19/07/15

STORiE DI RIVOLUZIONARIE

"Dichiarare una militanza rivoluzionaria non vuol dire “confessare” dei reati, ma significa predisporsi a gestire un processo secondo un’ottica politica... Non significa soltanto “non fare nomi”... ma significa rivendicare fino in fondo la propria identità politica, e opporsi a un procedimento che ha come scopo non quello di condannare dei reati penali, ma di processare e impedire un’ipotesi rivoluzionaria, un’istanza e necessità politica e sociale, cosa che nessun tribunale del mondo riuscirà mai a fare, per quanti secoli di galera riusciranno a infliggere!
Per questo io al processo non sarò sola e non vi parteciperò solo come Diana Blefari, ma come militante rivoluzionaria per la costruzione del Partito comunista combattente".
E' l'8 settembre 1974. Renato Curcio e Alberto Franceschini vengono arrestati. Margherita non si perde d'animo:
"Cari genitori, vi scrivo per dirvi che non dovete preoccuparmi troppo per me. Ora tocca a me e ai tanti compagni che vogliono combattere questo potere borghese ormai marcio continuare la lotta. Non pensate per favore che io sia un’incosciente. Grazie a voi sono cresciuta istruita, intelligente e soprattutto forte. E questa forza in questo momento me la sento tutta. È giusto e sacrosanto quello che sto facendo, la storia mi dà ragione come l’ha data alla Resistenza nel ’45. Ma voi direte, sono questi i mezzi da usare? Credetemi non ce ne sono altri. Questo stato di polizia si regge sulla forza delle armi e chi lo vuol combattere si deve mettere sullo stesso piano.

Da Sebbenchesiamodonne

Nessun commento: