28/11/24

Per lo sciopero del 29 novembre - Alle lavoratrici

Scioperiamo e scendiamo in piazza il 29… ma che si avvii una reale rivolta sociale contro padroni e governo

Come Slai Cobas per sindacato di classe lavoriamo per ricostruire la forza e l’unità dei lavoratori. Questo è importante in questo momento perché ci troviamo di fronte a una situazione in cui tutti i governi hanno sempre fatto l’interesse dei padroni ma questo governo sta facendo un passo ulteriore al servizio esclusivo degli interessi dei padroni, grande finanza, parassitismo economico e sociale e marcia verso una dittatura aperta. I padroni metalmeccanici vengono al tavolo e dicono: zero aumenti, zero stop alla precarietà, zero sulla sicurezza.

Questo è inaccettabile!

Questi padroni si sentono ancora più forti, tant’è che oggi il loro governo attacca pure il diritto di sciopero e ha fatto un Ddl sulla ‘sicurezza con cui vuole condannare e sanzionare anche i lavoratori che fanno blocchi, picchetti, lotte assolutamente necessarie per pesare, insieme a colpire tutti i movimenti degli studenti, contro la guerra, solidali con la Palestina, movimenti territoriali Notav, Noponte, i movimenti ambientalisti, ad attaccare le necessarie proteste dei migranti, restringendo la democrazia per tutti. Anche uno che dice “rivolta sociale” come il segretario della Cgil, Landini (che poi non la farà perché dobbiamo farla noi lavoratori) viene attaccato dal governo Meloni che difende solo l’interesse delle multinazionali, va a braccetto con Elon Musk. Chi governa oggi è una frazione più nera del Capitale.

Se vogliamo ottenere qualcosa anche sul contratto, veri aumenti salariali, lavoro stabile, difesa della sicurezza e salute e dei nostri diritti; se vogliamo respingere una manovra finanziaria che dà tutto ai padroni e niente ai lavoratori, che toglie soldi alla sanità, alla scuola, alla sicurezza, ambiente per aumentare i soldi per gli armamenti, per la guerra; se non vogliamo prendere in giro i lavoratori, dobbiamo lavorare perché ci sia effettivamente una rivolta sociale. La rivolta sociale non si fa a parole, si fa quando centinaia, migliaia di lavoratori scioperano, fanno continue lotte, si rivoltano, come è successo negli anni ‘70 in cui solo così abbiamo ottenuto alcuni nostri diritti. I segr. nazionali della Cgil/Fiom e della Uilm/Uil parlano di situazione inaccettabile e rispetto al contratto dei metalmeccanici di un ritorno al passato, dopodiché, all’interno dei posti di lavoro, i discorsi che stanno portando tra i lavoratori non sono adeguati all’altezza dello scontro sociale e politico.

Scioperare il 29, tornare in piazza vuol dire costruire effettivamente l’unità tra i lavoratori, perché tutti i lavoratori sono colpiti, al di là della tessera sindacale. C’è un sindacato, Fim Cisl, che sta ormai con il governo e vuole dividere i lavoratori. Quello che ci serve per una lotta ampia, incisiva e continua è una “guerra civile” anche in fabbrica tra tutti i lavoratori ricostruendo in questo modo una unità di classe effettiva per portarli in piazza.

Dobbiamo fare questo lavoro, perché dobbiamo ritornare a fare le battaglie a partire dalle fabbriche, su una piattaforma con al centro gli aumenti del salario, già la richiesta che è stata presentata era inadeguata, le stesse statistiche ci dicono che i salari italiani sono i più bassi d’Europa e i padroni ci stanno dicendo zero aumenti salariali! Invece di tassare le grandi rendite, il governo nella legge di bilancio abbassa le tasse dei ceti medio/ricchi e alza le nostre tasse, mettendo sullo stesso piano noi lavoratori che non riusciamo a tirare avanti, con le nostre famiglie, i nostri figli e i redditi alti dei borghesi. Vogliamo un effettivo taglio delle nostre tasse e che le tasse debbano servire per finanziare la sanità, la scuola, le pensioni.

Le strade sono due: o si fa l’interesse dei lavoratori o si fa l’interesse delle grandi multinazionali che anche nella crisi aumentano i profitti, mentre non danno nessuna soluzione alle grandi vertenze nelle fabbriche, Acciaierie/ Stellantis, ecc., mettono tantissimi operai in cassintegrazione, che in questa fase diventano anticamera di esuberi

Ma non basta. Il governo ci stanno trascinando in una guerra imperialista mondiale. Si parla di miliardi di evasione fiscale, ma quanti miliardi vanno per gli armamenti, per ammazzare, per il genocidio in Palestina, per finanziare le guerre? Per questo ci sono i soldi, mentre niente soldi per aumentare gli ispettori del lavoro, per i controlli.

