Il
movimento delle donne curde ha lanciato una piccola inchiesta, per
poter - dice la rappresentanza internazionale del movimento delle donne curde (IRKWM – International Rapresentation Kurdish Women Movement) - rendere più forti e arricchire le alleanze e la solidarietà
con le donne del mondo. Per questo abbiamo formulato alcune domande a
cui potete rispondere per portare il vostro contributo a questo
lavoro.
Quelle che seguono sono le domande e le risposte del Movimento Femminista Proletario
Rivoluzionario
Quali sono gli effetti sulla politica del vostro Paese delle guerre che imperversano oltre i confini del tuo Paese (ad esempio la guerra in Siria, Iraq, eccetera)? Questa situazione ha influenza nella politica interna nel tuo Paese? Se sì, come?
Il nostro paese è sempre più in prima
fila, al fianco degli Usa, e insieme agli altri paesi imperialisti
europei, nelle guerre in corso. Il ruolo dell'Italia è pertanto
fondamentale nella lotta dell'imperialismo contro i popoli.
L'Italia partecipa alle missioni
belliche con una politica spinta neocoloniale per difendere e
allargare il suoi interessi imperialistici economici, politici,
strategici, a tutela dei profitti delle multinazionali italiane in
Libia, in Egitto, nord Africa, ecc. con un ruolo di punta dell'ENI.
Questa politica è un danno per la
lotta di liberazione dei popoli e per la lotta di autodeterminazione
del popolo curdo, perchè l'Italia per i suoi interessi appoggia i
regimi più dittatoriali, e tra questi il più “amico” è il
regime fascista di Erdogan; pertanto l'intervento dell'imperialismo
italiano non potrà mai essere di aiuto alla lotta del popolo curdo,
che non può trovare neanche momentaneamente in esso un alleato,
perchè l'azione dell'Italia, come dell'imperialismo Usa e degli
altri paesi europei, rafforza anche sulla scena internazionale la
politica di quei regimi che i popoli combattono.
Questo, d'altra parte, rende impotenti
gli imperialisti a combattere l'Isis (prima loro creatura,
foraggiata), i suoi attentati terroristici, la “guerra che
inevitabilmente torna a casa”.
Per questo noi consideriamo che la
solidarietà più utile che possiamo dare alla lotta dei popoli, alla
La politica estera, di guerra
dell'Italia influenza molto la politica interna. Sotto l'aspetto
sociale, vengono stornate sempre più risorse pubbliche per il
bilancio militare, sottraendo fondi ai servizi sociali essenziali,
alla sanità, alla scuola, ecc; colpendo soprattutto le masse
popolari, i lavoratori, e le donne in particolare; sotto l'aspetto
della politica contro i migranti, vengono decise reazionarie e
razziste misure volte a bloccarli nei campi di concentramento in
Libia, a rischio più di prima di morire in mare a causa anche della
politica repressiva verso le Ong, insieme ad una netta restrizione e
peggioramento delle procedura per il diritto d'asilo, ecc; questo
alimenta e/o non ostacola provvedimenti razzisti da parte di
Istituzioni locali, e azioni di forze neo fasciste, della Lega; sotto
l'aspetto repressivo, lo Stato e le sue forze armate utilizza la
questione del “terrorismo”, per aumentare misure di controllo,
presenza dei militari nelle città, divieti verso le manifestazioni
di lotta, ecc.
- Quali sono le difficoltà che le donne affrontano nel tuo Paese? (Dal punto di vista sociale, politico ed economico)
La marcia verso il moderno fascismo nel nostro paese, come in tutti i
paesi imperialisti, ha un impatto diretto sulla condizione delle
donne e i nostri diritti, che stanno vivendo una situazione di rapido
peggioramento. Anche le conquiste fatte dalle lotte delle donne nei
decenni passati, vengono attaccate. E la condizione delle donne è la
cartina di tornasole dello stadio del sistema imperialista italiano.
