28/04/24
26/04/24
25/04/24
25 APRILE: La Resistenza lo ha mostrato per le donne non c'è liberazione senza rivoluzione
24/04/24
Arrestate al Cairo attiviste e giornaliste egiziane che manifestavano in solidarietà con la Palestina e il Sudan. Massima diffusione e solidarietà
Ieri, 23 aprile 2024, un gruppo di donne egiziane ha svolto una manifestazione pacifica di fronte alla sede dell'UN Women a Il Cairo, per mostrare solidarietà alle donne palestinesi e sudanesi e consegnare una lettera che richiedeva un intervento concreto per fermare tutte le forme di violenza e aggressione nei confronti delle donne.
Un funzionario dell'ONU è uscito e ha invitato tre rappresentanti delle manifestanti ad entrare nell'ufficio dell'ONU per consegnare la lettera alla direttrice regionale dell'agenzia, Susan Mikhail.
Appena sono entrate nell'edificio, alcune delle donne manifestanti all'esterno si sono viste sequestrare i loro telefoni cellulari dal personale di sicurezza, in una situazione molto caotica. Mentre l'ufficiale dell'ONU rassicurava le rappresentanti che i telefoni sarebbero stati restituiti alle proprietarie immediatamente e prometteva loro che nessun danno sarebbe stato arrecato alle manifestanti all'esterno, la polizia ha brutalmente disperso la protesta, ha rapito un gruppo di partecipanti stimate in più di quindici, e le ha portate in un luogo sconosciuto.
Sono passate quasi 24 ore dagli eventi, senza la minima reazione o anche un commento da parte dell'UN Women riguardo alle violazioni evidenti cui sono state sottoposte le manifestanti mentre il personale dell'agenzia stava a guardare. UN Women dimostra così come le sue tiepide prese di posizione degli ultimi 6 mesi siano in realtà l'espressione di una sostanziale complicità.
Chiediamo all'agenzia di annunciare la sua posizione ufficiale e di adempiere alla sua responsabilità di garantire la sicurezza delle pacifiche manifestanti, e di difendere il loro diritto, in quanto donne, di rivolgersi all'organismo delle Nazioni Unite responsabile per le richieste ad esso rivolte. Chiediamo l'immediata scarcerazione delle attiviste egiziane e una presa di posizione su quanto sta accadendo in Palestina e in Sudan.
mail/indirizzi cui inviare la lettera: consolatoegizianoroma@gmail.co
@SusanneUNWomen
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CALL FOR THE IMMEDIATE RELEASE OF THE PROTESTERS IN CAIRO
Yesterday, 23 April 2024, a
group of Egyptian women held a peaceful demonstration in front of the UN Women headquarters in Cairo, to show solidarity
with Palestinian and Sudanese women and
deliver a letter that demanded concrete
interventions to stop all forms of
violence and aggression against women. A
UN official came out and invited three representatives of the protesters to enter the UN office to deliver the letter to the head of the
agency, Susan Mikhail.
As they entered the building,
some of the women protesting outside had their mobile phones confiscated by security personnel, in a very chaotic
situation. While the UN official
reassured the representatives that the
phones would be returned to their owners immediately
and promised them that no harm would be
done to the demonstrators outside, the police brutally dispersed the protest,
kidnapped a group of participants estimated at more than fifteen, and took them to an unknown location.
Nearly 24 hours have passed
since the events, without the slightest reaction or comment from UN Women regarding the blatant violations
the protesters were subjected to, while
agency staff looked on. In this way, UN Women
demonstrates how its lukewarm stances
over the last 6 months are actually the
expression of fundamental complicity.
We call on the agency to
announce its official position and fulfill its responsibility to ensure the safety of the peaceful protesters, and to defend their
right, as women, to address the United
Nations body in charge of responding to their
demands. We demand the immediate release
of the Egyptian activists and a clear statement
on what is happening in Palestine and
Sudan.
emails/adresses: consolatoegizianoroma@gmail.com, susanne.mikhail@unwomen.org @SusanneUNWomen
A Roma per organizzarsi, appuntamento oggi alle 16 in Via Salaria 265
22/04/24
Attacco al diritto d'aborto - tre opuscoli da leggere
Oggi presidio al Senato per difendere i consultori dagli antiabortisti
Non va consentito agli antiabortisti di mettere le mani sui consultori. Diventa sempre più necessario costruire mobilitazione contro il governo Meloni. Un governo che non rappresenta, e non rappresenterà mai, le donne, le libere soggettività nè i loro bisogni, ma che anzi, come abbiamo potuto vedere ancora una volta in questi giorni, fa gli interessi delle associazioni cosiddette “pro-vita”.
