E si prepara ad accogliere "WE Women for Expo", ossia la riconciliazione classista nel nome della donna!
NON IN NOSTRO NOME, SIGNORE E SIGNORI DELLA GUERRA E DELLO SFRUTTAMENTO!
"c'è un femminismo borghese, piccolo borghese e un femminismo rivoluzionario - che spetta alle proletarie comuniste raccogliere e rappresentare - Ciascuno di questi femminismi formula le proprie rivendicazioni in modo diverso. La donna borghese solidarizza, nel femminismo, con l'interesse della classe conservatrice. La doma proletaria identifica la forza del suo femminismo con la fede delle moltitudini rivoluzionarie della società futura. La lotta di classe si riflette anche nel campo femminista.
Le donne, così come gli uomini, sono reazionarie, centriste o rivoluzionarie. Di conseguenza non possono combattere insieme la stessa battaglia. Nell'attuale panorama umano, la classe differenzia gli individui più del sesso".
Le donne, così come gli uomini, sono reazionarie, centriste o rivoluzionarie. Di conseguenza non possono combattere insieme la stessa battaglia. Nell'attuale panorama umano, la classe differenzia gli individui più del sesso".
Mariátegui, 1970
(Da infoaut) - La segnalazione è partita dalla rete ed è quanto emerge dagli atti pubblicati sul sito di Expo Milano 2015. Nel 2012 l'Expo ha donato 60mila euro alla curia arcivescovile di Milano per l'organizzazione del “Family Day”.
Un
altro esempio di come, all'ombra del grande evento, avvenga una
spartizione di denaro pubblico tramite una fitta rete di soggetti
connessi da rapporti clientelari e interessi economici. Tra questi
figura anche la curia arcivescovile di Milano, che, tra l'altro, non ci
pare un'ente sprovvisto di lauti introiti e buoni agganci.
Come se
non bastassero i miliardi di euro buttati nei mille rivoli di questa
grande opera inutile, scopriamo che, di questi, 60mila sono finiti al
finanziamento di un evento come il “Family Day”. Expo 2015 quindi a
sostiene un evento reazionario dietro al quale, oltre ai peggiori
discorsi della destra omofoba, si gioca una partita riguardante interessi economici e influenza sociale.
Il
paradigma delle grandi opere/grandi eventi non conosce austerity o
spending review, ma opera a tutto tondo a sostenere gli interessi
economici e politici del blocco sociale al potere (a cui appartiene
anche la Chiesa).
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