26/11/14

25 novembre. cosa c'entra il femminismo con lo stato?


Non possiamo che essere contente che sia finita la sfiancante giornata del 25 novembre.In tante, infatti, non ne potevamo più di veder girare sui media e sui social network spose insanguinate, donne pestate, bocche cucite, addirittura icone dei cartoni animati ritoccate con lividi e occhi pesti, segno dell' orrido e macabro senso di estetica della violenza alla quale vorrebbero abituarci. Non ne potevamo più perché ci ha nauseato questo raccapricciante e mortifero gusto per l'orrido e per il macabro, ma soprattutto perché ci disgusta ancora di più il rovesciamento di senso che questa giornata cerca di operare sulle questioni per noi importanti. Ma cosa c'entra il femminismo con lo stato? cosa c' entra il femminismo con le nazioni unite? ripassiamo un attimo di storia
Il 25 di novembre si commemora la Giornata Internazionale contro la violenza maschile sulle donne Tale commemorazione ha avuto origine nel 1980, durante il primo Incontro Internazionale Femminista, celebrato in Colombia, quando la Repubblica Dominicana propose questa data in onore alle tre sorelle dominicane Patria, Minerva e Maria Teresa Mirabal, uccise il 25 novembre 1960 in un agguato filo-governativo mentre andavano a trovare i mariti, detenuti politici, in carcere Progressivamente, molti paesi si sono uniti nella commemorazione di questo giorno, attribuendogli il valore simbolico di denuncia del maltrattamento fisico e psicologico verso le donne e le bambine. Il 17 dicembre 1999 l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, con la risoluzione 54/134, ha scelto la data del 25 novembre per la Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, in omaggio alle sorelle Mirabal.Sfugge probabilmente alle/ai più che le sorelle Mirabal non sono state vittime di violenza domestica, né di una generica e non meglio specificata violenza maschile sulle donne in quanto donne. Le sorelle Mirabal furono uccise perché dissidenti del regime del dittatore Trujillo. La consacrazione di una giornata alla violenza sulle donne, ad opera delle Nazioni Unite, è segnata dalla rimozione del politico, dunque dalla depoliticizzazione della storia e dalla sua consegna ad una dimensione del domestico e del privato. Le sorelle Mirabal non chiedevano più leggi e protezione allo stato, ma erano, di fatto, in lotta contro uno stato dispotico e dittatoriale. La depoliticizzazione della vicenda, l'appropriazione e la spoliazione dei suoi significati operate da apparati governativi e istituzionali, fa il paio con la sua assunzione a giornata simbolo nelle mani di enti, istituzioni, ong che producono un continuo slittamento e riposizionamento dei significati di eventi storici, quanto di fatti di cronaca. il 25 novembre diventa in questo modo cornice ideale per rilanciare un modello di produzione normativa del femminile in quanto subalterno e sconfitto, a cui fa da contraltare il modello della donna/impresa emancipata, quella che indossa le scarpe rosse per presenziare ad un convegno sul femminicidio, ad un concerto di beneficenza, ad un reading di poesie d'amore e magari cogliere l'occasione per omaggiare polizia e task force antifemminicidio, nonché, in alcuni casi, accreditarsi come impresa al femminile per raccogliere finanziamenti pubblici e privati.
Questo accade mentre la violenza "maschile contro le donne" viene evocata quasi per esorcizzare e rimuovere dal discorso pubblico le molteplici forme di violenza a cui quotidianamente ci sottopone la governance neoliberale. Mentre fervono i preparativi per le celebrazioni, la violenza degli sgomberi non risparmia le donne senza casa nell'indifferenza pressocché totale delle femministe specializzate nella violenza di genere.
E che dire delle donne del Partito della Nazione di Renzi? Oggi, insieme all'approvazione del Job's Act, apprendiamo che la vicepresidente del Senato, parlamentare del Pd, ha presentato un disegno di legge per introdurre nelle scuole l'educazione di genere, presentato come un primo "significativo passo nella lotta alla violenza di genere"
Mentre lo stato neoliberale smantella il welfare, attacca il lavoro salariato, ci sottrae risorse, reddito, saccheggia i nostri territori- sblocca Italia- le donne del pd, tra una ceretta e l'altra, si rifanno il look con una spruzzata di "diritti civili" introducendo la questione del genere nelle scuole, a partire dalla educazione e dalla rimozione degli "stereotipi". Se il messaggio per un verso è che le bambine non sono necessariamente deboli, non devono giocare solo con le bambole,per un altro si dice loro che possono avere successo e lanciarsi nell'allegro mondo fatato del capitalismo. Dal canto nostro, noi non possiamo fare altro che guardare e sostenere con gioia le tante forme di lotta e resistenza che ovunque nel mondo, ed anche qui, si affacciano a questo sistema di vita e di società profondamene ingiusto, ineguale e, senz'ombra di dubbio, violento. Alle donne che combattono per rivendicare reddito, casa e diritti per tutt*, alle donne che combattono l' isis, come a quelle in prima linea difendere i territori dal saccheggio del capitale e a quelle che sfilano in marcia per rivendicare l'accesso ai servizi ospedalieri negati: a voi sorelle va il nostro felice pensiero e una domanda:
Cosa centra lo stato con il femminismo?

Tita e Panta

Nessun commento: