09/12/15

NEI GIORNI 11 E 12 DICEMBRE: ALLA FIAT DI MELFI, A NAPOLI, A ROMA!


VENERDI' 11 DICEMBRE
Lavoratrici rappresentanti delle precarie in lotta delle cooperative di Palermo, operaie e disoccupate di Taranto, lavoratrici della scuola in lotta di Milano, lavoratrici del commercio de L'Aquila, saremo alle portinerie della FIAT SATA DI MELFI.

Andiamo per portare direttamente la nostra solidarietà alla battaglia che le operaie stanno facendo sulla questione tute e a sostenere la denuncia sul peggioramento delle condizioni di lavoro, pause, ecc. con i loro pesantissimi effetti sulle donne; ma anche ad affermare che oggi proprio la Sata dimostra che le operaie alla Fiat possono essere il "tallone di Achille" di Marchionne e un esempio e incoraggiamento per tutte le lavoratrici. In questo senso ciò che succede a Melfi ha un valore nazionale, e deve avere un valore nazionale, perchè parla di dignità delle lavoratrici, perchè è costruita con il protagonismo diretto delle operaie, superando una visione di delega verso le direzioni delle OO.SS. che soprattutto sulle donne sono spesso il problema e non la soluzione.
Andiamo per parlare e preparare insieme un nuovo "sciopero delle donne" che abbia il cuore tra le operaie delle fabbriche e le lavoratrici più sfruttate, oppresse, discriminate; uno sciopero costruito dal basso con le lavoratrici, facendo insieme una piattaforma (attraverso anche un'inchiesta tra le operaie) e costruendo una rete tra i vari posti di lavoro e città.
Incontreremo le operaie che stanno portando avanti la battaglia sulle tute e altro.


In serata dell'11 dicembre saremo a NAPOLI.
Andremo, verso le 19, all’ex Opg occupato "Je sò pazzo", per visitarlo e conoscere questa importante e nuova esperienza.
Da parte nostra portaremo l'informazione diretta e il clima dalla Sata di Melfi e parlaremo dello sciopero delle donne, il primo e quello in costruzione - sappiamo che le compagne e i compagni di Je sò pazzo stanno avviando un lavoro verso lavoratrici ultraprecarie dei servizi, ristorazione, ecc. - e del nostro lavoro, delle lotte di lavoratrici, disoccupate che stiamo facendo.
Porteremo direttamente la solidarietà delle lavoratrici alla studentessa vigliaccamente ferita e molestata dalla feccia di Casa Pound.

SABATO 12 DICEMBRE
Saremo a ROMA per la celebrazione/festa del 20° anniversario del Mfpr, per incontrare lavoratrici, e in particolare le compagne con cui nel 2013 organizzammo la campagna nazionale preparatoria dello sciopero delle donne (dai presidi del luglio sotto i ministeri, all'assemblea e corteo nelle manifestazioni nazionali del 18 e 19 ottobre).
A Roma l'assemblea aperta dalle ore 16 si terrà nel contesto dell’inaugurazione di una nuova libreria dell'usato e d'occasione "Metropolis" in via Renato Simoni, 65 (vicino alla stazione Tiburtina), con incursioni teatrali di Attrice Contro, buffet e musica del cantastorie Federico Berti (BO).

Chiediamo a tutte le compagne, le associazioni, collettivi di donne, le lavoratrici e donne in lotta - soprattutto quelle che sono nelle zone del nostro viaggio - di venire, di fare insieme questo "viaggio", per il nuovo sciopero delle donne.

per info: sommosprol@gmail.com - mfpr.naz@gmail.com - 3475301704

Nell'attesa di incontrarci, forti saluti rossi!

Le lavoratrici del Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario

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Verso un nuovo sciopero delle donne, ciò che succede a Melfi ci riguarda tutte!


