Il
15-16 Novembre a Taormina (Me) si terrà il G7 Pari Opportunità,
l’ennesimo banchetto dei 7 Grandi, questa volta in salsa rosa, per
decidere per noi e su di noi, all’interno delle solite logiche liberiste
maschili e patriarcali. La ministra Maria Elena Boschi parlerà della
violenza di genere nel nostro paese come fosse una nuova emergenza,
scoppiata questa estate, assieme alle tante altre delle quali hanno
bisogno i nostri politici per legittimarsi, con tutti i casi di stupri e
femminicidi che hanno riempito la cronaca italiana. Parlerà di una
crescita occupazionale femminile, ‘sensibile’, ‘confortante’ nel nostro
paese. Parlerà di diritti delle donne e ci dirà che c’è ancora tanto da
fare ma che loro, i G7, si stanno muovendo nella giusta direzione. Al
suo fianco ci sarà anche Ivanka Trump, visto che nemmeno la Women’s
March l’ha convinta che la sua presenza a questo tavolo delle Pari
Opportunità è quanto meno grottesca.
Ecco
in una immagine quello che sarà il tavolo del “G7 Pari Opportunità”: un
summit che vorrebbe essere rassicurante ed invece non può che risultare
grottesco ed omertoso sulle discriminazioni che nei cosiddetti grandi
sette (paesi) le donne ancora oggi subiscono.
Quello
che non dirà a quel tavolo, LO DIREMO NOI, che saremo a Taormina per
contestare questo G7 e per autorappresentarci, dal basso, come facciamo
ogni giorno. “NOI NON CI SENTIAMO RAPPRESENTATE DA VOI, NOI SIAMO OLTRE
LE
VOSTRE PARI OPPORTUNITA’”, QUESTO VOGLIAMO URLARE.
La violenza è l’obiezione.
Gli
stessi Stati che come un “buoni patriarchi’’ ci raccontano di “pari
opportunità” e “diritti delle donne” da elargire, contemporaneamente ci
espropriano del diritto di scegliere su tutto quello che riguarda il
nostro corpo.
L’obiezione
di coscienza in Italia ha raggiunto una media nazionale del 70% e in
alcune regioni, come la Sicilia, dove si terrà questo G7, tocca punte
del 90%. La legge 194 viene disattesa su tutto il territorio nazionale,
una vera e propria violenza di genere capillare e diffusa.
Lo
vogliamo ribadire: violenza di genere e di Stato è l’obiezione di
coscienza, è la proposta fascista del Piano di Fertilità della Lorenzin,
è la permanenza di movimenti antiabortisti davanti ai consultori, è il
taglio dei fondi ai centri antiviolenza.
Trattare
la violenza di genere come un’emergenza, un’onda improvvisa che si è
alzata negli ultimi mesi, così come i media ci raccontano da un’estate, è
il limite di una società ancora patriarcale che non vuole fare i conti
con se stessa. La violenza di genere è STRUTTURALE, permane nei valori
interiorizzati nel privato e nei codici espressi nella dimensione
pubblica, mediatica e istituzionale.
La violenza è la mancanza di una educazione all’affettività ed alla consapevolezza
La
violenza, oggi, inizia con la diffusione di una cultura sessista sin
dalle scuole primarie e dagli asili, e non basta la testimonianza
contraria di numerose educatrici e docenti che provano a costruire una
educazione all’affettività e alla sessualità, nonostante la panzana
dell’educazione gender e la paura diffusa ad arte tra i genitori e
nonostante la mancanza di una formazione adeguata delle insegnanti.
Nonostante
decenni di politiche di austerità, che hanno massacrato e massacrano il
nostro sistema di formazione a tutti i livelli. Bisogna lavorare sulla
consapevolezza delle ragazze, servono materiali, contenuti disciplinari e
di storia delle donne e del loro processo di liberazione. E’ necessario
contrastare l’arretramento del rapporto tra ragazzi e ragazze, che ha
le sue basi nelle condizioni di vita e di crisi sociale, ma anche in un
immaginario collettivo delle relazioni inquinato dall’ideologia
consumista. Con la consapevolezza che, attraverso l’educazione alle
differenze, la formazione è probabilmente il più valido strumento di
prevenzione e contrasto alla violenza di genere.
La
violenza è la comunicazione, sono i processi mediatici, è la
militarizzazione securitaria dei territori, è la devastazione ad opera
delle grandi opere
In
questo contesto i casi di stupro diventano sistematicamente processi
mediatici alle donne, alla loro ‘condotta’ di vita, al modo di vestire, e
lo stesso accade nei tribunali. Lo vogliamo ribadire: lo stupro non è
sesso, è esplicitazione materiale (una delle tante) di un rapporto di
potere diffuso nella società. Solo il 7% delle donne denuncia abusi e
violenze. Affrontare la questione con piglio da emergenza si tradurrà in
nuove politiche securitarie, militarizzazione dei territori,
sorveglianza e controllo dei corpi; sempre i nostri
corpi di donne, migranti e native.
corpi di donne, migranti e native.
Come
ha detto la marea di Non Una di Meno LE STRADE SICURE LE FANNO LE DONNE
CHE LE ATTRAVERSANO. Come, qui in Sicilia, di recente, hanno fatto le
Mamme No Muos che con i loro corpi hanno fermato in Contrada Ulmo, a
Niscemi, i militari che entravano nella base del Muos, l’ennesimo
eco-mostro e strumento di guerra in una Sicilia sempre più militarizzata
e impoverita. Violenza di Genere, cari G7, è tante cose. Esiste anche
come militarizzazione dei territori.
La violenza è lo smantellamento del welfare, è la divisione del lavoro sociale basata sui generi
La
nostra oppressione esiste come violenza economica di genere,
capitalista e patriarcale. Lo smantellamento del Welfare e delle
sicurezze sociali ha scaricato interamente sulla famiglia e quindi sulla
donna, il lavoro della riproduzione sociale, perché nel nostro
‘moderno’ Paese permane una rigida divisione dei ruoli legata ai generi.
Venendo meno i servizi per l’infanzia e per gli anziani non
autosufficienti, nel senso che diventano servizi a pagamento, il lavoro
di cura diventa appannaggio esclusivo della donna, un lavoro micidiale
per il quale non riceve alcun redditto.
Secondo
i nuovi dati OCSE sulla posizione della donna nella società di oggi,
una donna lavora 8 ore e mezza al giorno, di cui più di 5 ore sono di
lavoro non salariato, un uomo lavora circa 7 ore e mezza, di cui 6 sono
ore di lavoro salariato. Questi servizi di ‘’cura’’ a pagamento a loro
volta sono diventati la nuova ‘’frontiera’’ occupazionale per molte
donne, migranti e native, istruite e non, sottopagate e sfruttate sia
dentro casa che fuori. Quando ci dicono che l’occupazione femminile è in
crescita, noi abbiamo ben chiaro questo scenario, mentre la ministra
Boschi parla di empowerment femminile.
La violenza è quella sui corpi delle nostre sorelle e dei fratelli migranti
A
causa del “pacchetto sicurezza”, della politica di frontiere chiuse e
di respingimenti dovuti alla nostra cara vecchia Europa, alle nostre
sorelle migranti, alle madri “irregolari”, non è permesso denunciare ne
riconoscere il proprio figlio. Inoltre, nei Cara e nei CIE, gli odierni
lager della fortezza Europa, le violenze e la violazione dei diritti
umani sono all’ordine del giorno. Per non parlare delle centinaia e
centinaia di esseri umani che muoiono ad ogni stagione nel Mar
Mediterraneo per il nostro rifiuto di soccorrerli ed accoglierli o che
vengono torturati su nostro mandato nei lager Libici, nei quali la
condizione delle donne è al di sotto di qualsiasi soglia di umanità. Con
quale faccia si viene a parlare di diritti delle donne in un’isola che
con la realtà degli sbarchi prende atto quotidianamente di questa
strage? Quale credibilità possono avere i G7 per parlare di pari
opportunità senza parlare di libertà di circolazione per tutte e
tutti-*?
La violenza è il G7 stesso.
Il
G7, come vertice mondiale degli sfruttatori e dei capitalisti di questo
pianeta rappresenta il vertice, la punta di diamante dei meccanismi di
oppressione e sfruttamento per chi come noi pensa che liberismo e
patriarcato siano da sempre indissolubili e si impongano attraverso
l’oppressione e lo sfruttamento di un popolo su un altro, di una classe
su un’altra, di un sesso su un altro. Le conseguenze sono sotto gli
occhi di tutti: disoccupazione e impoverimento di masse di
popolazioni,guerre, devastazione ambientale, violenza contro le donne.
Cosa vogliamo?
Vogliamo
il diritto di aborto, vogliamo la libertà di scelta sui nostri corpi e
desideri, vogliamo la libertà di movimento per tutte-i-*, vogliamo la
fine di un discorso mediatico dominante che ci vede come vittime o merci
o ancora strategia per vendere e consumare merci, vogliamo che sia
riconosciuto il lavoro di cura che facciamo ogni giorno, vogliamo nelle
scuole una formazione sulla sessualità e sui generi che sradichi le
radici culturali e gli stereotipi dell’oppressione delle donne ed anche
delle discriminazioni verso qualsiasi tendenza o orientamento o identità
sessuale, vogliamo reddito, sanità, diritti e, poi sì, anche pari
opportunità sui posti di lavoro.
Il
discorso del G7 Pari opportunità non ci porta in questa direzione. La
nostra direzione è quella della lotta dal basso, dalle piazze, lotta
anticapitalista e femminista. Noi siamo Oltre le pari opportunità. Noi
siamo le Altre Opportunità, quelle che diamo a noi stesse senza
aspettarci niente dai G7. Saremo in piazza il 15 Novembre a Taormina,
per contestare il #G7 #PariOpportunità e parteciperemo alle mobilitazioni indette per il 25 Novembre, Giornata mondiale contro la violenza sulle donne.
Chiediamo l’adesione di singole-e-*, associazioni, collettivi, gruppi politici a questo appello.
Per adesioni scrivete alla pagina fb: No al G7 Pari Opportunità.
Restate connesse-i-* alla pagina facebook per sapere in quali modalità si svolgerà la protesta
(Nella foto: Catania, una delle assemblee contro il G7 Pari Opportunità di Taormina)
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