02/10/17

Catalogna - la repressione neofranchista raccontata dalla gioventù catalana e la denuncia di Maria


"Stavo difendendo le persone anziane perché hanno colpito i bambini e gli anziani. Mi hanno tirato per le scale, mi hanno dato calci, mi hanno toccato il seno mentre ridevano, mi hanno colpito, mi hanno rotto le dita delle mano una ad una"
Marta, 25 anni, ha raccontato ieri gli abusi subiti dalla Guardia Civil durante le votazioni di ieri. Ovviamente alle mazzate si aggiunge la violenza sessuale quando sei donna e non abbassi la testa, addirittura ti metti a difendere le persone che si stanno recando a votare.

Più avanti riportiamo, "una lunga storia", uno scritto tratto dalla Coordinamenta femminista e lesbica, che offre una ricostruzione storica abbastanza articolata della situazione politica in Spagna, anche se non lo condividiamo pienamente


 

 

“Una lunga storia”

Durante la seconda repubblica spagnola (1931-1939) l’approvazione degli statuti autonomi della Catalogna e del Paese Basco aveva rappresentato il primo passo verso la costruzione di uno Stato di tipo federale, ma la vittoria del franchismo aveva portato alla repressione della cultura catalana e basca.
La Spagna nata dopo la morte di Franco ha scartato qualsiasi ipotesi di messa sotto accusa di coloro che avevano partecipato alla dittatura e alla sua violenza, tanto da promulgare nel 1977 un’amnistia di tutti i crimini del franchismo conosciuta come “patto dell’oblio” nome che rende in maniera impressionante quale ne sia stata la volontà politica. Dopo quasi quarant’anni di oppressione nel corso dei quali migliaia di persone sono state torturate, incarcerate e decine di migliaia di prigionieri politici sono stati uccisi, nessuno ha dovuto rispondere di tanta violenza, dolore e morte.
Le forze più reazionarie operanti sotto il franchismo hanno poi continuato a far parte dell’esercito, della polizia e della magistratura. La transizione dal ’75 all’82 si è tradotta in una rinuncia della speranza di vedere un giorno i responsabili dei loro crimini renderne conto. E’ qui, in questo diniego della realtà storica, l’origine dell’attuale crisi politica della Spagna.
Questo insieme di passaggi, di responsabili della dittatura non chiamati in giudizio, della loro permanenza nei ranghi della polizia, dell’esercito e della magistratura, della creazione di statuti autonomi al ribasso e spesso mai realizzati, fa dell’attuale democrazia spagnola una sorta di prolungamento con altri abiti della dittatura. Esempio più eclatante è stata la “guerra sporca” fatta di arresti, torture, omicidi, condotta dal ’76 all’87 da agenti dello Stato che però non usavano sigle ufficiali ma si camuffavano dietro sigle di comodo di cui la più famosa è il GAL Ma tutti conoscevano la matrice di questa violenza.
Il GAL si è coperto dei più feroci delitti mostrando una linea di continuità con i metodi della repressione franchista a tal punto che due ventenni Josean Lasa e Joxu Zabala, vennero rapiti nella città basca francese di Baiona, torturati per giorni nei sotterranei di quella che è poi diventata la residenza del governatore Jauregui e infine uccisi con una pallottola in testa e sotterrati sotto uno strato di calce viva a Busot, una sperduta località nella zona di Valencia. I poliziotti coinvolti furono pagati ed intascarono i fondi riservati alle operazioni sporche e/o coperte. Naturalmente voi penserete che la Francia abbia fatto fuoco e fiamme per questa flagrante violazione del suo territorio e, invece, Laurent Fabius in un’intervista televisiva dell’aprile del 1986 affermava che l’idea di eliminare fisicamente i militanti baschi in territorio francese “non mi sorprende e, non spettando a me questa decisione, non l’ho presa, ma se avessi dovuto farlo, lo avrei fatto”. Voi vi chiederete, ma chi è questo ineffabile personaggio? Un alto dirigente del partito socialista francese e primo ministro dal 1984 al 1986.
