...le donne vittime di violenze hanno puntato il dito anche contro il personale dell’Agenzia per le Migrazioni (Oim), di Medici senza Frontiere (Msf), Oxfam, World Vision, Alima (Alliance for International Medical Action), senza contare il personale del ministero della Sanità congolese.
30/09/21
Orrore - 51 donne congolesi stuprate dagli operatori “umanitari” - Era già successo ed è continuato!
29/09/21
Era "DROGA DELLO STUPRO"... quella che il braccio 'armato' della propaganda e delle fake news di Salvini 'la bestia' spacciava e consumava - Questo non può passare!
Dal blog proletari comunisti
Uno dei due ragazzi romeni fermati dai carabinieri, quello che sostiene di aver ricevuto da Morisi la droga dello stupro. Lavora come escort
Caso Morisi, la perquisizione nella casa del festino: "Cocaina sui piatti e nascosta nei libri”
C'è un secondo indagato nell'inchiesta della procura di Verona su Luca Morisi. È un ventenne di nazionalità romena. Come l'ex guru dei social di Matteo Salvini, è accusato di detenzione e cessione di sostanze stupefacenti, perché il 14 agosto scorso, dopo essere uscito dalla casa di Morisi, gli hanno trovato nello zaino una boccetta "da 125 ml" contenente del liquido trasparente che lui stesso ha ammesso essere Ghb, la cosiddetta "droga dello stupro". sostanze stupefacenti, perché il 14 agosto scorso, dopo essere uscito dalla casa di Morisi, gli hanno trovato nello zaino una boccetta "da 125 ml" contenente del liquido trasparente che lui stesso ha ammesso essere Ghb, la cosiddetta "droga dello stupro"
Salvini sta vomitando dichiarazioni in Tv, sulla stampa di aperta complicità su Morisi: “Morisi è un amico, ha sbagliato, ma può contare su di me. Lo aiuterò"... "Grave caduta come uomo, nessun reato". L'ex vicepremier: "Ha fatto male a se stesso più che ad altri"...“Quando un amico sbaglia e commette un errore che non ti aspetti, prima ti arrabbi con lui, e di brutto. Ma poi gli allunghi la mano, per aiutarlo a rialzarsi. Amicizia e lealtà per me sono la Vita... Ti voglio bene amico mio, su di me potrai contare. Sempre”...
E non succede niente! Se non qualche articolo e note in tv assai reticenti?
Ma qui gli si dà tutto lo spazio nelle TV. E stiamo parlando di droga per stupri, di festini in cui è compreso lo stupro. Stiamo parlando di una vera bestia che di giorno fa il censore per gli altri, e di notte fa il difensore di spacciatori e stupratori; uno che ha fatto tutta la sua campagna elettorale organizzata da questo 'guru' della sua comunicazione social, fatta di campagne contro gli immigrati, di razzismo, di lotta ai tossicodipendenti - campagne a difesa degli assassini polizieschi di Cucchi, come di grande tutela dei No vax, ecc..
La questione non è unicamente giudiziaria e morale - che già è gravissima , ma politica perchè il partito di Salvini è puntello essenziale del governo Draghi, è capo politico del centrodestra Berlusconi-Lega-Meloni, è stato ricevuto in un incontro di scongelamento in Vaticano e continua a fare campagna elettorale sugli stessi temi in questi giorni di elezioni!
E' naturale che o se ne va Salvini e viene messo in condizioni di non nuocere o il Governo Draghi diviene corresponsabile di quello che sta avvenendo.
Salvini sta vomitando dichiarazioni in Tv, sulla stampa di aperta complicità su Morisi: “Morisi è un amico, ha sbagliato, ma può contare su di me. Lo aiuterò"... "Grave caduta come uomo, nessun reato". L'ex vicepremier: "Ha fatto male a se stesso più che ad altri"...“Quando un amico sbaglia e commette un errore che non ti aspetti, prima ti arrabbi con lui, e di brutto. Ma poi gli allunghi la mano, per aiutarlo a rialzarsi. Amicizia e lealtà per me sono la Vita... Ti voglio bene amico mio, su di me potrai contare. Sempre”...
E non succede niente! Se non qualche articolo e note in tv assai reticenti?
