31/01/25
27/01/25
Gli Usa rientrano nel patto anti-aborto globale mentre Trump concede la grazia a 23 attivisti antiabortisti - USA/Trump: al potere "gli uomini che odiano le donne".
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Gli Usa rientrano nel patto anti-aborto globale. E Trump chiude gli uffici che promuovono la diversità e la lotta al cambiamento climatico
26/01/25
Gli impegni necessari in questo anno 4 - ll diritto d’aborto non si tocca! Lottiamo unite contro il governo Meloni del "Dio, patria" famiglia"
22/01/25
Gli impegni necessari in questo anno 3 - Centrale per la liberazione delle donne la lotta rivoluzionaria - oggi in primis contro il governo Meloni moderno fascista e del moderno medioevo
20/01/25
Un grande abbraccio alle prigioniere palestinesi liberate!
Il popolo e solo il popolo è la forza motrice della storia.
Noi gioiamo insieme alle masse, così come salutiamo le valutazioni positive che vengono dalle organizzazioni della resistenza palestinese. La resistenza palestinese è l'unico depositario delle decisioni nel corso di questa guerra, le masse palestinesi e la resistenza palestinese hanno realizzato con il loro straordinario, indomabile, sacrificio e resistenza in un anno e mezzo di genocidio i cui particolari non stiamo qui a riprendere perché sono stati sotto gli occhi di tutti e sotto l'occhio del mondo.
L'accordo, dal punto di vista della resistenza, contiene dei punti ritenuti positivi:
Lo scambio dei prigionieri. La liberazione dei prigionieri palestinesi è un risultato assolutamente importante. Il ritiro delle forze israeliane. Scrive il comunicato, espressione delle forze in Italia che sostengono la resistenza: “l'esercito israeliano si ritirerà nel corso delle fasi di cessate il fuoco dalla Striscia di Gaza. Il ritiro comprenderà anche l'asse Netzarim che divide in due la Striscia e l'asse Philadelphia che separa Gaza dall'Egitto. E’ riconosciuto nell'accordo il ritorno dei profughi al Nord, il piano di pulizia etnica per svuotare il nord di Gaza è così respinto. Secondo l'accordo, gli sfollati del nord di Gaza che sono stati spinti verso il sud potranno fare ritorno senza limitazione. Infine, è previsto l'ingresso degli aiuti umanitari che sono stati finora usati come strumento di pressione contro i palestinesi, specialmente al Nord della Striscia di Gaza. L'ingresso degli aiuti riprenderà a ritmi concordati e arriveranno anche a nord di Gaza.
Questi sarebbero risultati di una tregua che giustificherebbero la posizione attuale della resistenza di adesione all'accordo e il sostegno che viene alla resistenza dalla solidarietà internazionale che si è espressa in forma estesa e grande sul piano mondiale.
Il piano genocida dello Stato di Israele ha creato condizioni tali che la resistenza per fermarlo ha accettato questo accordo. Ogni altra soluzione avrebbe permesso allo Stato sionista di Israele di continuare ininterrottamente i bombardamenti e nello stesso tempo di rendere ancora più difficili le incredibili condizioni di sopravvivenza delle masse in tutta la Striscia di Gaza, per di più in un contesto generale che evidentemente non è favorevole alla resistenza palestinese e alla lotta del popolo palestinese.
In Cisgiordania l’autorità collaborazionista ha aperto il fuoco e ha sviluppato la repressione verso la brigata Jenin per imporre nella Striscia di Gaza il dominio assoluto di questa forza collaborazionista, nel mentre i coloni, sostenuti dall'esercito israeliano, hanno continuato la loro azione di aggressione e di occupazione di parte del territorio della Cisgiordania. Quindi la resistenza e le masse palestinesi si sono trovate sostanzialmente tra due fuochi, il fuoco dell'esercito sionista sostenuto dall'imperialismo e l'aggressione interna in Cisgiordania di un'Autorità palestinese che ha sposato le ragioni dell'occupante e risponde ai diktat dell'imperialismo. Anzi, per essa viene prevista, nelle dichiarazioni, nei piani del sionismo e dell'imperialismo, una installazione come governo fantoccio non solo in Cisgiordania ma nella Striscia di Gaza. Questa è una condizione sfavorevole alla resistenza del popolo palestinese.
E’ andato avanti il piano israeliano di soffocare, almeno temporaneamente, le forme di solidarietà e le forze della solidarietà col popolo palestinese. Questo in Libano con l'attacco a Hezbollah e l'occupazione di una parte del territorio libanese, come in Siria dove, approfittando del crollo del regime antipopolare di Assad, lo Stato di Israele ha bombardato il territorio siriano, le sue postazioni militari, ha occupato le alture del Golan e ha esteso questa occupazione, con la chiara intenzione di conservare il controllo in Libano di parti del territorio e di avere sia in Siria che in Libano governi favorevoli alla repressione delle forze solidali al popolo palestinese.
Una condizione quindi di oggettivo accerchiamento della resistenza e di possibilità che il regime sionista producesse un'ulteriore sforzo nella pulizia etnica e nel genocidio.
Per non dire il ruolo che hanno svolto il regime giordano, il regime egiziano e i regimi delle monarchie petrolifere arabe.
Quindi la resistenza non ha avuto il sostegno dei paesi arabi nonostante lo Stato di Israele abbia apertamente attaccato i regimi arabi e abbia fatto capire che il suo disegno è quello di essere potenza predominante a livello regionale.
Trump, ancora prima del suo insediamento, ha dichiarato che se il 20 gennaio non ci fosse stato un accordo a difesa degli interessi generali dell'imperialismo USA e della copertura totale del regime sionista governato da Netanyahu, avrebbe scatenato l'inferno. Nello stesso tempo Trump, proprio nelle ore che precedono il suo insediamento, fa sentire chiara la sua voce attraverso ministri e parti della sua amministrazione che dichiarano apertamente che la Presidenza Trump dell'imperialismo americano sarà la più vicina che ci sia mai stata alla storia al regime sionista israeliano.
Sono state queste le condizioni che hanno reso possibile il sì del governo Netanyahu all’accordo. Sono state queste le assicurazioni che sono state date al regime di Netanyahu che l'hanno spinto a firmare l'accordo e a sopportare la dissidenza interna al governo, testimoniata dalle dimissioni, poche ore fa, dei ministri dell'estrema destra, tranne il ministro delle Finanze che indebolisce solo parzialmente il regime di Netanyahu, visto che ottiene subito il consenso all'accordo della cosiddetta opposizione interna allo Stato d’Israele.
Quindi, nel valorizzare i risultati che la resistenza palestinese e il popolo con i suoi festeggiamenti fa in queste ore dell'accordo, è assolutamente necessario guardare al quadro complessivo che ci fa dire, come proletari comunisti, che è presto per festeggiare come una grande vittoria questo accordo; e quando si dice che è presto per festeggiare in nessuna maniera si vuole sottovalutare il peso e l'importanza che la resistenza ha conseguito in questo drammatico anno e mezzo in cui non solo è riuscita a evitare la sua distruzione pianificata dal regime sionista sostenuto dall'imperialismo, non solo è riuscita a far sì che numerose perdite siano state inflitte alle forze armate genocide del sionismo, ma non si è per nulla indebolito il rapporto, soprattutto a Gaza, tra masse popolari e resistenza.
Non va utilizzata l'argomentazione che la resistenza del popolo e delle masse popolari è invincibile per sottovalutare lo stato reale delle cose in questo momento drammatico e cruciale della lotta del popolo palestinese.
La resistenza è invincibile se il popolo è unito. La resistenza è invincibile se ha nel suo DNA un progetto e un piano di una guerra di popolo di lunga durata guidata dalle forze proletarie progressiste in grado di sconfiggere, come la storia ha sempre dimostrato, il regime sionista sostenuto dall'imperialismo. Altrimenti, dietro la tregua e dietro l’elogio della resistenza e del popolo, si cela non l'avanzamento, ma lo status quo.
Lo status quo rende fragile la tregua e l'accordo. Tutti sanno che la tregua è fragile, come pure l'accordo, tutti sanno che il regime sionista è pronto ad utilizzare qualsiasi pretesto anche nel corso dell'attuazione dell'accordo per continuare sistematicamente l'attacco alle forze della resistenza con il piano di estensione dell'occupazione e del genocidio.
