Come
Movimento femminista
proletario rivoluzionario
Italia vogliamo ringraziarvi per l’invito a questo congresso in
cui portiamo con gioia il saluto delle donne lavoratrici, precarie,
disoccupate, giovani che nel nostro paese lottano, organizzate con
noi.
In
questo sistema capitalistico i governi, sia in Europa che nel mondo,
scagliano attacchi sempre più reazionari verso le masse popolari
che si accentuano soprattutto nella crisi; per la maggioranza delle
donne i peggioramenti alle condizioni di vita e di lavoro si legano
sempre ad un aumento dell’oppressione, nei posti di lavoro, nella
vita in generale, in famiglia, con incremento della violenza sessuale
fino ai femminicidi.
Ma
vediamo come nel mondo, seppur in diverse forme, le masse popolari si
ribellano, tante donne, compagne, proletarie lottano, sfidando con
coraggio e determinazione la pesante repressione degli Stati, dalle
donne di Gaza/Palestina che resistono ai feroci attacchi dello Stato
nazisionista di Israele alle donne in lotta nelle cittadelle
imperialiste verso cui la repressione poliziesca di Stato assume
anche odiosi aspetti sessisti e maschilisti.
Ma
dalle donne combattenti Curde a Rojava e Kobane alle donne
combattenti nella guerra popolare in India abbiamo oggi un esempio
luminoso della doppia/tripla lotta che le donne mettono in campo
ribellandosi ad un sistema che fa della doppia/tripla oppressione
delle donne una sua base.
Nel
nostro paese il fronte di lotta principale del Movimento
femminista proletario rivoluzionario sono
la condizione di vita e di lavoro delle donne proletarie. Diverse
lotte abbiamo fatto e guidato negli anni, tutte inserite nel
quadro dell’attacco complessivo che governi sempre più reazionari,
padroni e Stato sferrano contro le donne, in quello che noi chiamiamo
moderno fascismo e moderno medioevo che avanzano.
Le
lotte con le lavoratrici (l’Italia è uno dei paesi europei con un
tasso di occupazione femminile tra i più bassi (46,6%)), le
inchieste tra le operaie in alcune grandi fabbriche come la Fiat, le
iniziative contro la violenza sessuale e i femminicidi in costante
aumento, vera e propria guerra di bassa intensità contro le donne,
le mobilitazioni contro l’attacco al diritto di aborto, e le
campagne ideologiche sulla “sacra famiglia” delle Istituzioni
fiancheggiate attivamente dalla Chiesa cattolica, sono alcune delle
battaglie che ci vede maggiormente impegnate.
Tutte
queste lotte hanno portato, tappa dopo tappa, alla costruzione dello
Sciopero delle donne,
il 25 novembre 2013, giornata internazionale contro la violenza sulle
donne, un vero e proprio evento storico nel nostro paese.
Uno
sciopero di avanguardia, non solo sindacale, perché partendo dalle
condizioni delle lavoratrici, dall'attacco ai loro diritti e dalla
questione dei femminicidi e della violenza sessuale, faccia moderna
dell’imperialismo, si è allargato a tutti gli aspetti di
oppressione della maggioranza delle donne, dall’ambito sociale, a
quello ideologico, familiare, sessuale; mettendo al centro
l’intreccio della questione di classe con la questione di genere.
Uno
sciopero che ha visto l'adesione di piu’ di 20.000 donne, tra
operaie, lavoratrici, precarie, disoccupate, migranti, studentesse e
che abbiamo definito una
scintilla che ha
illuminato il sentiero di lotta delle donne, delle proletarie che non
hanno nulla da perdere in questo sistema capitalistico se non le
doppie catene dell’oppressione e che devono essere protagoniste
nella lotta rivoluzionaria per rovesciare questo sistema.
Uno
sciopero che è stata anche una battaglia pratica e teorica verso le
realtà sindacali o femministe borghesi e piccolo borghesi
filo-istituzionali con la loro linea di boicottare o deviare lo
sciopero su una via riformista e in una logica della delega delle
donne al governo.
