27/04/18

2° INT. DALL'ASSEMBLEA ALLA MENSA OCCUPATA - VERSO IL PRESIDIO A L'AQUILA E IN ALTRE CITTA' DEL 4 MAGGIO IN SOLIDARIETA' CON NADIA LIOCE

Pubblichiamo oggi stralci dall'intervento di Pietro Ioia (Napoli) ex detenuto a Poggioreale, attivista per i diritti dei detenuti: "bisogna lottare!"

Io sono Pietro Ioia, uno che ha passato 22 anni di carcere in vari istituti italiani, qualcuno pure all’estero. Da 15 anni faccio l'attivista per i diritti dei detenuti, innanzitutto perché non vengono proprio presi in considerazione.
Da alcuni mesi visitavo le carceri. Un gruppo di amici avvocati mi fecero fare la domandina al DAP per farmi entrare nei carceri. Ho visitato 3 volte Poggioreale, due volte Santa Maria, due volte Secondigliano. Volevo visitare Pozzuoli, che è un carcere tremendo, però d'improvviso la mia domanda è stata respinta. Hanno detto: “Pietro non entra più nei carceri” e non ci hanno voluto dare spiegazioni. Non fa niente, io tanti anni di lotta li ho fatti fuori dal carcere e non è un problema. Poggioreale è un carcere che ha una capienza di 1500 - 1580 detenuti e attualmente ci sono 2200 detenuti. Quando l'ho visitato molti detenuti mi conoscevano e molti erano iscritti alla mia associazione. Uscivano fuori dalle celle perché c'erano le celle aperte, però non si poteva stare in mezzo al corridoio: “celle aperte significava che si poteva andare ad esempio nella cella dirimpetto o a fianco, ma non si poteva stare in mezzo al corridoio. Lo feci presenti al direttore: “Ma fatemi capire, voi volete prendere in giro la società dicendo che qui ci stanno le celle aperte! Ma se uno non può uscire dalla cella se non per entrare dentro un'altra cella non è vero che le celle sono aperte!”.
Poggioreale è piena di povera gente. Alla nuova direttrice del carcere chiesi di darmi una mano a chiudere quel carcere di Poggioreale lei mi rispose: signor Pietro Ioia se fosse per me io chiuderei tutti i carceri, l 75% dei detenuti, per i reati che tiene, non dovrebbe stare in carcere.  
Quando sono andato a Poggioreale si faceva la folla dei detenuti attorno a me e io raccoglievo le loro esperienze. Chi era dentro per furto, chi per tentata rapina, c'era anche quello che aveva rubato il pezzo di formaggio dentro al supermercato. Erano tutti dentro per reati comuni. Poi mi è arrivata una lettera da Poggioreale, un detenuto si è sfogato e mi ha detto: Pietro io non ce la faccio più siamo pieni di telefonini e pieni di droga si sta facendo lo spaccio all'interno di Poggioreale. Ecco, questi sono i carceri. Allora io mi chiedo: “Ma a che servono i carceri?” Ci sono gli immigrati che non hanno l'indirizzo di casa, non hanno la casa e non posso uscire, non sanno dove andare Non ci stanno centri di accoglienza, case che se ne prendano cura. Questi sono i carceri, i carceri sono pieni di poveracci.
È chiaro che ci sta pure il mafioso, Il camorrista, ma quello che ho notato in tanti anni è che sono tutti poveri e che qui si sta facendo la lotta al povero!
Quando ho potuto, per qualcuno sono riuscito a trovare un lavoro per toglierlo dalla strada, perché per chi esce dal carcere è il lavoro quello che è importante, perché se lo spacciatore va in galera ed è stato malamente, è stato torturato, è stato vessato e poi esce, se lui ha un appiglio lavorativo non ci va più in carcere! Mentre è normale che se non c'è lavoro vanno a spacciare di nuovo e poi tornano in galera. Se facessero fare loro dei corsi di formazione e li aiutassero a trovare il lavoro, molti di loro potrebbero salvarsi… Quando io sono uscito dal carcere e volevo andare a lavorare mi hanno chiuso la porta in faccia. Mi presi un diploma per un anno intero come carpentiere e sono andato a Modena a lavorare. Mi hanno rifiutato, mi hanno detto “qui non li accettiamo gli ex detenuti, è proprio una legge!”