Queste sono le questioni concrete su cui noi dobbiamo tornare a costruire un’unità, una forza nello sciopero del 29.

Il problema sono le direzioni, sindacali, col discorso dei governi amici di questi anni, l’abbiamo presa in quel posto. Adesso basta però! Ripartiamo dall’unità delle fabbriche e della unità di tutti i lavoratori, precari, disoccupati, masse povere Migliaia di operai che vanno in piazza a farsi vedere, cambiano le cose. Ma si deve andare bloccando posti di lavoro, strade e città, per imporre gli interessi di classe, non per fare la “passeggiata”,

Però ogni operaio deve fare la sua parte, deve fare una battaglia anche con il suo compagno di lavoro, perché. a partire dalle grandi fabbriche ritroviamo la nostra unità di classe, difendiamo i nostri interessi, altrimenti questi ci schiacciano, questi tra un po’ diranno che il sindacato va fermato, che non può scioperare, non può fare vera attività in fabbrica, e questo sta già avvenendo con una grave repressione vero i cobas e sindacati di base.

Questo sciopero deve coinvolgere tutti perché tutti siamo coinvolti, tutti siamo coinvolti nella guerra, nel razzismo, nella repressione. Bisogna fare la rivolta sociale? Bene, noi siamo pronti, siamo qua! Ma per non farci ingannare da parole che poi non si trasformano in fatti, noi lavoriamo per costruire una posizione autonoma degli operai avanzati all’interno dei posti di lavoro, con una piattaforma di classe su cui aprire uno scontro prolungato contro i padroni e governo e per mettere in discussione il sistema capitalista.

SLAI COBAS per il sindacato di classe

Una riflessione sulla mobilitazione del 25 novembre


La giornata è il 25 novembre possiamo dire che si è chiusa con la richiesta di condanna all'ergastolo per i femminicidi di Giulia Tramontano e Giulia Cecchettin. Una condanna che sembra quasi simbolica nella giornata del 25 novembre. Una condanna necessaria ma come ha denunciato anche la sorella di Tramontano: queste condanne - che è giusto che ci siano, a fronte anche sentenze di recenti che invece hanno ridotto o dato condanne ridicole ad assassini di donne, arrivando anche a giustificare le loro marce concezioni - però queste queste condanne sono fatte dopo che le donne sono morte, mentre niente viene fatto per impedire questa guerra di bassa intensità che continua e aumenta contro le donne.

Anzi, nella giornata di ieri, dopo i silenzi di questi giorni, la Meloni ha parlato, ma ha parlato per dire anche lei che è l'immigrazione soprattutto che incide nei casi di violenza sessuale.

Dando così un avallo di governo alle squallide, razziste affermazioni fatte nei giorni precedenti da Valditara. Il governo quindi ha usato strumentalmente la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne per fare un ulteriore attacco razzista, fascista contro gli immigrati. Peggio non poteva fare, ma invece lo ha fatto.

Perché quando sempre nell'intervista che ha fatto la Meloni a “Donna moderna” ha parlato di come garantire maggiore sicurezza alle donne ha indicato “le assunzioni e il trattamento delle forze dell'ordine”, in questo ha indicato principalmente il problema della sicurezza delle donne! Quelle forze dell'ordine che archiviano le denunce delle donne, a cui sono seguiti tanti casi di femminicidi. Uccisioni di donne che anche quest'anno nei mesi scorsi sono stati ampiamente annunciati, ampiamente denunciati alle forze dell'ordine non una volta, ma in alcuni casi anche più volte, eppure i femminicidi ci sono stati. Forze dell'ordine che quando una donna, una ragazza, va a denunciare, con tutto chiaramente un senso di oppressione, anche di imbarazzo, a volte, sbagliando, anche di vergogna, paura. Ecco quando vanno queste donne, le forze dell'ordine al massimo le ascoltano burocraticamente, anche di fronte a disperazione delle donne. Poliziotti, carabinieri che sono stati anche responsabili direttamente di femminicidi e stupri, e oggi lo possono essere ancora di più, perché il governo gli permette di andare sempre in giro, anche fuori servizio, con la pistola. Ma perché la Meloni contro i femminicidi indica una delle soluzioni principali nel rafforzamento delle forze dell'ordine. Per le donne? No, certo! Lei dice: per la funzione di contrasto all'insicurezza delle nostre città e quindi per il contrasto all'immigrazione illegale di massa. E arriviamo sempre allo stesso scopo che non ha niente a che fare con le donne e con i femminicidi, che nel 90% dei casi sono fatti da uomini italianissimi, bianchissimi. E quindi sono loro gli uomini che odiano le donne.

Però ora vogliamo parlare della vera giornata del 25 novembre che c'è stata ieri e il 23 novembre.

