All’insediamento di Donald Trump nel palazzo del presidente degli Stati Uniti D’America è seguita la firma in cui si ritirano fondi destinati a Ong che si occupano di assistenza di donne nei paesi in via di sviluppo e/o in stato di guerra. Parlare di contraccezione o di aborto sicuro, in quei paesi, è un’utopia
e queste ong salvano molte vite, a partire da quelle di donne che se
non possono abortire in maniera assistita creperanno sul tavolo di un
qualunque macellaio dei dintorni.
Questo è solo il primo degli orientamenti dell’amministrazione Trump, che include, in programma, anche una vasta repressione contro gli immigrati, il muro anti/messicani, e contro le unioni omosessuali. L’orologio statunitense fa marcia indietro e torna ad un tempo perfino peggiore di quello dell’epoca Bush.
Contemporaneamente in Russia Putin, amico di Trump
nonché del nostro Berlusconi, continua la sua guerra contro le persone
Lgbt, i quali per legge non possono parlare in pubblico delle proprie
rivendicazioni perché la “propaganda” è proibita (volantini, opinioni, manifesti, cortei). Non solo. Pare che al voto sia destinata una legge che depenalizza la violenza domestica.
I detrattori di femministe e organizzazioni per la difesa dei diritti
umani, come Amnesty, sostengono che in realtà non si depenalizza nulla
di che, ma si scinderebbe la parte penale che parla di lesioni gravi a
quella civile che parlerebbe di schiaffi, strattonamenti, cose così.
Dunque, secondo chi supporta l’idea di Putin e del suo governo a questo
proposito, la violenza domestica si compirebbe solo quando è strettamente visibile
al mondo intero. Che dire dell’insieme di gesti violenti ma invisivili?
E delle tracce che non lascia, alla vista di chi è cieco, la violenza
psicologica?
Motivo di tutto ciò pare sarebbe il fatto che in Russia vogliono
famiglie, etero, forti, compatte, giacché la legge contro la violenza
domestica le porrebbe a rischio. Se non è questo fascismo ditemi voi cos’è. E l’ondata reazionaria non investe solo questo grande paese ma il mondo intero. Le lotte delle donne sono diventate un
fiume in piena che scorre e continua a riversarsi per le piazze a
partire dalla Polonia, all’America Latina, l’Europa, la Spagna, l’Italia, per dire che noi ci siamo, così come ci saremo rispondendo alla chiamata delle donne latino-americane sullo sciopero delle donne.
Sono iniziative che coinvolgeranno anche persone Lgbt e uomini etero
che condividono le nostre battaglie, per la prima volta, così come è
stato anche per la recente Women’s March americana, intersezionale, unendo questioni di genere, razza, culture, identità politiche, religiose, senza alcun problema. In Irlanda si prepara per l’otto marzo il repeal the 8
con il pulmino pieno di persone che porteranno, sfidando la legge
contro l’aborto, contraccettivi e informazioni alle donne di tutta la
nazione.
Noi seguiremo l’esempio di tutte quante loro e lavoreremo, ancora, ai tavoli di discussione di nonunadimeno.wordpress.com, previsti a Bologna per il 4/5 febbraio,
e ci prepariamo a vivere l’otto marzo con forme di sciopero che ci
coinvolgeranno a vari livelli. Lavori produttivi, riproduttivi, di cura,
resteranno in pausa per un giorno e poi, chissà, continueremo a
lottare, affinché il backlash gender non ci faccia a pezzi e non leda, uno per uno, quei pochi diritti già acquisiti.
Buona lotta a tutt* e a Bologna, per chi ci sarà.
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