Ma qui gli si dà tutto lo spazio nelle TV. E stiamo parlando di droga per stupri, di festini in cui è compreso lo stupro. Stiamo parlando di una vera bestia che di giorno fa il censore per gli altri, e di notte fa il difensore di spacciatori e stupratori; uno che ha fatto tutta la sua campagna elettorale organizzata da questo 'guru' della sua comunicazione social, fatta di campagne contro gli immigrati, di razzismo, di lotta ai tossicodipendenti - campagne a difesa degli assassini polizieschi di Cucchi, come di grande tutela dei No vax, ecc..
La questione non è unicamente giudiziaria e morale - che già è gravissima , ma politica perchè il partito di Salvini è puntello essenziale del governo Draghi, è capo politico del centrodestra Berlusconi-Lega-Meloni, è stato ricevuto in un incontro di scongelamento in Vaticano e continua a fare campagna elettorale sugli stessi temi in questi giorni di elezioni!
E' naturale che o se ne va Salvini e viene messo in condizioni di non nuocere o il Governo Draghi diviene corresponsabile di quello che sta avvenendo.
28/09/21
A SAN MARINO L'ABORTO NON E' PIU' REATO!
Una vittoria non scontata, nel clima di attacco al diritto d'aborto riaperto da papa Bergoglio con attacchi oscurantisti alle donne.
Da Repubblica:
"Abolito il carcere da sei mesi a tre anni. I sì sono il 77,3%: “Le donne devono avere il diritto di scegliere”
San Marino scrive, così, una nuova pagina della sua storia, strappando quella del Codice penale risalente al 1865: secondo gli articoli 153 e 154, chi procura un aborto o chi vi concorre rischia da sei mesi a tre anni di carcere, con un'attenuante nel caso di gravidanza extra-coniugale: "Sono contenta di aver dato il mio contributo, è un precedente storico impossibile da ignorare in uno tra gli ultimi baluardi della società patriarcale", ammette Diana Lengua, docente supervisore, ricercatrice in filosofia all'East London University.
Gli expat sammarinesi, rientrati anche solo nello spazio di 24 ore, hanno voluto dimostrare il loro peso in un referendum, il secondo senza quorum della Repubblica, per una comunità di 35mila abitanti...:"Sono rientrata nel mio Stato perché mai più nessuna donna debba uscire per reclamare un suo diritto..."
Fra i giovani expat, la sensazione che si tocca nella città-stato è che alcune tradizioni siano profondamente patriarcali, come l'Istanza d'Arengo, uno degli strumenti di democrazia diretta previsti dall'ordinamento sammarinese, nata dalle riunioni dei capi famiglia che decidevano della vita comunitaria.
All'alba di un nuovo giorno, la più grande lezione di ottimismo viene da Maria Teresa Chiucchiuini, biologa di 90 anni residente a Chieti, ritornata nella Repubblica per stare al fianco non solo di figlia e nipote, ma di tutte le sammarinesi: "Sono qui perché ogni donna abbia il diritto di poter scegliere. Ha vinto il sì perché le donne hanno sempre il diritto di vincere".
27/09/21
Infine la Festa per Paola, voluta da Paola, domenica 26 settembre
Una prima vittoria delle lavoratrici precarie di Palermo verso lo sciopero generale, per l’internalizzazione/stabilizzazione dei servizi essenziali
DA DOMANI A PALERMO LE PRIME PRECARIE/I ASSISTENTI IGIENICO-PERSONALE SPECIALIZZATI, **DOPO QUASI DUE ANNI FUORI DAL LORO POSTO DI LAVORO, **RIENTRANO NELLE SCUOLE SUPERIORI AL FIANCO DEGLI STUDENTI * *MA NON CI FERMIAMO FINO A QUANDO NON RIENTRANO AL LAVORO TUTTI GLI ASSISTENTI!
