Il processo per lo stupro della giovane studentessa in
India, avviatosi ieri, è stato subito
rinviato per il caos in aula e davanti il tribunale, contemporaneamente in
questi giorni sono continuate, e non si fermano, le manifestazioni di massa
contro stupri e violenza contro le donne, fino ad ieri nuovi gravi violenze su
bambine, in particolare quelle delle studentesse e studenti universitari a New
Delhi con cortei e assemblee pubbliche nelle università udienza
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07/01/2013
Caos e subito un rinvio: è cominciato così a New Delhi il
processo per lo stupro e l’uccisione della studentessa 23enne che ha fatto
esplodere le proteste in India contro le aggressioni alle donne. La presidente
della Corte Distrettuale di Saket, nella capitale indiana, ha ordinato che si
tenga a porte chiuse la prima comparizione alla sbarra di cinque dei sei
imputati per lo stupro e il conseguente omicidio: troppo caos in aula, che ha
determinato un grave ritardo nell’inizio della seduta. Ma centinaia di manifestanti
si sono radunati davanti il tribunale.
In uno spazio angusto, dove si erano potute sistemare appena
una trentina di sedie, si erano ammassate infatti non meno di centocinquanta
persone: non solo giornalisti, operatori e fotografi, indiani e stranieri, ma
anche e soprattutto avvocati, in massima parte assolutamente estranei al
processo, che per di più si sono messi a litigare furiosamente tra loro. A
creare la barando è stata una rissa fra avvocati. Da un lato, un gruppo di
legali che protestavano contro i colleghi i quali, dall’altro, si sono fatti la
guerra a vicenda pur di assumere la difesa degli imputati, probabilmente per
guadagnarne in pubblicità, violando il boicottaggio del procedimento proclamato
dai 2.500 iscritti al locale Ordine Forense. «Questa corte si è trasformata in
una baraonda!», è sbottata a un certo punto il magistrato, esasperata. «È
diventato impossibile procedere». E così ha deciso: fuori tutti. Nel frattempo
però, dalla tarda mattinata prevista in origine per il via al giudizio, si era
già arrivati al pomeriggio inoltrato. Il sesto stupratore, che avrebbe 17 anni,
se l’età ne sarà confermata sarà comunque giudicato separatamente da un
tribunale per i minori.
Ad alimentare il clima surriscaldato è arrivato anche il
seguitissimo guru Asaram Bapu, che ha preso le difese degli aggressori: «Anche
la vittima deve essere ritenuta responsabile – ha detto in un discorso in
Rajastan -. Avrebbe dovuto prendere il braccio del suo aggressore, chiamarlo
fratello, implorandolo di smettere. Avrebbe così salvato la sua dignità e la
sua vita». Il guru ha auspicato una condanna «non troppo pesante» per i sei
imputati.
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Marciare per la libertà senza paura - gennaio 2012 -
Studenti in marcia di protesta e assemblea pubblica contro la violenza sulle
donne a Università di Delhie
"Celebrare la liberta' delle
donne e dare il benvenuto al nuovo anno
Contro i crescenti casi di
molestie sessuali all'universIta' di Delhi
Formare una cellula attiva di
genere per assicurare la sensibilita' di genere e la punizione per ogni caso di
violenza sessuale
Mettere fine alla violenza contro
le donne e alle impunita' di chi perpetra questi crimini
Diciamo no alle politiche sulla
morale
Diciamo no al termine di accesso
alle case degli studenti
http://aipwa-aipwa.blogspot.it/2013/01/walk-for-freedom-without-fear-on-jan-4.html
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