Quindi in questo contesto è necessario non fermarsi, ma avanzare. In questo contesto è necessario riorganizzare la resistenza delle masse, è necessario ricostruire e far avanzare l'unità del popolo palestinese perché agisca come blocco unico contro il regime sionista. È molto positivo che i tanti martiri della resistenza palestinese, uccisi dalla mano criminale dello Stato d'Israele, abbiano trovato nel contesto della barbarie sionista la possibilità di rinnovare le proprie forze, perché è chiaro che nuove leve, come viene dichiarato, hanno alimentano la resistenza, dimostrando che il piano genocida non ferma ma alimenta la ribellione e la volontà delle masse palestinesi di resistere e contrattaccare e costruire le condizioni, interne e internazionali, perché la vittoria sia possibile.
Per questo il nostro punto di vista è che bisogna ora più che mai intensificare la solidarietà internazionale e internazionalista intorno alla resistenza palestinese, ora più che mai essere vicini alla parola d'ordine di fondo della resistenza palestinese che dice che la Palestina deve essere liberata “dal fiume al mare”, ora più che mai continuare la lotta all'interno dei nostri paesi per mettere fine al sostegno incondizionato, politico, militare ed economico, che tutte le forze dell'imperialismo, a partire dall'imperialismo americano, intendono fare per chiudere per sempre la partita della resistenza palestinese, per chiudere per sempre il futuro della Palestina e ripristinare a livelli più alti il tallone di ferro del dominio dello Stato sionista come gendarme mondiale in tutta l'area contro le nazioni e i popoli oppressi, contro la resistenza di tutti i popoli e la lotta di liberazione nazionale e sociale di essi.
Quindi nell’unirci alla resistenza e al popolo palestinese, tocca a noi fare la nostra parte, e la nostra parte è di valutare esattamente lo stato delle cose dentro cui si muove il rafforzamento della nostra azione tattica e strategica, a fianco del popolo palestinese e della resistenza fino alla vittoria.
Tutti noi consideriamo come fondamentale la lotta di liberazione del popolo palestinese e pensiamo che essa sia ritenuta tale da tutti i proletari e dai popoli oppressi di tutto il mondo che stanno manifestando la loro solidarietà. Il migliore aiuto alla resistenza palestinese, alla lotta di liberazione, è rendere sempre più forte la lotta all'interno dei paesi imperialisti e all'interno di tutti gli Stati, le nazioni oppresse, la via della liberazione internazionale dall'imperialismo, via che storicamente non può che essere la guerra di popolo in ogni paese oppresso dall'imperialismo e nelle condizioni adatte a ciascun paese, e la guerra rivoluzionaria che rappresenta il necessario strumento di unità all'interno dei paesi imperialisti.
Sulla riforma della scuola di Valditara - un commento di una compagna operatrice scolastica dello Slai cobas
L'ennesimo attacco del fascio-governo si sta per compiere, il ministro Valditara con la riforma della scuola, destinata a entrare in vigore nell’anno scolastico 2026-2027, mirerebbe a valorizzare" le radici culturali italiane" che in parole povere significa che l'insegnamento della storia sarà fatto in senso nazionalista e senza senso critico.
Inoltre è previsto lo studio della Bibbia e del latino già dalle scuole medie per rafforzare, sempre, le conoscenze delle radici della cultura italiana.
Tentiamo di credere che la Bibbia da mettere nei programmi è volta alla propaganda dei valori dell’Occidente, in chiara oppopsizione al “pericoloso” Islam alle porte, con l'effetto di far sentire più esclusi i ragazzi che arrivano da lontano.
Con questa riforma il privato entrerà nelle scuole. E' concreto infatti il rischio che la manovra apra ai privati la possibilità di sfruttare “la scuola pubblica, pagata dai contribuenti, per farsi finanziare la formazione e avere lavoratori a basso costo”
A sancire l’ingresso del privato nel pubblico, è stata la creazione della Fondazione Scuola per L’Italia, inaugurata lo scorso giugno a Milano alla presenza, tra gli altri, proprio del ministro Valditara. Si tratta di un ente no profit a cui hanno aderito Unicredit, Leonardo, Enel, Banco Bpm e Autostrade. Secondo il suo statuto, la Fondazione si pone l’obiettivo di raccogliere 50 milioni di fondi privati entro il 2029 per “contribuire a supportare il sistema scolastico, rendendolo sempre più competitivo”, come ha dichiarato il ministro; ma l’obiettivo reale, così come è stato annunciato dal presidente Simontacchi, appare soprattutto quello di “instaurare un dialogo virtuoso tra aziende".
