07/04/24

Massima solidarietà al prof. Christian Raimo e condivisione delle sue parole

"I neonazisti vanno picchiati": è polemica sulle parole di Christian Raimo.

Il professore del liceo Archimede nei giorni scorsi è finito al centro di una polemica dopo che nel programma tv di La7, ripercorrendo il caso di Ilaria Salis, l’insegnante detenuta in carcere in Ungheria, a un certo punto ha detto: “Cosa bisogna fare coi neonazisti? Per me bisogna picchiarli”. Parole dalle quali il conduttore David Parenzo e Laura Boldrini si sono distaccati. “Per me è giusto picchiarli”, ha ribadito il professore. “Io insegno ai miei studenti che la democrazia è arrivata da un’opposizione seria al nazismo”, ha aggiunto.

L’insegnante, 48 anni, laureato alla Sapienza, ha scritto libri di racconti, romanzi, saggi per case editrici come Minimum Fax, Einaudi, Piemme, Laterza, Chiarelettere. Tra il 2018 e il 2021 è stato assessore alla Cultura del Municipio III.

.... Raimo. “Per le dichiarazioni che ho fatto in trasmissione, e non a scuola, ovviamente, ho ricevuto violente dichiarazioni minatorie di parlamentari leghisti e di Fratelli d’Italia”. E ancora, dice il professore, “striscioni di minacce di gruppi ultras neonazisti e gruppi di studenti di organizzazioni neofasciste con altri striscioni sotto scuola, tutti a volto coperto. Non sono preoccupato per le minacce personali, ma per il gioco democratico e il senso delle istituzioni”. Secondo lo scrittore, infatti, “un ministro dovrebbe difendere tout-court un docente minacciato da gruppi neonazisti invece di avviare un approfondimento interno, e invece finisce proprio per accodarsi agli striscioni intimidatori, e lasciare che gli uffici scolastici regionali vengano usati in modo esattamente contrario alla loro funzione; di non prendere parola invece quando davvero la violenza fisica viene esercitata sulla comunità scolastica, come è accaduto a Pisa poco più di un mese fa”.

Di più. Nella sua lunga risposta Raimo scrive anche: “Non so quale Costituzione abbiano come riferimento Valditara o altri rappresentanti di governo. Quella per cui insegno è nata dalla lotta di partigiane e partigiani che hanno combattuto fascismi e nazismi. A scuola spero di educare alla libertà (art.2) e alla giustizia (art.3); non al merito, non all'assimilazione o all'umiliazione, che sembrano l’orizzonte pedagogico del ministro Valditara. Del resto l’articolo 33 garantisce la libertà d’insegnamento, e ognuno ha il suo stile educativo”. Il suo, dice, “prova a ispirarsi ai testi che ho la fortuna di leggere e ristudiare con i miei studenti, di antifascisti come Giacomo Matteotti,...., Italo Calvino, Ada Gobetti, Beppe Fenoglio, di emozionarmi con loro per la testimonianza dei milioni di persone spesso sconosciute che hanno dedicato la loro vita a contrastare i nazismi, e raccontare il senso di quell’impegno.

Nessun commento: