31/03/14

Turchia: Femen contro Erdogan, protesta al seggio elettorale

Due attiviste del movimento Femen hanno inscenato oggi una protesta a seno nudo contro Recep Tayyip Erdogan
nel seggio elettorale di Uskudar, sulla sponda asiatica di Istanbul, dove è solito votare il premier turco.

Le due ragazze, con la scritta "Erdogan, Via" dipinta sul petto, sono salite sui tavoli del seggio lanciando schede elettorali, e gridando slogan contro il premier turco. Sono state fermate dalla polizia. Su Facebook le 'sex-estremiste' turche hanno spiegato di avere voluto denunciare le spinte verso "la dittatura, la tirannia, la censura e un regime dei servizi segreti in Turchia impresse da Erdogan". Le Femen hanno denunciato anche il bando imposto a Twitter e YouTube, la creazione di "uno stato di polizia e la islamizzazione forzata" del Paese.

Per una Iniziativa di Coordinamento antimperialista in Europa

Il Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario - Italia e l'organizzazione delle donne turche Yeni Kadin - New Women aderiscono a questo appello e importante iniziativa a livello europeo e hanno contribuito alla sua piattaforma.
Invitiamo tutti gli organismi di donne in Italia a dare la loro adesione e a farlo circolare

mfpr.naz@gmail.com

Costruire il mondo è nelle nostre mani
Per una Iniziativa di Coordinamento antimperialista in Europa

 
Noi, organizzazioni antimperialiste e antifasciste operanti nei diversi paesi d'Europa, l’8 e 9 febbraio ci siamo riuniti e, dopo approfondita discussione, abbiamo concordato i seguenti punti e deciso che continueremo l’attività per la costruzione di un coordinamento di lotta antimperialista in Europa.

La situazione in cui ci troviamo è segnata dal perdurare e approfondirsi della crisi, parte della crisi generale dell’imperialismo, con quella attuale che è iniziata negli USA nel 2008, emersa nel campo della finanza ed estesasi subito dopo al campo della produzione, penetrando in tutto il mondo e portando una recessione sempre più profonda. L'origine principale della crisi non è il funzionamento distorto del sistema finanziario internazionale ma le stesse leggi di funzionamento del sistema capitalista.
L’Europa, che è parte del sistema imperialista mondiale, è tra le aree più colpite dalla crisi, che ha uno sviluppo ineguale nei diversi paesi, all’interno della ricerca della massima estrazione di plusvalore e della contesa sui mercati mondiali, e si fa sentire più forte nei paesi economicamente deboli, come Grecia, Spagna, Portogallo e Italia. Ma le borghesie imperialiste di tutta Europa sono unite nello sforzo di scaricare il peso della crisi sulle spalle della classe operaia e dei lavoratori.
Alle conseguenti politiche di austerità che colpiscono le masse, aumentano la disoccupazione, tagliano pesantemente la spesa sociale, privatizzano sempre di più l'educazione e gli altri servizi pubblici, si accompagnano attacchi sempre più pesanti e generalizzati contro le libertà democratiche, il diritto di sciopero e di organizzazione indipendente dei lavoratori fuori e contro i sindacati della conciliazione, i diritti e la stessa vita quotidiana delle donne. Gli stati fomentano il razzismo e adottano leggi che perseguitano i migranti. La repressione, criminalizzazione e carcerazione degli oppositori politici, applicando le leggi “antiterrorismo” è la principale risposta degli Stati ai movimenti popolari di protesta.
In Grecia, Spagna, Italia, Germania, Portogallo, Francia e in molti altri paesi, i proletari e le masse combattono contro questi attacchi e il sistema causa della crisi, con scioperi generali e movimenti di resistenza sui territori, ma finora queste non sono riusciti a fermarli.
Nei prossimi anni occorre rendere più ampie e più forti queste resistenze. Abbiamo la responsabilità di farle crescere ulteriormente e svolgere in esse il nostro ruolo dirigente per trasformarle e porle all’altezza delle sfide che abbiamo di fronte, contro la borghesia, tutti i suoi governi, e tutti i partiti o sindacati che li appoggiano o si conciliano con essi, per riuscire a ottenere effettivamente dei risultati.


Su che cosa ci schieriamo e lottiamo

1. Ci opponiamo all’imperialismo, a tutte le aggressioni e occupazioni. Ci battiamo contro l’imperialismo dei nostri rispettivi paesi, per il ritiro immediato di truppe impegnate in occupazioni imperialiste e sosteniamo la resistenza dei popoli dei paesi occupati. Lottiamo per la chiusura e ritiro di tutte le basi militari, soprattutto NATO, nei paesi imperialisti. Siamo contro l’aumento della spesa militare, lo sviluppo dell’industria di guerra e il mantenimento di armamento nucleare. Siamo in prima fila in tutti i movimenti popolari che si oppongono a nuove installazioni militari e difendono i loro territori dalla nocività e occupazione causate dalle basi. e di tutte le realtà territoriali oppresse dagli stati imperialisti al loro interno. Siamo dalla parte e sosteniamo attivamente le lotte antimperialiste e le guerre popolari nel mondo, vogliamo contribuire all'unità internazionale e internazionalista dei proletari e dei popoli oppressi di tutto il mondo.
2. Siamo contro il razzismo e fascismo di stato, le leggi che perseguono gli immigrati, la diffusione di idee e organizzazioni apertamente fasciste, protette da stati e governi. Ci battiamo per l’unità di classe di tutti i lavoratori, per la chiusura dei lager per immigrati, per l’accoglienza, la libera circolazione per l'accoglienza e la libera circolazione, per il diritto alla cittadinanza, siamo per lo sviluppo e l'organizzazione dell’antifascismo militante. Nessuno spazio a fascisti e razzisti di ogni tipo!
3. Lottiamo per i diritti della classe operaia e l'uguaglianza di tutti i lavoratori, contro ogni limitazione alla libertà di organizzazione indipendente dei lavoratori rispetto ai sindacati collaborazionisti, contro la libertà di licenziare per i padroni, contro gli attacchi al diritto di sciopero e la repressione degli attivisti sindacali. Ci organizziamo e lottiamo per il diritto al lavoro e a un salario per vivere per tutti i disoccupati. Per conquistarci il diritto a una casa- sosteniamo le occupazioni di abitazioni sfitte - contro tasse e carovita che gettano sempre più nella povertà milioni di persone.
4. Lottiamo contro la doppia oppressione, di classe e di genere, delle donne, contro le leggi istituzionalizzate contro le donne, la discriminazione delle donne sui posti di lavoro, gli attacchi alla libertà di aborto, la violenza sessuale e i femminicidi. Ci opponiamo allo sfrutamento sessuale. Tutta la vita deve cambiare! Siamo contro l'oppressione di omosessuali, lesbiche, bisessuali e transessuali.
5. A fronte di un sistema che in nome del profitto devasta i territori la vita e la salute di chi lavora e delle popolazioni, organizziamo e sosteniamo le lotte e i movimenti per la sicurezza dei posti di lavoro, per la difesa e liberazione dei territori dalla contaminazione e contro i grandi progetti che li minacciano e occupano.
6. Lottiamo contro la repressione degli stati reazionari, le aggressioni fasciste e la criminalizzazione delle lotte sociali, contro l’impunità della violenza poliziesca, contro ogni forma di repressione in carcere su tutti i prigionieri politici. Lanciamo campagne per la difesa e liberazione dei prigionieri politici in ogni parte del mondo, contro ogni tipo di tortura, le sparizioni in custodia ed esecuzioni extragiudiziali. Lottiamo contro gli abusi sessuali e gli stupri delle prigioniere politiche. Lottiamo contro le campagne di criminalizzazione e repressione della gioventù proletaria e studentesca che si ribella nei quartieri ghetto, nelle università, per la difesa degli spazi sociali occupati.
7. Contro la privatizzazione dell’istruzione e la riduzione di essa a formazione di personale al servizio dei monopoli capitalisti, difendiamo il diritto allo studio e a un’educazione pubblica, laica e gratuita per tutti e perché arte, cultura e informazione siano realmente libere e accessibili al popolo, per un sapere e una cultura dalla parte del popolo

L’iniziativa di coordinamento che vogliamo costruire mira a lottare non solo sulle questioni europee, ma anche a creare un'azione comune con tutte le forze antimperialiste, per lottare contro le ingiustizie, l'usurpazione dei diritti, e l'oppressione nazionale nelle altre parti del mondo.