Quando ha iniziato a lavorare in azienda, A. non aveva un contratto. Glielo hanno fatto dopo qualche mese, dopo averle fatto firmare le dimissioni in bianco.
“Per carità” diceva, “tra tutti i padroni che ho conosciuto, questi non sono certo i peggiori: quando lavoravo in fabbrica ad esempio, il capo mi molestava sessualmente!”
Poi Giorgia è entrata in maternità e il nostro padrone si è limitato a “ironizzare” sulle nostre abitudini sessuali chiedendoci se non fosse necessario dotarci di “mutande di latta”.
Dopo il nostro primo sciopero delle donne sono iniziati i licenziamenti e i tentativi di allontanare anche A. dal posto di lavoro. Ma noi avevamo doppie ragioni e doppia rabbia per lottare e abbiamo vinto.
A 2 anni da quel 25 novembre, io ed A. lavoriamo ancora in quell’azienda e anche se ci hanno separate, un filo rosso ci unisce: quello che A. ha indossato al lavoro anche per questo 25 novembre e che io porterò da L’Aquila a Melfi, tra le operaie in lotta contro le tute bianche e la beffa di Marchionne sul pannolone.


Che siano “mutande di latta” o “culottes”, dimissioni in bianco o molestie sessuali fisiche, il ricatto padronale per le lavoratrici è sempre più intimo e sessista! Non si accontenta di fagocitare la nostra forza lavoro, ma mira a governare la nostra sessualità e affettività, la libertà di scelta delle donne, a gestire la nostra mente e il nostro corpo, il nostro tempo di vita, come fossimo galline in batteria.
L’unico fine è ottenere il massimo profitto con il minimo dispendio di mezzi e per quanto “democratico” il sistema capitalistico si sforzi di apparire, ogni sua azione/decisione passa sempre sul nostro corpo e la nostra anima, come un insulto alla dignità delle lavoratrici, come il rifiuto della nostra felicità, la nostra libertà, la nostra vita.
Ma noi siamo donne proletarie, siamo le masse. Siamo forza lavoro e strumento di riproduzione della forza lavoro. Perciò siamo la leva della storia e le operaie di Melfi, con la loro lotta e la loro denuncia, possono essere il fulcro di questa leva in Italia, il “tallone di Achille” di Marchionne ed essere di esempio ed incoraggiamento per tutte le lavoratrici. Ciò che succede a Melfi non può non avere un valore nazionale, perché parla di dignità delle lavoratrici e della necessità del protagonismo diretto delle operaie, perciò ci riguarda tutte.

Per questo saremo l’11 dicembre davanti ai cancelli della Fiat-Sata di Melfi, per parlare e preparare insieme alle operaie un nuovo "sciopero delle donne", che abbia il cuore tra le operaie delle fabbriche e le lavoratrici più sfruttate, oppresse, discriminate; uno sciopero costruito dal basso con le lavoratrici, facendo insieme una piattaforma e costruendo una rete tra i vari posti di lavoro e città.

Le lavoratrici del commercio dello Slai Cobas s.c. (AQ)
L’Aquila 4 dicembre 2015

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ANCHE DA PALERMO VERSO LA MARCIA DELLE DONNE IN LOTTA DA MELFI A NAPOLI E ROMA...

Una serata in città per portare anche a Palermo alle donne proletarie, alle lavoratrici, precarie, disoccupate... alle studentesse, il messaggio/appello della marcia delle donne in lotta promossa dal Mfpr dall'11 al 12 dicembre:
da Melfi, tra le operaie della Fiat Sata, a Napoli, tra altre compagne che lottano tutti i giorni,  a Roma all'inaugurazione della libreria militante Metropolis dove continuerà anche la festa/celebrazione dell'anniversario del Mfpr a 20 anni dalla sua fondazione, iniziata il 6 giugno 2015 a Palermo.
Dal centro storico all'Inps a altri posti di lavoro, ad alcune grandi scuole superiori occupate in questi giorni, dove le studentesse si sono interessate alla locandina e ne hanno prese alcune copie per attaccarle all'interno, con uno spirito vivace e determinato, precarie e lavoratrici hanno diffuso la locandina della marcia, che pone la necessità di costruire un nuovo sciopero delle donne che, come è stato lanciato dal bello e partecipato seminario di Palermo,  "... deve avere come aspetto centrale proprio la condizione delle lavoratrici, del lavoro e non lavoro, la condizione di discriminazione, di attacco ai diritti conquistati..."
In questo paese infatti va maturando una situazione in cui emerge chiaramente l'aggravarsi  della  condizione di lavoro e di vita della maggioranza delle donne con alcuni punti centrali: dalle operaie della Fiat di Melfi, sottoposte doppiamente al fascismo padronale,  alle braccianti moderne schiave nei campi, alle immigrate sempre più oppresse e sfruttate per cui subire questa  condizione è insito nel sistema capitalistico ma oggi ciò si carica di nuove contraddizioni..." e vi sono anche poi gli altri settori delle lavoratrici precarie sempre più precarizzate, vedi quelle delle pulizie o delle Coop Sociali, le donne disoccupate sempre più in aumento nel nostro paese...