E allora se non c'è un aiuto istituzionale i carceri li avremo sempre affollati, sempre inumani, perché questi sono i carceri italiani, sono inumani...

Di che rieducazione parliamo? In galera non ci sta nessuna rieducazione, specialmente a Poggioreale, stanno 10 di loro dentro una cella. I detenuti stanno male, c'è chi c'ha le ernie e non gli fanno niente ai detenuti non viene salvaguardata la salute, vengono abbandonati a se stessi. Un detenuto aveva un buco in una coscia, ho chiesto se gli stavano facendo qualcosa e lui mi ha detto: niente; allora sono andata a protestare con il direttore che mi ha detto: "Eh, signor Ioia devono aspettare". Ho contestato che la gamba gli stava andando in cancrena. Questo è Poggioreale.
Poggioreale è un carcere per cui si dovrebbe fare proprio una lotta per chiuderlo, neanche un museo dovrebbe diventare, perché sarebbe un museo degli orrori Io sono stato picchiato a Poggioreale, mi hanno mandato due volte nella cella Zero, mi hanno spogliato e mi hanno riempito di mazzate. Ho messo tutto quanto dentro al libro, nero su bianco, per quello che mi hanno fatto ogni volta che entravo a Poggioreale. Poggioreale è come Alcatraz peggio di Alcatraz. 

Noi continueremo questa lotta, alcune associazioni in passato si sono avvicinate a me però non ci siamo mai trovati d'accordo perché la lotta sul carcere si fa veramente con chi più capisce il carcere, chi lo capisce veramente… con i ragazzi della mensa occupata ci troviamo bene, perché loro non fanno parte di alcun partito politico, mentre ci sono associazioni o gruppi che cercano di strumentalizzare anche la questione del carcere.

Da più di 30 anni c'è una cella a Poggioreale, la cella 0, sala d’attesa e di passaggio di giorno, bunker di tortura di notte. E’ la più temuta del carcere di Poggioreale. Adesso dicono che questa cella non esiste più, che si chiama “Cella di attesa”. Anche prima era cella di attesa di giorno e di tortura di notte.
Ebbene se questa cella non esiste più è perché dopo il mio libro, le nostre denunce, noi abbiamo lottato, abbiamo denunciato le torture e pestaggi subiti e adesso c'è un processo. Ci sono 12 rinviati a giudizio tra Secondini, agenti della polizia penitenziaria, personale infermieristico, all'epoca si chiamavano Milella, la squadretta della Uno bianca, ecc. Comunque sono stati rinviati a giudizio. Ma tutto questo è avvenuto perché si è fatta una lotta, perché ci siamo messi fuori dai cancelli con i familiari, perché si sono uniti a questa lotta anche gli altri detenuti. Per questo dico: bisogna Lottare! Nella cella 0 ti potevano portare anche per niente, per divertirsi. Ci sfasciavano di botte, c’è ancora il sangue dei detenuti alle pareti. 
Un magistrato raccolse la mia denuncia. Gli dissi che ero stato nella cella Zero un paio di volte, che ogni tanto venivano ti portavano lì e ti riempivano di mazzate e che facevano questo da 30 anni. La direttrice fu sospesa e ci fu uno scandalo perché Poggioreale era il fiore all'occhiello del carcere italiano, si vantava di mantenere 3000 detenuti contro una capienza di 1500. Tutto questo è finito, non esiste più, perciò io dico che bisogna Lottare, che bisogna organizzare la lotta e bisogna farla...

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