11/01/25

Cominciamo il nuovo anno con Engels - Spezziamo le catene...

Engels con “L'origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato ha posto le basi storico materialistiche dell'origine della condizione di oppressione e subordinazione della donna ma anche del suo superamento.

Engels parte proprio dall’origine della famiglia e dimostra che essa non è un'istituzione assoluta, sacra, eterna e immutabile, come ci vuole far credere e come ci vuole inculcare ogni giorno con ogni mezzo, forma, apparato al suo servizio, la borghesia.

La famiglia, nella modalità a noi conosciute nella storia della civiltà umana, non è “naturale” e “fondata sul matrimonio”, né tantomeno emanata da un disegno divino, “società primordiale e società sovrana” come afferma la Chiesa cattolica.

In questo libro la questione centrale è la dimostrazione storico materialistica che la famiglia non è sempre esistita ma essa è nata, si è sviluppata e si è trasformata storicamente di pari passo con lo sviluppo del modo di produzione e dell’organizzazione sociale degli uomini, In ultima istanza, essa è il riflesso della base economica di una determinata epoca storica. “Secondo la concezione materialistica, - scrive Engels nella Prefazione alla prima edizione - il momento determinante della storia, in ultima istanza, è la produzione e la riproduzione della vita immediata. Ma questa è a sua volta di duplice specie. Da un lato, la produzione di mezzi di sussistenza, di generi per l'alimentazione, di oggetti di vestiario, di abitazione e di strumenti necessari per queste cose; dall'altro, la produzione degli uomini stessi: la riproduzione della specie. Le istituzioni sociali entro le quali gli uomini di una determinata epoca storica e di un determinato paese vivono, sono condizionate da entrambe le specie della produzione; dallo stadio di sviluppo del lavoro, da una parte, e della famiglia dall'altra".

Dopo tutto un lungo periodo storico, dallo stato selvaggio alla barbarie , in cui nella società di tipo comunistico era affermato il diritto materno e veniva riconosciuto come centrale e determinante il ruolo della donna e la differenza di genere non era causa di disuguaglianza né di oppressione di un sesso verso l’altro, con lo sviluppo della proprietà privata legata allo sviluppo dei mezzi di produzione, l’allevamento e poi lo sviluppo dell’agricoltura, si produce un progressivo accumulo di beni in eccedenza (risorse animali e vegetali e più tardi i nuovi strumenti di lavoro, gli schiavi) che via via sviluppa nel tempo la necessità da parte dell’uomo del controllo di tali beni e di conseguenza il senso della proprietà privata e l’esigenza di tramandare ai figli maschi questa proprietà (che secondo il diritto materno non potevano ereditare perché i beni passavano al clan della madre) “… ma le ricchezze, nella misura in cui si accrescevano, da una parte davano all’uomo una posizione nella famiglia più importante di quella della donna, dall’altra stimolavano ad utilizzare la sua rafforzata posizione per abrogare, a vantaggio dei figli, la successione tradizionale…”

E’ con la nascita della proprietà privata quindi “in termini di accumulazione di ricchezza individuale che subentra il patriarcato per cui c’è un cambiamento, dal diritto materno si passa a quello paterno… è con la proprietà privata, col fatto che l’uomo ad un certo punto entra e vuole comandare nell’organizzazione sociale che l’uomo diventa allora effettivamente dominante” e la prima forma di divisione del lavoro tra l’uomo e la donna in cui l’uomo è proprietario e la donna è ad esso asservita per la procreazione dei figli, ha scritto Marx.

La famiglia e il ruolo subordinato della donna in essa non sono dunque sempre esistiti ma sono stati storicamente determinati con la nascita della proprietà privata e la prima divisione del lavoro, segnando” la sconfitta sul piano storico universale del sesso femminilescrive Engels.

