segreterie sindacali, in posti di lavoro, soprattutto fabbriche
metalmeccaniche.
Poi,
chi usa chi? La Fiom non è fessa, a fronte di una mobilitazione del movimento
delle donne di circa 200 mila persone, sa bene che deve avviare una
interlocuzione, ma lo fa dall'altezza del suo congresso, in un confronto solo
con una ristretta delegazione di Nudm; in una situazione peggiore per le donne
e migliore per le gerarchie fiom/cgil.
Concludiamo
con le parole di una compagna; va bene sì la gioia (e questa si è espressa
tanta soprattutto il 24), ma occorre anche rabbia!
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