Compagne e compagni, cosa ci dobbiamo aspettare dalla prevista vittoria delle destre?
Il programma di Fratelli d’Italia non rappresenta un cambiamento di rotta rispetto al passato (certamente non a favore delle lavoratrici e dei lavoratori), ma un attacco più duro e deciso legato alla guerra e alle crisi che si stanno accumulando.
Questo attacco avverrà su vari piani: sul piano economico, su questo sappiamo che porterà ad un aumento della povertà e della miseria, e quindi riguarderà doppiamente le donne: perché sono la parte più povera della popolazione e perché sono loro che gestiscono il bilancio familiare. Allo stesso modo riguarderà le donne perché ci sarà un’evidente stretta sui servizi, anche a causa del fatto che le spese andranno in altre direzioni.
Dunque, una stretta sui servizi e la loro privatizzazione: faccio solo un esempio: in questo programma gli asili nido si propone che siano, oltre che aziendali, comunali, anche condominiali oppure anche familiari; ecco che si prevede che tutti quelli che dovrebbero essere servizi sociali (asili, assistenza, lavoro di cura) saranno a carico delle donne, e su di esse graverà la pressione per la conciliazione tra tempi di lavoro e tempi di cura. Su questo, bisogna sapere che il programma delle destre prevede un premio per le aziende che faciliteranno questa conciliazione, mentre il premio dovrebbe essere dato alle donne che tutti i giorni si battono per realizzare questo difficile equilibrio.
La conseguenza di tutto ciò è la necessità da parte di tutte le lavoratrici e i lavoratori di spingere e allargare il loro protagonismo nelle lotte nei posti di lavoro e nei territori: uno degli esempi che dovremmo socializzare è quello della lotta diretta, pratica, immediata dei disoccupati di Napoli del comitato 7 novembre, una lotta che è stata già fatta una cinquantina di anni fa, con l’autoriduzione delle bollette: o le bruciamo, o non le paghiamo.
Nel marasma di un piano che comprende i più svariati obiettivi, ci sono però dei punti fermi che sono sintetizzati nella triade “Dio, Patria e Famiglia”. Sono tre elementi profondamente legati tra di loro che sentiremo martellare nella propaganda presente e futura, con pesanti conseguenze non solo sul piano della propaganda ideologica ma anche nella pratica della vita di tutti i giorni.
Il punto n° 1 del programma del “presidente” Meloni (così vuole essere chiamata) è la famiglia; ovviamente si parla della famiglia tradizionale, però non c’è da preoccuparsi: c’è su questo una convergenza già sperimentata: non solo tra le estreme destre, quelle marginali brutte e cattive, ma anche, tanto per dire, del presidente Draghi, o del Papa che è un uomo di ultrasinistra come tutti sappiamo.
Dunque il tema centrale è quello della natalità: natalità BIANCA, cioè bisogna ad ogni costo convincere le donne italiane a fare più figli perché le donne straniere ancora ne fanno abbastanza, e questo come si sa può costituire un pericolo. Bisogna convincerle promettendo fantasmagorici aiuti economici, cure per la sterilità, dichiarando di voler “prevenire” l’aborto: in questo senso si promette la piena applicazione della 194, senza nominare l’obiezione di coscienza, che è una delle ragioni fondamentali se non la fondamentale della sua non attuazione. Allora a questo punto poiché questa destra che noi conosciamo si muove a livello internazionale ed ha alleati fedeli è lecito chiederci se non ci sarà la tentazione di seguire l’esempio di Orban, il presidente ungherese, che con vero sadismo impone alle donne che decidono di interrompere la gravidanza di ascoltare prima il battito cardiaco del feto.
Il riferimento a Dio ha ben poco di spirituale e sottolinea il legame organico delle destre con l’internazionale nera: l’insieme delle sette e organizzazioni tradizionaliste cristiane che sono espressione di quella estrema destra internazionale che vorrebbe, tra le altre cose, ricondurre le donne al loro “ruolo naturale” di casalinghe e fattrici.
Ma il punto centrale della triade del programma delle destre che probabilmente andranno al governo è la “Patria”. Non a caso la Meloni si rivolge ai suoi chiamandoli "patrioti". La Patria è la nazione, è l’identità nazionale, bianca e di classe. Essa va difesa militarmente contro le invasioni esterne: bisogna dichiarare GUERRA all’immigrazione clandestina, e cioè a tutti gli immigrati, per poterli meglio sfruttare; bisogna farlo imponendo il blocco navale, affondando i barconi, perseguendo le ONG dedite ai salvataggi, bisogna dichiarare GUERRA, una guerra economica, ai paesi di provenienza degli immigrati, che saranno obbligati ad accettare i rimpatri pena la fine dei programmi di cooperazione; bisogna dichiarare una guerra interna, una GUERRA di classe, contro il degrado urbano, per il decoro delle città: cioè una guerra contro i poveri, gli immigrati, gli emarginati, contro i ragazzini delle gang, contro gli occupanti di case: si promette contro tutto questo il pugno di ferro, il potenziamento esasperato di tutte le polizie, e i soldi per tutto questo è sicuro che si troveranno.
Infine, bisogna dichiarare GUERRA contro di noi, contro le nostre lotte, usando sempre più le maniere forti, come è successo un paio di giorni fa a Siziano, dove delle compagne, delle delegate, delle lavoratrici, sono state malmenate e andate al pronto soccorso e a cui va la nostra solidarietà. E così vedete, compagni, che con questa politica, non c’è bisogno di andare in Ucraina per vedere la guerra: essa viene portata in casa, viene messa nelle nostre teste come un rimedio necessario ai mali sociali.
Nel programma della destra sono sparsi continui elementi di “sano” razzismo, in cui si contrappongono valori e tradizioni nostrane da difendere contro pratiche culturali arretrate, valori da imporre agli immigrati e alle immigrate “regolari”, che sono previsti nei programmi di integrazione e noi sappiamo che le battaglie culturali nascondono invece profonde diseguaglianze strutturali. Noi dobbiamo combattere questo razzismo, che ci riporta alla vecchia lezione del colonialismo.
L’attacco su questo è internazionale, ed è specificamente rivolto alle donne immigrate, in particolare alle donne mussulmane, a cui si impone come modello lo stile di vita occidentale e che vengono rappresentate come vittime dei loro uomini, come se il patriarcalismo fosse una prerogativa dei mussulmani mentre noi sappiamo molto bene quali problemi e contraddizioni dobbiamo affrontare qui, nel “libero occidente”, e abbiamo visto innumerevoli volte come le lavoratrici immigrate siano state in prima linea nelle lotte, nei loro paesi di origine e qui.
Rivendichiamo, quindi, insieme la libertà essenziale: la libertà e la necessità di lottare, contro il capitalismo, le sue guerre e le sue crisi, ed è questo l’impegno che ci unisce nei prossimi mesi!
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