La giornata è il 25 novembre possiamo dire che si è chiusa con la
richiesta di condanna all'ergastolo per i femminicidi di Giulia
Tramontano e Giulia Cecchettin. Una condanna che sembra quasi
simbolica nella giornata del 25 novembre. Una condanna necessaria ma
come ha denunciato anche la sorella di Tramontano: queste condanne -
che è giusto che ci siano, a fronte anche sentenze di recenti che
invece hanno ridotto o dato condanne ridicole ad assassini di donne,
arrivando anche a giustificare le loro marce concezioni - però
queste queste condanne sono fatte dopo che le donne sono morte,
mentre niente viene fatto per impedire questa guerra di bassa
intensità che continua e aumenta contro le donne.
Anzi,
nella giornata di ieri, dopo i silenzi di questi giorni, la Meloni ha
parlato, ma ha parlato per dire anche lei che è l'immigrazione
soprattutto che incide nei casi di violenza sessuale.
Dando
così un avallo di governo alle squallide, razziste affermazioni
fatte nei giorni precedenti da Valditara. Il governo quindi ha usato
strumentalmente la Giornata internazionale contro la violenza sulle
donne per fare un ulteriore attacco razzista, fascista contro gli
immigrati. Peggio non poteva fare, ma invece lo ha fatto.
Perché
quando sempre nell'intervista che ha fatto la Meloni a “Donna
moderna” ha parlato di come garantire maggiore sicurezza alle donne
ha indicato “le assunzioni e il trattamento delle forze
dell'ordine”, in questo ha indicato principalmente il problema
della sicurezza delle donne! Quelle forze dell'ordine che archiviano
le denunce delle donne, a cui sono seguiti tanti casi di femminicidi.
Uccisioni di donne che anche quest'anno nei mesi scorsi sono stati
ampiamente annunciati, ampiamente denunciati alle forze dell'ordine
non una volta, ma in alcuni casi anche più volte, eppure i
femminicidi ci sono stati. Forze dell'ordine che quando una donna,
una ragazza, va a denunciare, con tutto chiaramente un senso di
oppressione, anche di imbarazzo, a volte, sbagliando, anche di
vergogna, paura. Ecco quando vanno queste donne, le forze dell'ordine
al massimo le ascoltano burocraticamente, anche di fronte a
disperazione delle donne. Poliziotti, carabinieri che sono stati
anche responsabili direttamente di femminicidi e stupri, e oggi lo
possono essere ancora di più, perché il governo gli permette di
andare sempre in giro, anche fuori servizio, con la pistola. Ma
perché la Meloni contro i femminicidi indica una delle soluzioni
principali nel rafforzamento delle forze dell'ordine. Per le donne?
No, certo! Lei dice: per la funzione di contrasto all'insicurezza
delle nostre città e quindi per il contrasto all'immigrazione
illegale di massa. E arriviamo sempre allo stesso scopo che non
ha niente a che fare con le donne e con i femminicidi, che nel 90%
dei casi sono fatti da uomini italianissimi, bianchissimi. E
quindi sono loro gli uomini che odiano le donne.
Però
ora vogliamo parlare della vera giornata del 25 novembre che c'è
stata ieri e il 23 novembre.
Partiamo
dal 23. Ci sono state due grandi manifestazioni, prima di tutto
quella di Roma di oltre 150.000 persone, alcuni parlano anche di
200.000, con tantissime ragazze e studentesse. E in contemporanea c'è
stata quella di Palermo di migliaia di persone. Insieme a queste ci
sono state nella giornata proprio del 25 novembre tantissime
manifestazioni nelle città dal Nord al Sud. A testimoniare,
soprattutto la partecipazione di Roma, che le donne sono la marcia in
più che si estende dovunque, in ogni città.
A
Roma la protesta, nei cartelli, negli slogan, ha avuto chiaramente il
nuovo bersaglio di Valditara. Si è rafforzata la denuncia del
genocidio in Palestina da parte di Israele che massacra donne e
bambini e la solidarietà alla resistenza del popolo palestinese;
così come del legame complice dell'Italia e delle industrie italiane
con questo genocidio. Qui vogliamo sottolineare l'esempio dato dalle
attiviste
di Extinction Rebellion
che,
violando i fogli di via, in questa manifestazione di Roma hanno
portato in particolare questa denuncia. Appunto, violando,
giustamente, i fogli di via
Nei contenuti, nelle parole d'ordine, nelle azioni la manifestazione
di quest'anno non è andata più avanti della manifestazione
dell'anno scorso di 500.000 persone. Mentre chiaramente si è più
evidenziata la denuncia del patriarcato, c'è stata anche quest'anno
una protesta necessaria contro la sede dei Pro-vita, ma anche
quest'anno, anzi più dell'anno scorso, la polizia, in un certo senso
pre-allertata, ha fatto da difesa, scudo del portone della sede
pro-vita e quindi c'è stato un momento di scontro/confronto con la
polizia, ma purtroppo non si è potuto andare oltre.
