SOLIDARIETA' CON I
MIGRANTI DI CONA - LA RIVOLTA E' GIUSTA E
NECESSARIA - SONO L'ASSOCIAZIONE, IL GOVERNO,
LE ISTITUZIONI LOCALI RESPONSABILI DELLA MORTE
DI SANDRINE E DELLE DRAMMATICHE CONDIZIONI DI
VITA NEL CENTRO
Per le condizioni di invivibilità del Centro, di mancanza di assistenza, anche quella di Sandrine Bakayoko, come di altri migranti in altri centri, è una morte annunciata. I responsabili della Cooperativa Ecofficina che gestisce il centro erano già indagati dalla Procura di Padova per reati di truffa aggravata e falsità materiale nell’ambito dell’accoglienza dei richiedenti asilo, ma nonostante questo continuavano a gestirlo - Riportiamo sotto stralci del Report fatto quest'estate dalla Campagna LasciateCIEntrare, che denuncia le gravi condizioni in cui vivono da tempo i migranti a Cona.
In tanti altri Centri,
dal nord al sud, la situazione è a rischio
salute e vita per i migranti.
A Taranto in alcuni
Centri, uno di questi gestiti da un parroco,
lo stesso che gestisce l'Hotspot, i migranti
stanno al freddo, hanno cibo scarso e
scadente, non hanno vestiti adatti per il
freddo di questo periodo - questa mattina
tanti migranti usciti dall'Hotspot giravano
per le strade con le coperte addosso;
non c'è assistenza sanitaria, se un migrante
sta male deve lui recarsi in Ospedale e
perfino comprarsi lui le medicine. Anche a
Taranto in un centrodi emergenza, i migranti
che dovrebbero restare solo 48 ore stanno
ormai da tre mesi, minori e adulti insieme.
E anche a Taranto vi
sono proteste e lotte, fino a questa mattina.
MFPR - TARANTO
Il centro di
Cona
|
"La Tendopoli di
Conetta, centro di accoglienza per migranti
si trova nel nulla...
Ecofficina è una
cooperativa sorta nel 2011, come gruppo dedicato
alla gestione dei rifiuti e dalla fine di marzo
del 2014 entrata in ambito accoglienza. Con
questo passaggio “il suo valore di produzione è
passato dagli iniziali 114 mila euro a un
milione e 145 mila”... Al momento i suoi
responsabili sono indagati dalla Procura di
Padova per reati di truffa aggravata e falsità
materiale nell’ambito dell’accoglienza dei
richiedenti asilo...
Il Centro di Cona
non è un CAS, non è un CARA, non è un hub.
E’ un luogo “temporaneo emergenziale" che
sopperisce alla mancata accoglienza dei comuni
veneti, i cui sindaci rifiutano di accogliere
richiedenti asilo...
Ci sono due grandi
tendostrutture in due aree separate, adibite a
dormitorio. Altri due caseggiati in muratura
zeppi di letti a castello. Container con docce e
bagni...
...Uno dei migranti ospiti
non appena si allontana il mediatore ci dice “io
ho qualcosa da dirvi”, e dopo alcuni
minuti si riavvicina a noi e ci dice che da
diversi giorni lui sta molto male e chiede delle
medicine che non gli vengono date e che non gli
è permesso nemmeno di comprarle da solo. “Ogni
giorno mi dicono domani te le portiamo, non
preoccuparti ma io sto ancora aspettando”.
Alcuni migranti poco dopo
si avvicinano a noi e ci dicono che stanno lì da
quasi un anno e che è un posto terribile...
Entriamo nelle
tendostrutture e vediamo decine e decine di
letto a castello dove ognuno cerca di
ritagliarsi una propria minima intimità,
utilizzando coperte per sottrarsi allo sguardo
degli altri ed accatastando bagagli ed oggetti
temporanei sotto o sopra il letto... Il
sovraffollamento è evidente... la promiscuità e
la mancanza di un minimo di privacy sono
assolute...
Il dato più
inquietante resta comunque il luogo alieno
dove risulta impossibile qualsiasi processo di
inclusione. Qui non
c’è nessuno, nemmeno per prendere un caffè...
...ci è stata fornita
un’informazione palesemente falsa: “qui le
donne e i minori non rimangono o al massimo
restano per 24 o 48 ore”, mentre, dalle
informazioni da noi raccolte nel coro delle
ultime settimane, ci
risulta che nei mesi scorsi siano rimaste nel
centro di Cona sia donne che minori (poi
trasferiti in altri luoghi) per settimane o
addirittura per mesi.
La responsabile della
Prefettura continua a ripetere che è tutto in
ordine e con insistenza ci invita ad uscire.
Quasi in preda ad un isterismo mal celato. Si
inalbera quando uno di noi si attarda per
parlare con alcuni dei migranti raccogliendo
(finalmente) qualche informazione non “filtrata”
da responsabili e mediatori. I migranti ci
dicono che vivono in condizioni di estremo
sovraffollamento, “come animali” (frase che
abbiamo sentito da più di uno di loro), che lì
ci sono zanzare e anche serpenti e che molti di
loro sono qui dalla scorsa estate..."
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