Su ItaliaOggi del 6 settembre, si parla, per esempio, di una indagine dalla quale vengono fuori i “pregiudizi” di chi deve assumere lavoratrici!
L’articolo parla di “confessioni” di chi è addetto alle assunzioni, dichiarando anche perché le donne vengono “scartate”: “Si fa presto a sollecitare la parità di genere nelle assunzioni. Ma il 75% di chi seleziona il personale ammette che sono gli uomini ad avere la precedenza, le donne non vengono prese in considerazione, o scartate, per tre motivi:
- il periodo di maternità incide sui costi e sull’organizzazione aziendale,
- la gestione della famiglia distrae rispetto agli obiettivi di lavoro, c’è spesso un diverso approccio al lavoro rispetto agli uomini, meno fideistico e meno totalizzante,
- le donne sono meno disposte ad accettare un eventuale trasferimento in un’altra località.”
E ancora: “Queste sono le confessioni raccolte da un sondaggio realizzato da Reverse, società di ricerca di personale, che ha intervistato 60 cacciatori di teste di aziende di varie dimensioni... Nel 40% dei casi le donne non sono previste neppure nella selezione.”
E il “cacciatore di teste” che di business se ne intende rimprovera a modo suo i padroni: “Una maggiore diversificazione delle risorse porta benefici in termini di produttività e raggiungimento degli obiettivi”, dice Alessandro Raguseo, Ceo di Reverse. “Il business ha bisogno di sfruttare tutte le risorse disponibili: escludere un’ampia fascia di donne dal proprio assetto aziendale significa privarsi di un’estesa fonte di ricchezza.”
Serve perciò un “aiuto” che alla fine, però, viene sempre richiesto allo Stato che deve sborsare i soldi: “Il tema è ampio e le sfaccettature molteplici, ma un focus sulle agevolazioni messe a disposizione di entrambi i genitori per tutto il ciclo di vita dei figli potrebbe suggerire aiuti alle imprese più cospicui invece che sussidi spot”.
Anche sulla differenza dei salari arriva la conferma: “Solo il 10% degli intervistati dichiara che nella propria azienda non esiste differenza salariale tra uomini e donne. Gli altri [e cioè il 90%, ndr] ammettono che i compensi degli uomini sono più alti, soprattutto nelle posizioni apicali, nelle micro e piccole imprese, nei settori con prevalenza di forza lavoro maschile…”
Come risposta a queste “discriminazioni” che di certo si approfondiranno con il nuovo governo riportiamo parte dell’intervento delle compagne del Mfpr all’assemblea proletaria anticapitalista del 17 settembre al Metropoliz di Roma
“Se sarà una donna fascista come la Meloni alla presidenza del consiglio, sarà una opportunità, perché questo mostrerebbe in modo chiaro che le donne non sono tutte uguali, le donne al potere, le padrone, le ricche, le politicanti sono la faccia più concentrata e feroce del potere capitalista e imperialista.
“C’è un femminismo borghese, un femminismo piccolo borghese e un femminismo proletario, è la classe e non il genere che distingue o unisce le donne e ogni forma di femminismo che non sottolinei questo elemento è parte della dittatura borghese e patriarcale. Sarà la maniera concreta per mostrare che la contraddizione di classe è alla base e che la ribellione, la lotta delle donne proletarie deve essere il cuore e la forza nella lotta rivoluzionaria per un vero cambiamento sociale.
“Poiché l’oppressione delle donne è ‘oppressione senz'altro’, la lotta della maggioranza delle donne oppresse che si pone nella prospettiva di abolire “tutte le oppressioni”, di tutti, anche degli uomini, anche dei lavoratori, per una umanità nuova, è centrale per una nuova società, che chiamiamo socialismo, e deve essere compreso da tutti quanto sia centrale.”
https://femminismorivoluzionario.blogspot.com/2022/09/la-meloni-capo-del-governo-mostrerebbe.html