28 marzo 2014

info e adesioni per l'italia

slaicobasta@gmail.com
mfprnaz@gmail.com



SLAI COBAS PER IL SINDACATO DI CLASSE -Italia
MOVIMENTO FEMMINISTA PROLETARIO RIVOLUZIONARIO - ITALIA
FRAP (France)
Asociacion Nueva Democracia (Peru, Germany)
ATIK – Confederation of Workers from Turkey in Europe
YDG – New Democratic Youth Turchia
Yeni Kadın – New Women
ITIF Federation of Workers from Turkey in Switserland
HTIF – Federation of Workers from Turkey in the Netherlands
ATIGF – Federation of Workers and Youth from Turkey in Austria
ATIF -  Federation of Workers from Turkey in Germany

Grande Lucia!



Condannato a 20 anni Luca Varani, ex fidanzato e mandante dell'aggressione con l'acido di Lucia Annibali.

Lucia Annibali è un esempio, un incoraggiamento per altre donne, per battere la paura, per battere il senso di vergogna e di sconfitta a fronte di una atroce violenza da parte di uomini che odiano le donne. Lucia mostra che il dolore più grande, i momenti più bui, possono essere anche i momenti di forza per le donne da cui ripartire e cambiare, per riprendersi il futuro, per dire NO, non solo alla violenza, al tentativo di femminicidio ma a come questa società vede le donne: "vittime", al massimo da difendere.

Lucia ha detto: "Per quanto possa sembrare paradossale ho cominciato a costruire questo futuro la sera stessa dell'acido. E' stata una specie di liberazione quello che mi è successo. E' stato come aver realizzato in quel momento che non poteva accadermi niente di peggio e che quindi avrei potuto soltanto rinascere, finalmente. Ricordo che in pronto soccorso mi sono detta: Luci, non puoi far niente per tornare indietro. Sopporta senza lamentarti e cerca di vincere". Ho vinto"

MFPR 

30/03/14

RESPINGIAMO LE SIRENE ELETTORALISTE EUROPEE VERSO I MOVIMENTI DELLE DONNE

La convocazione di un'assemblea il 6 aprile a Milano delle donne e l'appello "per un'altra Europa laica,dei diritti" raccoglie, in particolare nella grandi città, la destra del movimento delle donne, tipo “Se non ora quando”, “Usciamo dal silenzio”, “donne nella crisi”, ecc., come quella esplicitamente istituzionale interna a sindacati confederali, PD, istituzioni locali, ecc.
Altre realtà di donne, associazioni, collettivi, pur riprendendo l'appello, lo stanno facendo in maniera più o meno critica, in distinzione.

Questo appello riprende anche un vecchio slogan: “La prima parola e l’ultima” che anch'esso nella metà degli anni '90 fu portato avanti dal femminismo istituzionale, parlamentare, e che come fu anni dopo con “Usciamo dal silenzio” - con a capo la Camusso/Cgil - chiamò le donne alla lotta per la difesa dell'aborto, ma dopo grandi e a volte imponenti manifestazioni (come a Milano), strumentalizzò a fini elettorali/parlamentaristi quel grande movimento, facendolo morire.
Oggi, in prossimità delle elezioni europee, l'operazione si ripete.
La ripresa dell'attacco al diritto d'aborto è reale, la Spagna è la punta di iceberg di tutta una serie di interventi istituzionali, di forze di destra o apertamente fasciste, integraliste, che stanno colpendo vari paesi in Europa e non solo (vedi Usa) e anche l'Italia. Ma ancora una volta a questo attacco reazionario che è un attacco generale, politico, ideologico, espressione di un sistema borghese che fa della oppressione e doppio sfruttamento delle donne un suo puntello centrale per perpetuarsi, a questo attacco che chiama il movimento delle donne a lottare per respingerlo in ogni modo e contemporaneamente sviluppare una lotta più generale contro questo sistema da moderno fascismo – al di là delle forze borghesi che di volta in volta lo rappresentano; a questo attacco, si risponde con la soffocante, deviante, impotente politica elettoralista.

“Un'altra Europa laica e dei diritti” è impossibile ma soprattutto falso. Non c'è una “Europa”, c'è l'Europa della Markel, l'Europa dei governi reazionari come quello spagnolo, come dei governi di “centrosinistra” ma di destra mascherati come quello francese e italiano, ecc.; c'è l'Europa della ripresa esplicita e forte delle forze fasciste ed esplicitamente naziste (come in Francia Le Pen), chiaramente fortemente sessiste e razziste. E' una drammatica “normalità” che il Parlamento europeo, formato da questi governi e queste forze politiche, abbia bocciato la “risoluzione Estrela, che sollecitava gli stati dell’Unione a sviluppare una legislazione che permettesse ad ogni persona di vivere liberamente la propria sessualità e di decidere se interrompere la gravidanza senza alcun rischio” (dall'appello per un'altra Europa Laica e dei diritti).
Contro questa Europa non ci sono appelli o liste elettorali che tengano, ma c'è la necessità di rovesciare con la lotta i governi di ogni paese di questa “Europa”, e affermare la via della rivoluzione per il potere proletario. E in questa lotta le donne sono l'avanguardia perchè subiscono non una ma mille catene e perchè quando lottano realmente sono una “potenza”.

Per questo il Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario Italia, insieme alle donne
turche in Europa “Donna Nuova”, ha aderito all'appello: “COSTRUIRE IL MONDO E' NELLE NOSTRE MANI - PER UNA INIZIATIVA DI COORDINAMENTO ANTIMPERIALISTA IN EUROPA” - che riportiamo di seguito.
E facciamo appello ai movimenti di lotta delle donne in tutti i paesi in Europa aD aderire a questo appello, e soprattutto ad unire le nostre forze per accendere i fuochi della lotta dovunque.

Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario - Italia

COSTRUIRE IL MONDO E' NELLE NOSTRE MANI
PER UNA INIZIATIVA DI COORDINAMENTO ANTIMPERIALISTA IN EUROPA


Noi, organizzazioni antimperialiste e antifasciste operanti nei diversi paesi d'Europa, l'8 e 9 febbraio ci siamo riuniti e, dopo approfondita discussione, abbiamo concordato i seguenti punti e deciso che continueremo l'attività per la costruzione di un coordinamento di lotta antimperialista in Europa.

