Pubblichiamo oggi stralci dall'intervento di Pietro
Ioia (Napoli) ex detenuto a Poggioreale, attivista per i diritti dei detenuti: "bisogna lottare!"
Io sono
Pietro Ioia, uno che ha passato 22 anni
di carcere in vari istituti italiani, qualcuno pure all’estero. Da
15 anni faccio l'attivista per i diritti dei detenuti, innanzitutto
perché non vengono proprio presi in considerazione.
Da alcuni mesi visitavo
le carceri. Un gruppo di amici avvocati mi fecero fare la domandina
al DAP per farmi entrare nei carceri. Ho visitato 3 volte
Poggioreale, due volte Santa Maria, due volte Secondigliano. Volevo
visitare Pozzuoli, che è un carcere tremendo, però d'improvviso
la mia domanda è stata respinta. Hanno detto: “Pietro non entra più
nei carceri” e non ci hanno voluto dare spiegazioni. Non fa niente, io
tanti anni di lotta li ho fatti fuori dal carcere e non è un
problema. Poggioreale è un carcere che ha una capienza di 1500 - 1580 detenuti e attualmente ci sono 2200 detenuti. Quando l'ho
visitato molti detenuti mi conoscevano e molti erano iscritti alla
mia associazione. Uscivano fuori dalle celle perché c'erano le celle
aperte, però non si poteva stare in mezzo al corridoio: “celle
aperte significava che si poteva andare ad esempio nella cella
dirimpetto o a fianco, ma non si poteva stare in mezzo al corridoio.
Lo feci presenti al direttore: “Ma fatemi capire, voi volete
prendere in giro la società dicendo che qui ci stanno le celle
aperte! Ma se uno non può uscire dalla cella se non per entrare
dentro un'altra cella non è vero che le celle sono aperte!”.
Poggioreale è piena di povera gente. Alla
nuova direttrice del carcere chiesi di darmi una mano a chiudere quel
carcere di Poggioreale lei mi rispose: signor Pietro Ioia se fosse per
me io chiuderei tutti i carceri, l 75% dei detenuti, per i reati che
tiene, non dovrebbe stare in carcere.
Quando sono andato a Poggioreale si
faceva la folla dei detenuti attorno a me e io raccoglievo le loro
esperienze. Chi era dentro per furto, chi per tentata rapina, c'era
anche quello che aveva rubato il pezzo di formaggio dentro al
supermercato. Erano tutti dentro per reati comuni. Poi mi è arrivata
una lettera da Poggioreale, un detenuto si è sfogato e mi ha detto:
Pietro io non ce la faccio più siamo pieni di telefonini e pieni di
droga si sta facendo lo spaccio all'interno di Poggioreale. Ecco,
questi sono i carceri. Allora io mi chiedo: “Ma a che servono i
carceri?” Ci sono gli immigrati che non hanno l'indirizzo di casa,
non hanno la casa e non posso uscire, non sanno dove andare Non ci
stanno centri di accoglienza, case che se ne prendano cura. Questi
sono i carceri, i carceri sono pieni di poveracci.
È
chiaro che ci sta pure il mafioso, Il camorrista, ma quello che ho
notato in tanti anni è che sono tutti poveri e che qui si sta
facendo la lotta al povero!
Quando
ho potuto, per qualcuno sono riuscito a trovare un lavoro per
toglierlo dalla strada, perché per chi esce dal carcere è il lavoro
quello che è importante, perché se lo spacciatore va in galera ed è
stato malamente, è stato torturato, è stato vessato e poi esce, se
lui ha un appiglio lavorativo non ci va più in carcere! Mentre è normale
che se non c'è lavoro vanno a spacciare di nuovo e poi tornano in
galera. Se facessero fare loro dei corsi di formazione e li
aiutassero a trovare il lavoro, molti di loro potrebbero salvarsi… Quando
io sono uscito dal carcere e volevo andare a lavorare mi hanno chiuso
la porta in faccia. Mi presi un diploma per un anno intero come
carpentiere e sono andato a Modena a lavorare. Mi hanno rifiutato, mi
hanno detto “qui non li accettiamo gli ex detenuti, è proprio una
legge!”
E allora se non c'è un aiuto istituzionale i
carceri li avremo sempre affollati, sempre inumani, perché questi sono i
carceri italiani, sono inumani...
Di che rieducazione parliamo? In galera non
ci sta
nessuna rieducazione, specialmente a Poggioreale, stanno 10 di loro
dentro una cella. I detenuti stanno male, c'è chi c'ha le ernie e non
gli fanno niente ai detenuti non viene salvaguardata la salute, vengono
abbandonati a se stessi. Un detenuto aveva un buco in una
coscia, ho chiesto se gli stavano facendo qualcosa e lui mi ha detto:
niente; allora sono andata a protestare con il direttore che mi ha
detto: "Eh, signor Ioia devono aspettare". Ho contestato che la gamba
gli stava
andando in cancrena. Questo è Poggioreale.
Poggioreale è un carcere per cui si dovrebbe fare proprio una lotta per chiuderlo, neanche un museo
dovrebbe diventare, perché sarebbe un museo degli orrori Io
sono stato picchiato a Poggioreale, mi hanno mandato due volte nella
cella Zero, mi hanno spogliato e mi hanno riempito di mazzate. Ho messo
tutto quanto dentro al libro, nero su bianco, per quello che mi hanno
fatto ogni volta che entravo a Poggioreale. Poggioreale
è come Alcatraz peggio di Alcatraz.
Noi
continueremo questa lotta, alcune associazioni in passato si sono
avvicinate a me però non ci siamo mai trovati d'accordo perché la
lotta sul carcere si fa veramente con chi più capisce il carcere,
chi lo capisce veramente… con i ragazzi della mensa occupata ci
troviamo bene, perché loro non fanno parte di alcun partito
politico, mentre ci sono associazioni o gruppi che cercano di
strumentalizzare anche la questione del carcere.
Da
più di 30 anni c'è una cella a Poggioreale, la cella 0, sala
d’attesa e di passaggio di giorno, bunker di tortura di notte. E’
la più temuta del carcere di
Poggioreale. Adesso dicono che questa cella non esiste più, che si
chiama “Cella di attesa”. Anche
prima era cella di attesa di giorno e di tortura di notte.
Ebbene
se questa cella non esiste più è perché dopo il mio libro, le
nostre denunce, noi abbiamo lottato, abbiamo denunciato le torture e
pestaggi subiti e adesso c'è un processo. Ci sono 12 rinviati a
giudizio tra Secondini, agenti della polizia penitenziaria, personale
infermieristico, all'epoca si chiamavano Milella, la squadretta della
Uno bianca, ecc. Comunque sono stati rinviati a giudizio. Ma tutto
questo è avvenuto perché si è fatta una lotta, perché ci siamo messi fuori
dai cancelli con i familiari, perché si sono
uniti a questa lotta anche gli altri detenuti. Per questo dico:
bisogna Lottare! Nella cella 0 ti potevano portare anche per niente,
per divertirsi. Ci sfasciavano di botte, c’è ancora il sangue dei
detenuti alle pareti.
Un magistrato raccolse la mia denuncia. Gli
dissi che ero stato nella cella Zero un paio di volte, che ogni tanto
venivano ti portavano lì e ti riempivano di mazzate e che facevano
questo da 30 anni. La direttrice fu sospesa e ci fu uno scandalo
perché Poggioreale era il fiore all'occhiello del carcere italiano,
si vantava di mantenere 3000 detenuti contro una capienza di 1500. Tutto questo è finito, non esiste più,
perciò io dico che bisogna Lottare, che bisogna organizzare la lotta
e bisogna farla...
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