Per
le donne ogni attacco alle condizioni di lavoro e di vita non è mai
solo economico o sindacale, perché
esso è sempre impregnato di motivi ideologici, di concezioni e
politiche reazionarie.Questo oggi è sempre più chiaro a fronte degli attacchi del governo Meloni che, al di là dei loro effetti concreti, economici, di peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro delle donne, e di dare mano libera ai padroni per discriminazioni sessiste, razziste, per licenziamenti, per applicare alle donne contratti peggiori, si ammantano di un carico ideologico, fascista/patriarcalista. E questo è l'aspetto più pericoloso.
Mentre si
tolgono i diritti per/sul lavoro, aumenta l'oppressione, la
subordinazione, la legittimazione di un clima generale da moderno medioevo; mentre si nega il lavoro alle donne,
si rimandano a casa le lavoratrici,
si usa da parte del governo e del vaticano una celebrazione della
famiglia e del ruolo in essa
delle donne, unita ad una incessante campagna sul fare figli per il capitale e per la guerra unita ad una campagna "terrorista" di attacco al diritto d'aborto. Si vuole fare della famiglia sempre più uno strumento di
ammortizzatore sociale ma anche
di controllo, normatività, di subordinazione delle donne. Questo
tipo di famiglia non fa che rafforzare
la supremazia degli uomini sulle donne, sviluppa concezioni
maschiliste e fortemente oppressive,
di proprietà da parte dei maschi verso le donne, di odio quando le donne si ribellano a questi rapporti e scelgono di romperli. Per questo questa famiglia sta
diventando anche il principale
luogo di violenze contro le donne e di femminicidi.
Meloni/Salvini e i suoi ministri fascisti/beceri, all'insegna di "Donna, madre, cristiana", propagandano una immagine di donna che sia essenzialmente "madre e cristiana"; una famiglia fatta rigidamente di uomini e donne, bianchi, occidentali, basata sul suprematismo dei valori/cultura cristiani e occidentali, cercando di sviluppare, in particolare nelle scuole, e attraverso i mass media a loro servizio, un humus razzista verso gli altri popoli e le loro culture.
Questi "valori" da moderno fascismo sono funzionali oggi alla partecipazione, complicità con le guerre imperialiste, all'attivo neo colonialismo dell'Italia, all'attacco ai popoli e alla loro resistenza che ha al centro oggi la giuste, legittima resistenza del popolo palestinese.
Lo
sciopero delle donne è, deve essere, uno strumento di lotta di valore storico, strategico, di rottura contro tutto questo.
Lo
sciopero delle donne intreccia la questione di classe alla questione
di genere, perchè dobbiamo rompere le doppie catene! Quindi è una lotta per affermare
il punto di vista delle donne in tutti gli ambiti, la nostra piattaforma e il nostro
protagonismo e doppia determinazione. Per affermare la necessità della rivoluzione!
Per questo lo sciopero delle donne è inconciliabile e radicale contro ogni economicismo e
riformismo. Tutta la vita deve cambiare!
Uno sciopero internazionalista che si unisce agli scioperi, alle manifestazioni delle donne che nell'8 marzo scendono in lotta in tutto il mondo, collegando con un forte filo rosso la maggiorparte delle donne, più sfruttate, oppresse, più attaccate nei diritti fondamentali, dai paesi imperialisti ai paesi oppressi dall'imperialismo, unendoci fortemente soprattutto alle donne palestinesi e alle donne in prima fila nelle guerre rivoluzionarie, dall'India, alle Filippine, alla Turchia/Kurdistan...
Uno sciopero costruito autonomamente dalle lavoratrici, dalle operaie, dalle precarie, dalle disoccupate, dalle ragazze, dalle casalinghe.
Lo
sciopero delle donne è
in distinzione/scontro con la linea e la prassi dei sindacati
confederali, di cui sono fortemente ipocrite le parole che diranno
anche in questo 8 marzo, a fronte di una linea, azione di
collaborazione padronale verso le discriminazioni, molestie sessuali,
ecc. che subiscono le lavoratrici.
La nostra critica agente si
rivolge anche alla maggiorparte dei sindacati di base che o per
incomprensione o per opportunismo cosciente negano e soffocano la
marcia in più delle donne.
Lo
sciopero delle donne ha anche una funzione di critica/lotta pratica
verso i lavoratori, in particolare sui posti di lavoro, come verso i
proletari in generale, contro le concezioni maschiliste, sessiste
presenti tra i proletari, fino ai femminicidi.
Lo sciopero delle
donne chiama i lavoratori d’avanguardia a non limitarsi ad
esprimere appoggio e solidarietà alla lotta delle donne, ma fare una
lotta pratica contro il maschilismo. Un operaio non può lottare per
migliorare le proprie condizioni materiali e non prendere posizione
sulle discriminazioni sessiste, un operaio non può denunciare le
condizioni di insicurezza in fabbrica e tacere sulle molestie
sessuali.
Gli operai con coscienza di classe devono comprendere che
quegli aspetti di oppressione non sono che l'ennesima manifestazione
dello sfruttamento e della oppressione/repressione del sistema del
capitale, e che qualunque prospettiva rivoluzionaria che non facesse
propria la trasformazione rivoluzionaria della condizione femminile,
sarebbe una prospettiva rivoluzionaria mutilata.
VIVA LO SCIOPERO DELLE DONNE!
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