La Meloni stessa nel 2019 ha firmato il cosiddetto Manifesto per la Vita e per la Famiglia prendendo l’impegno di “trovare alternative all’aborto”.
Come sappiamo l’emendamento al decreto Pnrr sull’ingresso dei pro-vita nei consultori, su cui il governo Meloni ha apposto la fiducia, è stato approvato in alla Camera e dovrà essere votato al Senato lunedì 22.
Per riaffermare che il diritto all’aborto non si tocca e fuori gli antiabortisti dai consultori, la Rete nazionale Consultori e Consultoria ha dato appuntamento al Senato alle 17.00per oggi, lunedi 22 aprile.
Un’ulteriore passo che mira a smantellare i consultori dal loro interno minando il diritto all’aborto, ad una libera scelta, alla contraccezione, ad una sanità pubblica e a dei servizi territoriali accessibili, laici e gratuiti per le donne, colpendo soprattutto quelle delle fasce più povere e popolari.
E’ necessario creare una vera opposizione al governo, senza più delegare le battaglie per la difesa e la (ri)conquista di diritti a chi, dal PD a +Europa, si tinge di rosa ma finora ha sempre svenduto tutele, diritti, servizi, la contraccezione, il pubblico e il sociale al profitto dei privati.
Venerdi scorso un gruppo di attiviste delle Donne di Borgata ha fatto un blitz esponendo striscioni davanti alla famosa sede di Fratelli d’Italia alla Garbatella (Roma), quella dove ha cominciato a entrare in politica la Meloni.
Questo emendamento riguarda tutti i consultori ma diventa particolarmente preoccupante nelle regioni a guida centro-destra: sappiamo fin troppo bene cosa vuol dire vivere in una regione dove il diritto all’aborto non viene garantito, come nella Regione Marche, dove la presenza di obiettori di coscienza rende praticamente impossibile l’interruzione di gravidanza. Questo ulteriore passo va quindi a svuotare ancora di più di senso la legge 194/78, aprendo la strada ad associazioni che propongono violenze vere e proprie, quali far ascoltare il battito del feto a chi vuole o deve abortire.
21/04/24
Arrestata la professoressa e studiosa femminista Nadera Shalhoub-Kevorkian - Nessuna mediazione - chiudere ogni rapporto con le 'università israeliane' e con lo Stato d'Israele - un contributo
Università israeliane? Prima criminalizzano poi fanno arrestare i docenti che dissentono dal genocidio
Intorno alle 17 di giovedì 18 aprile 2024, la professoressa dell’Università Ebraica e studiosa femminista di fama internazionale Nadera Shalhoub-Kevorkian è stata arrestata dalla polizia israeliana nella sua casa nella Città Vecchia di Gerusalemme con l’accusa di incitamento alla violenza.
La polizia ha fatto irruzione e perquisito la sua casa e lei è attualmente sottoposta a un interrogatorio duro e disumanizzante. Il suo avvocato ha detto che le accuse contro di lei sono gravi. Le informazioni sul suo rilascio non sono note. I palestinesi detenuti da Israele subiscono violenza fisica, emotiva e mentale.
La professoressa Shalhoub-Kevorkian, che possiede sia la cittadinanza israeliana che quella statunitense, è stata sottoposta a violenta repressione e molestie da parte dell’Università Ebraica per essersi espressa contro il genocidio in corso a Gaza.
Inoltre, a marzo è stata sospesa dall’incarico di insegnante, per poi essere reintegrata quando è diventato chiaro che le accuse contro di lei non avevano alcun fondamento.
L’attacco contro la professoressa Shalhoub-Kevorkian è un attacco contro uno delle e dei tanti studiose/i, studenti e attivisti palestinesi che portano alla luce la natura violenta e genocida dello Stato israeliano, che è sotto gli occhi di tutto il mondo durante la presentazione del Sudafrica alla Corte internazionale di giustizia (ICJ).
