...ma per le donne del PD di L'Aquila solo di "distorsione culturale" si tratta e pur ammettendo che il fenomeno dei femminicidi in Italia sta assumendo caratteristiche di vero e proprio allarme sociale, dopo aver premesso che loro non sono razziste lanciano un appello a "donne e uomini, partiti e Istituzioni per una battaglia di civiltà".
Parlare di battaglie di civiltà quando il femminicidio lo commette un albanese è razzista e deviante
Così come richiedere più polizia quando il tentato femminicidio lo commettono dei militari, magari apparentati e coperti dalle forze di polizia, significa impunità per gli stupratori e in fin dei conti istigazione allo stupro.
Ma se di allarme sociale si tratta - e lo è - non è più sensato parlare di guerra sociale?
Contro stupri, femminicidi, oppressione, dall'India, all’Italia, al mondo intero
scateniamo la ribellione delle donne come forza poderosa della rivoluzione!
scateniamo la ribellione delle donne come forza poderosa della rivoluzione!
Questo l'articolo
Burhan Kapplani, il piccolo imprenditore albanese in cella per avere ucciso giovedì scorso l’ex
moglie, Hrjeta Boshi, e il nuovo fidanzato, Shpetim Hana, molestava anche altre donne.
Era stato denunciato da una persona che abita a San Gregorio, l'uomo che ha sparato all'ex moglie e al suo nuovo compagno nel parcheggio del supermercato di Bazzano.
L’AQUILA. L’inchiesta sul duplice omicidio di Bazzano dovrà approfondire oltre alla dinamica (che sembra ormai abbastanza chiara) anche le risibili motivazioni che l’assassino ha addotto per cercare di dare un senso (ammesso che possa esserci) al suo gesto. Sia davanti ai carabinieri che davanti al giudice, Bruno Kapplani ha cercato di far passare l’idea che lui si era da tempo opposto al tentativo di sua moglie di “sfasciare” la famiglia accogliendo in casa sua il fidanzato con il quale Orietta aveva iniziato un rapporto quando il divorzio era ormai cosa fatta. È l’ennesima bugia di un uomo che al contrario ha portato quella ragazza, sposata per procura quando lei aveva solo 15 anni, all’esasperazione a colpi di tradimenti, botte, offese. A sostenere questa tesi non c’è solo il racconto dei fratelli, a cui non va proprio giù il meschino tentativo di un assassino di infangare il nome della sorella, ribaltando la frittata.
Ci sono anche prove documentali fra cui la denuncia di una donna che qualche mese fa si era rivolta alle forze dell’ordine per segnalare un uomo (Bruno Kapplani) che la molestava con epiteti volgarmente galanti, le chiedeva esplicitamente rapporti sessuali e le telefonava in continuazione. Tutto questo avveniva a poca distanza dalla casa dove c’erano anche i suoi figli e sua moglie che era, tra l’altro, venuta a sapere della vicenda. È la famosa doppia morale: la moglie non deve nemmeno uscire di casa, il marito può permettersi di tutto anche di umiliare pubblicamente la consorte vantando rapporti con altre donne. Anche su questa ossessione che con la gelosia c’entra poco ci sono riscontri.
L’estate scorsa Orietta aveva deciso di andare un giorno al mare con il fidanzato (che era stato accettato bene dalla famiglia di lei e anche dai figli). Bruno arriva come una furia e trova a casa la figlia grande e gli altri più piccoli. Chiede della madre. La figlia replica che la madre non c’è. E allora lui si arrabbia e se la prende con la ragazza minorenne “alzando le mani”. Vengono avvertiti i carabinieri che stilano un rapporto e lo inviano in Procura. L’accusa è percosse in famiglia. Ma è probabile che durante l’istruttoria e il processo, vengano fuori tante altre storie come queste. Intanto i carabinieri stanno cercando di ricostruire come la pistola, usata per il duplice delitto, sia arrivata all’uomo. Si sa per certo che l’arma è stata rubata nell’ottobre 2012 in una casa inagibile al Torrione. L’uomo, che evidentemente aveva premeditato l’assassinio della moglie e del suo fidanzato già da qualche mese, acquista l’arma (da qui il reato di ricettazione) da personaggi – forse albanesi, ma non è certo – che hanno a che fare con il mondo della malavita locale.
Gli investigatori su questo punto mantengono uno strettissima riserbo. Chi ha fornito l’arma potrebbe essere accusato di favoreggiamento di un omicidio (un reato pesante), ma i carabinieri vogliono capire se dietro a tutto non ci sia una vera e propria organizzazione criminale in grado di fornire armi. Cosa questa molto più preoccupante dal punto di vista dell’allarme sociale. In queste ore vengono esaminati i filmati di due telecamere: una che guarda nel parcheggio di Md e un’altra posta davanti ai locali di «Sapore di Mare», che confina con il supermercato. Sembra che una delle due telecamere ha parzialmente ripreso la scena del delitto e in particolare il momento in cui l’uomo si avvicina alla macchina della moglie.
Era stato denunciato da una persona che abita a San Gregorio, l'uomo che ha sparato all'ex moglie e al suo nuovo compagno nel parcheggio del supermercato di Bazzano.
L’AQUILA. L’inchiesta sul duplice omicidio di Bazzano dovrà approfondire oltre alla dinamica (che sembra ormai abbastanza chiara) anche le risibili motivazioni che l’assassino ha addotto per cercare di dare un senso (ammesso che possa esserci) al suo gesto. Sia davanti ai carabinieri che davanti al giudice, Bruno Kapplani ha cercato di far passare l’idea che lui si era da tempo opposto al tentativo di sua moglie di “sfasciare” la famiglia accogliendo in casa sua il fidanzato con il quale Orietta aveva iniziato un rapporto quando il divorzio era ormai cosa fatta. È l’ennesima bugia di un uomo che al contrario ha portato quella ragazza, sposata per procura quando lei aveva solo 15 anni, all’esasperazione a colpi di tradimenti, botte, offese. A sostenere questa tesi non c’è solo il racconto dei fratelli, a cui non va proprio giù il meschino tentativo di un assassino di infangare il nome della sorella, ribaltando la frittata.
Ci sono anche prove documentali fra cui la denuncia di una donna che qualche mese fa si era rivolta alle forze dell’ordine per segnalare un uomo (Bruno Kapplani) che la molestava con epiteti volgarmente galanti, le chiedeva esplicitamente rapporti sessuali e le telefonava in continuazione. Tutto questo avveniva a poca distanza dalla casa dove c’erano anche i suoi figli e sua moglie che era, tra l’altro, venuta a sapere della vicenda. È la famosa doppia morale: la moglie non deve nemmeno uscire di casa, il marito può permettersi di tutto anche di umiliare pubblicamente la consorte vantando rapporti con altre donne. Anche su questa ossessione che con la gelosia c’entra poco ci sono riscontri.
L’estate scorsa Orietta aveva deciso di andare un giorno al mare con il fidanzato (che era stato accettato bene dalla famiglia di lei e anche dai figli). Bruno arriva come una furia e trova a casa la figlia grande e gli altri più piccoli. Chiede della madre. La figlia replica che la madre non c’è. E allora lui si arrabbia e se la prende con la ragazza minorenne “alzando le mani”. Vengono avvertiti i carabinieri che stilano un rapporto e lo inviano in Procura. L’accusa è percosse in famiglia. Ma è probabile che durante l’istruttoria e il processo, vengano fuori tante altre storie come queste. Intanto i carabinieri stanno cercando di ricostruire come la pistola, usata per il duplice delitto, sia arrivata all’uomo. Si sa per certo che l’arma è stata rubata nell’ottobre 2012 in una casa inagibile al Torrione. L’uomo, che evidentemente aveva premeditato l’assassinio della moglie e del suo fidanzato già da qualche mese, acquista l’arma (da qui il reato di ricettazione) da personaggi – forse albanesi, ma non è certo – che hanno a che fare con il mondo della malavita locale.
Gli investigatori su questo punto mantengono uno strettissima riserbo. Chi ha fornito l’arma potrebbe essere accusato di favoreggiamento di un omicidio (un reato pesante), ma i carabinieri vogliono capire se dietro a tutto non ci sia una vera e propria organizzazione criminale in grado di fornire armi. Cosa questa molto più preoccupante dal punto di vista dell’allarme sociale. In queste ore vengono esaminati i filmati di due telecamere: una che guarda nel parcheggio di Md e un’altra posta davanti ai locali di «Sapore di Mare», che confina con il supermercato. Sembra che una delle due telecamere ha parzialmente ripreso la scena del delitto e in particolare il momento in cui l’uomo si avvicina alla macchina della moglie.
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