20/12/15

DALLA MARCIA DEL MFPR - L'INCONTRO CON PINA E OPERAI DELLA SATA (dal racconto della delegazione)

Finito l'intervento alla Sata siamo rimaste a parlare a lungo con Pina e i compagni operai, Mimmo e Antonio.
Il nostro intervento per loro è stato importante, non si aspettavano questo tipo di presenza, sia in termini numerici, sia soprattutto per il fatto che la delegazione raccoglieva lavoratrici venute da varie città, dal sud al nord.

Nell'incontro, da parte nostra abbiamo presentato la nostra delegazione e ribadito il significato della nostra iniziativa alla Sata e il valore dello sciopero delle donne.
 


Pina e Mimmo ci hanno raccontato a che punto è la battaglia sulla tuta. E' continuata la raccolta di firme in altre fabbriche Fiat, ma in generale sotto egida Fiom che dopo avere boicottato l'iniziativa alla Sata, visto il suo successo, ora cerca di appropriarsene.
Non vi è stato finora nessun riscontro dell'azienda all'invio delle firme, nè alla lettera ufficiale che la responsabile delle pari opportunità del governo aveva inviato all'azienda con l'invito a cambiare le tute. Unica novità, si dice che a gennaio l'azienda vorrebbe dare altre tute, ma grigie - cosa che non risolverebbe affatto il problema sollevato dalle operaie.
Antonio ha sottolineato quanto sia importante il significato della questione tute per la dignità delle operaie. Ha raccontato che le operaie per sopperire alla questione delle tute bianche nei giorni dl ciclo sono andate in fabbrica con i jeans, solo che così era come se dicessero a tutti: oggi io ho le mestruazioni... Ha parlato dell'imbarazzo, dell'umiliazione delle operaie per le tute che si macchiano.
Quindi - ha detto - la battaglia sulle tute è un messaggio chiaro, ideologico. Su questo si è scontrata l'inadeguatezza della Fiom. "Se tu sindacato non riesci a cogliere questa cosa che è semplice, vuol dire che sei fuori, sei staccato dai lavoratori. Tutti abbiamo capito qual'è il problema, non l'hanno capito sindacati e politici".
Pina ha detto come la questione tuta le abbia fatto riscoprire che "sono una donna. Prima ho fatto il sindacato come un uomo. Ora invece ho scoperto che l'unica qui "con le palle" sono io, operaia e donna. Questa vertenza sulle tute è stata riconosciuta dai lavoratori come delle donne non del sindacato".

Mimmo, quindi, ha ripreso la denuncia della Fiom: prima non ha fatto nulla, poi quando ha visto che noi siamo riusciti, che le operaie hanno firmano con l'indicativo, mostrando che avevano coraggio e volevano metterci la faccia, se ne sono appropriati.
Lia Fiom di Landini dice: "Podemos", noi diciamo "Facemos" - "tu puoi, noi facciamo!".

"Alla Sata - abbiamo detto noi - sulla questione tute non bisogna mollare; certamente essa va inquadrata all'interno di tutti gli aspetti del sistema Marchionne - tra le stesse operaie alcune dicevano: va bene le tute... ma ci sono le pause... - però, quando iniziamo le battaglie dobbiamo portarle avanti e strappare dei risultati, lasciarle a metà azzererebbe tutto quello che si fatto finora. Dobbiamo strappare un risultato perchè questo incoraggia nell'affrontare le altre battaglie.
Noi, per la nostra presenza in varie realtà, continueremo a dare valore nazionale a questa come alle altre battaglie delle operaie. Dobbiamo battere il tentativo di espropriazione che sta facendo la Fiom. I caratteri emersi embrionalmente: protagonismo delle operaie, iniziativa indipendente anzi in contrasto con i sindacati, devono essere mantenuti e rafforzati. Oltre la Fiom, perchè non è uno scontro all'interno della Fiom. La Fiom ha fatto sia nel 2008 che oggi alla Sata un'inchiesta sulla condizione delle operaie, queste inchieste sono anche utili, ma poi la Fiom le mette nel cassetto.