Le lavoratrici e i lavoratori precari dello Slai Cobas sc hanno vinto una prima parziale battaglia difficilissima e che sembrava quasi impossibile! l'hanno vinta mettendo in campo a Palermo per mesi e mesi, solo loro ma lottando sempre per tutti, una forte resistenza e tenacia contro le scellerate politiche dei palazzi del potere borghesi, in primis la nera regione di Scavone/Musumeci, il *fascista per bene!*, a cui è stato impedito di riuscire nel loro odioso intento di cancellare a Maggio 2020 per sempre gli Assistenti igienico personale specializzati, di cui la maggioranza e’ costituita da lavoratici che in questa lotta hanno sempre portato la marcia in più della doppia lotta delle donne
Si è vinta questa prima battaglia, perche’ solo la lotta paga, anche se dura, fatta di sacrifici e che ha visto anche momenti di oggettivo scoramento delle lavoratrici e lavoratori precari in questi mesi, ma si è tenuto facendo una lotta incessante, a 360 gradi, nonostante il licenziamento in tronco a marzo 2020/lockdown, la mancanza di ammortizzatori sociali, a parte la misera cassa integrazione in deroga per alcuni mesi, e la conseguente necessità di andarsi a trovare mezzi lavori iperprecari e sfruttatissimi per tirare a campare
Una lotta fatta di continua pressione, fiato sul collo, di asfissia verso i palazzi del potere borghesi, contrastando anche la becera campagna di strumentalizzazione di stampo elettorale di vari personaggi politici che si sono presentati via via alle precarie/precari, contro le istituzioni costrette a riemanare una legge per la riattivazione dei servizi, riconfermando di fatto le leggi regionali e nazionali da sempre vigenti sul tema che hanno cercato di affossare, una lotta fatta di tante manifestazioni in unità anche con diverse famiglie di studenti disabili, in collegamento reale e concreto con le precarie e i precari delle altre città siciliane di questo settore che in alcuni comuni/città stanno anch’essi rientrando al lavoro, che ha visto inoltre queste lavoratrici e lavoratori essere sempre minacciati di denunce/repressione, mentre sono già sotto processo penale per occupazione di palazzo e interruzione di pubblica gara
MA
Il servizio di assistenza igienico personale specializzata deve ripartire non solo a Palermo ma in tutte le scuole superiori della Sicilia da Palermo a Catania, Trapani..
ma deve essere garantito anche in tutte le scuole di primo grado
Verso lo sciopero dell’11 ottobre in cui precarie e precari porteranno con forza la loro lotta nello sciopero… per l’internalizzazione/stabilizzazione dei servizi essenziali * Palermo, 26/09/2021 Slai Cobas sc Palermo/Sicilia
Confermato il carcere per Nicoletta Dosio. Una vicenda vergognosa che deve vederci tutte schierate
In questi giorni si stanno tenendo ben due processi a Nicoletta per la lunga lista di evasioni che avrebbe commesso nell’autunno-inverno del 2016, quando dichiarò pubblicamente che non avrebbe rispettato la misura arbitraria e ingiusta che le era stata imposta dal tribunale di Torino per aver partecipato a una manifestazione No Tav 5 anni prima.
Il 22 settembre la corte
d’appello ha confermato gli 8 mesi di condanna al primo grado. Nicoletta si era
presentata, da evasa, al presidio di solidarietà che si teneva al palazzo di
“giustizia” di Torino per i compagni processati per
Oggi, lunedì 27/09 la seconda puntata : continua il processo di primo grado per le “130 evasioni” che le vengono addebitate. Sfileranno ancora i testimoni della accusa per confermare i giorni, le ore, i minuti in cui i controlli a casa sua restavano senza risposta.
Una sfilata inutile, per confermare un’assenza che Nicoletta ha sempre rivendicato come diritto e dovere di Resistenza.
Questo è l’ennesimo atto in cui il Tribunale di Torino mostra tutte la sua arroganza perseguendo i e le No Tav come il nemico pubblico numero uno perché chi si oppone a questo sistema deve essere punito in modo esemplare.
Ma ancora una volta non potete fermare il vento, ci fate solo perdere tempo!
Come afferma Nicoletta nel suo intervento finale allo sciopero globale per il clima del 24 settembre: “Non è il momento delle riforme, è il momento della rivoluzione!”
Nicoletta Libera, libere tutte!
Ieri a Roma il brindisi a Paola Staccioli
Ieri a Roma vi è stata la bella e
intensa festa/saluto/ricordo per Paola Staccioli.
Come compagne e compagni di proletari comunisti e del Movimento femminista proletario rivoluzionario vogliamo salutare Paola e i compagni presenti con le sue stesse parole, in occasione della manifestazione nazionale delle donne proletarie del 25 novembre 2016:
"Aderisco perchè sono d'accordo che il 25 novembre non si parli solo della "violenza di genere" ma anche della violenza del capitalismo!".
Contro questa violenza Paola ha lottato per tutta la vita. Perché la vita è lotta e la lotta è vita, come Paola stessa ci ha ricordato in ogni cosa che ha scritto.
Ciao
Paola, ciao compagna forte e tenace!
Sarai sempre viva nelle lotte presenti e future che hai portato avanti con grande coerenza e sfida rivoluzionaria, vivendo sempre come tu stessa hai detto fino alla fine di questo cammino: "Sono felice di come ho vissuto e lottato con i miei compagni e le mie compagne".
Paola è viva, nella lotta contro lo stato del capitale, nella necessità storica della rivoluzione, nelle lotte dei popoli contro il capitalismo assassino.
Ciao
Paola e grazie.
Noi
siamo con te e tu con noi.
Depenalizzazione aborto: a S. Marino vincono le donne
A San Marino abortire non sarà più illegale: il 77% dei cittadini votanti del Titano lo ha deciso domenica 26 settembre, votando sì al referendum sulla depenalizzazione dell’aborto indetto dall’Unione Donne Sammarinesi (Uds) con un lungo iter iniziato formalmente a gennaio 2021, ma di fatto decenni fa.
“77%. Le gambe delle donne portano
lontano”: è stato il commento dell’associazione femminista alla chiusura dei
seggi, con una citazione della Smorfia che richiama la caparbietà e la forza
delle donne che hanno portato avanti la battaglia. Nel microstato incuneato tra
Emilia Romagna e Marche i cittadini, circa 35.000 cittadini residenti, sono
andati alle urne per cambiare una legge vecchia di 150 anni che vieta alle
donne di ricorrere all’interruzione volontaria di gravidanza pena il carcere.
Aborto, a San Marino le donne rischiavano il carcere
Il Codice Penale di San Marino punisce con
la prigionia di secondo grado (da sei mesi a tre anni) sia la donna che si
procura l’aborto, sia chi vi concorre o chi lo procura senza il suo consenso
(all’articolo 153). Pene più “lievi” per il cosiddetto “aborto per motivo
d’onore”, disciplinato dall’articolo 154, che punisce con la prigionia di primo
grado (da tre mesi ad un anno) la donna libera dal vincolo matrimoniale. Due
articoli che risalgono al 1865, e che sono arrivate più o meno invariate
sino a oggi con varie conferme nel corso dei decenni.
Il quesito del referendum era
incentrato proprio sulla modifica della legge: “Volete che sia consentito alla
donna di interrompere volontariamente la gravidanza entro la dodicesima settimana
di gestazione, e anche successivamente se vi sia pericolo per la vita della
donna o se vi siano anomalie e malformazioni del feto che comportino grave
rischio per la salute fisica o psicologica della donna?”. Alle 22, orario di
chiusura dei seggi, il 77,30% dei votanti aveva risposto sì, per un totale di
11.119 voti favorevoli contro i 3.265 contrari. E anche se il quorum non era
previsto (è stato abolito con un altro referendum nel 2016), la proporzione
risulta comunque schiacciante.
Referendum aborto San Marino, una battaglia durata decenni
A consentire il referendum sono state le
3.028 firme autenticate e le 251 firme di residenti e sostenitori consegnate a
maggio dall’Unione Donne Sammarinesi, che le ha raccolte nei mesi precedenti
con l’obiettivo di arrivare finalmente a un cambiamento dopo 150 anni di
penalizzazione dell’aborto. La campagna referendaria è iniziata venerdì 10
settembre ed è durata due settimane, periodo in cui le associazioni anti
abortiste si sono contrapposte all’Unione Donne Sammarinesi tra incontri,
dibattiti e manifesti, alcuni dei quali anche piuttosto espliciti (come quelli
che ritraevano un feto coperto di sangue).
Al termine di un periodo intenso durato in
realtà molto più di due settimane, l’Uds si era lasciata andare a un bilancio:
“È stata per noi un’esperienza ricca di momenti di condivisione con la
cittadinanza, anche commoventi. Abbiamo raccolto le storie di donne, coppie e
famiglie lasciate sole in un momento difficile della loro vita. Il silenzio,
l’indifferenza, l’abbandono e l’ipocrisia non giovano ad un Paese moderno,
democratico e responsabile. Con questo Referendum stiamo provando a cambiare le
cose perché pensiamo sia giunto il momento, anche se con molto ritardo -
spiegano - L’interruzione volontaria di gravidanza è un fenomeno reale e solo
con la gestione, la conoscenza, la tutela e la prevenzione è possibile
accogliere le donne e le coppie e fornire loro tutti gli strumenti per una
scelta consapevole e responsabile da cittadini meritevoli di diritti e non di criminalizzazione.
La galera non è una risposta, e sicuramente non è stata una risposta efficace
visto che i dati parlano di una media di 100 aborti ogni 5 anni. Non è più
possibile girare la testa dall’altra parte. Per noi non è più accettabile”.
Nel corso degli anni la legge ha costretto
le donne di San Marino a superare i confini del microstato e a rivolgersi a
ospedali italiani per accedere all’interruzione volontaria di gravidanza. Con
il voto storico del referendum dovrebbe adesso essere sostituita da una nuova
che non solo consente l’aborto entro le 12 settimane di gestazione, ma
stabilisce anche una serie di altre azioni finalizzate a tutelare le donne. La
proposta di legge dell’Uds, infatti, prevede una legge che “attui nella maniera
più efficace ed estesa la prevenzione delle gravidanze indesiderate, per
ridurre quanto più possibile il ricorso all’interruzione volontaria di
gravidanza”, con “accesso facile e gratuito ai più moderni contraccettivi
femminili e maschili, anche quelli d’emergenza, la spirale gratuita,
l’educazione sessuale nelle scuole, campagne informative anche per la
prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili”, una legge che preveda
una regolamentazione precisa dell’interruzione volontaria della gravidanza
chiedendo la piena collaborazione della classe medica nella stesura del testo e
che preveda sì l’obiezione di coscienza, a patto però che non ostacoli
l’accesso all’aborto “a chi faccia richiesta nei termini previsti dalla legge,
evitando le storture che si verificano oggi in Italia e che hanno reintrodotto
l’aborto clandestino”.
Aborto, la situazione in Italia
In Italia, nel 2020, le interruzioni
volontarie di gravidanza effettuate sono state meno di 100.000, e il dato
italiano rimane tra i valori più bassi a livello internazionale. Nel 2020 sono
state (dato provvisorio) 67.638, nel 2019 poco di più, 73.207, e comunque
il 4,1% in meno rispetto al 2018. Rispetto al 1983, anno in cui si è registrato
il numero più alto in Italia (234.801), nel 2018 il numero risultava più che
dimezzato. Cifre che potrebbero inoltre non raccontare tutta la verità, visto
che le relazioni vengono stilate solo sulla base degli interventi effettuati e
non sull’effettiva richiesta di accesso ai servizi da parte delle donne.
Secondo Silvana Agatone, presidente di
Laiga 194,
"L'aspetto più preoccupante è proprio quello degli ospedali - aveva detto Agatone a Today - stanno diminuendo inesorabilmente gli ospedali in cui è possibile sottoporsi a interruzione volontaria di gravidanza, il trend va avanti ormai da anni. E diminuisce anche il personale: i medici non obiettori sono pochi, vanno in pensione, e i più giovani non li sostituiscono".
25/09/21
Movimiento femenino popular cancion - Perù - In occasione della giornata internazionale dedicata al Presidente Gonzalo
24/09/21
Chiediamo una mano per traduzione
20/09/21
Verso lo sciopero generale dell'11 ottobre - L'intervento per l'Assemblea donne/lavoratrici all'assemblea nazionale del 19 settembre
Per la maggioranza delle donne la condizione di doppio sfruttamento, precarietà, miseria dei salari, discriminazioni per e sul lavoro, si è manifestata nella maniera più tragica con gli assassinii seriali nelle fabbriche.
Laila El Harim, ad agosto è morta sul lavoro e in modo orribile, assassinata dai padroni, a 40 anni, madre di una bimba di quattro anni, lavorava in un’azienda di imballaggi a Bombonette di Camposanto (Modena), è stata trascinata e schiacciata da un macchinario, una fustellatrice. Anche per Laila, come a Prato per Luana, come per l'operaia di Piacenza finita incastrata coi capelli in una macchina agricola si è trattato di tragedie annunciate: Laila aveva denunciato e segnalato invano più volte il malfunzionamento del macchinario che l'ha uccisa.
Una realtà che non è un caso! Sono assassini che accusano apertamente questo sistema capitalista sfruttatore e criminale in cui la condizione di maggiore necessità e maggiore difficoltà a trovare un lavoro, a mantenerlo viene usata dai padroni che se ne approfittano in pieno per ottenere più lavoro, con meno sicurezza e meno diritti e che in un sistema sociale che trasuda da ogni ambito, sessismo, maschilismo, patriarcalismo si dà anche per scontato.
Gli assassini seriali delle operaie gridano vendetta! E’ una condizione quella della maggioranza delle donne, non solo sul lavoro/non lavoro, ma di vita più in generale che richiede una lotta senza quartiere!
Per le operaie uccise non basta il lutto! Per le operaie e lavoratrici sfruttate e oppresse, porci padroni pagherete tutto! Sono sì slogan che gridiamo nelle iniziative di lotta, ma c’è la necessità ogni giorno di più che si concretizzi in ribellione, in lotta, in azione e organizzazione.
In questo senso l’azione messa in campo subito dopo la morte di Laila a Modena con i due presidii organizzati da Slai Cobas s.c. e Si Cobas uno davanti alla fabbrica, l'altro, cittadino, dove abbiamo partecipato come Assemblea donne lavoratrici e Mfpr, si è calata in questa ottica, un segnale piccolo ma immediato e importante di azione e lotta che ha mostrato che così bisogna fare, partendo anche da piccole situazioni ma agendo concretamente, invece di stare su internet a lanciare parole d’ordine; ma poi che lotte si fanno su quelle parole d’ordine?
Oggi l’azione dello sciopero generale dell’11 contro i padroni, contro questo governo al servizio della classe dominante borghese deve calarsi nuovamente e concretamente nella pesante condizione che vive la maggioranza delle donne proletarie in questo paese e che la pandemia ha aggravato e amplificato con la odiosa ipocrisia dei governi che parlano di "aiuti" alle donne per conciliare lavoro e famiglia mentre i padroni licenziano direttamente le lavoratrici o le inducono a dimettersi, lo dimostrano i dati presentati in agosto per esempio dall'Ispettorato in una commissione in Comune Bologna, che mette in fila centinaia di dimissioni volontarie di donne a seguito di orari part-time negati dalle imprese o trasferimenti che rendono complicata la cura dei figli più piccoli.
Mentre aumentano gli orrendi femminicidi ormai quasi quotidiani, una vera e propria guerra di bassa intensità contro le donne.
Questa è una condizione che non può emergere solo l’8 marzo, quando va bene, e poi sparire o che si circoscrive in alcuni momenti solo ad alcune lotte del propria vertenza sindacale, anche quella più conflittuale; proprio perchè si tratta di un attacco a 360 gradi pretende una risposta adeguata che deve guardare ad ogni lotta delle donne/lavoratrici/proletarie che ci può essere in atto grande o piccola che sia e lo sciopero in questo senso può essere un’arma efficace per collegarle.
La lunga lotta delle lavoratrici hotel Gallia che si è chiusa con la loro riassunzione per esempio è una lotta che abbiamo fatto conoscere a livello nazionale e sostenuto concretamente, dandone visibilità, cercando di estendere il sostegno e solidarietà in diverse mobilitazioni da Milano o in Sicilia; come abbiamo fatto con la lotta delle operaie di Bergamo, delle instancabili lavoratrici di Palermo e ultimamente della Dupon a Pavia, e tante altre. Questa è l'ottica e l'azione che si deve porre anche nel percorso verso lo sciopero generale, ma deve essere reciproca, verso tutte le lotte: “lotta una lottano tutte”, contro dannose logiche settarie e autoreferenziali.
Questo è la ragione e il lavoro dell’Assemblea nazionale donne/lavoratrici, per creare legami con altre lavoratrici in lotta, o quella che ancora non lottano a cui va portato il messaggio della lotta, per sviluppare il protagonismo diretto delle donne proletarie su tutti i terreni di attacco.
Le inchieste che abbiamo fatto in questi mesi estivi verso lavoratrici di vari settori, dalle operaie di Montello la cui lotta difficile ma di forte resistenza sta portando a processare i padroni il 14 ottobre, ad altre operaie di fabbriche metalmeccaniche, della Evoca, Brembo, alle lavoratrici delle pulizie, precarie del settore turistico e delle coop sociali/servizi di assistenza del sud, lavoratrici della scuola… mettono chiaramente in luce la necessità urgente di riprenderci in mano la lotta, di rafforzarla laddove si fa, di portare il messaggio laddove ancora non c’è. E' per questo che lo sciopero dell'11 deve impattare con tutto questo, finiamola con le generiche affermazioni di “discriminazioni di genere”, basta con il ridurre le donne ad un generico punto della piattaforma che anche gli stessi sindacati confederali sottoscriverebbero.
