02/05/20

Il 1 Maggio delle donne proletarie


In questo 1° Maggio, in cui le lavoratrici, le donne proletarie non possono scendere in piazza a manifestare cogliamo l'occasione per comprendere ancora di più, anche alla luce della drammatica situazione creata dal coronavirus, ma soprattutto dall'emergenza sintetizzata nel “tuttiacasa” che per le donne costituisce una ulteriore rafforzamento delle catene, quale è e deve essere la nostra battaglia.

Per questo riproponiamo stralci dalle conclusioni dell'opuscolo “360°”.

- La lotta delle donne deve essere finalizzata a che “tutta la vita deve cambiare. Questo è possibile solo con il rovesciamento di questo sistema sociale borghese capitalista di oppressione, di violenza e sempre più pieno di orrore, che verso le donne si manifesta nella maniera più spudorata, e più brutale con i femminicidi. In questo senso questa parola d’ordine racchiude la necessità della battaglia a 360° gradi delle donne.

- In questo senso affermiamo che la lotta delle donne deve essere “irriducibilmente contro”. Oggi irriducibilmente contro il moderno fascismo, razzismo, sessismo. “Irriducibilmente” vuol dire che non c’è settore popolare proletario più delle donne per cui le riforme non possono essere l’obbiettivo, per cui niente può essere meno di un cambiamento totale, un cambiamento rivoluzionario. Certo, ogni giorno facciamo le lotte su aspetti anche specifici della nostra condizione, però in queste lotte da parte nostra deve crescere la denuncia, la combattività, la prospettiva che questa lotta è all’interno della lotta più generale.

- Le donne che lottano hanno una marcia in più che chiaramente proviene dalla condizione di noi donne. Siamo attaccate a 360 gradi, sia nel lavoro domestico, sia in famiglia, sia nelle relazioni sessuali, sia sul posto di lavoro. Questa è la condizione oggettiva da cui nasce la marcia in più. Non è un valore morale, è un’analisi scientifica, un elemento che deve essere riconosciuto da tutti, deve essere riconosciuto da ogni organismo di lotta, da ogni sindacato di base, da ogni organizzazione comunista, rivoluzionaria...

Questa spiega il perchè noi diciamo che la battaglia delle donne non è un’appendice della lotta di classe ma è interna alla lotta di classe, e porta una visione più complessiva. Quando le donne lottano portano nella lotta tutto il peso della loro condizione, anche familiare, dei figli, ecc, e nello stesso tempo portano in famiglia la forza della trasformazione delle lotte.

- In questo chiariamo la questione della lotta per la parità. Sui posti di lavoro vi sono molte discriminazioni, sia per essere assunte, sia durante il rapporto di lavoro, sia per i licenziamenti che si basano proprio sulla condizione di disparità delle donne.

Le battaglie contro le discriminazioni sono assolutamente necessarie, ma sarebbe un pò cieca e ben misera cosa se questa diventa lotta per la parità donna-uomo, anche perché tutte noi giudichiamo la condizione dei proletari, degli operai altrettanto bruttissima.

Noi dobbiamo in un certo senso rovesciare la questione. Le donne devono lottare per affermare la “disuguaglianza” non l’uguaglianza con l’uomo. “Disuguaglianza” vuol dire che in una nuova società, nella società socialista la condizione delle donne deve essere centrale nell’azione dello Stato proletario. Ma perchè questo avvenga, si deve praticare una “disuguaglianza” a favore delle donne, che poi permetta una uguaglianza più alta, per tutti

- Sulla partecipazione delle donne nelle lotte sindacali e la differenza con lo “sciopero delle donne”.

Una cosa è la partecipazione normale delle lavoratrici, spesso maggioritaria, nelle lotte sindacali, altra cosa è la partecipazione allo sciopero delle donne. Sono due livelli diversi e anche scopi diversi. E’ la differenza tra il ruolo nel sindacato seppur di base, di classe delle lavoratrici e l’”organizzazione come donne”. Sono due livelli che chiaramente a volte si intrecciano che però non hanno la stessa funzione.

Quando le lavoratrici lottano, le compagne del femminismo proletario rivoluzionario portano la coscienza della necessità di allargare la lotta, del protagonismo delle donne, che non scaturisce spontaneamente dalla lotta sindacale. Ci vuole un intervento “esterno” alla vertenzialità della lotta, che risponde alla vecchia frase: “non mi dire quello che già so dimmi quello che non conosco”.

- Una necessaria precisazione. Quando parliamo di intreccio genere/classe non si tratta di conciliazione, il problema è che il genere, le donne, è fino in fondo parte costitutiva a volte maggioritaria della classe. Questo vuol dire guardare la questione delle donne dal punto di vista di classe. Oggi parlare di “genere e classe” è una formulazione non esatta, non perfetta, ma quasi obbligata perchè non è scontato che dire classe vuol dire donne, però senza l’idea di conciliazione. Fermo restando che nel movimento attuale delle donne, è la battaglia di classe la questione centrale e discriminante da affermare.

- Il movimento femminista proletario rivoluzionario si deve anche occupare dello stato generale del movimento di classe, sia in termini sindacali che in termini politici, perchè ha un interesse generale. Sia perché le donne non devono delegare niente a nessuno: il sindacato di classe, il partito rivoluzionario non lo fanno solo gli uomini; sia perchè devono essere protagoniste, dirigenti in tutte le questioni; sia - soprattutto - perché se arretra la classe operaia, arretriamo tutti e tutte, se avanza, avanziamo tutti e tutte.

In questo senso noi vogliamo essere protagoniste attive anche dell’avanzata generale del movimento proletario, del movimento di classe. Perchè se ci stiamo noi, se ce ne occupiamo, quello che si costruisce, sindacato di classe, partito della classe, porta l’impronta delle donne, della battaglia delle donne se invece non ce ne occupiamo non porta questa impronta.

Occorre costruire dovunque è possibile il movimento femminista proletario rivoluzionario. Per la necessaria battaglia perché tutta la vita deve cambiare, per contrastare e combattere teorie, linee che non vogliono che le donne si armino in ogni ambito, per portare avanti in teoria e pratica, la lotta rivoluzionaria.

MFPR

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