Ora - hanno informato Pina e Mimmo - vi è un'altra tappa all'interno della Sata, riuscire a far votare alle elezione degli RLS, che si dovrebbero tenere tra gennaio e febbraio, e in cui saranno presenti solo uomini, una donna - in una fabbrica in cui il 20% sono donne ed esiste solo una donna delegata (Pina)!"
Su quest'ultimo aspetto noi abbiamo detto che questa battaglia va bene inserita nella battaglia più generale che potremo chiamarla: "DONNE DAPPERTUTTO"; nello stesso tempo però non dobbiamo farci troppe illusioni dato che, a differenza di ciò che si pensa, secondo cui nelle elezioni a voto segreto gli operai e le operaie potrebbero votare liberamente e che le donne dovrebbero votare una donna, proprio nelle elezioni valgono altre logiche: conoscenze, pressioni, né è vero che le donne votano donne.
Su questo concordava anche Pina che rimarcava come tra le donne ci siano anche competizioni, scattano gelosie, per cui non si può dare niente per scontato.
Quindi questa battaglia va bene se inserita nella indicazione "donne dappertutto", ed è in continuità con la battaglia sulle tute, con il protagonismo delle operaie che non delegano, e quindi non va ridotta a questione di componente, all'interno della Fiom.

Le operaie, ha detto Antonio, devono alzare la testa, e lo possono fare perchè negli scioperi sono sempre in prima fila, le prime a scioperare.
Partendo da questo essere in prima fila delle operaie e tornando sullo 'sciopero delle donne', noi abbiamo detto che lo sciopero delle donne parte da questa partecipazione ma in un certo senso ne rovescia la logica: non solo partecipazione e prima fila negli scioperi che decidono i sindacati e gli operai uomini, ma le donne lavoratrici si riappropriano del loro ruolo e sono loro a decidere e organizzare lo sciopero, con un messaggio/sfida che dice agli operai, al movimento sindacale: ora voi ci dovete stare a sentire: questo è lo sciopero delle donne!

Per questo ora occorre vogliamo costruire un rapporto diretto con le operaie di altre fabbriche, di posti di lavoro che sono in lotta, per organizzare dal basso una rete tra le realtà delle lavoratrici.
Noi questo lo stiamo facendo e questa marcia è una prima iniziativa ma continuerà in altre fabbriche e posti di lavoro, per esempio a Bologna (dove lavoratrici sono in lotta sia contro licenziamenti che contro molestie dei padroni), tra le braccianti, le precarie, le immigrate, le disoccupate.
Tutto questo è lo sciopero delle donne. Le operaie, le lavoratrici più sfruttate e oppresse che prendono in mano la loro condizione. In questo modo lo sciopero delle donne diventa una rottura nell'andazzo del movimento sindacale, e pone anche tra gli operai la necessità di un cambiamento.
Il secondo sciopero delle donne va visto anch'esso come una marcia, che abbia una sua prima realizzazione intorno all'8 marzo, ma che vada avanti e si estenda, trasformando ogni scintilla in nuovi fuochi, uno sciopero a "macchia di leopardo", che colleghi via via i vari fuochi e rafforzi nelle iniziative la rete diretta tra le varie realtà delle lavoratrici.

Pina e Mimmo su questo hanno detto che la situazione soggettiva delle operaie alla Sata non è positiva, anche chi ha firmato non è disposta a fare iniziative, sono scottate dai sindacati in generale. Quindi, non bisogna illudersi. D'altra parte, hanno aggiunto, non dobbiamo rischiare: le firme che è stata una iniziativa riuscita, se invece lo sciopero non riesce, si svaluta quello che è stato fatto. Ora non c'e una situazione positiva per gli scioperi. Se nel prossimo anno c'è un barlume, possiamo puntarci.
Noi abbiamo risposto che il lavoro per lo sciopero delle donne deve servire a dare fiducia. Le iniziativa di avanguardia anche se piccole rappresentano e danno voce all'insopportabilità e alla rabbia delle lavoratrici.
Noi non ci illudiamo, ma facciamo il nostro, collegandoci alle situazioni concrete. Proprio la Sata insegna che è possibile passare da una situazione tranquilla ad uno scoppio della protesta, il grande esempio dello sciopero dei 21 giorni (legato anche a questa memoria operaia abbiamo dato il libro sulla Fiat, che hanno preso con interesse).
Pina e Mimmo hanno detto di aspettare gennaio-febbraio per verificare la reazione dell'azienda sulla questione tuta e il problema delle RLS. Quindi ci siamo lasciate con calore e con l'impegno a rivederci a gennaio.

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