Da ieri pomeriggio, in tutta la Spagna, sono in
corso proteste per la sentenza emessa dalla Corte di
Navarra contro cinque uomini accusati
di aver violentato in gruppo, due anni fa, una ragazza di 18 anni
durante la festa di San Firmino.
Gli uomini, che all'epoca dei fatti avevano tra 27 e 29 anni,
facevano parte di un gruppo chiamato "La Manada" ("il
branco di lupi") e sono stati condannati per abusi
sessuali a nove anni di prigione e non per
violenza sessuale, crimine ben più grave e per il quale
l'accusa aveva chiesto 22 anni.
Da qui lo sdegno e le proteste che, da Pamplona,
si sono estese a macchia d'olio in tutto il Paese,
da Madrid a Barcellona, passando per Valencia, Siviglia, Toledo e
molte altre città spagnole: in piazza migliaia di donne (e non
solo) di ogni età e ceto sociale che, con striscioni e cartelli,
hanno urlato all'unisono "Non è un abuso, è uno stupro" e
"Se toccano una di noi, toccano tutte". Molte indossavano
guanti rossi, simbolo di protesta contro la violenza sessuale.
In piazza anche diversi esponenti politici, tra cui Pablo
Iglesias, leader di Podemos e Pedro Sánchez,
segretario del Partito Socialista spagnolo.
Le motivazioni della sentenza
Come riporta il quotidiano spagnolo "El Pais",
la Corte è rimasta divisa sulla sentenza fino all’ultimo,
nonostante esista un video dei fatti: durante la violenza,
infatti, uno degli uomini avrebbe girato un filmato con l’intento
di condividerlo con i suoi amici su WhatsApp.
Nonostante nella sentenza si riconosca che “le relazioni si
sono svolte in un contesto soggettivo e oggettivo di superiorità
degli imputati, la vittima mostra "un rictus"
(contrazione dei muscoli facciali) assente, tiene tutto il
tempo gli occhi chiusi, non fa nessun gesto rispetto l’atto
sessuale". La ragazza ha dovuto spiegare in aula che era
terrorizzata da quanto stava accadendo e che la paura l’ha
paralizzata.
Intanto, sia gli avvocati della vittima che quelli degli imputati
hanno affermato che si appelleranno contro il verdetto.
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