Partiamo dal 23. Ci sono state due grandi manifestazioni, prima di tutto quella di Roma di oltre 150.000 persone, alcuni parlano anche di 200.000, con tantissime ragazze e studentesse. E in contemporanea c'è stata quella di Palermo di migliaia di persone. Insieme a queste ci sono state nella giornata proprio del 25 novembre tantissime manifestazioni nelle città dal Nord al Sud. A testimoniare, soprattutto la partecipazione di Roma, che le donne sono la marcia in più che si estende dovunque, in ogni città.

A Roma la protesta, nei cartelli, negli slogan, ha avuto chiaramente il nuovo bersaglio di Valditara. Si è rafforzata la denuncia del genocidio in Palestina da parte di Israele che massacra donne e bambini e la solidarietà alla resistenza del popolo palestinese; così come del legame complice dell'Italia e delle industrie italiane con questo genocidio. Qui vogliamo sottolineare l'esempio dato dalle attiviste di Extinction Rebellion che, violando i fogli di via, in questa manifestazione di Roma hanno portato in particolare questa denuncia. Appunto, violando, giustamente, i fogli di via

Nei contenuti, nelle parole d'ordine, nelle azioni la manifestazione di quest'anno non è andata più avanti della manifestazione dell'anno scorso di 500.000 persone. Mentre chiaramente si è più evidenziata la denuncia del patriarcato, c'è stata anche quest'anno una protesta necessaria contro la sede dei Pro-vita, ma anche quest'anno, anzi più dell'anno scorso, la polizia, in un certo senso pre-allertata, ha fatto da difesa, scudo del portone della sede pro-vita e quindi c'è stato un momento di scontro/confronto con la polizia, ma purtroppo non si è potuto andare oltre.

A Palermo, come in altre città, vedi anche Taranto, Milano, dove c'è un lavoro continuo del Movimento femminista proletario rivoluzionario verso le donne proletarie è stata posta con forza la lotta contro la violenza economica verso le lavoratrici, fatta di precarietà, dipendenza economica dalla famiglia, quella famiglia in cui poi troppe trovano la morte. Questa violenza è la base oggettiva sempre più attuale della condizione di doppia oppressione della maggioranza delle donne. Così, soprattutto nelle manifestazioni al sud ma non solo, è stata denunciata l'altra faccia della guerra contro le donne, l'attacco al diritto d'aborto che come i femminicidi ha la sua radice nel voler schiacciare la volontà delle donne, la libertà di scegliere, di decidere della propria vita.

Quindi un 25 novembre grande, importante, ma che nello stesso tempo, nella fase attuale del governo Meloni che porta avanti in maniera sempre più evidente in ogni suo atto, in ogni legge, in ogni azione, in ogni dichiarazione, il moderno fascismo, in questa fase dell'imperialismo italiano complice della marcia verso una guerra mondiale, del genocidio in Palestina, ecco, c'è bisogno di più, ma soprattutto di più chiarezza.

Valditara è stato il facile bersaglio, in un certo senso se l'è cercata con le sue esternazioni da fascista, razzista, ignorante, ma dobbiamo prendercela con i pesci grossi, con i padri, in questo caso le madri, di questi personaggi. Valditara dovrebbe essere come minimo cacciato, come Sangiuliano. Dovrebbe essere scontato – ma facciamo una parentesi: in questa situazione, onestamente, abbiamo sentito meno denunce, critiche e proteste da parte dell'opposizione, come invece ci fu. a proposito di Sangiuliano – che un Valditara che dice quelle cose dovrebbe essere subito cacciato. Ma questo, come abbiamo visto con Sangiuliano, non cambia le cose.

Occorre colpire la Meloni, la Meloni che l'ha appoggiato, che ha fatto sue, proprio nella giornata del 25 novembre quelle squallide razziste dichiarazioni. Ammesso e non concesso che Valditara faccia la fine di Sangiuliano e poi? La Meloni resta. Il problema è che occorre rovesciare il governo fascista. Meloni. Che chiaramente ha nel suo seno uomini ministri, che chiamarli ministri è come minimo imbarazzante. Meloni, tra l'altro, sempre in questi giorni ha appoggiato le altre luride criminali dichiarazioni di Salvini che ha detto che Netanyahu, il genocida di donne e bambini, pur se ha un mandato di arresto dalla Corte penale internazionale, sarà il benvenuto in Italia; e la Meloni, un pò col silenzio, un pò con mezze dichiarazioni, di fatto ha appoggiato anche questo Ministro reazionario razzista.

Quindi dobbiamo andare alla radice della barbarie, che è il moderno fascismo del governo Meloni, il sistema capitalista e imperialista.