L’ingordigia di denaro ha, inoltre, fatto sì che spesso venissero ammazzate le persone sbagliate: sicuramente ci sono state otto vittime di scambi di persona tra l’83 e l’87. Com’è andata a finire? Che il governo di Felipe Gonzales ha promosso nel 1995 il capo dell’antiterrorismo a San Sebastian il colonnello Enrique Rodriguez Galindo a generale, nonostante tutti sapessero. Come disse Juan Ramo Recalde, ex ministro della giustizia dei paesi baschi “tutta la Spagna sapeva, il governo Gonzales, il suo Psoe, l’opposizione Pp, l’opinione pubblica, tutti avevano capito che dietro il GAL c’erano gli apparati di sicurezza.”
L’attuale comportamento del Partido Popular, Pp, con il consenso del Partito socialista, Psoe, nei riguardi della Catalogna testimonia, se ancora ce ne fosse bisogno, il legame sentimentale e ideologico che lo unisce al passato dittatoriale di cui rifiuta di sottoscrivere la condanna e insiste perché tutto sia coperto dalla coltre, appunto, dell’oblio. L’unica cosa in cui si è distinto il Pp è la menzogna criminale di accusare l’ETA come autrice degli attentati di Madrid del 2004, bugia colossale dovuta non a ignoranza ma a cattiva fede. Scelta che avrebbe dovuto legittimare la persecuzione e la repressione della lotta dei Paesi Baschi.
Alla nascita del Pp, nel 1989, ha partecipato anche l’Alleanza Popolare allora diretta da Manuel Fraga ex ministro di Franco e nel Pp, incoraggiati dalla chiesa cattolica, contano, e tanto, personaggi legati ai Legionari di Cristo. Con il pretesto della guerra contro il “terrorismo”, nel 2003 la Audiencia Nacional ha emesso un’ordinanza di chiusura nei confronti di Eugunkaria, una rivista basca il cui ex direttore Peio Zubiria si è ammalato nel corso della detenzione. Quanto al suo collaboratore Martxelo Otamendi ha denunciato di essere stato torturato. Ma il Ministero dell’Interno lo ha querelato per diffamazione ricordando che l’ETA consiglia ai suoi attivisti di “denunciare sistematicamente di essere torturati”. Dice Otamendi “l’interdizione di Batasuna e di Egunkaria, decisa da Madrid contro la volontà del popolo basco e senza possibilità di ricorso da parte del governo autonomo conferma ciò che sapevamo già: l’autonomia illusoria e la democrazia inesistente”
Per questo l’esercizio e l’uso della memoria non si deve limitare al franchismo, ma inglobare tutta la storia recente della Spagna. Crimini su crimini. Mentre la difesa della memoria e della dignità, le vittime delle dittature cilena e argentina sono in grado di poterla esercitare, questo è impedito in Spagna alle vittime del regime franchista e di quello post- franchista del Pp e dei suoi alleati socialisti.
Di crescendo in crescendo, nel 2001 è stata concessa una decorazione postuma a Meliton Manzanas capo della polizia di Franco a Irun, collaboratore della Gestapo, che aveva torturato e fatto torturare centinaia di baschi e ci tocca a questo proposito citare il rapporto annuale del 2001 di Amnesty International “l’esistenza di una vera e propria situazione di impunità per gli agenti di pubblica sicurezza riconosciuti colpevoli di torture contro militanti dell’ETA e immigrati”. Eh, già, perché non si limitavano solo ai militanti politici, ma esercitavano le torture anche nei confronti degli immigrati. Tutti rimasti non solo al loro posto, ma addirittura promossi.
Nel 2002 il governo ha inviato poliziotti spagnoli per interrogare una ventina di prigionieri marocchini nel carcere americano di Guantanamo. Naturalmente con la disponibilità del governo Usa, ma questo non toglie che tutta l’operazione era illegale compreso la non restituzione come da accordi di Guantanamo a Cuba. Ma c’è stato qualcuno, magari magistrato, che ha ricordato che era una violazione del diritto internazionale? La motivazione ufficiale è sempre la stessa, la lotta al terrorismo. A questo punto fra i terroristi, chiaramente, andrebbero anche inseriti gli operai agricoli marocchini che clandestini, senza diritti, lavorano in semi schiavitù in Spagna. Forse il governo voleva sapere se le rivolte in Andalusia nel 2002 dei lavoratori marocchini erano state fomentate e non dovute agli abusi, al razzismo che li rappresentava come sporchi, puzzolenti e pericolosi e per di più non rasati e pigri. Però le fragole, i pomodori, la frutta e la verdura che raccoglievano e che finiva sulle tavole degli spagnoli, quella sì era buona e a basso costo.
