Vari altri interventi si sono succeduti. Molto buono e molto applaudito quello delle lavoratrici della Sodexo che, nel raccontare la loro lotta, la repressione subita dopo lo sciopero delle donne, hanno detto una questione chiave (ripresa anche da altri interventi):
non bisogna fare solo parole, dobbiamo fare i fatti! E questo anche per la manifestazione del 25 novembre, che non deve essere una "passeggiata", ma un corteo combattivo, "contro", proponendo una tappa al Ministero del Lavoro.
Nello stesso tempo queste compagne hanno posto un problema chiave, di lotta e critica anche nel movimento sindacale, nei sindacati di base: occorre - hanno detto - una nuova forma sindacale che metta in evidenza il protagonismo delle donne.
Nello stesso tempo queste compagne hanno posto un problema chiave, di lotta e critica anche nel movimento sindacale, nei sindacati di base: occorre - hanno detto - una nuova forma sindacale che metta in evidenza il protagonismo delle donne.
Questo è importante. Le lavoratrici del Mfpr è da anni che portano avanti questa battaglia; questo fa sì che lo Slai cobas per il sindacato di classe, in cui sindacalmente stiamo e che abbiamo contribuito ad organizzare, sia diverso dagli altri sindacati di base, perchè le donne, lavoratrici, disoccupate, precarie, ne sono il cuore e la forza organizzata, decisionale, determinante nelle posizioni, nelle lotte, nelle concezioni, su cui le lavoratrici fanno una battaglia critica quotidiana ideologica e pratica nell'insieme dei lavoratori, come a volte nel corso delle lotte.
Nella preparazione dei primi scioperi delle donne e in quello dell'8 marzo scorso questo problema è emerso ed è stato un terreno di lotta/critica verso alcuni sindacati di base, dal dirigente dello Slai cobas ufficiale di Pomigliano, all'Usb, al Si,cobas, trovandoci a volte a dover affrontare un'atteggiamento di sottovalutazione della questione anche da parte delle stesse lavoratrici iscritte a questi sindacati di base).
Tornando all'assemblea.
Anche da altri interventi di realtà di lavoratrici sta venendo fuori in questa assemblea nazionale un aspetto che è un passo avanti rispetto alla precedente assemblea nazionale di Roma: questa volta le lavoratrici non sono un "tema" ma sono un soggetto reale, che si prendono in mano il Tavolo sul lavoro.
Tornando all'assemblea.
Anche da altri interventi di realtà di lavoratrici sta venendo fuori in questa assemblea nazionale un aspetto che è un passo avanti rispetto alla precedente assemblea nazionale di Roma: questa volta le lavoratrici non sono un "tema" ma sono un soggetto reale, che si prendono in mano il Tavolo sul lavoro.
C'è molto più forte la volontà e necessità di mettersi in collegamento, di fare "rete" tra le realtà in lotta delle lavoratrici.
Non, però, un collegamento virtuale, ma soprattutto reale, da qui le proposte: le femministe devono entrare nei posti di lavoro se le lavoratrici hanno dei problemi; la questione dell'inchiesta nei posti di lavoro delle donne; la proposta da noi portata della "marcia delle donne" - che è il modo concreto per poter fare inchiesta diretta parlando con le lavoratrici, per poter entrare nei luoghi di lavoro, e dare forza alle lavoratrici.
Vari interventi di donne di Torino hanno posto la necessità di una radicalizzazione delle lotte. E' stato detto: sulle varie tematiche, non chiamiamole "campagne" ma lotte.
E hanno raccontato le buone iniziative fatte a Torino, a partire da quella contro il giudice che aveva assolto uno stupratore perchè la donna "non aveva gridato durante la violenza sessuale".
Poi, facendo riferimento agli interventi delle lavoratrici delle cooperative sociali, hanno parlato della necessità di collegamento di queste realtà lavorative; della femminilizzazione del lavoro, riprendendo anche il discorso dell'inchiesta.
Un altro intervento di Torino ha posto con forza la necessità di alzare il tiro nella lotta contro i padroni, che non sono "pezzi di merda" solo perchè ti molestano, ma perchè sono padroni.
Nel Tavolo e nell'assemblea stanno emergendo, più chiaramente per tutte, che vi è una differenza con le posizioni delle organizzatrici romane di Nudm e quindi che occorre fare una lotta di posizione per far andare avanti la mobilitazione che serve.