"L'origine della monogamia - spiega Engels -, così come possiamo seguirla nel popolo più civile e di più alto sviluppo dell'antichità... non fu, in alcun modo, un frutto dell'amore sessuale individuale, col quale non aveva assolutamente nulla a che vedere, giacché i matrimoni, dopo come prima, rimasero matrimoni di convenienza. Fu la prima forma di famiglia che non fosse fondata su condizioni naturali, ma economiche, precisamente sulla vittoria della proprietà privata sulla originaria e spontanea proprietà comune. La dominazione dell'uomo nella famiglia e la procreazione di figli incontestabilmente suoi, destinati a ereditare le sue ricchezze: ecco quali furono i soli ed esclusivi fini del matrimonio monogamico".

essa appare come soggiogamento di un sesso da parte di un altro… sin qui sconosciuto in tutta la preistoria… il primo contrasto di classe che compare nella storia coincide con lo sviluppo dell’antagonismo tra uomo e donna nel matrimonio monogamico e la prima oppressione di classe coincide con quella del sesso femminile da parte del sesso maschile… la monogamia fu un grande progresso storico ma contemporaneamente, accanto alla schiavitù e proprietà privata, schiuse quell’epoca che ancora oggi dura nella quale ogni progresso è ad un tempo un relativo regresso e in cui il bene e lo sviluppo degli uni si compie mediante il danno e la repressione di altri”

Con la famiglia singola monogamica… la donna diventa la prima serva esclusa dalla partecipazione alla produzione sociale. Soltanto la grande industria dei nostri tempi le ha riaperto, ma sempre limitatamente alla donna proletaria, la via della produzione sociale, ma in maniera tale che se essa compie i propri doveri nel servizio privato della famiglia rimane esclusa dalla produzione pubblica e non ha la possibilità di guadagnare nulla, se vuole prendere parte attiva all’industria pubblica e vuole guadagnare in modo autonomo non è più in grado di adempiere ai doveri familiari…la moderna famiglia è fondata sulla schiavitù domestica della donna, aperta o mascherata.... Al giorno d’oggi l’uomo, nella maggioranza dei casi, deve essere colui che guadagna, che alimenta la famiglia, per lo meno nelle classi abbienti, il chè gli da una posizione di comando che non ha bisogno di alcun privilegio straordinario giuridico. Nella famiglia egli è il borghese, la donna rappresenta il proletario.

E’ necessario non solo comprendere ma fare proprio questo testo in senso rivoluzionario, per impugnare la giusta concezione sulla questione dell’oppressione delle donne che deve guidare la prassi rivoluzionaria.

Dalla corretta analisi dell’origine storica dell’oppressione sessuale delle donne si comprende chiaramente lo stretto nesso che vi deve essere tra lotta delle donne, in quanto lotta di genere e lotta di classe e in questo percorso la necessità di dovere combattere al tempo stesso, in quella che Engels ci indica, la lotta teorica, contro tutte quelle concezioni borghesi e piccolo borghesi idealiste che teorizzano in modo più o meno netto o mascherato l’eternizzazione/immutabilità della condizione di oppressione delle donne, negandone l’origine storicamente determinata, affermando che l’origine è la differenza di genere originaria, la divisione sessuale e non la divisione del lavoro, generata dalla proprietà privata, che porta poi all’oppressione sessuale.

Diverse tendenze del femminismo piccolo borghese teorizzano che il patriarcato, l’ideologia maschilista, si possano cambiare sul piano culturale, sul piano delle idee, vedono solo l’albero e non la foresta, cioè il sistema sociale che li produce; la conseguenza pratica di ciò è una politica che sfocia inevitabilmente nel riformismo (politiche volte a migliorare l’educazione a scuola per esempio, la convivenza civile tra maschi e femmine). Queste tendenze vanno combattute teoricamente e praticamente perché sono un ostacolo reale alla lotta e alla militanza rivoluzionaria delle donne in primis ma anche in generale, ostacolo reale ad una lotta di vero cambiamento/distruzione, di rottura di ogni catena di oppressione, rottura con le concezioni idealistiche e una guida per l’azione rivoluzionaria.