La situazione in cui ci troviamo è segnata dal perdurare e approfondirsi della crisi, parte della crisi generale dell'imperialismo, con quella attuale che è iniziata negli USA nel 2008, emersa nel campo della finanza ed estesasi subito dopo al campo della produzione, penetrando in tutto il mondo e portando una recessione sempre più profonda. L'origine principale della crisi non è il funzionamento distorto del sistema finanziario internazionale ma le stesse leggi di funzionamento del sistema capitalista. 
L'Europa, che è parte del sistema imperialista mondiale è tra le aree più colpite dalla crisi, che ha uno sviluppo ineguale nei diversi paesi.
All'interno della ricerca della massima estrazione di plusvalore e della contesa sui mercati mondiali, e si fa sentire più forte nei paesi economicamente deboli,come Grecia, Spagna, Portogallo e Italia. Ma le borghesie imperialiste di tutta Europa sono unite nello sforzo di scaricare il peso della crisi sulle spalle della classe operaia e dei lavoratori. 
Alle conseguenti politiche di austerità che colpiscono le masse, aumentano la disoccupazione, tagliano pesantemente la spesa sociale, privatizzano sempre di più l'educazione e gli altri servizi pubblici, si accompagnano attacchi sempre più pesanti e generalizzati contro le libertà democratiche.
Il diritto di sciopero e di organizzazione indipendente dei lavoratori fuori e contro i sindacati della conciliazione, i diritti e la stessa vita quotidiana delle donne. Gli Stati fomentano il razzismo e adottano leggi che perseguitano i migranti. La repressione, criminalizzazione e carcerazione degli oppositori politici, applicando le leggi "antiterrorismo" è la principale risposta degli Stati ai movimenti popolari di protesta. In Grecia, Spagna, Italia, Germania, Portogallo, Francia e in molti altri paesi, i proletari e le masse combattono contro questi attacchi e il sistema causa della crisi, con scioperi generali e movimenti di resistenza sui territori, ma finora queste non sono riusciti a fermarli. Nei prossimi anni occorre rendere più ampie e più forti queste resistenze. Abbiamo la responsabilità di farle crescere ulteriormente e svolgere in esse il nostro ruolo dirigente per trasformarle e porle all'altezza delle sfide che abbiamo di fronte, contro la borghesia, tutti i suoi governi, e tutti i partiti o sindacati che li appoggiano o si conciliano con essi, per riuscire a ottenere effettivamente dei risultati.
Su che cosa ci schieriamo e lottiamo: 
1. Ci opponiamo all'imperialismo, a tutte le aggressioni e occupazioni. Ci battiamo contro l'imperialismo dei nostri rispettivi paesi, per il ritiro immediato di truppe impegnate in occupazioni imperialiste e sosteniamo la resistenza dei popoli dei paesi occupati. Lottiamo per la chiusura e ritiro di tutte le basi militari, soprattutto NATO, nei paesi imperialisti.
Siamo contro l'aumento della spesa militare, lo sviluppo dell'industria di guerra e il mantenimento di armamento nucleare. Siamo in prima fila in tutti i movimenti popolari che si oppongono a nuove installazioni militari e difendono i loro territori dalla nocività e occupazione causate dalle basi e di tutte le realtà territoriali oppresse dagli stati imperialisti al loro interno.
Siamo dalla parte e sosteniamo attivamente le lotte antimperialiste e le guerre popolari nel mondo, vogliamo contribuire all'unità internazionale e internazionalista dei proletari e dei popoli oppressi di tutto il mondo. 
2. Siamo contro il razzismo e fascismo di Stato, le leggi che perseguono gli immigrati, la diffusione di idee e organizzazioni apertamente fasciste, protette da stati e governi.
Ci battiamo per l'unità di classe di tutti i lavoratori, per la chiusura dei lager per immigrati, per l'accoglienza, la libera circolazione per l'accoglienza e la libera circolazione, per il diritto alla cittadinanza, siamo per lo sviluppo e l'organizzazione dell'antifascismo militante. Nessuno spazio a fascisti e razzisti di ogni tipo! 
3. Lottiamo per i diritti della classe operaia e l'uguaglianza di tutti i lavoratori, contro ogni limitazione alla libertà di organizzazione indipendente dei lavoratori rispetto ai sindacati collaborazionisti. Contro la libertà di licenziare per i padroni, contro gli attacchi al diritto di sciopero e la repressione degli attivisti sindacali.
Ci organizziamo e lottiamo per il diritto al lavoro e a un salario per vivere per tutti i disoccupati.
Per conquistarci il diritto a una casa - sosteniamo le occupazioni di abitazioni sfitte - contro tasse e carovita che gettano sempre più nella povertà milioni di persone. 
4. Lottiamo contro la doppia oppressione, di classe e di genere, delle donne, contro le leggi istituzionalizzate contro le donne, la discriminazione delle donne sui posti di lavoro, gli attacchi alla libertà di aborto, la violenza sessuale e i femminicidi. Ci opponiamo allo sfruttamento sessuale.
Tutta la vita deve cambiare! Siamo contro l'oppressione di omosessuali, lesbiche, bisessuali e transessuali. 
5. A fronte di un sistema che in nome del profitto devasta i territori la vita e la salute di chi lavora e delle popolazioni, organizziamo e sosteniamo le lotte e i movimenti per la sicurezza dei posti di lavoro, per la difesa e liberazione dei territori dalla contaminazione e contro i grandi progetti che li minacciano e occupano. 
6. Lottiamo contro la repressione degli Stati reazionari, le aggressioni fasciste e la criminalizzazione delle lotte sociali, contro l'impunità della violenza poliziesca, contro ogni forma di repressione in carcere su tutti i prigionieri politici. Lanciamo campagne per la difesa e liberazione dei prigionieri politici in ogni parte del mondo, contro ogni tipo di tortura, le sparizioni in custodia ed esecuzioni extragiudiziali.
Lottiamo contro gli abusi sessuali e gli stupri delle prigioniere politiche. Lottiamo contro le campagne di criminalizzazione e repressione della gioventù proletaria e studentesca che si ribella nei quartieri ghetto, nelle università, per la difesa degli spazi sociali occupati.
7. Contro la privatizzazione dell'istruzione e la riduzione di essa a formazione di personale al servizio dei monopoli capitalisti, difendiamo il diritto allo studio e a un'educazione pubblica, laica e gratuita per tutti e perché arte, cultura e informazione siano realmente libere e accessibili al popolo, per un sapere e una cultura dalla parte del popolo.

L'iniziativa di coordinamento che vogliamo costruire mira a lottare non solo sulle questioni europee, ma anche a creare un'azione comune con tutte le forze antimperialiste, per lottare contro le ingiustizie, l'usurpazione dei diritti, e l'oppressione nazionale nelle altre parti del mondo.

SLAI COBAS PER IL SINDACATO DI CLASSE - Italia 
MOVIMENTO FEMMINISTA PROLETARIO RIVOLUZIONARIO - Italia
FRAP (France) 
ASOCIACION NUEVA DEMOCRACIA (Perù, Germany)
ATIK - Confederation of Workers from Turkey in Europe 
YDG - New Democratic Youth Turchia 
YENI KADIN - New Women 
ITIF Federation of Workers from Turkey in Switserland 
HTIF - Federation of Workers from Turkey in the Netherlands 
ATIGF - Federation of Workers and Youth from Turkey in Austria 
ATIF - Federation of Workers from Turkey in Germany

29/03/14

CONTRASTIAMO IN TUTTI I MODI LA MARCIA CONTRO L'ABORTO DEL 12 APRILE A MILANO

(Da venticinquenovembre@gmail.com) - Macabra marcia del Comitato No194 il 12 aprile nelle strade di Milano. Con croci insanguinate addobbate con fetini morti e litanie colpevolizzanti per scacciare il demonio, questi integralisti non si accontenteranno di stazionare davanti agli ospedali, come fanno ogni primo sabato dei mesi dispari, ma tenteranno di imporre la loro presenza lugubre e opprimente nel centro della città. Le parole d’ordine di questi individui sono no all’aborto, no all’eutanasia, no all’immigrazione, no a una sessualità libera e non riproduttiva e si alla famiglia tradizionale ed eteronormativa come unico modello.