Quella presentazione è stata sufficientemente persuasiva da far sì che l’ICJ abbia ritenuto quasi all’unanimità nella sua sentenza provvisoria del 26 gennaio 2024 che l’attacco di Israele a Gaza è plausibilmente un genocidio.
Riconosciamo quindi questo come un tentativo di mettere a tacere la critica alla violenza dello stato israeliano in un contesto di una società intrisa di aperta incitamento e discorso genocida.
Il ministro della Sicurezza nazionale Itamar Ben Gvir, infatti, ha accolto con favore l’arresto e ha affermato che esso “trasmette un messaggio importante: chiunque inciti contro lo Stato di Israele, agiremo contro di lui. Non potranno nascondersi dietro la loro posizione o qualsiasi altro titolo.”
Questo silenzio e questa repressione mettono in pericolo non solo la professoressa Shalhoub-Kevorkian, ma anche la vita e l’istruzione degli studenti che studiano, scrivono e fanno parte della sua comunità intellettuale all’Università Ebraica e oltre.
Noi, come accademici internazionali, riteniamo l’Università Ebraica di Gerusalemme responsabile dell’arresto e della detenzione della professoressa Shalhoub-Kevorkian a causa della sua persistente e pubblica repressione della sua libertà accademica, che ha portato direttamente all’arresto di oggi.
Chiediamo agli studiosi, agli attivisti e alle persone di coscienza internazionali di chiedere il suo rilascio immediato. Siamo indignati per questa azione illegale e rifiutiamo la continua violenza che lo Stato israeliano e le sue istituzioni esercitano contro il popolo palestinese e coloro che difendono la giustizia e la libertà.
Agisci oggi per il rilascio immediato della professoressa Shalhoub-Kevorkian:
1) Scrivendo ad Asher Cohen, presidente dell’Università Ebraica di Gerusalemme (asher.cohen@mail.huji.ac.il); Tamir Sheafer, Rettore (tamir.sheafer@mail.huji.ac.il); e Asher Ben-Arieh, preside della Scuola di lavoro sociale (benarieh@mail.huji.ac.il).
2) Contattare i rappresentanti degli Stati Uniti e chiedere loro (1) di chiedere il rilascio immediato del professor Shalhoub-Kevorkian e (2) di proteggere la libertà accademica degli studiosi, degli studenti e di coloro che si esprimono contro il genocidio palestinesi.
3) Creare una tempesta sui social media facendo circolare la nostra dichiarazione e chiedendo il rilascio immediato del professor Shalhoub-Kevorkian; usa l’hashtag #FreeNadera e tagga The Hebrew University of Jerusalem
Questo appello è stato sottoscritto finora da:
Dr. Lila Abu-Lughod, Joseph L. Buttenwieser Professor of Social Science, Columbia University
Rashid Khalidi, Edward Said Professor of Modern Arab Studies, Department of History, Columbia University
Judith Butler, Distinguished Professor in the Graduate School, UC Berkeley
Sherene Seikaly, Associate Professor of History, UCSB
Dr. Raz Segal, Associate Professor of Holocaust and Genocide Studies and Endowed Professor in the Study of Modern Genocide, Stockton University
Dr. Sarah Ihmoud, Assistant Professor of Anthropology, The College of the Holy Cross
Dr. Sherene H. Razack, Distinguished Professor of Gender Studies, UCLA
Dr. Devin Atallah, Assistant Professor of Psychology, University of Massachusetts Boston
Dr. Shahnaaz Suffla, Professor in the Institute for Social and Health Sciences, University of South Africa
Dr. Saree Makdisi, Professor of English, UCLA
Dr. Robin Kelley, Distinguished Professor of History, UCLA
Dr. Miriam Cooke, Braxton Craven Distinguished Professor Emerita of Arab Cultures, Duke University
Pregs Govender, African Gender OInstitute, UCT, Former South African MP and SA Human Rights Commissioner
Dr. Deborah Dwork, Director of the Center for the Study of the Holocaust, Genocide, and Crimes Against Humanity, Graduate Center–City University of New York
Mimi Kirk, Adjunct Faculty, Georgetown University
Dr. Keren Weitzberg, senior lecturer, School of Politics and International Relations, fellow, Institute of Humanities and Social Sciences, Queen Mary University of London
Dr. Clive Gabay, Reader in International Politics, School of Politics and International Relations, Queen Mary University of London
Dr. Vasuki Nesiah, Professor of Practice in Human Rights and International Law, NYU
Dr. Leila Farsakh, Professor of Political Science, University of Massachusetts Boston
Dr. Bram Wispelwey, Instructor, Harvard Medical School and Harvard Chan School of Public Health
Dr. David Theo Goldberg, Distinguished Professor, Department of Anthropology, University of California, Irvine
Miriam Ticktin, Professor of Anthropology, CUNY Graduate Center
Dr. Hoda Elsadda, Professor of English and Comparative Literature, Cairo University
Dr. Fatima Sadiqi, Visiting Professor, Hamad Bin Khalifa University
Dr. Victoria Sanford, Lehman Professor of Excellence, Lehman College & the CUNY Graduate Center
Dr. Stephen Sheehi, Sultan Qaboos Professor of Middle East Studies, William & Mary.