Engels ci consegna un’arma per analizzare la realtà, il sistema sociale in cui viviamo, quale forma e ruolo assume oggi la famiglia, cellula base di questo sistema capitalistico, che come scrive Marx “…contiene in sé in miniatura tutti gli antagonismi che si svilupperanno più tardi largamente nella società e nel suo Stato” e come scrive Engels, rispetto alla famiglia monogamica, “…fu la forma cellulare della società civile e in essa possiamo già studiare la natura degli antagonismi e delle contraddizioni che nella civiltà si dispiegano con pienezza”

La famiglia è oggi un anello chiave della marcia verso il moderno fascismo di questo Stato borghese, una famiglia che deve essere funzionale alle politiche “lacrime e sangue” dei governi borghesi contro le masse proletarie e popolari da un lato e che incarni dall’altro i valori e la propaganda ideologica della borghesia al potere. (i figli alla patria, la sicurezza, il controllo della vita delle donne proprio all’interno della famiglia…)

In questa società divisa in classi non c’è la famiglia astratta ma ci sono “le famiglie”, le famiglie dei borghesi in cui come diceva Marx i rapporti tra uomo e donna, tra genitori e figli sono basati sul capitale, sulla proprietà privata che si deve tramandare e in cui per le donne spesso vige una condizione di alta prostituzione legalizzata.“La forma più evidente di sfruttamento è la prostituzione: questo è il modo in cui la borghesia attacca addirittura fisicamente il proletariato… La donna è sfruttata come oggetto della libidine maschile e come macchina per produrre figli.“ Engels

E ci sono le famiglie dei proletari, degli operai, dei lavoratori in cui, nelle difficoltà sempre più pesanti delle vita quotidiana, accentuate dalla crisi che padroni e governi scaricano su proletari e masse popolari, e oggi sempre di più, si consuma la vita stessa fino agli stessi sentimenti, in cui, però, si insinuano, perché l’ influenza dominante è quella della classe dominante, i valori della borghesia: “la proprietà”, che nella famiglia proletaria non ha basi materiali, in questo caso può essere solo verso la donna e i figli. I maschi schiacciati sul lavoro, frustrati e oppressi nella società scaricano queste frustrazioni/oppressione sulla “propria” moglie, compagna, introiettando la misera e nera ideologia maschilista e fascista che riversano in molteplici casi contro le donne fino ad ucciderle.

A dispetto di quanto ci vuole far credere ogni giorno la borghesia, oggi la famiglia effettivamente è sempre più in crisi, non riesce più ad essere un elemento di conservazione, ma proprio per questo nello stesso tempo viene iper-esaltata dalla Chiesa, dal governo, dallo Stato (l’aumento dei femminicidi in famiglia dà il quadro reale di questa situazione).

Ma la famiglia deve essere imposta come “naturale” da un lato e astratta dall’altro, perchè la famiglia e il ruolo della donna in essa riproduttivo e di cura, devono essere uno dei fondamenti che salva questo ordine esistente, questo sistema capitalista e imperialista, che produce guerre, miseria, massacri, sofferenze, pandemie, migrazioni di massa, che produce all’interno degli Stati moderno fascismo e repressione , i cui “valori” sono sempre più intrisi di oppressione, razzismo, oscurantismo…

Attraverso la famiglia il capitalismo si assicura ogni giorno la riproduzione della forza lavoro, non solo intesa come riproduzione della specie umana, ma anche come lavoro di cura che ricade sulle spalle della maggioranza delle donne, assicurandosi gratis questo lavoro anche quando la donna lavora fuori casa. La famiglia come “ammortizzatore sociale” per questo Stato borghese, per mettere un freno al peggioramento delle condizioni di vita della maggior parte delle masse popolari, per impedire che le contraddizioni di classe, sociali esplodano trasformandosi in ribellione, in rivoluzione. Su questo piano si collega l’accentuarsi delle politiche di conciliazione famiglia-lavoro dei governi: il family act, la nuova scoperta dello smart working come strumento per ricacciare le donne in famiglia inchiodandole al ruolo che questa società capitalista vuole loro imporre.