Non possiamo limitarci a denunciare solo le loro manifestazioni, i loro effetti, perché questi non si possono cancellare senza attaccare il sistema in generale il sistema capitalista imperialista che oggi ha nel governo Meloni la sua espressione nera più reazionaria e che pone nelle sue basi la doppia oppressione della maggioranza delle donne.

E’ il governo Meloni, con la sua cloaca di ministri sottospecie umana, il fomentatore della violenza sessuale contro le donne, spargendo un humus che è fascista, che è di odio verso le donne, verso chi non ci sta, verso chi si ribella all'oppressione.

Ma questa questione del fascismo non non viene nominata, non è stata nominata neanche nella manifestazione più grande, quella di Roma.

Nel comunicato, per esempio di Non una di meno si mette al centro, così come nelle manifestazioni, la parola che ha guidato in generale le manifestazioni di quest'anno: “Disarmiamo il Patriarcato”. Si mette al centro la denuncia del patriarcato, della violenza patriarcale e la “deriva identitaria autoritaria che la sostiene giustifica”. Fino a dire che la guerra è l'espressione più brutale della violenza patriarcale, e quindi “Disarmiamo il Patriarcato per fermare la guerra nelle case, sui corpi, sui territori, sulle nostre vite”. Quindi il governo Meloni viene denunciato come governo patriarcale quando è un governo fascista! Perché il patriarcalismo, le concezioni, le pratiche patriarcali oggi sono il frutto del moderno fascismo, la guerra è frutto dell'imperialismo che, sempre più in crisi, si muove come una belva ferita e massacra i popoli per imporre una nuova spartizione del mondo, una nuova rapina delle fonti energetiche, delle materie prime.

Il nemico da sconfiggere è il governo fascista e l'imperialismo. Dire che le guerre, il genocidio in Palestina è espressione della violenza patriarcale, non indicare nell'imperialismo la fonte di tutto questo, chi manovra le fila, è, permetteteci di dirlo, è quantomeno espressione di cecità; le donne in Palestina non sono massacrate, sfollate, affamate per il Patriarcato, ma per lo Stato sionista d'Israele coperto e foraggiato dall'imperialismo.

Rinnovare, riprendere valori patriarcali per tenere oppressa e sfruttata più della metà dell'umanità è per questo sistema necessario. Quindi il patriarcalismo c'è! Ma confondere l'uso moderno del patriarcalismo con il sistema che lo produce può diventare fuorviante. Non si vedono i nemici principali da combattere e alla fine si rischia di spargere illusione che si può eliminare il patriarcato senza eliminare l'imperialismo il capitalismo, e in Italia oggi come tappa, senza rovesciare il governo fascista Meloni.

In questo senso è giusto denunciare i valori patriarcali, ma, ripetiamo, questo non deve assolutamente coprire chi spande valori patriarcali, chi è il nemico principale da combattere.

Questo anche perché pure sulle soluzioni ci sono alcune illusioni.

Per esempio tra le soluzioni principali rispetto al contrastare i femminicidi, si pone la questione dell'educazione sessuale-affettiva nelle scuole. Questo non solo è un'illusione, ma è anche sbagliato porlo senza dire “chi educa chi?” Chi dovrebbe educare? E senza denunciare come questa scuola, appunto Valditara insegna, non può fare educazione sessuale-affettiva. Anzi, siamo noi che dobbiamo dire: non vogliamo che questa scuola, impregnata sempre più di ideologia da “Dio, patria e famiglia”, da concezioni e pratiche militariste in cui le forze armate fanno loro le lezioni, sembrano loro gli insegnanti, faccia educazione sessuale-affettiva. Chi dovrebbe fare questi corsi? Esercito, Guardia di finanza, Polizia. Carabinieri che insegnano pure ai bambini come si usano le armi, che insegnano come usare il manganello contro le manifestazioni? E mentre per questi ormai la scuola è diventata quasi casa loro, invece associazioni che si battono contro i femminicidi, la violenza sessuale, espressioni genuinamente democratiche, ecc, non possono accedere nelle scuole, viene loro sbarrato la possibilità di entrare nelle scuole. Vogliamo ricordare quello che succedeva negli anni 70/80, in cui erano le scuole erano occupate ed erano le studentesse, gli studenti che organizzavano corsi, lezioni autogestite su vari temi. Ecco, sono le scuole occupate dalle studentesse che possono fare corsi di educazione sessuale, facendo entrare chi decidono loro e chi effettivamente può dare un contributo alla battaglia delle donne, delle ragazze. Allora se vogliamo fare queste cose, occupiamole di nuovo queste scuole! Perché altrimenti, ancora una volta, si vede l'albero e non la foresta, quando bisogna colpire la foresta.