Dr. Lara Sheehi, Assistant Professor of Psychology, Doha Institute of Graduate Studies
Dr. Rachel Rosen, University College London
Dr. Rosalind Edwards, University of Southampton UK
Dr. Lara Deeb, Professor of Anthropology, Scripps College
Dr. Gala Rexer, University College London
Dr. Heidi Morrison, Associate Professor of History, University of Wisconsin- La Crosse
Dr. Jeffrey Sacks, Associate Professor and Chair, Literature, UC Riverside
Professor Rana A. Sharif, CSU Northridge
Professor Vasuki Nesiah, Human Rights and International Law, NYU
Professor Zakia Salime, Rutgers University
Dr. Rishita Nandagiri, King’s College London
Dr. Marion Kaplan, Professor Emerita of Hebrew and Judaic Studies, NYU
Dr. Leti Volpp, University of California, Berkeley School of Law
Dr. Amahl Bishara, Associate Prof. of Anthropology, Tufts University
Dr. Taner Akçam, Director of the Armenian Genocide Research Program of PAI, UCLA
Dr. Sultan Doughan, Assistant Professor of Anthropology, Goldsmiths University London
Dr. Nivi Manchanda, Associate Professor of International Politics, Queen Mary, University of London
Dr. Nadim Rouhana, Professor of International Negotiation and Conflict Studies, Tufts University
Dr. Atalia Omer, Professor of Religion, Conflict, and Peace Studies, University of Notre Dame
Dr. Minoo Moallem. Professor of Gender Studies, UC Berkeley
Dr. Shannon Speed, Professor of American Indian Studies and Gender Studies, UCLA
Dr. Noura Erakat, Associate Professor of Africana Studies, Rutgers University
Dr. Daniel Segal, Jean M. Pitzer Emeritus Professor of Anthropology and Emeritus Professor of History, Pitzer College
Dr. Darryl Li, Associate Professor of Anthropology and Associate Member of the Law School, University of Chicago
Dr. Ussama Makdisi, Professor of History and Chancellor’s Chair, University of California Berkeley
David Lloyd, Distinguished Professor of English, UC Riverside, USA
Daniel Segal, Jean M. Pitzer Emeritus Professor of Anthropology and Emeritus Professor of History, Pitzer College of the Claremont Colleges
And Heather Ferguson, Associate Professor of History, Claremont McKenna College
Nelson Maldonado-Torres, Professor of Philosophy, University of Connecticut and Frantz Fanon Foundation
Mohamed Seedat, Emeritus Professor, Institute for Social and Health Sciences, University of South Africa
Professor Salim Vally, Research Chair in Community, Adult and Workers Education, University of Johannesburg
Dr. Sondra Hale, UCLA
Dr. Suad Joseph, Distinguished Research Professor, University of California-Davis
Dr. Sherene Hafez, Department of Gender and Sexuality Studies, University of California, Riverside
Dr. Louise Cainkar, Professor, Marquette University
Dr. Bassam Haddad, Associate Professor of Political Science, George Mason University
Dr. Silvia Pasquetti, Senior Lecturer in Sociology, Newcastle University
Professor Tariq Jazeel, Department of Geography, University College London
Dr. Tom Western, Lecturer in Social and Cultural Geography, University College London
Ms. Penelope Quinton former UNAIS Capacity Builder Right to Education Campaign, An Najah University, Nablus 2008/09
Dr. James Kneale, Associate Professor, Geography, University College London
Dr. Victoria Araj, Lecturer in Equality, University of Lincoln, UK
Dr. Mayssoun Sukarieh: King’s College London
Dr. Carlo Morelli, Dundee University & Honorary Secretary Scotland UCU
Professor Laleh Khalili, University of Exeter
Liam O’Dowd, Emeritus Professor of Sociology, Queen’s University Belfast
Erica Burman, Professor of Education, University of Manchester
Ian Parker, Emeritus Professor of Management, University of Leicester, UK
Dr. Artemis Christinaki, Honorary Research Fellow, The University of Manchester
