13/12/18

All'Italpizza le lavoratrici e i lavoratori hanno vinto una battaglia




Italpizza: uno sciopero che vince contro il DL Sicurezza di Salvini

Si è conclusa martedì, dopo sei giorni di sciopero e picchetto, la vertenza dei lavoratori e delle lavoratrici Italpizza di San Donnino, paese alla periferia di Modena.
Quella di Italpizza è la realtà di una importante azienda italiana nel campo della produzione di pizze surgelate, esportate a livello globale, che impiega soltanto alcune decine di dipendenti, mentre circa 500 sono quelli che lavorano inquadrati in due cooperative, Cofano ed Evologica, che gestiscono personale impiegato presso Italpizza anche in altri stabilimenti: una situazione simile a quella di tante altre aziende di questo e altri settori, in particolare in Emilia, ma tipica di una notevole fetta dell’economia italiana di oggi, molto lanciata nell’aumento del profitto tramite l’allungamento della giornata lavorativa, l’aumento dei ritmi di lavoro e il taglio (grazie ai governi compiacenti, di qualsiasi colore) di imposte e costi vari legati all’assunzione di manodopera “in proprio”. Nel caso particolare di Italpizza, come segnala Infoaut, “grazie all’entrata in scena dell’onnipresente industriale Cremonini (leader nella trasformazione delle carni lavorate) che ha immesso capitale per l’ammodernamento delle linee e delle tecniche di conservazione, è stato possibile incrementare il fatturato annuo attestandosi su un valore di circa duecento milioni di euro, con una produzione giornaliera che sfiora le 250 mila pizze al giorno, recentemente alla ribalta della cronaca per aver ottenuto dal Comune di Modena la possibilità di espandere la propria area produttiva di circa 1750 mq”.
Come già successo tante volte nella logistica e nel settore delle carni modenesi, due settimane fa diversi lavoratori Italpizza, iscrivendosi al SI Cobas, hanno denunciato situazioni di sfruttamento “classiche”: inquadramento nel contratto “multiservizi” al posto di quello della ristorazione (che ha condizioni di lavoro migliori e salario più alto), arbitrarietà nell’assegnazione dei turni di lavoro, con punti di sedici ore di lavoro conclusive con “ben” due pause di 20 minuti… e come da prassi consolidata, non appena si sono alzate lamentele in forma organizzata, è calata una pioggia di 13 sospensioni, trasferimenti, licenziamenti.
Parte allora lo sciopero con picchetti davanti ai cancelli Italpizza e così i lavoratori riescono a strappare un primo tavolo di trattativa in prefettura il 5 dicembre, e alcune garanzie rispetto a chi era stato colpito da sospensioni.
Il tavolo però non risolve nulla e le cooperative ribadiscono la loro posizione netta: nessun riconoscimento di delegati sindacali dei lavoratori, nessuna discussione collettiva. Ricomincia così lo sciopero con picchettaggio che, come da tradizione ormai nella Modena “moderna” delle “eccellenze”, vede un intervento costante e massiccio di polizia e carabinieri, pronti a fare il loro dovere e ad aprire la strada ai camion in entrata e in uscita dagli stabilimenti… e a togliere di mezzo i lavoratori, ricorrendo con abbondanza all’uso di gas lacrimogeni e a cariche, nonostante la presenza persino di lavoratrici in gravidanza. Proprio le lavoratrici, però, mostrano una decisione e un coraggio esemplari, affrontando così i lanci ripetuti di fumogeni: “Sappiamo di avere ragione, stiamo reagendo ad anni di soprusi: il gas CS è come un profumo Chanel!”.
È così che si diffonde la notizia dello sciopero nella provincia e in tutta Italia, e la folla di scioperanti e solidali cresce, permettendo una buona presenza in presidio sotto la prefettura martedì 10, quando una delegazione trattante è finalmente ricevuta in prefettura dopo ore e ore di picchetto, che è iniziato alle 3 di mattina ed è stato bombardato di gas dalla polizia e attaccato brutalmente dalla celere. Prima di mezzogiorno arriva la notizia di un nuovo incontro in prefettura per il giorno dopo, il quale ha esito positivo: ricollocamento presso il cantiere Italpizza nei tempi tecnici utili e comunque entro il 20 gennaio 2019 di 13 lavoratori recentemente destinati ad altri stabilimenti con regolare retribuzione fino alla data del ricollocamento; verifica delle posizioni contrattuali con riferimento alla regolarità contributiva e retributiva con i lavoratori – non isolati ma rappresentati ; verifica della corretta applicazione dei riposi compensativi e dei turni.