In delegazione, a nome di tutte le compagne, le lavoratrici, le precarie  e le donne che lottano con l'Mfpr anche a Palermo, parteciperemo alla marcia del 11-12 dicembre come altra tappa importante che possa farci avanzare, dopo il primo storico sciopero del 25 novembre 2013, verso la nuova scintilla di un nuovo secondo sciopero delle donne lungo il sentiero, non facile ma entusiasmante, della nostra doppia lotta, di classe e di genere, contro questo sistema che deve essere rovesciato perchè
"TUTTA LA NOSTRA VITA DEVE DAVVERO CAMBIARE!"
Lavoratrici e precarie in lotta Mfpr Palermo
mfrpa@gmail.com

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SOSTENIAMO LA MARCIA DELLE LAVORATRICI E DELLE COMPAGNE DEL MFPR VERSO UN NUOVO “SCIOPERO DELLE DONNE”
MARCIA CHE VEDE LA PRIMA TAPPA L’11 DICEMBRE  ALLA FIAT SATA DI MELFI, IN SOLIDARIETA’ CON LE OPERAIE DA MESI IN LOTTA, CHE SONO UN ESEMPIO VIVO DEL CORAGGIO, DELLA FORZA E DELLA RIBELLIONE DELLE DONNE, NELLA DOPPIA BATTAGLIA, DI CLASSE E DI GENERE,  CHE LE OPERAIE/LAVORATRICI/DONNE SONO COSTRETTE A PORTARE AVANTI CONTRO IL FASCSISMO PADRONALE, OLTRECHE’ CONTRO IL MODERNO FASCISMO DEL GOVERNO RENZI ED IL MODERNO MEDIOEVO

 

Se è vero, e lo è, che la classe operaia è il “motore umano del processo produttivo, che agita i sonni della borghesia”, e pertanto, “la classe rivoluzionaria per eccellenza”, le operaie, in quanto donne/lavoratrici, maggiormente sfruttate, discriminate,derise, colpite ed oppresse, sono doppiamente rivoluzionarie, perché non hanno proprio nulla da perdere, se non le loro doppie catene…!

Questa è la ragione per cui il viaggio verso un nuovo SCIOPERO DELLE DONNE comincia proprio dalle operaie di Melfi in lotta.
Operaie che oltre a vedere il peggioramento delle proprie condizioni di lavoro, grazie all’avanzamento del fascismo padronale, di cui Marchionne e la Sata sono il simbolo, sono state colpite anche nella propria dignità femminile, umana.

La questione della tuta bianca con la quale sono costrette a lavorare, e che durante il ciclo mestruale capiti spesso che si sporchi di sangue, dato, peraltro, le condizioni schiavistiche in cui  lavorano (sempre in piedi,nella catena di montaggio,  con pochissime pause, con turni a ciclo continuo, compresi sabato e domenica,con taglio anche degli spazi, che costringe le operaie a lavorare attaccate ai maschi), e l’aberrante e tremendamente offensiva risposta dei vertici Fiat (“vi forniremo gratis una culottes”) alla legittima richiesta delle operaie di poter indossare un pantalone scuro, ne sono un esempio eclatante.

Un esempio del MODERNO MEDIOEVO in cui sono state ricacciate le donne, a cominciare dalle operaie, a causa di un sistema barbaro il cui fine essenziale, fondamentale, è “la realizzazione e l’accumulazione di profitti, di capitale”, passando come un carro armato sui diritti, sulla dignità e sulla vita della classe operaia e del proletariato.

La politica antioperaia e reazionaria  del governo Renzi (di cui il jobs act è solo una delle più infami espressioni),  che ha spianato la strada al fascismo padronale, e che colpisce maggiormente le operaie/lavoratrici/donne, pone oggi più che mai la necessità di una lotta a tutto campo soprattutto da parte di quest’ultime, che sono il soggetto che più di ogni altro ha interesse a trasformare lo stato di cose esistente.

Lo sviluppo delle lotte delle operaie, delle lavoratrici, delle precarie, delle disoccupate, delle giovani, soprattutto in questi ultimi anni, dal nord al sud del Paese, dalle fabbriche alla scuola, alla sanità ecc.,  e la scintilla accesa con lo SCIOPERO GENERALE E NAZIONALE DELLE DONNE DEL 2013, lanciato ed organizzato dal MFPR e dalle lavoratrici dello SLAI Cobas s.c., che solo nella scuola ha visto scioperare 14 mila lavoratrici, sono la chiara dimostrazione che quando le donne dicono basta, si ribellano e lottano, sono una forza poderosa, capace di “incendiare la prateria…”.

DIAMO VITA AD UN NUOVO SCIOPERO DELLE DONNE CHE TURBI ANCORA DI PIU’ I SONNI DI GOVERNO, STATO E PADRONI, COME ULTERIORE TAPPA DELLA “LUNGA MARCIA RIVOLUZIONARIA” CHE L’ALTRA META’ DEL CIELO E’ CHIAMATA AD INTRAPRENDERE PER LIBERARSI REALMENTE DI QUESTA BARBARA E MISOGINA SOCIETA’


Pa, 06.12.15
Lavoratrici SLAI Cobas s.c. Policlinico - Palermo
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Come Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario abbiamo aderito al soccorso rosso proletario e lanciato un appello a tutte le compagne e donne proletarie a mobilitarsi per la fine della tortura bianca su Nadia Lioce. Nel seminario del 6 giugno a Palermo, l'assemblea del 20° anniversario del MFPR ha espresso solidarietà alla prigioniera politica, con l'impegno a mobilitarsi per porre fine alla sua attuale detenzione.
Da oltre 10 anni Nadia Lioce è sottoposta a un regime di "carcere duro, più duro degli altri": il carcere di L'Aquila in 41 bis, dove "le detenute sono trattate peggio dei boss mafiosi" e le condizioni di isolamento già gravi, riservate ai prigionieri politici, sono state per lei ulteriormente inasprite da oltre un anno, con la misura dell'isolamento disciplinare.

Particolarmente odioso e inaccettabile, già sotto il profilo costituzionale, è il limite imposto dal dipartimento di amministazione penitenziaria alla lettura/cultura per chi è sottoposto a un regime di 41 bis, come è avvenuto per Nadia Lioce, contro le stesse sentenze della magistratura.

Su questo è stata avviata la campagna "pagine contro la tortura", ma ciò che a noi, come compagne, donne proletarie, comuniste rivoluzionarie preme è denunciare con forza alle masse proletarie l'aspetto controrivoluzionario dell'applicazione del regime del 41 bis a Nadia Lioce e agli altri prigionieri rivoluzionari. Quello punitivo, disumano e degradante è innegabile, lo si è visto con la morte da Stato di Diana Blefari e noi non vogliamo ricordare queste donne, le donne combattenti, la loro vita, le loro scelte solo dopo morte o solo per il passato, ma guardando in prospettiva verso il futuro.

Queste donne, al di là di scelte di lotta alla fine perdenti poiché non basate sulla mobilitazione delle masse nella guerra di popolo contro questo sistema capitalista, hanno avuto il merito di riaffermare, dopo gli anni della Resistenza, contro una visione delle donne “pacifiche e non violente”, la necessità della lotta rivoluzionaria in cui le donne siano in prima fila per mettere fine all'unica vera violenza, quella reazionaria dello Stato borghese, fascista e maschilista.

Con l'applicazione del 41 bis ai comunisti rivoluzionari è proprio l'emergenza della necessità della lotta rivoluzionaria che si vuole colpire.

Che questa necessità sia diventata un'emergenza non è certo un mistero per chi ci governa ed è la naturale conseguenza delle politiche da macelleria sociale, attuate con la complicità di sindacati venduti.

Che questa necessità sia diventata un'emergenza non è neanche più un mistero per le stesse masse proletarie, sempre più a fare i conti con la repressione quando si battono per il diritto al lavoro, alla casa, alla salute.

Quello che forse è ancora un mistero per il proletariato è il nesso tra "lotta alla mafia", come la chiama lo Stato, e lotta alla classe proletaria, così come disciplinata dall'estensione, nel 2002, dell'applicazione del 41 bis ai prigionieri rivoluzionari.

Capire questo nesso non è facile, soprattutto se si fa della campagna contro il 41 bis una pura questione di civiltà, perché al di là delle approssimazioni giustizialiste che anche i proletari sono portati a fare, il 41 bis viene percepito dalle masse come una forma di protezione dei cittadini dalla mafia.



Ma il dubbio ci aiuta a dirimere ogni confusione:

Se la funzione del 41 bis è "ostacolare le comunicazioni dei detenuti con le organizzazioni criminali operanti all'esterno e interrompere i flussi comunicativi che rappresentano la linfa vitale delle organizzazioni criminali", perché accanirsi sui prigionieri politici se la loro organizzazione non esiste più? Quale "organizzazione criminale operante all'esterno" teme oggi lo Stato? Può "Il Capitale" o il "Manifesto del Partito Comunista" rappresentare "la linfa vitale" di una non più esistente "organizzazione criminale"?


Evidentemente sì ed è tutto qui il carattere oscurantista e controrivoluzionario dell'estensione del regime del 41 bis ai prigionieri e alle prigioniere politiche rivoluzionare. E' in quello spettro che si aggira per l'Europa "l'organizzazione criminale" da colpire ed è in quei 'Proletari di tutti i paesi, unitevi!' la "linfa vitale dell'organizzazione criminale" e uccidendo la conoscenza, la solidarietà di genere e di classe vogliono sterilizzare l'idea stessa di rivoluzione. Per questo noi donne del mfpr siamo contro ogni discorso interclassista. “Le donne, come gli uomini sono reazionarie, centriste o rivoluzionarie, non possono di conseguenza combattere la stessa battaglia. Attualmente la classe distingue gli individui più del sesso…” (Mariategui).
E diciamo che contro la violenza reazionaria, sessista, di morte, noi siamo per la violenza rivoluzionaria. Noi siamo, e lo vogliamo sempre più, legate a filo rosso con le partigiane, consideriamo parte della nostra storia anche le combattenti della lotta armata degli anni 70, noi siamo con le compagne maoiste della guerra popolare in India, come con le combattenti curde di Rojava, con le Palestinesi che danno la propria vita per mettere fine alla violenza del carcere eterno di Israele, ecc. Noi siamo con le ragazze delle tante banlieues sparse nei nostri paesi imperialisti che si ribellano contro la tripla oppressione, e non trovano ancora la risposta rivoluzionaria che dica: SI, è giusto ribellarsi!  Come diceva Marx, la violenza rivoluzionaria è la levatrice della storia, è il bello non è il brutto, perché tramite la violenza rivoluzionaria è possibile mettere la parola fine a tutto il brutto, allo sfruttamento, agli stupri, alle uccisioni, a tutte le forme di violenza sessuale, agli orrori, all’oppressione infinita, alle guerre... E noi, come donne, abbiamo doppie ragioni per ribellarci!

Per tutto questo saremo in marcia a dicembre, per preparare il nuovo sciopero delle donne e portare le esperienze più significative di questi 20 anni di lotta del mfpr.
Per il soccorso rosso proletario, le compagne del MFPR
 

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