La guerra contro le donne non ha
confini, nè limiti: la lotta delle donne contro femminicidi, oppressione non
deve avere limiti nè confini
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APERTA UN'INDAGINE DOPO 14
DENUNCE CONTRO L'UNIVERSITÀ
Violentata per dieci minuti,
stupratore libero: «Non ha raggiunto l'orgasmo, non c'è reato»
L'aberrante motivazione con cui
un ateneo americano ha evitato di perseguire l'autore di un'aggressione
sessuale e autorità federali americane hanno aperto un'indagine su come la
University of Southern California (Usc) gestisce i casi di aggressione
sessuale, dopo che alcune studentesse hanno affermato che le loro denunce sono
state di fatto respinte con vari pretesti, e in un caso addirittura con
l'affermazione che, siccome il presunto stupratore non ha avuto un orgasmo
durante la penetrazione, non si può parlare di reato.
I 14 CASI - Secondo quanto
riferisce il popolare sito web BuzzFeed, il ministero dell'istruzione ha aperto
un procedimento dopo che 14 studentesse hanno presentato denuncia contro la
Usc; e in particolare una di esse ha raccontato di aver riferito al Dipartimento
di sicurezza pubblica della Usc di essere stata violentata da un suo compagno,
e dopo diversi mesi si è infine sentita rispondere che nè l'università, nè la
polizia avrebbero perseguito il presunto stupratore, perchè questi «non ha
avuto un orgasmo».
«FERITA E OLTRAGGIATA» - «Sono
stata ferita. Sono stata oltraggiata. Sono stata violentata», ha affermato
Mostov, aggiungendo che le autorità di sicurezza dell'ateneo erano «totalmente
in errore quando hanno deciso che da cinque a dieci minuti di penetrazione
forzata non rappresentano uno stupro perchè il mio stupratore era troppo
ubriaco» per raggiungere l'orgasmo. Il codice penale della California,
sottolinea BuzzFeed, stabilisce peraltro che qualsiasi penetrazione, anche
minima, è sufficiente per parlare di stupro.
DENUNCE INASCOLTATE - Un'altra
studentessa ha raccontato di avere lo scorso autunno denunciato alle autorità
dell'università di essere stata violentata e di aver presentato anche delle
registrazioni audio in cui il suo rapitore ammetteva le sue responsabilità, ma
dopo sei mesi l'ateneo ha deciso di chiudere il caso, affermando che non aveva
fornito prove a sufficienza. E i casi del genere sarebbero apparentemente molti
di più tanto da spingere alcune studentesse a farsi ora avanti con una denuncia
pubblica. (Fonte: Ansa)
24 luglio 2013
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