“….In questo senso non si tratta di una famiglia “arretrata” rispetto ad una società avanzata, non si tratta di rapporti uomo/donna apparentemente inconcepibili rispetto ai progressi delle donne, come a volte viene detto; ma si tratta di una famiglia fino in fondo moderna, nel senso adeguata a quello che oggi è il sistema sociale capitalista esistente, e a cui serve. Non è possibile lottare contro questa famiglia senza rovesciare questo sistema sociale che la produce e di cui se ne fa puntello” (da In morte della famiglia a cura del Mfpr di alcuni anni fa ma documento attualissimo)

il carattere peculiare del dominio dell'uomo sulla donna nella famiglia moderna, e la necessità, nonché la maniera, di instaurare un'effettiva eguaglianza sociale dei due sessi, appariranno nella luce più cruda solo allorché entrambi saranno provvisti di diritti perfettamente eguali in sede giuridica. Apparirà allora che l'emancipazione della donna ha come prima condizione preliminare la reintroduzione dell'intero sesso femminile nella pubblica industria, e che ciò richiede a sua volta l'eliminazione della famiglia monogamica in quanto unità economica della società”. Engels

Engels non dice che “la reintroduzione dell'intero sesso femminile nella produzione sociale” sarebbe la condizione esaustiva del “processo di liberazione della donna”, egli mostra il duplice sfruttamento della donna, sui cui si scarica la conciliazione tra lavoro fuori casa e a casa; l'apparente uguaglianza giuridica tra donna e uomo in realtà mostra in modo più chiaro nella vita di ogni giorno la diseguaglianza reale per la maggioranza delle donne e il dominio dell'uomo; Engels dice che per parlare di emancipazione della donna è necessaria insieme alla introduzione di tutte le donne nella produzione/lavoro pubblici, l'eliminazione della famiglia monogamica e quindi del lavoro domestico privatizzato a carico della donna (stralci da opuscolo Mfpr 360°)

Se la questione delle condizioni economiche, dei rapporti di produzione in una data società, come dice Engles sono, in ultima analisi, il fattore base che determinano l’essere sociale, la sovrastruttura, la famiglia… poi però gli uomini e donne a loro volta agiscono nella società e in essa sono un fattore di cambiamento…

Solo una lotta rivoluzionaria, in cui la ribellione e la lotta delle donne deve essere una forza poderosa e determinante, e le energie migliori di esse siano parte attiva della costruzione del partito della classe che guidi questa lotta finalizzata alla conquista di un nuovo potere proletario e alla costruzione di una nuova società che ponga in ogni ambito pratico, politico, ideologico la piena emancipazione e liberazione delle donne, la lotta ideologica in ogni campo a livello di massa, porterà ad un vero cambiamento per le donne. L’esperienza della GRCP in Cina, esperienza rivoluzionaria e di costruzione della società socialista più avanzata del proletariato, è un fatto reale storicamente verificato in tal senso, che dà elementi certi che per la maggioranza delle donne la condizione di doppia oppressione delle donne non è immutabile…

Questa lotta, non può che essere fatta innanzitutto dalle donne, che devono spezzare tutte le catene. Essa non è però interesse solo delle donne, ma di tutti i proletari, perché è una lotta per una nuova umanità, nuovi rapporti sociali, facendo della famiglia, invece che puntello del sistema capitalista e oggi della marcia verso il moderno fascismo, una leva della ribellione delle donne per lottare in funzione del rovesciamento di questo sistema con i suoi governi e Stato, anch’essi non eterni ma transitori, che fa dell’oppressione doppia delle donne una sua base cardine.

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