Quindi chiarezza, chiarezza e scontro adeguato all'attuale situazione. Per cui serve un movimento femminista, Sì, ma proletario rivoluzionario, che sia espressione di classe della maggioranza delle donne che sono proletarie e che lavori per, come abbiamo gridato noi nelle manifestazioni, scatenare la furia delle donne come forza poderosa della rivoluzione. Questo non è, non deve essere solo uno slogan, ma dobbiamo cominciare a lavorare, a organizzare le forze perché cominci a diventare pratica concreta, lavoro concreto.

Siamo state anche quest'anno sia nella grande manifestazione di Roma, in cui le compagne del Movimento femminista proletario rivoluzionario hanno diffuso centinaia e centinaia di copie del nostro foglio che si rivolgeva a tutte le donne; sia abbiamo contribuito a realizzare le manifestazioni a Palermo, le manifestazioni a Taranto, direttamente con le lavoratrici, e partecipando con spezzoni combattivi alle manifestazioni serali con tutte le altre realtà delle donne, femministe. Noi che siamo e vogliamo sempre più mobilitarci, manifestare insieme a tutte le forze, nello stesso tempo, stiamo lavorando per organizzare quell’”esercito rivoluzionario” delle donne, delle donne prima di tutto proletarie perché siano quella forza poderosa che oggi è sempre più necessaria per rovesciare questo governo violento, marcio, brutale, e mettere fine all'orrore senza fine.

27/11/24

Dalla manifestazione a Madrid del 25 novembre




Milano 25 aprile - Corteo partecipato e determinato - intervento tra le lavoratrici della sanità del Mfpr









Corteo di Nudm Milano molto partecipato: circa in diecimila, e' stato meno folcloristico e più determinato del solito.
Presenza numerosa di giovani e giovanissime. Significativi i passaggi nei pressi della prefettura e davanti al Tribunale dove gli interventi hanno denunciato la complicità dello Stato. Molto fotografato e apprezzato lo striscione che abbiamo srotolato in S. Babila- punto più vicino alla Prefettura - e al concentramento, anche davanti al Tribunale.
Il corteo si è caratterizzato fino alla fine per il clima di rabbia unita all'entusiasmo di essere in tante che si percepiva in maniera netta, non tanti slogan sono stati scanditi anche per le performance che sono state effettuate lungo il percorso.

Abbiamo distribuito il volantino sulle "uscite" del ministro Valditara, in particolare alle giovanissime, e il foglio mfpr uscito il 25 novembre. Il piccolo banchetto, i materiali e gli striscioni hanno trovato interesse e in generale buona accoglienza
Sostegno reso visibile alla Palestina, con qualche cartello, bandiere e molte kefiah.

Al mattino all' Istituto tumori sono state affisse è stato fatto un volantinaggio rivolto alle lavoratrici che invitava al corteo del pomeriggio con la parola d'ordine: "cacciamo il governo Meloni".

26/11/24

ORE 12 Controinformazione Rossoperaia - Le giornate di lotta delle donne per il 25 novembre

  

25 novembre a Taranto - una giornata intensa e ricca: dalle studentesse, al sit-in delle lavoratrici, al corteo serale

La giornata del 25 è iniziata al mattino con un presidio delle compagne del Mfpr davanti ad una delle principali scuole femminili, il Cabrini. Molto interesse ai volantini e fogli distribuiti, ascoltati con attenzione gli interventi al megafono, in cui al centro è stato detto che la ribellione delle ragazze è giusta e necessaria, e la denuncia di una scuola che con questo governo diseduca, non "educa" contro la violenza sessuale; varie discussioni con gruppi di ragazze - che poi dovevano essere cammellate ad una "commemorazione istituzionale...". Questo interesse ha stizzito un paio di ragazzetti che cercavano di fare stupide battute, ignorati totalmente dalle studentesse; mentre nello stesso tempo anche qualche ragazzo esprimeva il suo appoggio ai nostri interventi


Alle 10 sit in delle lavoratrici in una delle piazze centrali di Taranto, p.zza Immacolata. negli interventi che riportiamo è stata portata la denuncia della condizione generale di doppio sfruttamento e oppressione delle donne, in particolare proletarie, dalle violenze sessuali, alle leggi contro le donne che il governo Meloni sta portando avanti, alla repressione che colpisce chi si ribella e lotta, all'attacco ai diritti delle donne, in primis il diritto d'aborto, alla violenza quotidiana fatta di attacco al lavoro, precarietà, pochi salari, discriminazioni, ecc., alla denuncia del cuore di questa oppressione: questo sistema capitalista/imperialista - e da qui la forte solidarietà con le donne palestinesi. 

Bello è stato che, come conseguenza del "cammellaggio istituzionale" delle studentesse e studenti, vari gruppi di studentesse si sono fermate nella piazza e hanno ascoltato e condiviso i nostri interventi al sit-in.

 
Voci dal sit-in di p.zza Immacolata

 


Poi la sera. Nel corteo organizzato da varie realtà di donne, pure ambientaliste, cattoliche, arci gay, o persone, anche uomini, genericamente di sinistra, e a cui partecipavano anche realtà antagoniste: case del popolo, studenti e studentesse della Fgc, in generale più di 500 persone - una novità positiva per la nostra città che speriamo continui - ha partecipato uno spezzone combattivo del Mfpr. 

Ma non è stata una semplice partecipazione, i nostri continui interventi durante il corteo e alla sua conclusione in piazza Garibaldi, i cartelli che portavamo, gli slogan che facevamo - soprattutto: "la furia delle donne vogliamo scatenare questo sistema (o governo) vogliamo rovesciare"; "lotta, lotta, lotta non smettere di lottare tutta la vita deve cambiare"; "moderno medioevo doppia oppressione donne in lotta per la rivoluzione", e poi tanti interventi, slogan per la Palestina "siamo tutte palestinesi"; la denuncia dell'attacco al diritto d'aborto: "via i pro-vita dai consultori", "occupiamo i consultori". "il diritto d'aborto non si tocca lo difenderemo con la lotta", ecc, insieme alla denuncia costante del governo fascista Meloni, dei suoi ministri, dell'imperialismo italiano complice delle guerre e del genocidio di donne e bambini in Palestina - ha portato un vento combattivo nel corteo, con unità negli slogan giusti.

Questo ha portato a due atteggiamenti: da un lato alcune organizzatrici del corteo, di area cattolica, sono venute a lamentarsi perchè: non dovevamo fare politica... che i nostri interventi e slogan potevano urtare "anime belle" (sic!); dall'altra invece altri settori di donne sono venute da noi, hanno condiviso degli slogan, ci hanno chiesto di intervenire nella piazza conclusiva - cosa che noi abbiamo naturalmente fatto in due interventi: "... noi vogliamo accendere i fuochi..."; e la denuncia di quello che succede nei processi contro femminicidi e stupri e quindi nessuna delega, ma lotta..."; e sempre la solidarietà alla Palestina. 

UNA IMPORTANTE GIORNATA! Che deve continuare

Femminicidi e violenza sulle donne: le chiacchiere di Mattarella, i dati del governo e quelli reali… la risposta delle donne

(dal blog proletari comunisti)

Sulla violenza sulle donne Mattarella ha fatto il suo vuoto discorso istituzionale, dicendo che "La violenza contro le donne presenta numeri allarmanti. È un comportamento che non trova giustificazioni, radicato in disuguaglianze, stereotipi di genere e culture che tollerano o minimizzano gli abusi, che si verificano spesso anche in ambito familiare” e che "Non ci sono scuse” e quanto fatto finora è insufficiente; certo che non ci sono scuse, ma il suo è un discorso vuoto perché la “soluzione” al problema è sempre la stessa, al massimo quella di sostenere le donne nella denuncia, e altre banalità simili; è vuoto perché non ha detto una parola (non se ne sarà accorto!), sulla grande manifestazione delle donne in carne e ossa che hanno riempito Roma, Palermo e tante altre piazze di questo Paese.

Mattarella dovrebbe andare fino in fondo e spiegare che il terreno sui cui cresce la violenza è proprio quello di questa società che lui rappresenta e difende, il capitalismo-imperialismo.

Naturalmente non se ne è accorta nemmeno la Meloni, che davanti a queste manifestazioni pensiamo continui a masticare molto amaro, che si è permessa di aprire bocca sulla questione della violenza sulle donne dicendo che… bisogna telefonare al 1522…

È quindi necessario ricordare ancora una volta i dati che nel racconto dei membri del governo, a cominciare dal fascista Valditara, vengono stravolti cercando di coinvolgere i migranti a prescindere: “Parliamo ora dei femminicidi partendo dalla propaganda del ministero della Paura secondo il quale le donne devono temere gli sconosciuti (soprattutto se stranieri). Falso. Dei 106 femminicidi 61 sono di donne uccise nell’ambito della coppia, 43 da un altro parente, 1 da un conoscente con motivi passionali, 1 da sconosciuti … Gli uomini italiani uccidono poi con più frequenza le donne (44,3%) rispetto a quanto facciano agli uomini stranieri (37,9%). Questi numeri – dedotti dai report statistici dell’Istat pubblicati il 23 novembre 2023 – sono come pietre che inchiodano i rappresentanti del Minipa alla falsità delle loro affermazioni.” (dal Fatto quotidiano)

25 novembre contro la violenza sulle donne/femminicidi: la parola delle lavoratrici in lotta

Dopo avere partecipato alla manifestazione del 23 promossa da Nudm,
ieri 25 novembre di pomeriggio Punto di controinformazione, denuncia, volantinaggio, spikeraggio di lavoratrici in lotta a Palermo in Piazzetta Generale Magliocco ...