Dr. Kirsteen Paton, Senior Lecturer in Sociology, University of Glasgow
Maria Hantzopoulos, Professor of Education, Vassar College
Sadhvi Dar, Reader in Interdisciplinary Management and Organisation Studies, School of Business and Management, Queen Mary University of London, UK
Professor Roberto Veneziani, Queen Mary University of London
Nancy Stern, Professor, The City College of New York, CUNY
Nacira Guenif, Professor of Sociology and Anthropology, University Paris 8, LEGS (CNRS)
Professor Hannah Jones, Department of Sociology, University of Warwick
Dr. Hanan Toukan, Associate Professor of Politics and Middle Eastern Studies, Bard College Berlin
Anat Pick, Dept of Film, Queen Mary Univeristy of London.
Professor Rowland Atkinson, University of Sheffield
Dr. Jess Bier, Associate professor of urban sociology, Erasmus University Rotterdam
Philomena Harrison, Senior Lecturer in Social Work, Liverpool Hope University, UK
Dr. Thea Renda Abu El-Haj, Professor of Education, Barnard College, Columbia University
Dr. Nicola Perugini, University of Edinburgh
Sameena Ahmad, retired senior lecturer, Manchester University
Dr. Tanzil Chowdhury, Associate Professor of Public Law, Queen Mary, University of London
Dr. Anna-Esther Younes
Dr. Lisa Tilley, SOAS
Dr. Polly Pallister-Wilkins, Associate Professor, University of Amsterdam
Neve Gordon, Professor of Human Rights and Humanitarian Law, School of Law, Queen Mary University of London
Catherine Rottenberg, Professor of Feminist Media Studies, Goldsmiths College, University of London
Prof. Penny Green, QMUL
Prof. Paul Highgate, University of Bath
Dr. Zeina Zaatari, Director of Arab American Cultural Center, University of Illinois at Chicago
Dr. Hind Ahmed Zaki, University of Connecticut
Dr. Houri Berberian, Professor of History, University of California, Irvine
Dr. Fida Adely, Department of Anthropology, Georgetown University
Dr. Maya Wind, University of British Columbia
Dr. Susan Morrissey, Professor of History, University of California, Irvine
Dr. Kevan Antonio Aguilar, Assistant Professor of History and Vice Chair of the Irvine Faculty Association, University of California, Irvine
Dr. Michael Harris, Professor of Mathematics, Columbia University
Dr. Barry Trachtenberg, Michael H. and Deborah K. Rubin Presidential Chair of Jewish History, Wake Forest University
Dr. Omer Bartov, Samuel Pisar Professor of Holocaust and Genocide Studies, Department of History; Faculty Fellow, Watson Institute for International & Public Affairs, Brown University
Dr. Haynes Miller, Professor of Mathematics emeritus, Massachusetts Institute of Technology
Dr. Sunaina Maira, Professor, Asian American Studies, UC Davis
Dr. Nadje Al-Ali, Professor of Anthropology and Middle East Studies, Brown University
Dr. David Palumbo-Liu, Louise Hewlett Nixon Professor and Professor of Comparative Literature and, by courtesy, of English, Stanford University
Dr. Fatma Muge Gocek, Professor of Sociology, University of Michigan
Dr. Adam Miyashiro, Professor of Literature, Stockton University
Dr. Egla Martinez, Associate Professor, Human Rights and Social Justice, IIS, Carleton University, Canada
Dr. Yazid Ben Hounet, CNRS, Laboratoire d’Anthropologie Sociale, Paris
Dr. Liron Mor, Associate Professor & Director of Graduate Studies, Comparative Literature, University of California, Irvine
19/04/24
Con Asia e con tutte le donne stuprate e lese. Oggi si apre il processo dei 6 stupratori del branco di Palermo
18/04/24
Libertà per Anan, Mansour, Ali - Aggiornamento della situazione
Anan sta nel carcere di Terni - a L'Aquila è stato pochissimo, perchè qui c'è il 41bis e Anan non è in regime di 41bis;
Gli altri due condannati stanno in condizioni peggiori di Anan.