Le donne, anche ragazze diplomate, laureate, non trovano lavoro
soprattutto al Sud; la precarietà lavorativa si estende in tutti i
settori, anche chi prima aveva garanzie, diritti contrattuali oggi ha
contratti miserrimi per gli orari, bassi salari, i diritti come
quello sulla maternità sono normalmente violati; le donne italiane
sono quelle in Europa che subiscono le maggiori discriminazioni sul
tipo di lavoro, sulle differenze retributive con gli uomini; nella
crisi in corso sono le prime ad essere licenziate, mentre, al
contrario, sul fronte delle pensioni le si allungano gli anni; in
alcuni settori, come pulizie, appalti di servizio (dove lavorano
soprattutto al nord molte immigrate), call center, ecc. le condizioni
delle donne sono di pesante sfruttamento, con trattamenti da parte di
padroni, capi che calpestano la dignità delle lavoratrici, usano i
ricatti sessuali; in alcuni lavori, le donne si ammalano e muoiono di
fatica, di sfruttamento, come recentemente è avvenuto con le morti
delle braccianti.
Il lavoro domestico e i servizi sociali sono sempre più scaricati
sulle donne, perchè vengono tagliati e peggiorati i servizi di
assistenza, la sanità, gli asili; paradossalmente, ma non troppo,
l'avanzamento delle forze produttive del sistema capitalista invece
che alleviare il lavoro in casa delle donne, a causa di questi tagli
e dell'assoluta non considerazione del lavoro di riproduzione e
assistenza come lavoro sociale, va sempre più a peggiorare la
fatica, l'esaurimento delle donne in questo lavoro.
In termini politico/sociali una serie di diritti, conquistati con le
lotte del passato, di fatto vengono cancellati, con una sorta di
ritorno ad un “moderno medioevo”; in primis questo tocca il
diritto d'aborto, per cui sta tornando il fenomeno degli aborti
clandestini.
Ma è soprattutto a livello ideologico, che questo peggioramento
trova la sua manifestazione più evidente e terribile. L'aumento di
femminicidi, di stupri, stalking e altre forme di violenza sessuale
sulle donne sono la punta di iceberg della guerra di bassa intensità
verso le donne. E non si tratta tanto di retaggi di una ideologia e
pratica patriarcale, che pure resistono e si riciclano anche nel
sistema imperialista, quanto del crescere, in un sistema da moderno
fascismo, dell'odio/reazione verso le donne che si ribellano, che
vogliono rompere legami familiari, che vogliono decidere della
propria vita.
La risposta dello Stato a tutto questo non fa che peggiorare la
situazione, sia perchè risponde con provvedimenti di controllo
sociale che limitano la libertà delle donne, sia perchè delega la
prevenzione e l'intervento all'azione di polizia e carabinieri –
che non viene fatta e i cui uomini sono spesso essi stessi
stupratori.
Ciò che può apparire all'esterno del paese imperialista non
corrisponde alla realtà interna vera, sempre più marcia e pesante
per le donne.
- Qual'è la situazione della mobilizzazione di associazioni, collettivi e gruppi di donne, per le donne e i loro diritti nel tuo paese? Ci si unisce in reti comuni?
In Italia la mobilitazione delle donne
in termini di massa e nazionale ha un aspetto carsico, per anni
sembra non succedere nulla in termini di lotte significative, poi per
l'intrecciarsi di aspetti (oggi in particolare la questione della
violenza sessuale, ma anche per l'attacco alle condizioni di lavoro e
di vita delle donne), il movimento riappare forte, con manifestazioni
nazionali, come l'ultima del 26 novembre scorso di 200 mila donne.
Per le lotte delle lavoratrici, delle
donne proletarie, la situazione è differente. Le lotte qui ci sono
frequentemente, anche se poco vengono rese visibili e sostenute dallo
stesso femminismo organizzato, soprattutto per il lavoro al sud e nei
settori più precari e penalizzati.
All'esplosione del movimento nazionale
delle donne, si formano delle reti comuni, formate da collettivi e
associazioni già esistenti o nuovi, da gruppi di femministe, e anche
da singole donne. Questo è avvenuto nel 2012 e sta avvenendo in
maniera forte e larga ora con la rete di “nonunadimeno” ispirata
anche dalle mobilitazioni negli altri paesi delle donne.
- Quali sono gli approcci o le strategie di lotta dei movimenti femministi o dei gruppi e associazioni per le donne e i loro diritti nel tuo paese?
Qui occorre fare una distinzione.