Si devono portare e si deve invece lavorare per rivendicazioni necessarie, chiare e articolate secondo le diverse situazioni di lavoro, di non lavoro, di precarietà, di doppio sfruttamento, ecc ma anche secondo le diverse situazioni di lotta che si stanno già mettendo in campo (le precarie di città del Sud come Palermo o Taranto lottano in particolare per l’internalizzazzione dei servizi e per un reddito in attesa del lavoro, le operaie Montello lottano contro condizioni sul piano della sicurezza e contro le discriminazioni che subiscono rispetto ai lavoratori maschi, le lavoratrici Ata della scuola costrette a lavorare in condizioni di rischio/stress correlato lavoro amplificato dall’emergenza sanitaria), rivendicazioni che concretizzino e rendano visibile il nuovo protagonismo delle lavoratrici anche nello sciopero generale dell’11 ottobre, perchè anche quando si tratta di obiettivi simili per le donne essi hanno un significato più complessivo; per esempio la rivendicazione del lavoro per tutte le donne è sempre anche un motivo di emancipazione per le donne, ed è legato alla lotta contro le discriminazioni, le oppressioni sul posto di lavoro e in casa.
Questo sciopero è una nuova sfida contro i padroni, il governo in cui la marcia in più delle donne/lavoratrici deve portare una spinta in avanti nel percorso di lotta più generale.
18/09/21
Palermo - Le precarie Assistenti igienico personale di nuovo in lotta... VERSO LO SCIOPERO GENERALE DELL'11 OTTOBRE
Palermo - Le Assistenti igienico personale e genitori di studenti disabili in protesta il 16 settembre contro il mancato avvio del servizio di assistenza specializzata nelle scuole...
VERSO LO SCIOPERO GENERALE DELL'11
OTTOBRE
Per l'internalizzazione dei servizi scolastici e la
stabilizzazione del lavoro, basta precarietà e
disoccupazione
Per un reddito garantito in attesa del lavoro
Per la piena garanzia del diritto allo studio di tutti gli
studenti
Contro le politiche di macelleria sociale del governo
Draghi
Contro la repressione delle lotte
(queste lavoratrici come tanti altri lavoratori stanno subendo un processo penale per avere difeso il loro diritto al lavoro, prossima udienza a dicembre)
17/09/21
UOMINI LIBERI DI UCCIDERE LE DONNE
Marco Turrin, guardia giurata che ha ucciso Alessandra in provincia di Vicenza possedeva due armi, una legata al suo lavoro e una personale. È con quest'ultima che ha ucciso con un colpo in faccia Alessandra.
Era solo lei, Rita, a lavorare in famiglia, Pierangelo, il marito, l'ha attesa alle 7 del mattino mentre andava in fabbrica,freddandola con 4 colpi di pistola. Poi Pierangelo Pellizzari, 61 anni, disoccupato, con una condanna per minacce e lesioni alla precedente compagna, ha lasciata la giovane moglie morente a terra nel parcheggio della ditta Mf Funghi, è salito sulla sua Jeep grigia ed è sparito.
Tante, troppe volte sono uomini già conosciuti dalla Polizia, già denunciati, anche condannati, ma girano tranquillamente, con pistole in tasca, pronti a sparare a donne che dicono NO!
A questi squallidi, piccoli, frustati uomini, allo Stato borghese, ai suoi complici uomini in divisa, solo la lotta delle donne deve far paura...
16/09/21
Il 26 settembre brindiamo a Paola
E' con le parole delle compagne e dei compagni della "Piattaforma Europea Voce dei Prigionieri" che invitiamo chi vuole ricordarla e onorarla, a partecipare, prenotazione richiesta per esigenze anti-covid:
15/09/21
La compagna turca Ayten arrestata e torturata dall'infame governo fascista di Erdogan
Le donne dell'Afghanistan sono in prima linea nella lotta contro il nuovo governo dei talebani
Pubblichiamo la traduzione di un articolo tratto da Shola Jawid, la voce del partito comunista maoista di Afghanistan:
Khurshid Atlas
Da giovedì 2 settembre le donne sono in prima linea nella lotta contro i talebani. Le donne ribelli hanno organizzato diverse proteste nelle province di Herat, Kabul, Balkh, Nimroz e Ghor affrontando i talebani.
"La privazione educativa, economica e politica delle donne è un segno di tirannia e violenza, non possiamo accettare un sistema che ci escluda e calpesti i nostri diritti. Vogliamo proteggere i diritti delle donne", ha detto giovedì una donna a Herat, in occasione della inizio di una serie di proteste.
Le donne continuano a scendere coraggiosamente in strada, nonostante i talebani abbiano risposto con violenza alle proteste delle donne e picchiato i giornalisti che li coprono.
Oggi (7 settembre), mentre i talebani hanno annunciato i loro membri del gabinetto a Kabul, uomini e donne a Kabul, Herat e Ghor hanno organizzato proteste di massa e scandito slogan per la libertà.