A
Palermo, come in altre città, vedi anche Taranto, Milano, dove c'è
un lavoro continuo del Movimento femminista proletario rivoluzionario
verso le donne proletarie è stata posta con forza la lotta contro la
violenza economica verso le lavoratrici, fatta di precarietà,
dipendenza economica dalla famiglia, quella famiglia in cui poi
troppe trovano la morte. Questa violenza è la base oggettiva sempre
più attuale della condizione di doppia oppressione della maggioranza
delle donne. Così, soprattutto nelle manifestazioni al sud ma non
solo, è stata denunciata l'altra faccia della guerra contro le
donne, l'attacco al diritto d'aborto che come i femminicidi ha la sua
radice nel voler schiacciare la volontà delle donne, la libertà di
scegliere, di decidere della propria vita.
Quindi
un 25 novembre grande, importante, ma che nello stesso tempo, nella
fase attuale del governo Meloni che porta avanti in maniera sempre
più evidente in ogni suo atto, in ogni legge, in ogni azione, in
ogni dichiarazione, il moderno fascismo, in questa fase
dell'imperialismo italiano complice della marcia verso una guerra
mondiale, del genocidio in Palestina, ecco, c'è bisogno di più, ma
soprattutto di più chiarezza.
Valditara
è stato il facile bersaglio, in un certo senso se l'è cercata con
le sue esternazioni da fascista, razzista, ignorante, ma dobbiamo
prendercela con i pesci grossi, con i padri, in questo caso le madri,
di questi personaggi. Valditara dovrebbe essere come minimo cacciato,
come Sangiuliano. Dovrebbe essere scontato – ma facciamo una
parentesi: in questa situazione, onestamente, abbiamo sentito meno
denunce, critiche e proteste da parte dell'opposizione, come invece
ci fu. a proposito di Sangiuliano – che un Valditara che dice
quelle cose dovrebbe essere subito cacciato. Ma questo, come abbiamo
visto con Sangiuliano, non cambia le cose.
Occorre
colpire la Meloni, la Meloni che l'ha appoggiato, che ha fatto
sue, proprio nella giornata del 25 novembre quelle squallide razziste
dichiarazioni. Ammesso e non concesso che Valditara faccia la fine di
Sangiuliano e poi? La Meloni resta. Il problema è che occorre
rovesciare il governo fascista. Meloni. Che chiaramente ha nel suo
seno uomini ministri, che chiamarli ministri è come minimo
imbarazzante. Meloni, tra l'altro, sempre in questi giorni ha
appoggiato le altre luride criminali dichiarazioni di Salvini che ha
detto che Netanyahu, il genocida di donne e bambini, pur se ha un
mandato di arresto dalla Corte penale internazionale, sarà il
benvenuto in Italia; e la Meloni, un pò col silenzio, un pò con
mezze dichiarazioni, di fatto ha appoggiato anche questo Ministro
reazionario razzista.
Quindi
dobbiamo andare alla radice della barbarie, che è
il moderno fascismo del governo Meloni, il sistema
capitalista e imperialista.
Non
possiamo limitarci a denunciare solo le loro manifestazioni, i loro
effetti, perché questi non si possono cancellare senza attaccare il
sistema in generale il sistema capitalista imperialista che oggi ha
nel governo Meloni la sua espressione nera più reazionaria e che
pone nelle sue basi la doppia oppressione della maggioranza delle
donne.
E’
il governo Meloni, con la sua cloaca di ministri sottospecie umana,
il fomentatore della violenza sessuale contro le donne, spargendo
un humus che è fascista, che è di odio verso le donne, verso
chi non ci sta, verso chi si ribella all'oppressione.
Ma
questa questione del fascismo non non viene nominata, non è stata
nominata neanche nella manifestazione più grande, quella di Roma.
Nel
comunicato, per esempio di Non una di meno si mette al centro, così
come nelle manifestazioni, la parola che ha guidato in generale le
manifestazioni di quest'anno: “Disarmiamo
il Patriarcato”. Si mette al centro la denuncia del
patriarcato, della violenza patriarcale e la “deriva identitaria
autoritaria che la sostiene giustifica”. Fino a dire che la
guerra è l'espressione più brutale della violenza patriarcale, e
quindi “Disarmiamo il Patriarcato per fermare la guerra nelle
case, sui corpi, sui territori, sulle nostre vite”. Quindi il
governo Meloni viene denunciato come governo patriarcale quando è un
governo fascista! Perché il patriarcalismo, le concezioni, le
pratiche patriarcali oggi sono il frutto del moderno fascismo, la
guerra è frutto dell'imperialismo che, sempre più in crisi, si
muove come una belva ferita e massacra i popoli per imporre una nuova
spartizione del mondo, una nuova rapina delle fonti energetiche,
delle materie prime.