In particolare Mansour sta nel carcere di Rossano Calabro (che sta molto fuori dal paese, considerato una specie di "Guantanamo"); la moglie e figli stanno in Cpr e non li fanno uscire; Alì sta nel carcere di Ferrara - dove è stato fatto un presidio
Per Anan è stato fatto un presidio a Terni dove si stanno mobilitando giovani palestinesi e cobas.
A L'Aquila sabato scorso vi è stata una serata "benefit" per raccogliere soldi per le grosse spese legali e per dare un sostegno alla moglie di Mansour. Sono state raccolte 700 euro - ancora insufficienti.
Anan può ricevere posta. In questo senso invitiamo a scrivere a lui, come agli altri 2 palestinesi.
Di seguito un telegramma inviato dalla compagna de L'Aquila a tutti e tre:
Testo in inglese "On the 50th anniversary of the International Day of Solidarity with Palestinian Prisoners, we demand freedom for Anan, Mansour, Ali and all Palestinian political prisoners"
Ali Saji Rabhi Irar, casa circondariale di Ferrara - Via Arginone, 327, Ferrara CAP 44122:
16/04/24
Con il soldi del Pnrr, antiabortisti nei Consultori
L’avevamo
detto!
L’avevamo capito!
Abbiamo lanciato l’allarme da tempo ed ora ecco servito l’ulteriore affondo al diritto di abortire.
Mentre la Francia costituzionalizza il diritto all’aborto e il Parlamento europeo approva una risoluzione a favore, l’Italia fa un ulteriore passo indietro.
Attente a queste due... |
Un emendamento di FdI, approvato in commissione Bilancio della Camera, all’art. 44 del ddl per l’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, autorizza le Regioni ad usare per le associazioni pro-life una parte dei fondi destinati alla Sanità. Sì, i fondi della Sanità pubblica invece che destinati in favore della salute di tutti, il partito della Presidente li utilizza per consentire a quella setta di fanatici pericolosi dei pro-vita di entrare nelle strutture pubbliche ed offendere i diritti della donna e della sua libera autodeterminazione. I luoghi della salute laica, pubblica, antifascista nelle mani di gruppi e movimenti antiabortisti che continuano da anni a cannibalizzare gli spazi femministi.
La motivazione è quella di supportare la maternità ma in realtà sappiamo bene che le associazioni pro-vita italiane sono associazioni ideologiche ed oscurantiste il cui unico scopo è quello di limitare la libertà della donna.
In realtà, però, occorre ricordare che è la stessa legge 194/78 che autorizza la presenza nei consultori delle associazioni di supporto alle donne che vogliono diventare madri, l’art. 2 così recita: “i consultori sulla base di appositi regolamenti o convenzioni possono avvalersi, per fini previsti dalla legge, della collaborazione volontaria di idonee formazioni sociali di base e di associazioni del volontariato, che possono anche aiutare la maternità difficile dopo la nascita”.
Ma, come ben sappiamo e come ben conosciamo, le associazioni pro-vita italiane che si presentano come sostenitrici delle donne madri in difficoltà, di fatto sono associazioni cattoliche di natura anti-abortista e basta, e nessun supporto offrono alle donne/madri se non quello di comprimere la loro libertà di scelta, se non quello di impedire l’accesso all’aborto.
Favorire l’ingresso ufficiale di gruppi e movimenti antiabortisti nei Consultori, di fatto, sarà un ulteriore ostacolo per le donne all’ottenimento del certificato per accedere all’IVG. I Consultori sono nati come spazi autogestiti trans femministi e successivamente statalizzati attraverso la legge 405 del 1975 ma nel corso di questi anni hanno visto il loro depotenziamento e smantellamento, da presìdi per la vita di comunità e medicina di genere, attualmente sono presenti in un numero sempre più esiguo. Questo emendamento approvato dal partito della Presidente contribuirà a consegnare queste strutture nelle mani di gruppi e movimenti antiabortisti omobilesbotransfobici.