Condivisione del volantino diffuso da parte di donne e ragazze, diverse discussioni con donne grandi e piccole che passavano o che uscivano dai negozi ... e anche uomini



Una donna in particolare che si è fermata ed è stata per un po' con noi ci ha raccontato di essere vittima di violenza dell'ex marito, della paura che ha ancora oggi nonostante il marito non possa avvicinarla e della sfiducia generale nelle misure attuali di "tutela" ... "lui potrà sempre riprovarci per come oggi accade per altre donne".
La lotta di noi donne non si può fermare! e anche a sostegno di questa donna e di tutte le donne violentate, offese, uccise le lavoratrici in lotta ieri si sono prese la parola

Come ha detto una delle lavoratrici precarie presenti "NOI DONNE DOBBIAMO LOTTARE CONTRO VIOLENZA E FEMMINICIDI, CONTRO QUESTO GOVERNO CHE ANCOR DI PIU' NON CI DA' ALCUNA TUTELA A PARTIRE DAL LAVORO, MA ANCHE CONTRO L'INTERA SOCIETA' "



Mfpr Palermo

24/11/24

23 novembre manifestazione a Roma, report a cura della compagna del MFPR de L'Aquila


Oltre 150mila persone di tutte le età, ma principalmente studentesse e giovani, in piazza a Roma nel corteo di NUDM, alla vigilia della giornata mondiale contro la violenza sulle donne.


Molti i cartelli esposti e gli slogan contro il governo Meloni e il ministro Valditara, con la sua scuola che fomenta discriminazioni e violenza: “104 morti di Stato. Non è l'immigrazione ma la vostra educazione ”, “Meloni e Valditara violenza di Stato”,  “96 femminicidi nel 2024, menomale che il patriarcato non esiste più!”, “Valditara non esiste “, “Valditara scegliti un insulto”.










E in mattinata, prima del corteo, la foto di Valditara è stata data alle fiamme davanti al Ministero dell'Istruzione, scatenando le ire della Roccella e di tutta la feccia fascista al governo.


La sede dei pro-vita quest’anno è stata interdetta al passaggio del corteo attraverso una deviazione imposta dalla questura, ma è stata ulteriormente sanzionata giorni fà e in prossimità di viale Manzoni, dove è ubicata, ieri sono stati intonati diversi slogans contro di loro e le forze dell’ordine, massicciamente schierate in assetto antisommossa e con gli idranti a difesa della stessa: “ma quale stato, ma quale dio, sul mio corpo decido io”, "Le sedi dei Pro Vita si chiudono col fuoco, ma coi Pro Vita dentro, sennò è troppo poco", “Tout le monde déteste la police” ecc.




Per tutto il corteo sono stati anche scanditi numerosi slogans antifascisti, tipo “la nonna partigiana ce lo ha insegnato, uccidere un fascista non è reato”, e sono state fatte numerose performance per tutte quelle donne che non hanno più voce, perché uccise, oppresse o represse perché si ribellano, come le 106 donne uccise in Italia quest’anno da uomini, in massima parte italiani, che odiano le donne.


"Siamo il grido altissimo e feroce di tutte quelle donne che più non hanno voce" è stato lo slogan con cui sono state accompagnate anche le performance e gli interventi al microfono in solidarietà internazionalista con tutte le donne del mondo che subiscono la violenza di stati reazionari, della guerra imperialista, interimperialista, del colonialismo, dell’apartheid.


In prossimità del colosseo è stata srotolata una grande bandiera palestinese con a fianco lo striscione di boicottaggio dell' Eni, che le attiviste di Extinction Rebellion hanno portato al corteo, violando pubblicamente i fogli di via emessi a loro carico in seguito all’azione di venerdì in piazza del Viminale.



Contro il genocidio palestinese, che vede ancora una volta le donne un bersaglio privilegiato, che vuole annientare le donne in quanto genitrici del popolo palestinese, è stato fatto un Flash mob, agitando le chiavi di casa come simbolo di resistenza, al grido  di “le donne lo sanno da che parte stare,  Palestina libera, dal fiume fino al mare”.


Molto apprezzato dalle manifestanti, soprattutto studentesse, il foglio che il MFPR ha distribuito per il 25 novembre. La sua diffusione è stata anche l’occasione per parlare con delle donne immigrate presenti alla manifestazione, che si rammaricavano di non aver portato, come altre dal Kossovo e dall’Afghanistan, dei cartelli che denunciassero i crimini di guerra nel loro paese. “Con i droni ci stanno bombardando, uccidendo civili, in gran parte donne, bambini, anziani, e qui nessuno ne parla, ma sono complici di questa guerra!” hanno detto due donne etiopi, dopo aver ringraziando la compagna dell’MFPR.