A Kabul, dove in diversi luoghi sono iniziate le proteste guidate dalle donne, uomini e donne sono scesi in piazza cantando "Libertà", "Viva il popolo afghano", "Morte ai talebani" e "Morte al Pakistan", ma sono stati severamente repressi dai talebani.
I combattenti talebani hanno picchiato i manifestanti con barre di metallo e sparato colpi in aria per disperderli. I talebani hanno anche picchiato giornalisti e arrestato almeno 14 giornalisti.
I talebani hanno anche trattenuto per circa un'ora un gruppo di manifestanti nel seminterrato di una banca privata.
Questa sera, uomini e donne sono scesi di nuovo in piazza a Herat per mostrare il loro disgusto per il regime dei talebani. Ma i talebani hanno aperto il fuoco su una manifestazione di protesta a Herat, uccidendo due persone e ferendone altre quattro.
Anche le donne della provincia di Ghor sono scese in piazza per difendere i propri diritti all'unisono con le donne di altre province.
Mentre
i talebani hanno annunciato oggi un governo per soli uomini e
monoetnico che include solo mullah e religiosi reazionari e misogini, il
popolo afgano, in particolare le donne, che sono più determinate che
mai, sono scese in piazza per combattere per i propri diritti e libertà ,
e dimostrare la loro opposizione al dominio dei talebani.
Perché le donne guidano la lotta contro i talebani?
L'ideologia e le azioni dei talebani sono contrarie alle aspirazioni umane delle donne. Basandosi su una lettura dogmatica della religione, questo gruppo fondamentalista crede che i genitali determinino il destino dell'umanità. Secondo questa credenza, ogni essere umano che nasce donna è condannato a vivere tra le mura domestiche e a riprodursi, e ogni essere umano che nasce uomo è intrinsecamente superiore all'altra metà dell'umanità e ha il diritto di controllare le loro vite.
Dopo il crollo del regime fantoccio e l'ascesa al potere dei talebani, metà della popolazione afgana ha perso la propria identità ed è costretta a restare a casa. In alcuni casi, i talebani hanno persino ordinato alle lavoratrici di mandare i loro familiari maschi al loro posto: non importa quanto abili ed esperte siano queste donne nel fare il lavoro, il solo fatto di essere una donna ha annullato tutti i loro successi e sforzi.
Zabihullah Mujahid, il portavoce dei talebani, aveva detto in una conferenza stampa a Kabul che le donne non dovrebbero tornare a lavorare per ora, perché i combattenti talebani non sanno come trattare le donne! Questa dichiarazione di Zabahullah Mujahid ha un messaggio inquietante per l'Afghanistan, in particolare per le donne: siamo di fronte a uomini che non hanno visto altre donne se non le loro madri (quando erano bambini). L'Afghanistan è ora gestito da un gruppo politico che vede la presenza e le attività delle donne come proibite, anormali e pericolose. Ora religiosi e mullah che non hanno mai visto una donna in vita loro governano tutti gli aspetti dei 35 milioni di abitanti dell'Afghanistan. Indubbiamente, sotto il giogo di uomini che apprezzano l'umanità solo come uomini, le donne sono il bersaglio dell'oppressione e dell'esclusione e non hanno altra scelta che combattere.
La maggior parte delle donne che hanno svolto un ruolo sociale, politico, culturale ed economico attivo in Afghanistan ha perso il proprio status. I talebani hanno effettivamente incatenato le donne, privandole dei diritti umani fondamentali, compresa la libertà di abbigliamento e di istruzione.
Alcune di queste donne sono riuscite a salvarsi la vita lasciando il paese, ma la maggior parte di queste donne è ancora in Afghanistan, anche se nell'angolo della casa, scioccata, preoccupata e ansiosa. Queste donne hanno poco da perdere e sono in prima linea nella lotta contro lo sciovinismo maschile dei talebani e sono una forza per l'egualitarismo e la loro presenza nelle strade griderà la morte di questo regime fondamentalista.
D'altra parte, i talebani non hanno né la legittimità politica né la capacità di governare l'Afghanistan, di cui oltre il 60 per cento sono giovani. I talebani sono una forza reazionaria ed estremista che si oppone a qualsiasi segno di progresso, compreso il lavoro e l'istruzione delle donne, l'arte, la musica, e non esita a fare di tutto per dimostrare la propria ignoranza. Un tale gruppo, oltre a come ottiene il riconoscimento esterno attraverso la collusione, dovrebbe determinare il futuro e il destino di più di 35 milioni di esseri umani?
7 settembre 2021