Coloro che dirigono, promuovono, gestiscono le reti e le
mobilitazioni nazionali, come oggi “nonunadimeno”,
fondamentalmente hanno un approccio e una strategia riformista, di
utilizzare la grande forza delle donne per ottenere interlocuzione
con governo, Stato, fondi per i centri anti violenza, ecc; queste,
quindi, sia nei contenuti, nelle piattaforme, nei metodi di lotta
tendono a incanalare la ribellione delle donne solo verso la lotta
per la legge, a sostituire spesso la lotta vera e continua con la
lotta virtuale, e una tantum.
Altra cosa è il più variegato
movimento femminista, fatto di collettivi, gruppi che si formano,
finiscono, si riformano, ecc. Questo movimento è prevalentemente
piccolo borghese, e quindi risente nel suo movimento di lotta della
sua condizione di classe; questo lo porta ad essere da un lato
influenzato dalle illusioni delle posizioni riformiste e pacifiste ma
anche dall'altro lato dalle posizioni e pratiche rivoluzionarie
quando queste sono attive; nella lotta questo movimento sviluppa una
ribellione, una denuncia e contrasto a volte anche forte con le
politiche del governo, pur esprimendo una posizione idealista che
punta a cambiare le idee come fattore di trasformazione della realtà
e non a cambiare la realtà per cambiare le idee, a rovesciare con la
rivoluzione questo sistema capitalista per costruire un sistema
sociale nuovo, socialista in cui non fermarsi ma fare una rivoluzione
nella rivoluzione, per cambiare terra e cielo.
All'interno del più generale movimento
delle donne, tra i settori femministi più ribelli, proletari agiamo
noi per affermare con una battaglia pratica, politica e teorica la
necessità di un movimento femminista che sia proletario
rivoluzionario.
Via via la presenza nelle assemblee e
lotte nazionali di settori delle donne lavoratrici, proletarie,
influenza positivamente nel movimento settori del femminismo piccolo
borghese, nell'affermazione di parole d'ordini, posizioni contro lo
Stato, i governi borghesi, il sistema generale capitalista, e nei
metodi di lotta più combattivi.
La nostra attività quotidiana e
principale è di organizzare e sviluppare costantemente le lotte
sull'insieme della condizione delle donne, dal lavoro, alla lotta
contro femminicidi e stupri, dalle mobilitazioni contro repressione
verso le lotte, al sostegno alle prigioniere politiche, alla
solidarietà internazionalista verso le donne impegnate nelle lotte
di liberazione e nelle guerre popolari, ecc. Questo lavoro è rivolto
e vede protagoniste essenzialmente le donne e ragazze proletarie,
perchè le donne proletarie sono la maggioranza anche in un paese
imperialista come il nostro, ed esse possono far vivere sempre
l'intreccio classe/genere, e la necessità della rivoluzione per una
vera liberazione delle donne.
La manifestazione più alta in questa
fase di questo intreccio e del ruolo delle donne proletarie è stato
lo sciopero delle donne, .
Lo sciopero delle donne in Italia è
stata una parola d'ordine lanciata da vari anni da noi; essa si era
già concretizzata nel novembre 2013 e nell'8 marzo del 2016 che ha
visto scendere in sciopero più di 20mila lavoratrici, operaie,
precarie. Quest'anno questa battaglia, riprendendo l'indicazione che
veniva dagli scioperi del Messico, Argentina, Francia, ecc, è stata
assunta da tutto il movimento delle donne, con 40 mila donne in
sciopero, e migliaia nelle piazze,
Questa scintilla e “primi fuochi”
hanno aperto la strada in Italia e posto il significato dello
sciopero delle donne che raccoglie e porta avanti tutti i bi/sogni
delle donne, ed è l'arma per le donne proletarie per avere voce e
azione, programma autonomo e costituisce una “rottura”, una
critica agente, politica ideologica, all'interno dello stesso
movimento sindacale e movimento dei lavoratori.
- A quali movimenti di donne nel mondo vi ispirate e quali danno speranza alla vostra lotta?
Noi siamo ispirate dalle donne che
portano avanti le lotte di liberazione, le guerre popolari, e in
Italia dalle combattenti della Resistenza antifascista e da quelle
compagne che negli anni '70 hanno riproposto la necessità della
lotta armata, e rotto con la sbagliata idea pacifista/non violenta
delle donne.