Come se non bastasse, questo sparuto gruppo di fanatici da sempre va a braccetto ed è sostenuto dai gruppi di estrema destra, con cui condivide – tra gli altri – il desiderio razzista di promuovere la nascita di “più bimbi italiani” proprio come andava blaterando il duce. Un altro esempio di questa collusione con l’estrema destra è la partecipazione dei No194 alle veglie delle “Sentinelle in piedi”, dove Forza Nuova, Fratelli d’Italia, Famiglie Numerose Cattoliche e altri rivendicano il diritto all’omofobia mascherato da libertà di espressione.

Altre storie cattoliche di controllo e dipendenza

Oltre al Comitato No 194, esistono altri soggetti che in nome della morale cattolica limitano le possibilità di scelta delle persone sui propri corpi, proprio come il cosiddetto movimento per la vita che è presente nei consultori e negli ospedali di diverse regioni. In Lombardia, ad esempio, ci sono i Centri di Aiuto alla Vita (CAV) – enti privati cattolici antiabortisti finanziati dalla regione – che erogano fondi a “sostegno della maternità” esclusivamente a quelle donne che rivedono la loro decisione di interrompere una gravidanza. Questo però non è l’unico criterio per erogare fondi: a fine marzo la giunta regione prevede di innalzare a cinque anni il criterio della residenza in Lombardia, escludendo automaticamente le donne migranti. In cambio di 100 euro al mese per un periodo di un anno e mezzo, i CAV impongono un percorso di controllo sociale e culturale, fatto di visite e colloqui obbligatori prima e dopo il parto. Qui vengono veicolate le ben note idee cattoliche su famiglia e maternità, con una notevole pressione sui comportamenti e gli stili di vita delle donne che si rivolgono a questi centri. Questi gruppi di cattolici raccolgono sostegno e approvazione da tutto il mondo politico. Ricordiamo infatti che recentemente il Comune di Milano ha dato l’ambrogino d’oro proprio alla fondatrice dei CAV – Paola Bonzi – e che la provincia ha da poco patrocinato un convegno intitolato “Ideologia del gender: quali ricadute sulla famiglia?”; in questa sede, varie associazioni cattoliche fondamentaliste, ma anche medici e politici si sono ritrovati per condannare aborto, eutanasia, omosessualità, transessualità, contraccezione e sesso non procreativo".

28/03/14

4 Aprile 2014 - Attesa sentenza contro gli stupratori di Carmela di soli 13 anni

...ci sarà dopo 7 anni un barlume di vera GIUSTIZIA?

IL 4 APRILE IL MOVIMENTO FEMMINISTA PROLETARIO RIVOLUZIONARIO - unica realtà delle donne che ha seguito fin dall'inizio questa scandalosa vicenda giudiziaria, al fianco dei familiari di Carmela - ORGANIZZA UN PRESIDIO AL TRIBUNALE. Che almeno questa volta siano presenti donne, compagne, femministe, che finora hanno risposto solo con un grave silenzio. 

15 Aprile 2007 - 4 Aprile 2014 ULTIMA UDIENZA PER UN OMICIDIO DI STATO! CI SARA’ UN BARLUME DI GIUSTIZIA PER LA PICCOLA CARMELA?

Il prossimo 4 aprile presso il Tribunale di Taranto, lo stesso che per mesi è stato teatro della scatenata morbosità collettiva e mediatica sollevata dal caso Sarah Scazzi, si celebrerà l’ultima udienza del processo che vede imputati tre viscidi esseri che non hanno avuto nessuno scrupolo nel violentare una bambina di soli 13 anni e che non hanno mai mostrato alcun tipo di pentimento. Stavolta il silenzio regna sovrano, nessuna calca di persone a prenotare il biglietto di ingresso nell’aula, nessuna mastodontica macchina mediatica a riprendere le scene da utilizzare poi per infiniti quanto inutili talk show, ci saranno solo gli avvocati, uno degli imputati che come al solito approfitterà dell’occasione per sgranchirsi le gambe vista la sua condizione di arresti domiciliari (per aver rubacchiato qualcosa da qualche parte ovviamente, non certo per aver stuprato una bambina, quello in Italia non è poi così grave), e tutto il dolore e la rabbia della nostra famiglia da me rappresentato fisicamente in aula.

Si ascolterà l’ultimo teste da ascoltare, ci sarà la discussione finale e finalmente un verdetto, una sentenza che attendiamo da sette interminabili anni. Non mi faccio alcuna illusione, a “vincere” in aula comunque vada sarà la “verità processuale”, quella fatta di cavilli, di vizi procedurali, di stupide mancate notifiche nell’era dell’alta elettronica dove si rintraccia un cellulare nel deserto ma non si riesce a trovare un aereo sperduto con centinaia di vittime.

A perdere sarà come sempre la VERITA’ ASSOLUTA, il diritto di tutela e giustizia delle vittime,  l’assurdo modo di affrontare una vicenda così grave che ha visto una bambina di soli 13 anni prima abusata e violentata da SEI esseri dalle sembianze umane, poi UCCISA DA UNO STATO CHE ANZICHE’ RINCHIUDERE I SUOI AGUZZINI HA RINCHIUSO LEI IN UN ISTITUTO ALLONTANANDOLA DAI SUOI AFFETTI E IMBOTTENDOLA ARBITRARIAMENTE DI PSICOFARMACI e infine oltraggiata dalla “giustizia” che a distanza di sette lunghissimi anni ancora non ha punito i responsabili, e colmo dei colmi dopo la morte del PM titolare non ha ritenuto opportuno incaricare un nuovo PM definitivo bensì a rotazione si alternano sempre di nuovi e a questo proposito mi chiedo come fanno a studiarsi un fascicolo che occorre trasportare con un carrello in così poco tempo.

Gli unici risultati finora ottenuti, grazie anche alla malafede e incompetenza di chi ci ha accompagnato col compito di tutelarci in questa estenuante battaglia, sono una archiviazione nonostante flagranza, confessione e testimonianze, una grottesca messa alla prova nei confronti di due minorenni che ha di fatto addirittura estinto l’orripilante reato di cui si sono macchiati, sette anni di sofferenze, umiliazioni, senso di impotenza nelle aule di un Tribunale, e quant’altro, con la ciliegina sulla torta di una MIA IMPUTAZIONE  per aver “osato” indignarmi di un avvocato che in aula ha definito “prostituta” mia figlia e che il sistema giustizia italiano ha tradotto in DIFFAMAZIONE .

Aspetto con ansia, quel giorno, quando comunque proverò un terremoto di emozioni ascoltando la sentenza qualsiasi essa sia, ricordo a chi è chiamato ad emetterla che non ho né sete di vendetta né soddisfazioni da togliermi, né tantomeno qualsiasi risarcimento che possa colmare una milionesima parte di quanto perso per colpa di un sistema, di uno stato, di una giustizia e di una umanità sempre più allo sbando.

Per me  non sarà un punto di arrivo, al contrario, messa da parte per un attimo la mia reazione del momento, in attesa di un prevedibile appello, sarà il punto di partenza per ricominciare ad urlare ancora piu’ forte di prima affinche’ vengano messe sotto processo le responsabilità delle istituzioni che tutte insieme scriteriatamente e senza alcuna coscienza hanno di fatto spinto la mia bambina da quel maledettissimo settimo piano.

PER INFO E CHIARIMENTI 3884340738

https://www.facebook.com/groups/giustiziapercarmela/

Alfonso Frassanito

26/03/14

Emergency Actions to Stop the War On Women


bloody coat hanger
April 11: Public Programs
April 12: Bloody Coat-Hangers Street Actions

The Blood Of Women Is On Their Hands!
Abortion On Demand and Without Apology!

April 11th—Public Programs: Hold programs on/in campuses, communities, religious congregations, and theaters bringing alive: women's abortion stories—before Roe and today, the struggles of those who risk their lives to provide abortions, and the full anti-woman program driving this war.
April 12th—Bloody Coat-Hanger Street Actions: Assemble at institutions behind this war (GOP or Dem. offices, anti-abortion churches, Pregnancy Crisis Centers, etc.). People wearing all white will raise coat-hangers dripping in blood, representing the women who die when abortion is unavailable. Others in all black will hold pictures, names and statistics of the women who have died already. Everyone will wear shackles. After one hour of silent protest, people will break the shackles and recite a pledge to resist and call on others to join in mass resistance to defeat this war.
When abortion is illegal or unavailable, women die.  An estimated 5,000+ women died each year in the U.S. before abortion was legal and 47,000 die worldwide each year currently from unsafe and illegal abortions.  Further, when abortion is not available, millions more women have their lives foreclosed as they are forced to bear children against their will and all women are devalued and subjugated.
Yet today in the U.S., abortion rights hang by a thread.
In the last three years, 203 restrictions on abortion rights have been passed.  Last year Texas had over forty clinics that provided abortions, by September there will be only six left.  Five states have only one abortion clinic.  On March 3rd, an abortion clinic in Montana was closed indefinitely after severe vandalism.  Everywhere, a tremendous stigma hangs over women who get abortions.
This must be stopped!  And WE must take the responsibility to stop it.
The fight over abortion has never been about babies.  It has always been about control over women.  Forcing women to have children against their will is a form of enslavement.
************
Join in organizing serious manifestations of determined resistance to defeat this war on women.
Our aims:
  1. To change the terms so that millions come to see that this fight is over women's liberation or women's enslavement.
  2. To seize back the moral high ground.
  3. To make a major leap in building a movement that relies on ourselves and provides a launching pad and call for thousands and ultimately millions to join in this resistance to REVERSE THESE ATTACKS and DEFEAT THIS WAR ON WOMEN.

24/03/14

Abbasso la polizia assassina! Giustizia per Claudia Ferreira! Dal Movimento delle Donne del Popolo (MFP) in Brasile

Abbasso la polizia assassina! Giustizia per Claudia Ferreira!


Noi del Movimento delle Donne del Popolo (MFP), siamo indignate per ciò che è successo domenica scorsa, 16 marzo, a Rio de Janeiro, quando Claudia Silva Ferreira, 38 anni, madre di quattro figli e assistente infermiera,si è vista togliere la vita crudelmente da parte della Polizia militare di Rio de Janeiro.

Dopo essere stata colpita durante un raid della polizia nel Morro do Congonha in Madureira, Zona Nord della città, e "salvata" dalla PM, Claudia è stata gettata nel bagagliaio della vettura che è rimasto aperto. È caduta ed è rimasta bloccata sul parafango del veicolo e trascinata per 250 metri sul viale Intendente Magalhães.

Quando sono arrivato, mia madre era già a terra, sanguinante. Ho chiesto alla polizia perché avevano sparato a mia madre. Non hanno detto niente - ha detto uno dei suoi figli.

Hanno trascinato il corpo di mia moglie come se fosse un sacco. La carne della sua gamba era tutta strappata. Non avrebbero dovuto farle questo a lei ... Lei era una lavoratrice, non un bandito. Non so perché le hanno fatto questo - ha detto il suo compagno, con il quale era sposata da quasi 20 anni.

Le scene della ripugnante azione di polizia sono state ampiamente diffuse sui social network. I mezzi del monopolio della stampa, obbligati a commentare a causa della gravità del fatto, come sempre, hanno mostrato l'omicidio di Claudia come un "fatto isolato" , un "errore di poliziotti cattivi", ecc. Questi pappagalli che fino a poco tempo si scandalizzavano per i "teppisti" e "vandali", ora non osano denunciare una grave questione della violenza della polizia, anche perché fanno parte di questa macchina genocida che è il vecchio Stato brasiliano. Canaglie!


La polizia militare di Rio de Janeiro, specializzata nel quotidiano massacro e responsabile di numerosi crimini contro il popolo delle baraccopoli della città, si è preso la vita di più di una figlia del nostro popolo! Claudia è un'altra vittima delle politiche della repressione che vengono portate avanti a Rio de Janeiro per conto del grande capitale, così come è stato per Amarildo e le vittime di violenza nelle favelas cosiddette: "pacificato".

Recentemente, in diversi quartieri di Rio, la popolazione è scesa in piazza per protestare contro l'uccisione dei giovani da parte della polizia. Lins de Vasconcelos, New Mill, Praça Seca, ecc., sono bruciate in fiamme! Questo solo per citare alcuni esempi.

Più che giusto! È un chiaro segno che il popolo non accetta più (e non accetterà) ogni sorta di abusi, umiliazioni, omicidi, rapine, sequestri e torture che gli esecrabili apparati repressivi dello Stato praticano nelle favelas. Questa è la verità: la polizia di Cabral e Beltrame è addestrata per uccidere il popolo!

In questo momento di dolore, il MFP solidarizza con la famiglia di Claudia e farà ogni sforzo per denunciare questo crimine efferato.

Siamo a pochi giorni dal 50° anniversario del colpo di stato militare che ha inaugurato un'epoca buia nella storia del Brasile. La repressione poliziesca che vediamo oggi è l'eredità di questa epoca. Il 1° aprile saremo in piazza per denunciare I torturatori del passato e del presente. Far tesoro e conoscere la nostra storia è essenziale affinché possiamo lottare per un futuro migliore. Un futuro di felicità, di giustizia e di una vera e nuova democrazia per tutte le Claudia del popolo brasiliano.

*****


Abaixo un assassina polícia! Justiça para Cláudia Ferreira!


Noi do Movimento Feminino Popolare (MFP) nn indignamos perante os acontecimentos non último domingo, 16 de Março, no Rio de Janeiro, QUANDO Cláudia Silva Ferreira, de 38 anos, Mãe de quatro Filhos e auxiliar de Enfermagem, TEVE SUA vida ceifada de forma crudele pela Polícia Militar do Rio de Janeiro.

APOS ser baleada Durante uma operação policial no Morro do Congonha, em Madureira, Zona Norte da Cidade, e "socorrida" pela PM, Cláudia foi jogada senza porta-malas da viatura que arrancou Aberto. Ela rolou e ficou Presa no para-choque fare veículo, Sendo arrastada por 250 metros na Estrada Intendente Magalhães.
- QUANDO SAI, minha mãe já estava jogada no Chao, ensanguentada. Perguntei para os policiais o porque de eles terem Atirado na minha Mae. Eles não falaram nada -  Disse um de Seus Filhos.
- Arrastaram o Corpo da minha mulher como se ela Fosse um saco. Un perna dela ficou toda em carne viva. Não podiam ter feito isso com ela ... era Ela trabalhadora, não bandida. Não sei por que isso fizeram com ela  - afirmou seu companheiro, era quem com casada há quase vinte anos.

Come cenas da repugnante ação policial foram amplamente divulgadas nas Redes sociais. Veículos Os fare Monopolio da imprensa, obrigados un comentar devido à gravidade fare fato, como Semper, apontaram o assassinato de Cláudia como um "fato isolado", um "erro de maus policiais" ecc Estes Papagaios que até pouco tempo se escandalizavam com os "vandalos" e "baderneiros", agora não ousam levantar um questionamento sério à violência policial, mesmo porque fazem altera parte dessa Macchina genocida que é o Velho Estado brasileiro. Canalhas!

Una Polícia Militar do Rio de Janeiro, especializada nessun massacro Diário e Responsável por inúmeros crimini controindicazioni un população dos pobres bairros e favelas da Cidade, Tirou una vida de mais uma filha de nosso povo! Claudia e mais uma das vítima Políticas de repressão que são implantadas no Rio de Janeiro em nomo fare grande capitale, assim como foi o Amarildo e come vitimas de Violencia nas favelas Ditas "pacificadas".