Tornando invece alla scuola, oltre al venir meno delle tutele, preoccupanti sono i tagli annunciati al personale. La nuova manovra avviata dal ministro prevede infatti il blocco del turn over: è stato calcolato che questa scelta comporterà, in un anno, oltre 5000 insegnanti e 2000 collaboratori del personale A.T.A. in meno a servizio della scuola, tagli su tagli che si stanno sommando da anni, e che stanno creando insegnanti demotivati e personale Ata sfruttato e vessato.
Al tema della pedagogia si collegano poi le idee disciplinari di Valditara, tanto che «Internazionale» ha parlato di un vero e proprio "culto della sanzione” del ministro: le misure di sospensione che ha adottato nei confronti degli studenti che hanno occupato i propri istituti per protesta (fino a tre settimane di sospensione) e l’insistenza sul rilievo del voto in condotta con conseguente bocciatura, d’altronde, sembrano voler incoraggiare una linea sempre più punitiva
Non a caso uno dei primi discorsi di Valditara insisteva proprio sul valore dell’umiliazione dal punto di vista educativo, nella correzione dei comportamenti scorretti. “Evviva l’umiliazione, che è un fattore fondamentale nella crescita e nella costruzione della personalità”, aveva detto. “Da lì nasce la maturazione. Da lì nasce la responsabilizzazione”.
Prepariamoci ad una scuola da moderno "balilla"...
16/01/25
Il nuovo anno ci porterà quello che sapremo conquistarci
I bambini, quando hanno un quaderno nuovo, con le pagine bianche, fanno mille progetti di tenerlo in ordine, di scriverci con la migliore calligrafia. Nel calendario dei padroni, il capodanno ha la stessa funzione: offrire a chi quotidianamente è sfruttato, immiserito e instupidito dal dominio capitalista, la truffa finale. L’anno vecchio ti ha dato miseria, licenziamenti, supersfruttamento, servitù: ebbene, puoi buttarlo via, come i cocci vecchi dalle finestre: ti resta davanti l’anno nuovo, il bel quaderno bianco tutto da scrivere.
Questo è il
discorso che conviene ai padroni: sospendiamo le ostilità, tanto quello
che è stato e stato, ora tutto e diverso, è un altro anno. Ma il nostro
quaderno ce l’hanno già scritto loro, col linguaggio di sempre: miseria,
licenziamenti, supersfruttamento, servitù.
Ma la cosa più mostruosa
è proprio questa: il tentativo di renderci complici del nostro
sfruttamento, di renderci schiavi e felici. Il grande spettacolo del
nuovo anno e' pronto. Protagonisti gli sfruttatori, i potenti, i
parassiti, pronti a sfoggiare la ricchezza accumulata sulla miseria e
sul lavoro altrui, a sprecare in una sera quanto basta a migliaia di
famiglie per vivere un anno intero. Il loro divertimento non basta, c’è
bisogno anche del pubblico, c’è bisogno di quelli che della ricchezza e
del potere sono quotidianamente derubati. Le prime al teatro, i veglioni
lussuosi, gli spettacoli spazzatura in televisione, il discorso del
presidente della repubblica...🤮 devono arrivare nelle case di tutti,
portati dalla televisione, dai quotidiani pieni di fotografie e cronache
del bel mondo, dai rotocalchi e sfilate in TV che sfoggiano sfilate di
modelli preziosi per le casalinghe che non li indosseranno mai.
Ma
non è detto che il gioco riesca. A chi ipocritamente si domanda: “Che
cosa ci porterà il nuovo anno?”, come se si trattasse di prevedere
eventi naturali, terremoti, siccità, c’è una sola risposta.
Il nuovo anno ci porterà quello che sapremo conquistarci.
Sul quaderno bianco i padroni vogliono risolvere i loro vecchi e grassi conti. Tocca a noi riempirlo con una storia diversa.
Lasciamo ai padroni lo champagne: noi abbiamo le pietre, il dissenso, la disobbedienza e la rivolta...
Ma se non c'e' organizzazione non si va molto lontano, la
"rivolta" rimane una battaglia, si', ma e' la Guerra che bisogna
vincere.
Oggi è non solo oggi, la guerra e' la loro, dei signori del
capitale, dell'imperialismo mondiale, di un occidente servo e complice.
Complice oggi piu' di ieri di massacri, crimini, induzione a morte e
malattie di bambini e civili in una Terra martoriata e rapinata da
ottant'anni. La Palestina.
Niente da festeggiare!
Da Raffaella compagna di Taranto
15/01/25
CHI SONO I VERI TERRORISTI STUPRATORI? Euro-Med Monitor: Israele deve essere aggiunto alla lista nera dell’ONU contro le violenze sessuali
Dal blog proletari comunisti
Ginevra. L’Euro-Med Monitor, con sede a Ginevra, ha affermato in un comunicato stampa divulgato venerdì che le continue ostruzioni di Israele verso tutte le indagini del’ONU per le accuse di violenza sessuale dal 7 ottobre 2023 sono profondamente preoccupanti. Queste ostruzioni, unite a prove sostanziali che indicano azioni sistematiche e diffuse di stupro ed altre forme di violenza sessuale da parte delle forze israeliane contro i Palestinesi, compresi prigionieri, costituiscono gravi violazioni del diritto internazionale umanitario e dei diritti umani. Le motivazioni per l’inclusione di Israele nella lista nera dell’ONU per le entità sospettate di perpetrare violenza sessuale nei conflitti sono convincenti.
Negli ultimi 15 mesi, Israele ha costantemente rifiutato di collaborare con tutti gli organismi delle Nazioni Unite con un mandato investigativo per esaminare le accuse di stupro e altre forme di violenza sessuale derivanti dagli attacchi del 7 ottobre.
Mercoledì 8 gennaio è stato reso noto che Israele ha nuovamente negato l’autorizzazione per un’indagine da parte della Rappresentante Speciale dell’ONU per le violenze sessuali correlate al conflitto, Pramila Patten. Questo rifiuto deriva presumibilmente dalle preoccupazioni che un’indagine completa avrebbe esposto l’uso sistematico di stupri di massa da parte di Israele contro i Palestinesi, comprese donne e bambini, visto che Patten aveva insistito sul fatto che l’accesso ai centri di detenzione israeliani per indagare sulle accuse contro i soldati israeliani era un requisito fondamentale per il processo.
Il rifiuto di Israele è particolarmente sorprendente dato che la società civile israeliana, fino a poco tempo fa, aveva una parere generalmente favorevole a Patten e l’aveva persino invitata a tornare in Israele.
Il precedente rapporto di Patten, pubblicato l’11 marzo 2024, è l’unico caso in cui il governo israeliano ha fornito informazioni a un’inchiesta dell’ONU sulle accuse di violenza sessuale. Tuttavia, come chiaramente affermato nel rapporto, il mandato della missione in quel momento non era investigativo. Il rapporto raccomandava al governo israeliano di collaborare con la Commissione internazionale d’inchiesta indipendente (CoI) sui Territori Palestinesi Occupati (TPO), tra cui Gerusalemme Est e Israele, e con l’Ufficio dell’Alto Commissario per i Diritti Umani (OHCHR), per facilitare indagini esaustive su tutte le presunte violazioni, soprattutto dopo che Israele ha negato a queste entità l’accesso e la cooperazione, come sottolineato nel rapporto.
L’ostruzione israeliana della verità in questo contesto è stata evidenziata per la prima volta nel gennaio 2024, quando il governo israeliano ha espressamente proibito ai medici israeliani e alle autorità competenti di collaborare con la Commissione d’inchiesta dell’ONU sui Territori Palestinesi Occupati, etichettando la commissione come “anti-israeliana e antisemita”. Da allora, il governo israeliano ha mantenuto costantemente questa posizione ostruzionistica, minando gli sforzi della Commissione per condurre un’indagine approfondita e imparziale, il che costituisce un fallimento di Israele nel rispettare il suo obbligo ai sensi del diritto internazionale di collaborare con gli organismi dell’ONU. Israele sta anche negando alle vittime di entrambe le parti il loro diritto alla giustizia e alla responsabilità per le presunte violazioni.
“Il ripetuto rifiuto di Israele di collaborare con tutte le indagini dell’ONU sulla violenza sessuale evidenzia l’uso da parte del governo israeliano delle accuse di questo grave crimine come strumento di propaganda per fabbricare il consenso per il suo effettivo genocidio trasmesso in diretta streaming”, ha affermato Ramy Abdu, presidente di Euro-Med Monitor. “Israele usa semplicemente queste accuse per svergognare e diffamare i critici e deviare la colpa dai suoi tremendi crimini contro l’umanità”.
