29/09/22

28 settembre a L'Aquila - Non siamo macchine per la riproduzione, ma donne in lotta per la rivoluzione!


Anche a L’Aquila il MFPR è intervenuto in piazza al sit-in organizzato dalle compagne di Fuori Genere in occasione della giornata mondiale per l'aborto sicuro, per portare la voce delle donne lavoratrici e la solidarietà alle donne iraniane in lotta. Una voce che è stata accolta con entusiasmo dalle ragazze e i ragazzi presenti al presidio, che si è svolto in una piazza centrale e molto frequentata della città.
E’ stato portato il saluto delle lavoratrici, delle donne che lottano in una fase in cui la condizione delle donne/lavoratrici è peggiorata tantissimo, prima con la crisi/pandemia, oggi con la guerra interimperialista. Ma entrambe non sono che lo sbocco inevitabile di questo sistema economico e sociale capitalista che deve essere abbattuto.


I costi di questa sporca guerra della borghesia al servizio del Capitale si ripercuotono doppiamente sulla vita delle donne proletarie, delle operaie, delle lavoratrici.
E non si tratta solo di un attacco economico, che già di per sé è ancora più pesante per le donne in termini di più licenziamenti, precarietà, disoccupazione, ma c'è anche un attacco politico, ideologico che avanza nella tendenza generale al moderno fascismo della borghesia al potere.
Già durante questa campagna elettorale i corpi delle donne sono stati strumentalizzati in modo osceno. Da un lato i democratici, con le loro promesse di diritti e libertà civili in cambio di politiche che continuano a peggiorare le nostre condizioni di vita, dall’altro la destra conservatrice, che esibisce e strumentalizza la violenza sulle donne per portare avanti politiche razziste e rafforzare il controllo sui nostri corpi e sulla nostra sessualità, imponendoci maternità e lavoro di cura in cambio di briciole, spingendoci a lavori ultraprecari, sottopagati, tagliando i servizi scolastici, sanitari, sociali e scaricando sempre più sulle nostre spalle il lavoro di cura e il carovita mentre promette a confindustria sgravi fiscali.
La guerra imperialista poi sta aggravando ulteriormente la condizione delle donne proletarie, sia di quelle dei paesi in guerra, sia di quelle di paesi sul cui territorio la guerra non c'è ancora: si acuisce l'oppressione derivata dal ruolo di "esercito di riserva"; le donne rischiano di diventare sempre più solo macchine per la riproduzione.
Tutto questo avviene all’interno di un'onda nera che si va espandendo, dagli Usa all'Europa, all'Italia.

Non abbiamo certo da aspettare che la Meloni "governi" per sapere che il primo bersaglio, il “nemico principale” del primo governo a guida di una donna al servizio dei padroni, delle classi dominanti e del sistema capitalista e imperialista siano proprio le donne e il diritto di aborto.
Sappiamo bene che le donne non sono tutte uguali, le donne al potere, le padrone, le ricche, le politicanti sono la faccia più concentrata e feroce del potere capitalista e imperialista.
In questa società è la contraddizione di classe che conta più del genere: c'è un femminismo borghese, un femminismo piccolo borghese e un femminismo proletario, è la classe e non il genere che distingue o unisce le donne e ogni forma di femminismo che non sottolinei questo elemento è parte della dittatura borghese e patriarcale.
La borghesia al potere odia il diritto d’aborto perché pone come centrale l’autodeterminazione delle donne, il fatto che una donna può e deve decidere liberamente, perché le donne devono essere incatenate a determinati ruoli funzionali alla conservazione, mantenimento e perpetuazione di questo sistema sociale capitalista. La lotta necessaria contro gli attacchi al diritto d'aborto è "pericolosa" per la borghesia dominante perché essa mette in discussione le basi ideologiche, politiche, materiali di questo sistema capitalista. E ciò vale anche per la questione femminicidi.
In Italia, nonostante la legge 194, molti sono gli ostacoli che si frappongono ad un concreto accesso ad un aborto sicuro, determinati principalmente dall'obiezione di coscienza da parte di medici e personale sanitario, a cui danno man forte le politiche delle amministrazioni di destra (Fdl, Lega), dalle Marche, all'Abruzzo, all'Umbria.
Noi questa legge, la vogliamo proprio cambiare soprattutto in quella norma ipocrita che concede ai medici la facoltà dell'obiezione di coscienza.
In Italia abbiamo una lunga esperienza delle politiche familistiche portate avanti sia dal cosiddetto centrosinistra che dal centrodestra che riaffermano fortemente il ruolo di angelo del focolare delle donne, soprattutto in anni di crisi, il ruolo centrale della famiglia, di puntello di questo sistema sociale.
D'altra parte è chiaro come il partito della Meloni intenda far passare a livello nazionale l'obbligo del seppellimento dei feti, negli anni già approvato in diverse regioni, campagne ideologiche sulla natalità per dare forza-lavoro fresca al capitale e, con un linguaggio che ricorda il nazismo, "per evitare la «sostituzione etnica» degli italiani" (capogruppo Fdi Carlo Ciccioli), quindi, sì bambini ma che siano bianchi..; campagne realizzate a macchia di leopardo per evitare un attacco frontale al diritto d'aborto che, sempre, in Italia ha scatenato una pronta e forte risposta delle donne.
D'altra parte la stessa Meloni in campagna elettorale ha  rivendicato che "Dio, patria, famiglia" non è contro la modernità.
Noi diciamo che questo è moderno fascismo e poichè l’oppressione delle donne è “oppressione senz'altro”, la lotta della maggioranza delle donne oppresse che si pone nella prospettiva di abolire “tutte le oppressioni”, di tutti, anche degli uomini, anche dei lavoratori, per una umanità nuova, è centrale per una nuova società, che chiamiamo socialismo, e per costruirla non esiste che una via , quella rivoluzionaria con le donne in prima fila.


Tutto l’intervento del MFPR è stato accolto con molto entusiasmo, soprattutto nel messaggio finale, dal presidio, che ha ripreso in maniera corale lo slogan finale “non siamo macchine per la riproduzione, ma donne in lotta per la rivoluzione”.

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