02/05/20

Coronavirus - Le donne più contagiate ma per fortuna muoiono meno. Info MFPR


Secondo i dati Inail, su 28mila denunce di infortuni da contagio da Covid19, il 71% sono di donne.
Prendendo in considerazione le diverse attività produttive, il settore della sanità e assistenza sociale – in cui rientrano ospedali, case di cura e case di riposo – registra il 72,8% dei casi di contagio sul lavoro. Il 71,1% dei contagiati sul lavoro sono donne e il 28,9% uomini, con un’età media di poco superiore ai 46 anni (46 per le donne, 47 per gli uomini). Tra gli infermieri e gli altri tecnici della salute, in particolare, più di tre denunce su quattro sono relative a lavoratrici. Il 12,6% dei casi riguarda invece lavoratori stranieri, tra i quali la percentuale delle donne è pari all’80%, molto probabilmente badanti. Concentrando l’attenzione sui 98 casi mortali denunciati, il rapporto tra i generi si inverte. I decessi dei lavoratori, infatti, sono stati 78, quelli delle lavoratrici 20, con un’età media pari a 58 anni sia per gli uomini che per le donne.

In un precedente articolo avevamo già parlato della minore letalità del coronavirus per le donne. Una caratteristica già emersa negli studi epidemiologici condotti in Cina, per i quali sono state coinvolte oltre 70mila persone, 44mila delle quali con diagnosi di COVID-19. La ricerca, coordinata da scienziati del Centro cinese per il controllo e la prevenzione delle malattie (CCDC) e pubblicata sulla rivista scientifica Chinese Journal of Epidemiology, ha determinato che il tasso di mortalità dei contagiati da coronavirus risulta essere del 2,8 percento per gli uomini contro l'1,7 percento delle donne.

Letalità a parte, mancano ancora dati disaggregati che documentino in quanti casi è stato necessario il ricovero o il ricorso alla terapia intensiva e che permettano quindi di valutare la relativa gravità del decorso della malattia a seconda del genere.

Ma perché il coronavirus provoca un'infezione più aggressiva negli uomini?

Sono state avanzate ipotesi di tipo biologico, genetico, epidemiologico, comportamentale. Per esempio, le donne potrebbero essere più protette grazie al loro diverso equilibrio ormonale, alla minore incidenza tra di loro di fumo e co-morbilità, al loro atteggiamento tendenzialmente più ligio di fronte alle norme, alla loro abitudine a un più frequente lavaggio delle mani. Nessuna di queste ipotesi è però stata modulata in base all’età, elemento che invece appare decisivo alla luce dei dati.

In un'intervista ad Adnkronos, l'immunologo Alberto Mantovani prova ad ipotizzare perché le donne riescono ad affrontare meglio la malattia da Covid 19.

Le donne si ammalano meno di Covid 19 e, soprattutto, muoiono meno degli uomini. Nell’ultimo bollettino dell’Istituto Superiore di Sanità datato 23 marzo dei 33.399 positivi segnalati solo il 42% era donna. Nel bollettino precedente (20 marzo) un grafico mostra chiaramente il numero di decessi divisi per fascia di età e sesso. A colpo d’occhio gli uomini muoiono almeno tre volte di più delle donne in tutte le fasce d’età. Tra gli 80-89 anni il divario diminuisce (le donne sopravvivono «solo» il doppio degli uomini). Sopra i 90 anni i decessi (e anche i contagi) sono più numerosi nelle donne, probabilmente per la struttura demografica della popolazione. Tra i deceduti nell’88% dei casi si segnala almeno una co-morbidità. Insomma, lo dicono i numeri: le donne resistono meglio. Un dato lombardo: qui l’82% dei ricoverati in Terapia Intensiva per Covid-19 sono maschi. «I dati generali mostrano che c’è una differenza di più di due volte nella mortalità e nelle patologie gravi fra uomini e donne ed è indubbio che l’universo femminile resiste meglio agli attacchi del nuovo coronavirus» commenta l’immunologo Alberto Mantovani direttore scientifico dell’Istituto clinico Humanitas di Rozzano (Milano) e docente di Humanitas University, intervistato dall’Adnkronos . Per lo scienziato i motivi vanno ricercati in un mix tra geni e ormoni.

Il sistema immunitario

«Ci sono tre possibili spiegazioni», sostiene Mantovani. «La prima la riassumo con il titolo di un libro di Carlo Selmi», specialista di Humanitas e docente dell’ateneo, «in uscita nella seconda metà di aprile: Fortissime per natura (Piemme) , riferito alle donne e al loro sistema immunitario. Noi sappiamo - spiega che alcune risposte immunitarie sono messe in campo con maggior vigore dalle donne rispetto agli uomini. Questo ha un senso da un punto di vista evolutivo: le donne passano gli anticorpi al prodotto del concepimento attraverso la placenta. Insomma c’è un significato preciso».

L’assetto ormonale

L’assetto ormonale è fra le spiegazioni ipotizzate da vari esperti. La produzione di estrogeni da parte delle donne, infatti, è solita creare resistenze naturali contro molte patologie, come ad esempio quelle cardiovascolari.Gli uomini tendono a soffrire di malattie cardiovascolari in anticipo rispetto alle donne, che sono appunto protette dagli ormoni fino alla menopausa: in questo periodo, quando la produzione di estrogeni cala, la popolazione femminile diventa più vulnerabile, al pari degli uomini. A questo punto, in teoria, la popolazione femminile anziana dovrebbe essere a rischio quanto gli uomini, tuttavia anche tra gli over 60-70 continuano a essere i maschi i più contagiati. Dunque non è considerata questa una spiegazione per ora sufficiente. (Qui un approfondimento della 27 ora)

La genetica

La seconda spiegazione proposta da Mantovani ha a che fare con la genetica «e potrebbe essere ricercata in alcuni dei geni che controllano l’entrata del virus, cioè il sasso a cui si attacca l’àncora del virus e che lo fa fondere. Due di questi geni si trovano sul cromosoma X o sono regolati dagli ormoni femminili e sono direttamente coinvolti nell’invasione» del patogeno all’organismo. «Restando sulla stessa linea della genetica, sul cromosoma X ci sono anche alcuni geni della risposta immunitaria e quindi quel primo punto che evidenzia un aspetto evolutivo ha anche una faccia genetica».

Il fumo

La terza spiegazione, ragiona Mantovani, «ha conseguenze pratiche importanti. Sappiamo tutti che chi ha più problemi con la Covid-19 sono gli over 60. Ebbene, in quella generazione fumavano molto di più i maschi che non le femmine. E il fumo danneggia i polmoni. Quindi nella lotta contro il virus è come se gli uomini in questo range di età che hanno fumato partissero per una maratona con un handicap di qualche chilometro». Oggi le donne in Italia fumano molto di più. Secondo l’ultimo rapporto Iss fumano il 16,5% delle donne contro il 28% degli uomini. La differenza di mortalità è stata osservata anche in Cina secondo i dati di un grosso studio condotto dal Chinese Centers of Disease Contro su 44 mila persone: il 2,8% degli uomini malati di coronavirus è morto rispetto a un 1,7% delle donne. Nel caso cinese le abitudini e gli stili di vita hanno contato molto dal momento che il Cina fuma il 52% degli uomini e solo il 3% delle donne.


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