Negli ultimi 15 mesi, la squadra di Euro-Med Monitor ha documentato numerosi casi di violenza sessuale perpetrata da Israele, tra cui stupri e altre forme di tortura sessuale, contro civili palestinesi, tra cui individui nel campo di tortura israeliano di Sde Teiman.
In almeno un caso, un detenuto palestinese è stato sottoposto a stupro da cani poliziotto israeliani come parte della loro aggressione. A Sde Teiman, “i soldati ci hanno tolto per la prima volta le bende che ci coprivano gli occhi”, ha raccontato al team di Euro-Med Monitor l’avvocato Fadi Saif Addin Bakr, rilasciato il 22 febbraio 2024 dopo 45 giorni di detenzione. “In seguito, i soldati hanno tirato un giovane seduto alla mia destra, lo hanno costretto a dormire per terra e gli hanno legato mani e piedi. All’improvviso, i soldati dell’occupazione hanno sguinzagliato dei cani poliziotto addestrati contro il giovane, che è stato stuprato dai cani. Durante l’intero calvario che ho sopportato, questa è stata una delle cose più orribili a cui abbia mai assistito”.
Addin Bakr ha aggiunto: “Tutto è stato troppo [da sopportare], e questo è stato solo un altro [episodio] aggiunto alla massa di tormenti. Speravo di morire affinché questo non accadesse a me, ma uno dei soldati mi ha detto di prepararmi. [Eppure] è successo qualcosa di miracoloso nella prigione; la sessione di tortura è terminata rapidamente e siamo stati riportati nella baracca”.
In alcuni casi, i Palestinesi sono stati stuprati a morte dal personale dell’esercito israeliano. Questi episodi documentati forniscono una forte prova della natura sistematica e diffusa di tali atrocità, rivelando che Israele ha trasformato la violenza sessuale in un’arma come tattica deliberata per distruggere il morale della popolazione palestinese.
Tra le almeno 36 morti di detenuti sotto inchiesta presso il famigerato centro di detenzione israeliano di Sde Teiman, sembra che un uomo palestinese sia morto in seguito a un orribile atto di stupro con un manganello elettrico. È improbabile che questo atto brutale, insieme a molti altri, venga indagato o perseguito in Israele e sarà impedito al controllo internazionale visto che Israele continua a bloccare le indagini su tali crimini.
Numerosi rapporti di organizzazioni per i diritti umani internazionali, dell’ONU, e israeliane, tra cui l’Ufficio per i Diritti Umani dell’ONU, Amnesty International e B’Tselem, hanno documentato l’uso sistematico e diffuso di tortura e violenza sessuale di israele contro i Palestinesi.
Inoltre, il rapporto di giugno 2024 della Commissione d’inchiesta dell’ONU sui Territori Occupati Palestinesi, tra cui Gerusalemme Est e Israele, è giunto a conclusioni simili. Ha documentato un “aumento significativo della portata, frequenza e gravità della violenza sessuale e di genere perpetrata dalle Forze di sicurezza israeliane (ISF) contro i Palestinesi” dal 7 ottobre 2023. Il rapporto ha inoltre affermato che questo aumento era “collegato all’intento di punire e umiliare i Palestinesi”.
Di recente, il gruppo di Euro-Med Monitor ha documentato orribili testimonianze presso l’ospedale Kamal Adwan in merito alle aggressioni sessuali su civili, tra cui personale medico femminile e bambini. Le vittime sono state costrette a togliersi i vestiti e il velo e sottoposte a umilianti perquisizioni corporali del personale maschile dell’esercito israeliano. Una donna, evacuata a forza dall’ospedale, ha raccontato alla squadra di Euro-Med Monitor: “Un soldato ha costretto un’infermiera a togliersi i pantaloni e poi ha messo una mano sui suoi genitali. Quando ha cercato di resistere, l’ha colpita duramente in faccia, facendole sanguinare il naso”.
I crimini israeliani che comportano l’uccisione di Palestinesi e l’inflizione di gravi danni fisici e psicologici per mezzo della tortura, maltrattamenti e violenza sessuale, tra cui lo stupro, vengono perpetrati con estrema brutalità e in modo sistematico, il che indica chiaramente un intento specifico di distruggere il popolo palestinese. Questi atti costituiscono componenti del crimine di genocidio, come delineato nella Convenzione sulla Prevenzione e la Punizione del Crimine di Genocidio.
