13/04/24

L’UE vota in favore dell’aborto... MA CI SONO ENORMI "MA"... E L'ITALIA FA L'OPPOSTO - Una nota dell'Avv. Antonietta Ricci di Taranto

Il Parlamento europeo con 336 voti a favore, 163 contrari e 39 astensioni, ha approvato una risoluzione per inserire l’aborto nella Carta dei diritti fondamentali dell’Ue.

La risoluzione comporta la modifica dell’art. 3 della Carta nel quale si leggerà che “ognuno ha il diritto all’autonomia decisionale sul proprio corpo, all’accesso libero, informato, completo e universale alla salute sessuale e riproduttiva e ai relativi servizi sanitari senza discriminazioni, compreso l’accesso all’aborto libero e legale”.

Questa decisione si inserisce in un ampio dibattito che ha riportato l’interruzione di gravidanza al centro delle cronache europee dopo che il 4 marzo, la Francia è stata il primo paese al mondo a inserire l’aborto nella propria Costituzione.

Nel complesso la risoluzione approvata dall’Eurocamera ha un impianto progressista in materia di diritti delle donne ma è un pronunciamento simbolico e non reale perché per modificare la Carta dei diritti europei serve l’approvazione unanime dei governi dei 27 riuniti nel Consiglio Ue. E sappiamo bene che tale unanimità non c’è.

Pertanto, l’approvazione della risoluzione rappresenta solo una buona occasione di dialogo durante il quale non sono mancate aspre critiche a paesi con misure estremamente restrittive sull’aborto come la Polonia, dove l’aborto è vietato in ogni caso, come Malta, dove è totalmente negato, come l’Ungheria. Non sono mancate critiche anche all’Italia che, insieme a Romania e Slovacchia, sebbene riconoscano il diritto all’aborto, di fatto lo rendono estremamente difficoltoso. In Italia, infatti, la larga maggioranza di medici obiettori, che in alcuni regioni rappresenta la totalità, rende praticamente impossibile abortire.

Non è mancata nemmeno la posizione del Vaticano che è tornato a ribadire la sua condanna all’aborto nel documento dal titolo” Dignitas infinita”.

Nella risoluzione si legge, altresì, una espressa preoccupazione riguardo le associazioni pro-vita per l’aumento di finanziamenti in loro favore perciò, gli eurodeputati hanno rivolto un invito all’esecutivo Ue affinché vengano esclusi dai finanziamenti europei tutti i gruppi che operano contro parità di genere e diritti delle donne compresi quelli riproduttivi.

A giudicare dalle reazioni che ha avuto in Italia, la risoluzione del Parlamento europeo ha raggiunto il suo scopo: “Oggi è un giorno tragico per la storia dell’Europa e per i suoi valori fondanti” ha detto Jacopo Coghe, portavoce di Pro Vita e Famiglia Onlus associazione che ieri, per le strade di Bruxelles ha inviato un camion-vela con una immagine di un feto insanguinato e lo slogan “uccidere un bambino non è un diritto fondamentale”. Ma le campagne dei Pro Vita sono sempre fuorvianti, false e violente.

Di certo la risoluzione europea ha lanciato un segnale in favore delle donne e del loro diritto ad autodeterminarsi, il diritto di prendere decisioni sulla riproduzione senza subire discriminazioni, coercizioni o violenze, fa parte dei diritti fondamentali della donna. I diritti umani delle donne comprendono il diritto di avere il controllo sulla propria sessualità, inclusa la salute sessuale e riproduttiva, e di decidere liberamente e responsabilmente al riguardo in assenza di coercizioni, discriminazioni o violenze.

La risoluzione Ue ha ribadito questi concetti ed in una Europa attraversata da un’onda nera sempre più forte, averne parlato, discusso e formalizzato in un documento è un buon segnale.

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