Recentemente, em Varios bairros do Rio, una FOI população às Ruas em combativos protestos contra o assassinato de Jovens pela polícia. Lins de Vasconcelos, Engenho Novo, Praça Seca, ecc, arderam em Chamas! Alguns Isto só para citar Esempi Nell'esempio.

Mais do que justo! E um claro sinal de que o povo não aceita mais (e não aceitará) toda sorte de Abusos, humilhações, massacri, Roubos, torturas e sequestros que os execráveis ​​APARATOS repressivos do Estado praticam nas favelas. Esta é un verdade: una polícia de Cabral e Beltrame é treinada para matar o povo.



Neste Momento de dor, o MFP sé solidariza COM A Família de Claudia e dedicaremos todos os Nossos esforços para denunciar este hediondo crimine.

Estamos a poucos dias do 50 º aniversário do golpe militare, que inaugurou uma época sombria na História do Brasil. Un própria repressão policial que presenciamos Hoje é Herança Desta época. Non dia 1 º de Abril iremos come Ruas denunciar torturados os fanno passado e fare Presente. Resgatar e conhecer a nossa história é fondamentale para que possamos lutar por um Futuro melhor. Um Futuro de Felicidade, Justiça e uma verdadeira e nova Democracia para todas come Claudias do Povo Brasileiro.

23/03/14

PROSTITUIRSI PER LA CRISI

Scoperta un’altra casa a “luci rosse” a Palermo dove donne, non più giovani, che avevano perso il lavoro,si prostituivano per bisogno, per campare i propri figli

La crisi del sistema capitalistico e le politiche della macelleria sociale, portate avanti dai governi di centrodestra e di centrosinistra, nazionali e locali, che colpiscono soprattutto le femmine, le prime ad essere licenziate, precarizzate, sottopagate, costringono sempre più donne italiane alla prostituzione, alla vendita del proprio corpo, per sopravvivere

Questa si chiama barbarie, Moderno Medioevo, altro che civiltà!

Sono operaie, impiegate, commesse, non più giovani, che sono state licenziate e non trovano più lavoro, unitamente a casalinghe, studentesse, diplomate, laureate, che compongono la nuova schiera di donne italiane che si prostituiscono, nella quasi totalità dei casi, per necessità.
Il racconto ai carabinieri delle tre donne fermate nei giorni scorsi, nella casa a “luci rosse” di Via dei Cantieri, a Palermo, parla chiaro: hanno perso il lavoro e hanno venduto il loro corpo per pagare affitto e bollette e per mantenere i loro figli.
Lo scorso gennaio, sempre a Palermo, sono stati chiusi altri due finti centri massaggi , dove si prostituivano anche delle giovani palermitane, diplomate ma senza lavoro. L’intercettazione telefonica pubblicata sui giornali in quei giorni, di seguito riportata, conferma quanto detto prima.

Dal dialogo intimo fra una delle ragazze e un suo cliente : “Come ti trovi?” chiede il cliente-“...Bella domanda...- risponde la giovane- … guarda io, se posso esserti sincera, lo faccio, diciamo perché ho bisogno di soldi... perché non mi piace questo tipo di lavoro... e lavorare con... non per i relax e i ragazzi... però diciamo io sono così... un pochettino diciamo messa in imbarazzo... però, ti ripeto, lo faccio esclusivamente perché ho bisogno di soldi... ma solitamente tutte le ragazze che vengono a lavorare qui, hanno bisogno di soldi... mi sono diplomata, fare e dire, lavoro non ce n'è...”.

Anche l’intervista che segue, rilasciata al quotidiano “Il Mattino di Padova” lo scorso mese di gennaio da una donna padovana che, dopo essere stata licenziata, per mantenere la famiglia è scesa a battere i marciapiedi, non lascia dubbi, non solo su quanto la mancanza di lavoro e la crisi economica abbiano colpito pesantemente e soprattutto il mondo femminile, ma anche su come la prostituzione rappresenti il concentrato della violenza e dell’oppressione sessuale delle donne, come schiave del sesso, del genere maschile, costrette a subire quasi sempre brutali violenze da clienti e papponi, e spesso pure la morte.
Le donne italiane che si prostituiscono per colpa della crisi sono tante. Non si notano perché molte lavorano in casa. Io prima ho lavorato come operaia anche in un allevamento di maiali. Diciamo che visto ciò che faccio ora, non è poi così diverso».

La cosa altrettanto grave è che lo Stato, con i suoi governi e le sue istituzioni, anziché dare lavoro alle donne,per garantirne l’autonomia e una vita dignitosa ed evitare che la dipendenza economica sia anche da ostacolo alla rottura dei legami familiari, legami che sempre più spesso sfociano nella violenze contro le donne e nel femminicidio, adesso vuole rinchiuderle anche nei bordelli, nelle “case chiuse statali” che si vogliono riaprire, per tornare a speculare, a fare profitti pure sul copro delle donne.

Or dunque, se la condizione della donna in una società è la misura del grado di civiltà di quella società, non ci resta che confermare la natura barbara e misogina di questa società, di cui la prostituzione (così come la doppia oppressione, la subordinazione, delle donne, e le relazioni sociali, familiari, uomo/donna) ne è anch’essa un prodotto.

Ma le donne non vogliono finire sotto i marciapiedi! Come abbiamo già scritto nella piattaforma dello “SCIOPERO DELLE DONNE” del 25 novembre scorso, le donne vogliono il lavoro e che sia dignitoso. Non vogliono più dipendere dalla famiglia, da mariti e compagni violenti e assassini. Non vogliono essere più precarie a vita, supersfruttate, ricattate, derise, umiliate, picchiate, stuprate, uccise. Vogliono autodeterminazione, diritti, servizi, case. Anche le prostitute, italiane e immigrate, devono avere un reddito minimo garantito, in attesa di un lavoro vero, decoroso, abitazioni umane, diritti, servizi gratuiti. Altro “tessera professionale e partita Iva “ da prostitute, per pagare le mazzette allo Stato pappone.

TUTTA LA VITA DEVE CAMBIARE! QUESTTO SISTEMA, CHE E’ ALLA BASE ANCHE DELLA PROSTITUZIONE, SI DEVE ROVESCIARE!


Lavoratrici Policlinico aderenti SLAI Cobas per il sindacato di classe ed Mfpr

22/03/14

La protesta delle donne palestinesi contro l'odiosa dittatura militare egiziana

Le donne della Striscia di Gaza sono scese oggi per le strade della enclave palestinese assediata per protestare dopo 40 giorni ininterrotti di chiusura dei valichi di frontiera. Riunitesi davanti all’ambasciata egiziana a Gaza City, le manifestanti hanno esposto cartelli e striscioni in cui chiedevano la riapertura del passaggio di frontiera di Rafah, almeno per le emergenze umanitarie.
La chiusura del valico – sbarrato da ormai 41 giorni – è la drammatica conseguenza del braccio di ferro tra le nuove autorità egiziane al potere dopo il rovesciamento nel luglio scorso del presidente islamista Mohammed Morsi, esponente dei Fratelli Musulmani, e la dirigenza di Hamas che controlla la Striscia.
Le attiviste, che hanno eretto tende davanti all’ambasciata dove intendono instaurare un presidio permanente, chiedono inoltre l’intervento della comunità internazionale perché faccia pressione sul governo del Cairo.
Il comitato nazionale per la fine dell’assedio ha rivolto all’Egitto un appello perché “riconosca la sua responsabilità morale e legale nei confronti dei palestinesi assediati nella Striscia di Gaza”, osservando che le posizioni di un governo che non rispetta i diritti umani sono nulle e vuote”.
Dopo il colpo di stato con cui nel luglio scorso i militari egiziani hanno rovesciato Morsi, in Egitto e in particolare nella penisola del Sinai si sono moltiplicati attacchi e attentati ai danni delle forze dell’ordine. Le autorità del Cairo puntano il dito su Hamas – che al pari della Fratellanza è stata dichiarata ‘organizzazione terroristica’ – accusando il movimento islamista di fornire sostegno bellico e logistico ai gruppi armati infiltrati nel paese e responsabili degli attacchi.

16/03/14

Ci riprovano con le case chiuse, con la prostituzione di Stato per fare cassa pure sul corpo delle donne

Ci riprovano con le case chiuse, con la prostituzione di Stato per fare cassa pure sul corpo delle donne
Il ritorno dello “Stato pappone” è indice del “Moderno Medioevo” che avanza e della barbarie di questa società!

È con un decreto del 1859, voluto da Camillo Benso conte di Cavour per favorire l'esercito francese che appoggiava i piemontesi contro l'Austria, che è stata autorizzata l'apertura di case di tolleranza, case controllate dallo Stato per l'esercizio della prostituzione in Lombardia. Il 15 febbraio 1860 il suddetto decreto fu trasformato in legge.

Agli inizi del ‘900, in Italia, dal sud al nord del Paese, erano già migliaia i bordelli, ovvero quei luoghi legalizzati per dare sfogo agli istinti sessuali bestiali maschili, dove l’uomo cerca di riaffermare anche con la violenza, il proprio ruolo di dominio al di fuori della coppia. Per anni, con valanghe di lettere, le prostitute denunciarono alla senatrice Merlin le brutali violenze subite tra le mura dei casini, oltreché le pessime condizioni di lavoro, di igiene e di retribuzione.
Il 20 febbraio 1958, con la legge n. 75 - approvata dal Parlamento ed entrata in vigore il 20 settembre dello stesso anno, che aveva come prima firmataria la senatrice Lina Merlin, veniva decisa l'abolizione della regolamentazione della prostituzione in Italia.
Negli anni passati, soprattutto le forze politiche del centrodestra hanno tentato di buttare nella spazzatura la Legge Merlin, e nel mese di luglio 2013, la Lega, con il sindaco di Mogliano Veneto, ha lanciato il referendum per l’abrogazione predetta legge. La scusa addotta è sempre la stessa, ovvero quella di cercare di arginare il problema della prostituzione nelle strade, di stroncare il racket della tratta e il diffondersi di malattie veneree, ma in verità, per fare del mercato del sesso un’attività imprenditoriale per fare cassa : “Potremmo togliere l’Imu, evitare l’aumento dell’Iva…”. Altro che “battaglia di civiltà”! Si tratta di parole tese a imbellettare, soprattutto in tempi di crisi, il ricorso dello Stato e delle sue istituzioni all’uso, allo sfruttamento, ancora una volta, del corpo delle donne, venduto come merce ai clienti dei casini.
Si parla di decoro, di morale, di salute pubblica da salvaguardare, si attacca il comportamento “non etico” delle prostitute, ma poi si vuole speculare “legalmente” su tale comportamento, attraverso le mazzette.
Basti pensare che In Italia, nel 2008, è risultato che le donne dedite alla prostituzione fossero oltre 70 mila, con un giro d’affari per gli sfruttatori, stimato sui 2 miliardi di euro all’anno.
Con la reintroduzione delle “case chiuse statali”, il predetto e grande giro d’affari sarebbe gestito dallo Stato. E la cosa altrettanto grave è che ovviamente vi sarebbe una strettissima collaborazione da parte della malavita con le istituzioni: le mafie procurano la “carne” da vendere, attraverso la tratta, e le donne costrette a vendere il proprio corpo pagheranno due volte. Una marchetta per lo Stato e una per gli aguzzini e papponi illegali.
La putrida favola della regolamentazione per ridurre il fenomeno non regge affatto, basti pensare che nei Paesi dove la prostituzione è stata legalizzata questa è aumentata enormemente, come in Germania(da100 a mila a 300 mila donne, rese schiave), o in Olanda, dove le ragazze chiuse negli appartamenti, nei locali, nei night ed esposte nelle vetrine, vengono lo stesso sfruttate dai clan malavitosi.
All’appello per il referendum abrogativo, allora risposero diversi sindaci, dal Veneto all’Abruzzo, tra cui quella Pdl di Miane (TV), Angela Commellere, che ha ammesso spudoratamente di essere pronta ad ospitare un bordello nel suo paese, al fine di risanare il bilancio comunale con le tasse, con le “marchette” delle prostitute.
Oggi, la regione Lombardia rilancia l’appello, e a unirsi al coro, oltre al populista e reazionario M5S, è anche il Pd, con la senatrice Maria Spillabotte, che ha presentato un disegno di legge per legalizzare la prostituzione. “…il mio obiettivo- afferma- è far rispettare l’autodeterminazione delle donne, strappandole da quello sfruttamento cui le sottopongono oggi 60 cartelli della criminalità. Le prostitute avrebbero tessera professionale e partita Iva e pagherebbero le tasse”.
Ma quale autodeterminazione, ma quale libera scelta delle donne? Come si può essere così ipocrite, false e meschine!
La verità, sotto gli occhi di tutti, è che la prostituzione è lo “sfruttamento più antico del mondo”, è una violenza dell’uomo contro la donna, donna considerata ” pezzo di carne al servizio della sessualità maschile”.
La prostituzione, fin dall’antichità e nella quasi totalità dei casi, è dettata dalla necessità di sopravvivenza,non è un caso che sia diffusa soprattutto tra le donne più povere. Anche in Italia, la maggioranza delle prostitute proviene soprattutto dai paesi dell’Est e dell’Africa, da dove fuggono dalla miseria più nera e dalla disperazione. Molte vengono ingannate con le false promesse di un lavoro e poi invece vengono costrette al marciapiede, con la violenza e il ricatto di farle rimpatriare. I magnaccia tolgono loro i documenti per impedirne la fuga e per schiavizzarle del tutto.
Dalle cronache e dalle statistiche emerge che queste donne sono costrette a vivere in condizioni disumane, ammassate in catapecchie, picchiate, stuprate e rischiano la vita se cercano di denunciare e sfuggire al controllo del racket.
E’ vero che vi sono anche delle donne che vendono il proprio corpo per non dipendere dalla famiglia, da un uomo o per fare una vita più agiata o di lusso. Anche la storia delle ragazzine dell’Aquila che si prostituivano per le ricariche telefoniche o per il cellulare, le baby squillo di Roma ( che avevano come clienti imprenditori, tra cui il marito della Mussolini, avvocati, funzionari della FAO) ne sono un esempio inconfutabile. Ma altrettanto inconfutabile è il fatto che anche questa “scelta” è solo formalmente libera, giacché viviamo in un sistema dove il possesso e il benessere materiale sono il valore predominante. Valore che ci viene inculcato fin da bambini, attraverso la cultura del profitto, della ricchezza, dell’avere; attraverso la pubblicità quotidiana di tv, riviste, cartelloni ecc.. .
Pertanto nessuna scelta è realmente libera in questa società, tranne che quella di lottare per rovesciarla.
Ora, che a parlare di ritorno alle “case chiuse” siano degli uomini non ci stupisce affatto, ma che a farsi pubblicamente carico dello sfruttamento legalizzato della prostituzione, mercificando il corpo femminile e offendendone la dignità umana, siano anche delle donne, peraltro rappresentanti delle istituzioni, da il volta stomaco e il senso della società in cui viviamo, dove, come dice Marx, è il mercato che regola ogni cosa, compreso le relazioni sociali e umane.
Ciò dimostra anche come, in questo sistema, la questione di classe conta più di quella di genere, e come le donne borghesi/istituzionali/pur di mantenere il potere e i propri privilegi, divengono addirittura promotrici dell’oppressione e degli attacchi al corpo, alla vita, alla dignità e all’insieme delle condizioni dell’universo femminile.
E’ vero che la prostituzione esiste dalla “notte dei tempi”, da quando esiste lo Stato, la proprietà privata e la famiglia, così come è vero che essa si pone come puntello per il mantenimento di un certo ordine sociale, in cui rappresenta il concentrato della violenza e dell’oppressione sessuale delle donne, come schiave del sesso, del genere maschile.
Anche la prostituzione, così come le relazioni umane, familiari, uomo/donna, è un prodotto sociale e, pertanto, può avere fine soltanto attraverso la trasformazione radicale della società, l’abbattimento di questo sistema.
Come donne non possiamo che essere contro ogni sfruttamento e mercificazione del corpo delle donne, in famiglia, per strada e nella società. Siamo contro tutte le violenze, sessuali, fisiche, psicologiche, morali,materiali, che i maschi e questa barbara società ci costringono a subire quotidianamente e sempre più.
Come donne siamo contro la repressione e la persecuzione delle prostitute da parte di Stato, polizia, magnaccia. Siamo contro la riapertura delle “case chiuse”, delle cooperative del sesso e di qualunque altro luogo in cui si vogliono segregare le donne per l’appagamento sessuale, il “piacere fallico” di porci, maniaci, imprenditori, avvocati, politici, preti, vescovi, sindaci bottegai, magistrati, poliziotti, militari, medici ecc.. .
Noi, donne in lotta, che il 25 novembre abbiamo fatto lo sciopero delle donne contro il femminicidio, gli stupri, la violenza, la doppia oppressione e il peggioramento dell’insieme delle condizioni di vita delle donne.
Noi che l’8 marzo abbiamo ribadito a gran voce a uomini,stato,governi,padroni,Chiesa, politicanti,sindacati di regime,che odiano le donne, “MAI PIU’ COME PRIMA, TUTTA LA VITA DEVE CAMBIARE!” SIAMO PER LA RIBELLIONE DELLE DONNE, PER LA RIVOLTA, LA RIVOLUZIONE, LA DISTRUZIONE DI QUESTO SISTEMA E DELLE DOPPIE E LUNGHE CATENE CHE QUESTA SOCIETA’ CI OBBLIGA A PORTARE!


Pa, 15.03.2014

Lavoratrici Policlinico 
aderenti a Slai Cobas per il s.c. Palermo e a Mfpr

13/03/14

Nuova campagna ideologica, dalla Lombardia, per la riapertura delle case chiuse

" … in Italia un colpo di piccone alle case chiuse fa crollare l’intero edificio, basato su tre fondamentali puntelli, la Fede cattolica, la Patria e la Famiglia. Perché era nei cosiddetti postriboli che queste tre istituzioni trovavano la più sicura garanzia…” (Indro Montanelli in "Addio Wanda" contro la legge Merlin) 

Da giorni, a partire da una conferenza stampa promossa dall’ ex vicesindaco di Milano De Corato e dalla Lega in regione Lombardia, la riapertura delle case chiuse sembra diventata la priorità dell’azione di governo di questa Regione. Prontamente seguita a livello nazionale da una proposta di legge “trasversale” presentata da diverse senatrici.


Conosciamo bene l’attivismo di De Corato e della Lega e, oggi, in buona compagnia anche del movimento5 stelle in materia di “sicurezza” e “decoro” delle strade da risolvere come problema di ordine pubblico, gli anni della “caccia” alle prostitute, per toglierle alla vista delle persone per bene, delle famiglie “onorate”, occhi di bimbi innocenti, per non offendere il senso del pudore.


In realtà, dietro la proposta di riapertura delle case chiuse, vi è, da un lato, la riproposizione e la riaffermazione di una concezione della sessualità incentrata sulla repressione, la mercificazione e riproposizione, per le donne, di ruoli sessuali predeterminati, quello di moglie- madre e di “puttana”, ruoli funzionali al mantenimento della società borghese con il ruolo centrale, in essa,  della famiglia; dall’altro, se anni addietro ci si trincerava dietro una supposta salvaguardia delle prostitute dai racket, oggi è sempre più evidente l’obiettivo reale che si vuole raggiungere: fare profitti sulla prostituzione, lo sfruttamento legalizzato da parte delle istituzioni, che, lungi dall’eliminare lo sfruttamento dei racket e la tratta delle schiave del sesso, riafferma la “naturalità” del “mestiere più antico del mondo”, in realtà, la violenza più antica del mondo.


Una campagna ideologica, pratica che fa da contraltare alle tante campagne ideologiche, pratiche di odio verso le donne che ha contraddistinto l’operato della Regione Lombardia da lungo tempo,  contro tutte le mistificazioni e i fatti pratici, come lavoratrici, compagne dell’mfpr abbiamo promosso un primo momento di lotta l’8 marzo


Di seguito gli aggiornamenti sulla riapertura delle case chiuse. Da notare il clima “raffinato” in cui si è svolto il “dibattito”, che, da solo, mostra bene la “levatura” di questi paladini delle prostitute e grandi “modernizzatori” della società!

Mfpr- milano

 

 

"Riapriamo le case chiuse": primo sì del Pirellone alla proposta della Lega



La commissione Affari costituzionali ha approvato la proposta di un referendum per abolire la legge Merlin: determinante il voto del Movimento 5 Stelle. Salvini: "Vorrei un quartiere a luci rosse a Milano"


di ANDREA MONTANARI
 


Primo sì della Regione Lombardia al referendum per la riapertura della case chiuse. La commissione Affari istituzionali ha approvato a maggioranza, con il voto determinante del Movimento Cinque Stelle, la proposta avanzata da Lega, Lista Maroni, Forza Italia e Partito Pensionati di indire una consultazione popolare per l'abrogazione parziale della legge Merlin. La norma che nel 1958 decretò la chiusura delle case di tolleranza in Italia. Hanno votato contro Pd, Patto civico e anche il Nuovo centrodestra, che sostiene la maggioranza che governa la regione guidata da Roberto Maroni. Ora il testo dovrà essere approvato dal consiglio regionale della Lombardia per il via libera definitivo.

La riapertura delle case chiuse è un cavallo di battaglia del Carroccio. Che ora punta a ottenere il referendum abrogativo non attraverso una raccolta di firme tra i cittadini, ma con la richiesta di cinque consigli regionali (come previsto dalla Costituzione). Tra i primi a cantare vittoria c'è anche Riccardo De Corato, ex vicesindaco di Milano e oggi capogruppo di Fratelli d'Italia in Lombardia. "Su questi temi l'Italia è ferma al '58 - commenta l'esponente di Fdi - sia per la resistenza di alcune parti politiche sia per la resistenza di una parte della società civile. È arrivato il momento di andare avanti".
Il progetto di legge prevede esplicitamente l'abrogazione degli articoli della legge Merlin che stabilivano "la chiusura delle case di tolleranza". Durante il dibattito in commissione non sono mancate le battute e i botta e riposta tra esponenti di maggioranza e opposizione. Tra chi proponeva di convocare per un'audizione la leader delle prostitute italiane, Pia Covre, e chi ironizzava su altri esponenti politici (e non). E il segretario federale leghista Matteo Salvini dice che aprirebbe un quartiere a luci rosse a Milano. "Aprirei un bordello anche nel mio quartiere - ha detto ai microfoni della Zanzara su Radio 24 - anche sotto casa mia. Non vedo alcun problema". Il segretario della Lega Nord ha anche annunciato che "il 29 marzo la Lega inizia la raccolta delle firme per riaprire le case chiuse".