Siamo legate, oggi, in particolare alla
grande lotta delle donne in India. L'India, come il ruolo delle donne
nella guerra popolare in Perù, in Nepal (qui, prima che la sua
direzione capitolasse), nelle Filippine, pensiamo che sia un esempio
anche per le lotte di liberazione perchè pone la via della guerra di
popolo come via per la liberazione sia dai sistemi feudali o
semifeudali che da ogni imperialismo; e pone il problema del tipo di
potere, della costruzione di una società di Nuova democrazia, non
per costruire uno Stato “libero” e “autodeterminato”
impossibile in un mondo che resta dominato dall'imperialismo, ma come
tappa verso il socialismo nei paesi oppressi, e, in unità con la
lotta rivoluzionaria dei proletari e masse popolari dei paesi
imperialisti, in marcia verso il comunismo.
- Il movimento delle donne curde è conosciuto dalle donne e dalle associazioni femminili del tuo Paese? Se sì, come e con quale punto di vista?
Il movimento delle donne curde è molto conosciuto e seguito da una
parte del movimento femminista in Italia.
Ma, purtroppo, le larghe masse femminili non vengono raggiunte con
l'informazione e l'iniziativa.
Noi abbiamo sviluppato varie iniziative di solidarietà e di
informazione sulla battaglia delle donne curde, in particolare delle
combattenti del Ypj, in varie città dal nord al sud, per portare
questa importante lotta delle donne curde tra le donne in lotta, le
lavoratrici, le disoccupate, le studentesse; nel recente passato
abbiamo fatto un presidio all'ambasciata turca contro la feroce
repressione del regime fascista di Erdogan contro la lotta dei curdi.
Nel movimento femminista in generale si guarda e si mette l'accento
soprattutto sul “carattere femminista” della battaglia delle
curde, non sulla lotta armata e sul ruolo delle curde in essa. La
lotta armata nel movimento femminista in generale viene condannata,
quando anche il movimento curdo dimostra che le donne si liberano,
costruiscono un nuovo sistema sociale in cui le donne sono fattore
centrale, con le armi in pugno.
Il tipo di solidarietà fatto dalle femministe in Italia
riduce, invece, la lotta delle curde ad una lotta solo femminista,
sminuendo la stessa lotta e prendono di essa solo gli aspetti che
vanno bene ad una liberazione (impossibile) senza rivoluzione.
Anche nel nostro paese non basta assolutamente che le
donne si difendano in maniera molto più determinata e forte, perchè
anche in un paese imperialista come l'Italia, per difendere i diritti
che ci vengono rubati, per combattere la violenza sessuale, per
lottare contro il peggioramento delle nostre condizioni di vita, di
lavoro, le aberrazioni culturali, per conquistare una vera
emancipazione e liberazione a tutti i livelli, occorre fare la
rivoluzione, una guerra popolare adeguata alle condizioni del nostro
paese, per rovesciare questo putrefatto sistema imperialista.
Questo,
più che ogni altra cosa, ci unisce a tutte le nostre sorelle che
combattono in ogni parte del mondo.
- Avete idee, proposte e critiche da fare riguardo le azioni, le attività e la politica del movimento delle donne curde?
Abbiamo delle osservazioni verso le posizioni del Pkk e di
Ocalan interne al movimento delle donne curde. Su questo abbiamo scritto un opuscolo. Ma riteniamo, per non
rischiare noi di banalizzare, che questo aspetto è meglio dibatterlo
direttamente.
Qui, accenniamo brevemente due questioni:
la questione del cercare alleati per la lotta nell'imperialismo
occidentale, che riteniamo sia un errore, perchè l'intervento
dell'imperialismo non è una soluzione neanche tattica, ma come la
realtà anche attuale ci dimostra, non fa che precipitare la
situazione e creare una nuova e più strategica oppressione dei
popoli;
la questione del tipo di potere da costruire, e del rapporto tra
questo potere e le altre lotte di liberazione e guerre popolari; su
questo, ci sembra che i criteri che guidano la battaglia e la
prospettiva del movimento curdo non fuoriescano dalle illusioni e
limiti della democrazia borghese.
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