Il
nemico da sconfiggere è il governo fascista e l'imperialismo. Dire
che le guerre, il genocidio in Palestina è espressione della
violenza patriarcale, non indicare nell'imperialismo la fonte di
tutto questo, chi manovra le fila, è, permetteteci di dirlo, è
quantomeno espressione di cecità; le donne in Palestina non sono
massacrate, sfollate, affamate per il Patriarcato, ma per lo Stato
sionista d'Israele coperto e foraggiato dall'imperialismo.
Rinnovare,
riprendere valori patriarcali per tenere oppressa e sfruttata più
della metà dell'umanità è per questo sistema necessario. Quindi il
patriarcalismo c'è! Ma confondere l'uso moderno del patriarcalismo
con il sistema che lo produce può diventare fuorviante. Non si
vedono i nemici principali da combattere e alla fine si rischia di
spargere illusione che si può eliminare il patriarcato senza
eliminare l'imperialismo il capitalismo, e in Italia oggi come tappa,
senza rovesciare il governo fascista Meloni.
In
questo senso è giusto denunciare i valori patriarcali, ma,
ripetiamo, questo non deve assolutamente coprire chi spande valori
patriarcali, chi è il nemico principale da combattere.
Questo
anche perché pure sulle soluzioni ci sono alcune illusioni.
Per
esempio tra le soluzioni principali rispetto al contrastare i
femminicidi, si pone la questione dell'educazione sessuale-affettiva
nelle scuole. Questo non solo è un'illusione, ma è anche sbagliato
porlo senza dire “chi educa chi?” Chi dovrebbe educare? E senza
denunciare come questa scuola, appunto Valditara insegna, non può
fare educazione sessuale-affettiva. Anzi, siamo noi che dobbiamo
dire: non vogliamo che questa scuola, impregnata sempre più di
ideologia da “Dio, patria e famiglia”, da concezioni e pratiche
militariste in cui le forze armate fanno loro le lezioni, sembrano
loro gli insegnanti, faccia educazione sessuale-affettiva. Chi
dovrebbe fare questi corsi? Esercito, Guardia di finanza, Polizia.
Carabinieri che insegnano pure ai bambini come si usano le armi, che
insegnano come usare il manganello contro le manifestazioni? E mentre
per questi ormai la scuola è diventata quasi casa loro, invece
associazioni che si battono contro i femminicidi, la violenza
sessuale, espressioni genuinamente democratiche, ecc, non possono
accedere nelle scuole, viene loro sbarrato la possibilità di entrare
nelle scuole. Vogliamo ricordare quello che succedeva negli anni
70/80, in cui erano le scuole erano occupate ed erano le studentesse,
gli studenti che organizzavano corsi, lezioni autogestite su vari
temi. Ecco, sono le scuole occupate dalle studentesse che possono
fare corsi di educazione sessuale, facendo entrare chi decidono loro
e chi effettivamente può dare un contributo alla battaglia delle
donne, delle ragazze. Allora se vogliamo fare queste cose,
occupiamole di nuovo queste scuole! Perché altrimenti, ancora una
volta, si vede l'albero e non la foresta, quando bisogna colpire la
foresta.
Quindi
chiarezza, chiarezza e scontro adeguato all'attuale situazione. Per
cui serve un movimento femminista, Sì, ma proletario rivoluzionario,
che sia espressione di classe della maggioranza delle donne che sono
proletarie e che lavori per, come abbiamo gridato noi nelle
manifestazioni, scatenare la furia delle donne come forza
poderosa della rivoluzione. Questo non è, non deve
essere solo uno slogan, ma dobbiamo cominciare a lavorare, a
organizzare le forze perché cominci a diventare pratica concreta,
lavoro concreto.
Siamo
state anche quest'anno sia nella grande manifestazione di Roma, in
cui le compagne del Movimento femminista proletario rivoluzionario
hanno diffuso centinaia e centinaia di copie del nostro foglio che si
rivolgeva a tutte le donne; sia abbiamo contribuito a realizzare le
manifestazioni a Palermo, le manifestazioni a Taranto, direttamente
con le lavoratrici, e partecipando con spezzoni combattivi alle
manifestazioni serali con tutte le altre realtà delle donne,
femministe. Noi che siamo e vogliamo sempre più mobilitarci,
manifestare insieme a tutte le forze, nello stesso tempo, stiamo
lavorando per organizzare quell’”esercito
rivoluzionario” delle donne, delle donne prima di tutto proletarie
perché siano quella forza poderosa che oggi è sempre più
necessaria per rovesciare questo governo violento, marcio, brutale, e
mettere fine all'orrore senza fine.