Questo si è visto in modo chiaro quando nel pomeriggio sono intervenute le compagne di Roma che nella precedente assemblea nazionale a Roma gestivano l'assemblea. Anche a Pisa, sia pur in una situazione non "in mano loro", hanno cercato di mettere un "cappello", di annacquare lo spirito combattivo che fino ad allora vi era stato nell'assemblea (qui significativa è la denuncia di una compagna di nudm di Pisa che ha detto incazzata che a Roma non si quaglia, si dichiarano obiettivi ma non si fanno le lotte), sia cercando di riportare il dibattito su un confronto freddo e inutile sulle piattaforme fatte a tavolino (reddito di autodeterminazione che dovrebbe "liberare" le donne dal lavoro salariato, dallo sfruttamento (sic!) - welfare state - gender gap, ecc.); sia proponendo una tappa intermedia al 25 novembre, con una campagna/giornata contro le molestie sessuali, che a Roma potrebbe farsi verso il Dipartimento delle pari opportunità, il Ministero del Lavoro, ma in una logica riformista e perdente di "interlocuzione", e col risultato di depotenziare il corteo del 25 novembre che invece tante vogliono che alzi il tiro dello scontro col governo e lo Stato. D'altra parte questa proposta di campagna contro le molestie sessuali porta una visione delle lavoratrici come "vittime".
A questo giustamente ha risposto una compagna di Bologna dicendo che le lavoratrici non sono vittime, ma piuttosto non trovano punti di riferimento, non sanno come uscirne.
Altri interventi sono tornati sullo sciopero delle donne per valorizzarlo e dire che ora non deve essere messo da parte, occorre rifarlo e inserire la questione dello sciopero delle donne in tutte le battaglie che facciamo.
Non, però, un collegamento virtuale, ma soprattutto reale, da qui le proposte: le femministe devono entrare nei posti di lavoro se le lavoratrici hanno dei problemi; la questione dell'inchiesta nei posti di lavoro delle donne; la proposta da noi portata della "marcia delle donne" - che è il modo concreto per poter fare inchiesta diretta parlando con le lavoratrici, per poter entrare nei luoghi di lavoro, e dare forza alle lavoratrici.
Vari interventi di donne di Torino hanno posto la necessità di una radicalizzazione delle lotte. E' stato detto: sulle varie tematiche, non chiamiamole "campagne" ma lotte.
E hanno raccontato le buone iniziative fatte a Torino, a partire da quella contro il giudice che aveva assolto uno stupratore perchè la donna "non aveva gridato durante la violenza sessuale".
Poi, facendo riferimento agli interventi delle lavoratrici delle cooperative sociali, hanno parlato della necessità di collegamento di queste realtà lavorative; della femminilizzazione del lavoro, riprendendo anche il discorso dell'inchiesta.
Un altro intervento di Torino ha posto con forza la necessità di alzare il tiro nella lotta contro i padroni, che non sono "pezzi di merda" solo perchè ti molestano, ma perchè sono padroni.
Nel Tavolo e nell'assemblea stanno emergendo, più chiaramente per tutte, che vi è una differenza con le posizioni delle organizzatrici romane di Nudm e quindi che occorre fare una lotta di posizione per far andare avanti la mobilitazione che serve.
Questo si è visto in modo chiaro quando nel pomeriggio sono intervenute le compagne di Roma che nella precedente assemblea nazionale a Roma gestivano l'assemblea. Anche a Pisa, sia pur in una situazione non "in mano loro", hanno cercato di mettere un "cappello", di annacquare lo spirito combattivo che fino ad allora vi era stato nell'assemblea (qui significativa è la denuncia di una compagna di nudm di Pisa che ha detto incazzata che a Roma non si quaglia, si dichiarano obiettivi ma non si fanno le lotte), sia cercando di riportare il dibattito su un confronto freddo e inutile sulle piattaforme fatte a tavolino (reddito di autodeterminazione che dovrebbe "liberare" le donne dal lavoro salariato, dallo sfruttamento (sic!) - welfare state - gender gap, ecc.); sia proponendo una tappa intermedia al 25 novembre, con una campagna/giornata contro le molestie sessuali, che a Roma potrebbe farsi verso il Dipartimento delle pari opportunità, il Ministero del Lavoro, ma in una logica riformista e perdente di "interlocuzione", e col risultato di depotenziare il corteo del 25 novembre che invece tante vogliono che alzi il tiro dello scontro col governo e lo Stato. D'altra parte questa proposta di campagna contro le molestie sessuali porta una visione delle lavoratrici come "vittime".
A questo giustamente ha risposto una compagna di Bologna dicendo che le lavoratrici non sono vittime, ma piuttosto non trovano punti di riferimento, non sanno come uscirne.
Altri interventi sono tornati sullo sciopero delle donne per valorizzarlo e dire che ora non deve essere messo da parte, occorre rifarlo e inserire la questione dello sciopero delle donne in tutte le battaglie che facciamo.
Lo Sciopero delle donne ha messo in campo dei rapporti di forza, non legati solo alla questione lavoro ma a tutti gli aspetti dell'oppressione.
A parte i momenti assembleari molto utili sono i momenti di pausa, per parlare direttamente tra le varie realtà, scambiarsi esperienze di lotte, prendere contatti diretti.
(OGGI ASSEMBLEA PLENARIA)
da MFPR
da MFPR
Nessun commento:
Posta un commento