23 novembre Palermo: alla manifestazione contro la violenza/femminicidi, in migliaia in corteo in collegamento con la grande manifestazione di Roma

Alcune migliaia nel corteo che a Palermo da Piazza Indipendenza, snodandosi lungo il centro storico fino a Piazza Sant'Anna, si è svolto a ridosso del 25 novembre giornata internazionale contro la violenza sulle donne. 
Una manifestazione collegata alla grande manifestazione che vi è stata in contemporanea a Roma che ha visto la presenza anche di donne, giovani provenienti da Messina e dalla Calabria, mentre altri cortei si sono svolti in altre città come Catania. 
In testa al corteo alcune donne vittime di violenza e alcune donne disabili. 
Ricca e si conferma positiva la presenza combattiva e ribelle di tantissime giovani e giovanissime, studentesse medie, ma presente anche un folto spezzone di studentesse e studenti universitari che è partito in corteo dall'Università verso la piazza del concentramento. 
Diverse fermate hanno scandito il tragitto del corteo con letture di interventi dal camion, tra cui quella nei pressi della questura contro la repressione di questo Stato alla Cattedrale con diversi interventi di denuncia anche contro il governo Meloni che non dà soluzioni alla violenza contro le donnne, contro alcuni ministri  in particolare come Valditara e Roccella con le loro concezioni fascio-sessiste-razziste,  la denuncia sull'attacco al diritto di aborto... un flashmob più avanti dei centri antiviolenza per arrivare poi verso la parte finale del corteo con una fermata in cui sono stati letti i nomi di tutte le donne uccise e vi è poi stato un intervento dedicato alle donne/popolo palestinese con la denuncia del genocidio del popolo palestinese, contro il criminale regime sionista di Israele sostenuto dal governo Meloni. 


                                             

Abbiamo partecipato alla manifestazione con alcune lavoratrici portando dei cartelli al concentramento che riprendevano alcune parole d'ordine contenute nel foglio diffuso sia al concentramento che lungo il corteo, cartelli che sono stati molto fotografati, non solo dai giornalisti, ma anche da diverse/i manifestanti e condivisi nel loro contenuto.



Sono state intervistate anche alcune delle lavoratrici che partendo dalla denuncia della violenza economica, imposta oggi ancora di più dal governo Meloni al pieno servizio di padroni e e padroncini, che si vive con una precarietà infinita per esempio, questo pone gravemente che le donne non avendo un'indipendenza economica stabile non possono neanche liberarsi da eventuali situazioni di violenza in famiglia come succede in tantissimi casi... ma si è spiegato anche il senso dei cartelli portati con la denuncia forte del governo Meloni e di alcuni suoi ministri squallidi alla Valditara maniera che con la loro ideologia fascio-sessista-razzista fomentano di fatto la violenza contro le donne, ne sono i mandanti istituzionali a livello di massa, la necessità pertanto di lottare in primis come donne per cacciare questo governo.


Unitamente al foglio Mfpr è stato anche diffuso soprattutto alle studentesse un volantino contenente la denuncia/critica alla ipocrita e vomitevole lettera che il ministro Valditara ha inviato alla scuole a ridosso del 25.
Lungo il corteo abbiamo affisso locandine


E con un altro pannello più grande si è voluto portare a questa manifestazione il messaggio che le donne, le giovani impugnino la consapevolezza innanzitutto della necessità di lottare a 360 gradi contro questa società capitalista, imperialista, patriarcalista, di cui femminicidi, stupri e violenza sono uno dei frutti più marci, una lotta che deve avere come obiettivo il rovesciamento di questo sistema sociale, perchè è giusto lottare per obiettivi immediati in difesa dei diritti sempre più sotto attacco delle donne, con al cuore il diritto di aborto e di libertà di scelta che il governo Meloni ha preso di mira sin da qiando si è insediato, , è giusto lottare per una scuola che non avanzi nel solco della reazione più nera e in cui sia prevista anche l'educazione sessuale e di genere, come detto negli interventi da alcune attiviste di Nudm nel corteo, è giusto lottare perchè nei processi per stupro le donne non siano più nuovamente violentate e offese da giudici o avvocati sessisti e reazionari nelle aule dei tribunali, ma non ci si deve però illudere che la generale condizione della maggioranza delle donne possa cambiare dall'interno di un sistema sociale che pone come una delle sue basi per la sua stessa esistenza la doppia/tripla oppressione della maggioranza delle donne.


Se la violenza sulle donne è "sistemica e strutturale" allora occorre andare alla radice del problema e distruggerla per un nuovo reale cambiamento sociale.



Mfpr Palermo