Euro-Med Monitor invita le Nazioni Unite a includere Israele nella sua lista nera di entità coinvolte nella violenza sessuale nei conflitti. Questa richiesta giunge alla luce di prove sostanziali che documentano l’uso sistematico della violenza sessuale da parte di Israele, tra cui lo stupro e altre forme di abuso sessuale, come parte della sua più ampia campagna di annientamento contro il popolo palestinese.
Euro-Med Monitor sottolinea l’urgente necessità di una responsabilità internazionale e di un’indagine esaustiva su queste atrocità per assicurare giustizia alle vittime e prevenire ulteriore impunità. Il Monitor ha affermato che, nel corso di diversi decenni, Israele ha costantemente dimostrato sia una mancanza di volontà che una mancanza di capacità di ritenere responsabili o perseguire coloro che sono implicati in crimini commessi contro i Palestinesi, con tali individui che hanno ricevuto protezione giudiziaria, politica, militare e persino popolare.
La comunità internazionale deve adottare misure urgenti e decisive per affrontare e fermare i gravi crimini di Israele contro i prigionieri e i detenuti palestinesi. Questo comprende il rilascio immediato e incondizionato di persone detenute arbitrariamente, la cessazione delle sparizioni forzate che facilitano ulteriori atrocità e la concessione dell’accesso al Comitato internazionale della Croce Rossa (ICRC) e ad altre competenti organizzazioni locali e internazionali a tutte le strutture carcerarie israeliane. Inoltre, alle vittime deve essere concesso il diritto a un rappresentante legale.
Euro-Med Monitor chiede inoltre che si indaghi su questi crimini tempestivamente, imparzialmente, approfonditamente e in modo indipendente, affinché tutti i colpevoli siano ritenuti responsabili e che a tutte le vittime e alle loro famiglie sia pienamente garantito il loro diritto alla verità, a rimedi efficaci e a riparazioni complete, assicurando giustizia e dignità a chi è stato colpito da questi crimini efferati.
È fondamentale che la comunità internazionale sostenga la Corte Penale Internazionale (ICC) nel condurre un’indagine completa su tali crimini, e garantire che vengano inseriti nelle accuse mosse contro i funzionari israeliani davanti alla Corte e garantire la responsabilità e l’azione penale per tutti i responsabili.
Traduzione per InfoPal di Edy Meroli
14/01/25
Via libera ai femminicidi - Gli uomini assassini sono giustificati...
Gli impegni necessari in questo anno 2 - Contro violenza e femminicidi, contro il governo fascista Meloni che li fomenta, contro questo sistema sociale che li genera, scatenare la furia delle donne
“Costrette a spogliarci e a fare squat in Questura” denuncia delle attiviste di Extinction Rebellion
Dopo oltre 7 ore di fermo in Questura, sono state rilasciate le 23 persone di Extinction Rebellion, Palestina Libera e Ultima Generazione che erano state fermate dopo la manifestazione alla Leonardo spa di Brescia“.
Lo precisano gli attivisti in una nota precisando che “tutte le persone sono state denunciate per radunata sediziosa (art 655 cp) per la sola partecipazione ad una manifestazione non violenta di dissenso, accensioni ed esplosioni pericolose (art. 703 cp) per aver acceso un fumogeno, per imbrattamento (art. 639 cp) per aver scritto Palestina Libera su un muro, e per concorso morale (art. 112 cp) per essere stati semplicemente presenti”. Alcune persone sono state espulse da Brescia col foglio di via obbligatorio. Ma le attiviste hanno denunciato di aver subito abusi in Questura: “Ci hanno chiesto di spogliarci, di togliere le mutande e di fare degli squat. Per dei controlli, hanno detto. Questo trattamento è stato riservato solo alle donne”.
13/01/25
Gli impegni necessari in questo anno 1 - Sostegno incondizionato e in ogni forma alle donne palestinesi e alla Resistenza del popolo Palestinese
12/01/25
Come dicevamo: Nessun stupro delle israeliane da parte dei combattenti della Resistenza palestinese
La magistrata israeliana Moran Gaz ha investigato sui fatti del 7 ottobre: non esiste “nessuna denuncia o prova di stupro” da parte dei palestinesi coinvolti nell’azione; “ciò che è stato riportato sui media è completamente diverso da quanto emerge in ultima analisi”.