Josè Maria Aznar, mentre sbandierava inesistenti confronti tra ETA e Al Qaeda, si allineava al Pentagono sulla questione irachena e, dato che al peggio non c’è mai fine, nel marzo del 2003 il Tribunale Supremo spagnolo aveva messo fuori legge Herry Batasuna. Neanche l’Inghilterra ha mai messo fuori legge il Sinn Fein, braccio politico dell’IRA.  Tra l’altro, coloro che ricordano il codice penale e il legalismo solo quando fa loro comodo dimenticano che il codice spagnolo, sulla carta, vieta la dispersione tra varie prigioni dei detenuti mentre di fatto i loro parenti devono percorrere centinaia di chilometri per incontrarli e ben tredici sono morti in incidenti stradali. Ma queste sono quisquilie.
Il giudice Baltasar Garzon che ha messo fuori legge Batasuna e l’organizzazione della gioventù SEGI con l’accusa di terrorismo sottoscrive la scelta di Madrid di impedire il referendum in Catalogna? O stavolta preferisce il silenzio? Lui che era tanto querulo quando si trattava di sequestrare i locali di Batasuna, di bloccare i relativi conti bancari, di chiudere i siti internet e di richiedere 24 milioni di euro come risarcimento delle violenze urbane che avrebbero commesso i giovani di SEGI.
L’abisso in cui vive la società spagnola è dimostrato dalle campagne di calunnie e dall’aggressività e dal discredito gettato nei confronti di Zapatero quando nel 2004 nel terzo anniversario della sua nomina alla presidenza del governo cercò in maniera cauta di riaprire il discorso sulle vittime della violenza franchista e post franchista. Ma nonostante la forte crescita economica, il tasso di disoccupazione mai così basso dal 1979, un’adesione ai principi neoliberisti in campo economico, è stato costretto a ritirarsi dalla vita politica per il fuoco concentrico del Pp e del suo stesso partito.
Una nota particolare merita lo sbandierato nazionalismo a partire da Franco e dai franchisti fino ai fascisti di oggi che si manifesta a corrente alternata: ora sì contro le rivendicazioni di indipendenza della Catalogna e dei Paesi Baschi, ora no nei confronti di Gibilterra. Ma Gibilterra è spagnola o inglese? Con l’Inghilterra mettono la coda fra le gambe.
Va ricordata, inoltre, la pesante ingerenza della Chiesa Cattolica nelle vicende spagnole, una chiesa che si era esposta in appoggio al franchismo e per la quale gli anni sono passati invano, sempre lì è collocata. E che dire dell’Unione Europea che si schiera dalla parte di Madrid e appoggia i nazisti in Ucraina? sono i degni eredi dei governi francese e inglese che disinteressandosi alle vicende spagnole durante la guerra civile di fatto hanno aiutato il franchismo a vincere.
E allora ritorniamo a Felipe Gonzales che, per chi non lo sapesse, è stato Primo ministro del Governo spagnolo dal 2 dicembre 1982 fino al 5 maggio 1996 ed è stato segretario generale del Partito Socialista Operaio Spagnolo dal 1974 al 1997.
Alla continuità del regime franchista hanno partecipato tutti, non solo magistratura, polizia ed esercito, ma anche Pp e Psoe e i loro governi. Sono le istituzioni spagnole che sono impregnate di franchismo fino al midollo.
Ci sono tautologie che dicono tutto. Dichiarare che le vicende spagnole sono anzitutto spagnole è una di queste. Come la guerra civile spagnola prima di essere un evento è stata il primo episodio della conflagrazione mondiale, così le attuali vicende sono il prodromo di ben altri scenari e i ruoli sono sempre gli stessi compresi quelli dell’Inghilterra conservatrice e della Francia dei fronti popolari e oggi del governo En Marche.
Nel 1939 i fascisti spagnoli entravano a Barcellona, nel 2017 la storia si ripete.

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