Il tutto, “ovviamente”, con una netta condanna da parte del prefetto alla “violenza” e alla illegalità della pratica di lotta dei lavoratori Italpizza: una condanna che è una medaglia al petto per questi lavoratori e lavoratrici, che hanno datto un brillante esempio di lotta per migliori condizioni di vita e contro le leggi anti-operai e anti-immigrati del governo “del cambiamento” “amico del popolo”.
Questa prima vittoria, va da sé, è solo un primo passo della riscossa dei lavoratori nel gruppo Italpizza, come della reazione al razzismo di Stato e alle leggi contro lavoratori e immigrati: condividiamo e riportiamo di seguito le considerazioni del coordinamento modenese del SI Cobas pubblicate ieri.
Prima vittoria a Italpizza: prima vittoria contro il DL Salvini
Dopo sei durissime giornate di sciopero, che hanno visto centinaia di operai e solidali raccogliersi davanti ai cancelli del colosso della pizza surgelata, resistendo a cariche e lacrimogeni, è finalmente stato siglato un primo accordo su tre punti:
1) Tutte le 13 lavoratrici e lavoratori colpiti da licenziamenti, sospensioni e trasferimenti punitivi torneranno al loro posto di lavoro, entro e non oltre il 20 gennaio prossimo, regolarmente retribuiti per tutto il periodo di assenza.
2) I turni di lavoro dovranno rispettare periodo di riposo, festività e riposi compensativi. L’odiosa e illegale pratica del lavoro a chiamata deve cessare.
3) Istituzione di un tavolo sindacale in cui valutare le condizioni contrattuali, retributive e contributive di ciascun lavoratore.
Su questo ultimo punto la trattativa si è arenata nelle sale della prefettura: per ben sei ore il S.I. Cobas ha negoziato con gli avvocati e i consulenti mandati da Italpizza e dalle cooperative Evologica e Cofamo, che in ogni modo hanno tentato di far fallire l’accordo.
Come ci è stato chiaramente detto davanti al prefetto stesso, le cooperative non accettano la presenza del nostro sindacato all’interno dello stabilimento e, nonostante l’accordo siglato, hanno promesso di ostacolare con ogni mezzo la verifica dei contratti, dei turni e dei riposi. Una battaglia è stata vinta, ma la guerra con i colossi cooperativi è tutt’altro che finita.
Il prefetto durante tutta la trattativa ha insistito sul fatto che le nostre modalità di sciopero sono illegali, senza mai spendere una parola sul vergognoso sistema di sfruttamento (quello sì completamente fuorilegge, come anche denunciato pubblicamente dalla Flai-CGIL di Modena) che regna a Italpizza e in generale su tutto il territorio modenese, né sulle violenze delle forze dell’ordine o sull’uso massiccio di gas CS, proibito a livello internazionale come arma chimica da guerra.
L’eroica resistenza delle donne e degli uomini davanti a quei cancelli è stata la prima grande risposta nazionale al DL Salvini e alla procura modenese, già tristemente nota per il suo accanimento contro sindacati e movimenti sociali. Nei fatti l’obiettivo di Salvini è già fallito: è stata vinta la paura, nessuno – uomo o donna – si è tirato indietro, nessuno si è fatto intimidire!
Quella di Italpizza non è una semplice vertenza, ma una battaglia per la libertà sindacale e la giustizia sociale, per il riscatto dei lavoratori, in particolare delle donne e dei migranti, contro il razzismo. In una parola: è una battaglia che tutt* insieme dobbiamo vincere.
Facciamo quindi appello a tutti i collettivi, movimenti, comitati, sindacati e partiti che ci hanno espresso solidarietà a tenere alta la guardia e prendere parte attiva alla lotta, ciascuno secondo le proprie possibilità, senza paura.
SOLO LA LOTTA PAGA! UNITI SI VINCE!

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