E’ una decisione molto grave perché rappresenta l’ennesima offesa ai danni delle donne e alla loro autodeterminazione.
“Non toccherò la 194” disse la Presidente, in realtà leva diritti rendendoli impraticabili e il gioco è fatto. Approfitta delle trame larghe di una legge, la 194, che già lasciava spazio ai medici obiettori di coscienza, per reprimere, subdolamente, i diritti della donna.
Fuori le destre fasciste e i movimenti antiabortisti dai Consultori, luoghi transfemministi, laici e pubblici! Non siamo più disposte ad accontentarci delle briciole di diritti, a resistere agli attacchi di una destra che spinge per toglierci anche quelle briciole di diritti che ancora ci sono rimasti.
Che cosa possano mai centrare i Consultori con i decreti attuativi del Pnrr? E’ inutile porci la domanda: è l’ennesimo, chiaro, attacco al diritto all’aborto e alle nostre scelte riproduttive.
"Via libera alle associazioni Pro vita nei consultori" - NON LO PERMETTEREMO! Il diritto d'aborto non si tocca lo difenderemo con la lotta!
"Aborto, la destra all’attacco della legge 194: via libera alle associazioni Pro vita nei consultori
15/04/24
Il nuovo documento del Vaticano attacca il diritto d'aborto, la libertà di scelta delle donne, in sintonia col governo fascio-sessista Meloni
"Infinita dignità" è il nuovo documento del Vaticano e nello specifico del Dicastero per la Dottrina della Fede presentato in occasione del 75 anniversario della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, ma possiamo ben dire che nei riguardi delle donne in primis i cosiddetti diritti non devono invece esistere. "Infinita indegnità", e possiamo dirlo forte, della chiesa cattolica con oggi a capo Papa Bergoglio. E' di fatto l’indegnità contro la maggioranza delle donne e non solo. Un documento in cui si elenca tutta una serie di violazioni della dignità umana… la guerra, la povertà, il dramma dei migranti, la tratta delle persone e degli organi, la tortura, la pena di morte, l’omicidio, la violenza di genere, la violenza digitale…”, ma il disco della narrazione di questa Chiesa si rompe appena si arriva ad alcuni temi che riguardano l’ambito dei diritti e della vita delle donne oggi sempre più sotto attacco che non sono più definiti “violazioni della dignità umana” ma si riaffermano come “delitti” da condannare senza se e senza ma, primo fra tutti il diritto di aborto “contro la vita” che “presenta caratteristiche che lo rendono particolarmente grave e deprecabile” si legge nel documento del Vaticano.
Il diritto di aborto, la libertà delle donne di scegliere della loro vita sono nuovamente attaccati, e nella fase attuale che stiamo vivendo di moderno fascismo e moderno medioevo che avanzano, la Chiesa, (lo scrivemmo anni fa in un opuscolo che abbiamo prodotto ai tempi della Chiesa di Ratzinger e che ritorna attuale dal titolo “Ratzinger, l’infamia originaria”) “…è sempre stata pronta a sfoderare nuove armi per legittimare la condizione di subordinazione e oppressione delle donne, non rimane indietro…”. Oggi usa il volto e le parole del Papa Francesco aggiornati, innovativi per certi aspetti e a volte anche scomodi su certi temi rispetto alla chiesa di Ratzinger, vedi le denunce sulla pedofilia, ma su temi come appunto l’aborto e oggi anche la questione della maternità surrogata “che deve essere proibita a livello universale”, tutto resta come prima. In una chiesa che dice di aprire alle donne, di accogliere le donne, questo però è valido solo se esse rimangono dentro i binari consoni al ruolo produttivo/riproduttivo funzionale alla esistenza e salvaguardia di questo sistema sociale capitalista in profonda crisi.
La Chiesa ribadisce e riafferma, quindi, con forza le sue concezioni reazionarie scendendo ancora in campo, per mantenere il suo potere, dando man forte alla fase politica e sociale attuale, all’aperta e indegna sponsorizzazione ideologica, politica e culturale del moderno fascismo e del fasciosessismo, oggi rappresentato dal governo Meloni che sin da quando si è insediato ha posto come uno dei suoi obiettivi l’attacco ideologico e politico alla condizione di vita della maggioranza delle donne che devono servire soprattutto alla patria mettendo al mondo figli, che devono essere controllate socialmente nella loro vita sulla base del ruolo produttivo e riproduttivo. E in questo senso, il diritto di aborto è odiato dalla borghesia al potere perché pone la questione profonda e centrale dell’autodeterminazione, della libertà di scelta delle donne e della lotta necessaria delle donne che può mettere in discussione l’ordine sociale esistente e “valori” putrefatti e morenti.
Sulla maternità surrogata la chiesa di Bergoglio ancora spalleggia il governo Meloni per cui la maternita' surrogata deve essere “reato universale”, ossia perseguibile anche se commesso fuori dall’Italia. Un governo di reazionari e fascisti che vedono le donne solo come corpi da usare sessualmente o per fare figli, quegli stessi reazionari e fascisti che, in connubio coni padroni, tolgono alle donne di fatto il diritto alla maternita', al lavoro, il diritto di vita dignitosa, ipocritamente si trasformano in difensori delle donne, delle donne soprattutto povere che per necessita, costrizione o sfruttamento "affittano il proprio utero"?! Diventano difensori dei bambini, mentre lasciano morire in mare i bambini dei migranti e sono pienamente complici delle migliaia e migliaia di bambini morti se pensiamo al genocidio in corso del popolo palestinese?
Tutto questo in realtà è pienamente interno ad una logica fascista, integralista, familista per cui i bambini devono nascere da famiglie rigidamente tradizionali in cui c'è un padre, una madre - vedi su questo anche la posizione della Chiesa nel nuovo documento di definire pericolosissima la teoria che cancella le differenze dei sessi, una posizione pienamente interna ad una logica di attacco alla libertà di scelta delle donne, di attacco al diritto d'aborto, di controllo e di repressione da parte di questo Stato, oggi rappresentato dall’ala più reazionaria al potere della borghesia.
E questa posizione a dir poco indegna sulle donne, che fa capire chiaramente il livello di vero e proprio odio ideologico e politico, fa anche il paio con la presa di posizione dei fascisti di Fratelli d’Italia al governo relativa alla proposta di legge per gli aiuti all’inserimento lavorativo delle donne che subiscono violenza, che con un emendamento della fascista Marta Schifone di FdI (cognome non fu mai tanto appropriato!) vorrebbe sì l’inserimento lavorativo e la conservazione del posto di lavoro delle vittime di violenza, ma solo se “vittime di violenza con deformazione o sfregio permanente del viso”. Non solo, l’emendamento vi inserisce anche gli uomini!
Da un lato si svilisce, si attenua la condizione delle donne che hanno subito violenza facendo una schifosa differenziazione, come se ci fossero violenze più importanti e violenze meno importanti (senza nulla togliere alle donne sfregiate o menomante che hanno pieno diritto di avere il lavoro e una vita dignitosa); dall'altro si escludono tutte le altre forme di violenza, per non parlare di quelle anche meno visibili o più subdole che si possono subire anche sul piano psicologico. Ma la restrizione degli "aiuti" alle donne sfregiate è giustificata schifosamente anche per la questione dei soldi, delle risorse da risparmiare, visto che alcune delle proposte di legge (sono sei) includono anche gli sgravi contributivi, i percorsi professionali d’inserimento…
Se a tutto questo poi aggiungiamo la indegna misura per le donne vittime di violenza di 400 euro - che hanno pure il coraggio di chiamare "reddito di libertà" - con cui raggiungerebbero l’indipendenza economica, quando 400 euro oggi non bastano neanche per fare la spesa, e se pensiamo da un lato che questi provvedimenti vengono promossi come strumenti di "emancipazione", di "autonomia abitativa", come libertà da "ricatto materiale" e avvio di "nuova vita" e dall’altro che in questi mesi tutto questo viene utilizzato come becera propaganda elettorale, vedi le prossime elezioni europee, si capisce bene lo schifo di questo governo che usa le donne in modo strumentale per portare avanti gli sporchi interessi dei suoi esponenti finalizzati al “nuovo” teatrino elettorale della borghesia.
Ecco questa situazione deve suscitare in noi donne ancora più rabbia e la spinta ad una lotta a 360 gradi che necessariamente come maggioranza delle donne, lavoratrici, proletarie, giovani dobbiamo mettere in campo contro questo sistema sociale.