26/09/25

Non un euro alla guerra e al genocidio né agli anti-abortisti

Da NUDM
Non un euro alla guerra e al genocidio né agli anti-abortisti.
Diritto alla salute per tuttǝ. Aborto libero, sicuro e gratuito per tuttǝ.
Sono due anni che guardiamo dai nostri schermi il genocidio in Palestina, due anni che denunciamo e urliamo tutte le atrocità commesse da Israele, e sentiamo i governi occidentali appoggiare ogni orrore e continuare il commercio di armi e le relazioni diplomatiche. Nella Striscia di Gaza sono stati bombardati ospedali, centri ginecologici e per le nascite. È stata tagliata l'elettricità e si è lasciato che le incubatrici si spegnessero. Israele ha bloccato e continua a bloccare l'ingresso di interi camion di aiuti carichi di latte in polvere, pannolini e articoli per la prima infanzia. Le donne hanno partorito senza assistenza medica, hanno subito cesarei senza anestesia, sono state lasciate senza alcuna cura dedicata alla propria salute psicologica e sessuale. Oggi è un incubo anche solo avere le mestruazioni a Gaza.
Dall'altra parte del Mediterraneo, le destre fascistoidi preparano la società all'ineluttabilità della guerra, costruendo un fronte interno fatto di ruoli di genere sempre più rigidi e binari, continuando a proclamare l'importanza della vita attaccando il diritto all'aborto in nome delle politiche per la natalità.
Oggi, nella Giornata internazionale per l'aborto libero, sicuro e gratuito proclamata dai movimenti femministi e transfemministi latinoamericani, ci chiediamo:
Quali vite valgono? A quali vite oggi nel mondo viene riconosciuta la dignità di esistere?
Perché si invoca la sacralità della vita di fronte a un feto e non di fronte a più di centomila mortǝ ammazzatǝ dalla furia genocida a Gaza?
Oggi, chi appoggia apertamente il genocidio, come il governo italiano, allo stesso tempo sguinzaglia le lobby antiabortiste nei consultori, negli ospedali, nelle scuole e nelle università, mentre sempre più regioni dirottano milioni di fondi pubblici per finanziare le organizzazioni antiabortiste.
In questo paese, l'accesso all'aborto è ormai un'imbarazzante corsa a ostacoli: in Abruzzo gli obiettori sono quasi 9 su 10, così come in Sicilia; in Campania, Puglia e Basilicata quasi 8 su 10. Ci si può coprire dietro alcuni dati nazionali sull'obiezione di coscienza, ma la statistica risulta fallace quando ci rendiamo conto che in Italia ci sono ben 15 strutture ospedaliere con il 100% di obiettori. L'RU486 è ancora utilizzata troppo poco nelle strutture pubbliche, mentre è una pratica medica che potrebbe facilitare enormemente l'accesso all'aborto.
Tutto ciò non è solo un ostacolo all'aborto in sé: è un ostacolo all'aborto libero, sicuro e gratuito che pretendiamo.
L'aborto è una pratica medica salvavita, e la persona gestante ha il diritto di autodeterminarsi. Se una gravidanza non è desiderata, deve poter essere interrotta in modo libero, sicuro e gratuito.
La possibilità di ricorrere alle pratiche abortive e di ricevere ascolto nelle strutture sanitarie non dovrebbe dipendere dal luogo in cui si vive, dai soldi che si hanno per visite e viaggi, dal colore della pelle o dalla nazionalità. E il fatto che non sia così sottolinea quanto l’accesso alle cure sanitarie sia impregnato di razzismo e violenza strutturale.
Allo stesso modo, l’abilismo e la normatività cis-etero colpiscono sistematicamente chiunque esca dagli standard imposti su corpi e identità. Le persone disabili, le persone trans, non binary e queer vengono regolarmente marginalizzate, patologizzate o completamente escluse dalle pratiche di cura.
L’accesso all’aborto, alla contraccezione, alla salute sessuale e riproduttiva è spesso ostacolato da un sistema che nega la piena legittimità dei loro corpi, desideri e bisogni.
L’autodeterminazione è un diritto, ma viene ancora negata a chi non rientra nei modelli abili, cis, etero, bianchi e produttivi.
L’attacco all’accesso all’aborto è solo la punta dell’iceberg:
i consultori sono stati svuotati e, da luoghi di ascolto, cura e confronto, sono diventati spazi frequentabili solo da chi è in gravidanza, vuole prendere la pillola anticoncezionale o vuole abortire. E basta.
L’educazione sessuo-affettiva è praticamente assente nelle scuole. La stessa sorte è toccata alla prevenzione, mentre il Servizio Sanitario Nazionale è definanziato da decenni e i centri antiviolenza femministi vengono progressivamente neutralizzati.
La legge finanziaria in discussione proporrà nuovi tagli alle politiche sanitarie e sociali per finanziare la guerra, assicurando profitti da capogiro alle grandi aziende degli armamenti, mentre la sanità pubblica è già al collasso.
Nel frattempo, il governo continua la sua propaganda sessista, misogina e omolesbobitransfobica sui corpi di donne, persone trans e non binary, mentre troppo spesso chi vorrebbe avere figliǝ non si trova nelle condizioni materiali per farlo: precarietà, salari bassissimi, costo della vita insostenibile, assenza di servizi.
Non abbiamo bisogno di incentivi alla natalità fatti di retorica patriarcale e sgravi fiscali che non supportano chi ha i redditi più bassi. Abbiamo bisogno di case, welfare e reddito di autodeterminazione garantito per tuttǝ!
Rifiutiamo la crociata morale che vuole donne, persone trans, non binary e queer incintǝ, senza preoccuparsi però di garantire le condizioni affinché sia un percorso autodeterminato e non, di nuovo, una corsa a ostacoli tra mancanza di servizi e solitudine, mentre si negano diritti e dignità a tutte le altre persone nel mondo.
Le politiche razziste, securitarie, machiste e repressive di questo governo non ci proteggono, non possono essere portate avanti sui nostri corpi, e anzi sono parte integrante di un sistema patriarcale, violento, razzista e coloniale che ci vuole zittǝ e relegatǝ al ruolo di donne, madri e mogli.
Anche quest’anno, in occasione del 28 settembre, giornata internazionale per l’aborto libero, sicuro e gratuito, ci saranno numerose iniziative e piazze in tutto il paese.
Vogliamo un aborto libero, sicuro e gratuito per tuttǝ!
Per l'autodeterminazione dei corpi e dei popoli!
Palestina libera

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