Traendo
un bilancio dall'esperienza, nel nuovo anno di lotta riteniamo
necessario lavorare perchè la linea/concezione/lotta rivoluzionaria
che si è concretizzata nello Sciopero delle donne, si estenda e si
consolidi. Importante in questa fase è la battaglia teorica al
servizio della pratica,
su questo abbiamo fatto anche degli opuscoli, di cui ne abbiamo
portato qui alcuni.
In
queste lotte, battaglie, le compagne del Mfpr e in particolare le
donne proletarie mentre sono in prima fila nell’organizzazione di
esse trasformano il loro modo di pensare, agire e anche di vivere
avanzando nell’assumere un ruolo di direzione in tutti i campi, nel
movimento sindacale, nel movimento delle donne e nella lotta generale
per la trasformazione rivoluzionaria del nostro paese… una parola
d’ordine dice “scatenare
la ribellione delle donne come forza poderosa della rivoluzione”
In
questo senso le parole che compongono la nostra sigla hanno ognuna un
significato specifico. Diciamo femminismo
perché facciamo
nostra tutta la ribellione delle donne che lottano e vengono
attaccate, represse, criminalizzate dal sistema borghese, per
valorizzare il protagonismo spontaneo delle donne, il loro ruolo e
radicalità nella lotta contro doppio sfruttamento e oppressione;
diciamo femminismo
proletario come
espressione della maggioranza delle donne che sono le proletarie,
lavoratrici, precarie…, che si contrappone in maniera irriducibile
e lotta contro il femminismo borghese e piccolo borghese che nella
sostanza vuole “abbellire” il dominio della borghesia
accontentandosi di qualche privilegio o riforma ma sempre per le
donne della propria classe; diciamo femminismo
proletario rivoluzionario
perché dall’insieme di tutti i vari aspetti di oppressione,
violenza contro le donne emerge tutta la violenza “sistemica” di
questa società che deve essere rovesciata, e perchè le donne siano
il cuore impetuoso di una rivoluzione che vada in fondo, una
rivoluzione nella rivoluzione che trasformi il cielo e la terra.
Nelle
lotte che portiamo avanti siamo saldamente legate con le donne che
lottano nei paesi oppressi. Guardare a tali esperienze non può che
arricchirci e rafforzarci nella solidarietà internazionale, come voi
stesse avete scritto nell’invito per questo congresso.
In
questo senso abbiamo fatto delle iniziative di solidarietà concreta
verso le donne Curde come andare all’ambasciata Turca a Roma con
un grande striscione il 25 novembre 2014, sfidando la polizia, e da
anni abbiamo posto un “ ponte” con le tante donne che lottano
nella guerra popolare in India, vero e proprio cuore pulsante della
rivoluzione nella rivoluzione in questa guerra di popolo.
L’Mfpr
per rafforzare questo ponte parteciperà alla delegazione
internazionale che si recherà in India contro l'operazione Green
Hunt, genocida del popolo indiano ad opera del governo fascista Modi.
Il
cammino di noi donne proletarie contro lo sfruttamento e
l’oppressione di questo sistema non è certamente facile ma è
sicuramente entusiasmante perché l’obiettivo è luminoso: “tutta
la nostra vita deve cambiare!”
Movimento femminista proletario rivoluzionario Italia
*****
13° DOCUMENTO DI PROSPETTIVA
POLITICA DI DONNA NUOVA
LE DONNE PROLETARIE COSTRUISCONO LA
RESISTENZA CONTRO L’ATTACCO IMPERIALISTA!
L'assalto politico, economico e
ideologico del sistema imperialista continua a guidare il declino dei
popoli sfruttati e oppressi in tutto il mondo. In opposizione ad esso
sorge dietro barricate, per le strade, nelle università e le
fabbriche la resistenza dei popoli sfruttati e oppressi contro le
guerre di redistribuzione degli imperialisti.
La lotta contro la disoccupazione
crescente, la sottrazione dei diritti sociali e il razzismo delle
classi proletarie e oppresse in Europa ... Lo spirito del movimento
Gezi in Turchia ha avviato un processo di lotta che incide tutte le
sfere della vita ... La resistenza gloriosa contro l'obiettivo
imperialista di ridisegnare il Medio Oriente per i propri profitti
... migliora la speranza. Forse la resistenza delle masse non si sta
sviluppando alla stessa velocità in tutto il mondo, ma di sicuro si
tratta di un presagio per i giorni luminosi.
Dal punto di vista delle donne che
comprendono il livello più basso degli sfruttati e oppressi; anche
quando la personalità silenziosa e passiva imposta dal sistema alle
donne non viene combattuta in tutto il mondo nella stessa
estensione, tuttavia questo silenzio viene rotto passo dopo
passo. Il ruolo di guida delle donne durante gli scioperi in Europa,
sulle barricate del movimento di Gezi in Turchia e durante la
resistenza in Rojava e Kobanè migliora la nostra speranza.
Come donne migranti provenienti dalla
Turchia che vivono in Europa, lottare e costruire uno scudo contro
gli abusi imperialisti è uno dei compiti più importanti.
Ecco perché l'ordine del giorno del
nostro 12° Congresso “Attacchi contro la classe operaia in
Europa; La situazione e i doveri delle donne della classe operaia"
e la conseguente la campagna per i due anni seguenti "Lavoro
delle donne e rapporto del lavoro delle donne con il capitalismo"
mantiene la sua validità. L'esperienza che abbiamo ottenuto da
questo lavoro in questi due anni ha aumentato la nostra capacità di
migliorare e far progredire la lotta contro gli attacchi
imperialisti.
Perché sappiamo che questa esperienza
sostiene il nostro impegno contro i crescenti effetti dell’attacco
imperialista, contro la disuguaglianza e l'usurpazione dei diritti
causati dalla discriminazione di genere. Questa esperienza creerà
anche molte possibilità e sposterà la resistenza della classe
operaia in avanti. La cosa più importante è che non potremo
assumere il ruolo nella lotta di classe come si dovrebbe, se non
siamo consapevoli della disuguaglianza che sperimentiamo solo perché
siamo donne, se non mettiamo in discussione l'ingiustizia e il
crescente sfruttamento da parte del regime. Come donne dobbiamo
essere consapevoli del nostro ruolo sociale in questo sistema e come
esso ci costringe a servire i suoi benefici. Questo è il motivo per
cui abbiamo scelto "Le donne proletarie costruiscono la
resistenza contro l’attacco imperialista" come soggetto
per il nostro documento della nostra prospettiva politica del 13 °
Congresso.
Aggressione imperialista, crisi e
riflessi sulle donne
Da una parte milioni di persone vengono
uccise dalle guerre imperialiste, che mirano a ridisegnare il Medio
Oriente per i propri profitti e dall’altro lato le donne sono
esposte a più livelli di violenza. Mentre la guerra è sempre più
profitto per i dominatori, per gli sfruttati e oppressi vuol dire
epidemie, migrazioni forzate, povertà, distruzione, miseria, morte e
lacrime. Ma per le donne significa anche molestie sessuali e lo
stupro, in aggiunta alle nascite dei bambini non voluti che causano
traumi permanenti. Nonostante tutto le donne sono state caricate del
compito di raccogliere il lutto, i sopravvissuti, per soddisfare le
loro esigenze nonostante la povertà e di riconquistare il potere per
continuare a vivere. Gli avvenimenti in Medio Oriente, avvenuti nella
seconda parte del 2014, sono gli esempi più recenti di questo.
Sappiamo che gli avvenimenti in lraq, Afghanistan, nella ex
Jugoslavia e in tutte le altre guerre sono non diversi da quello che
si sperimenta oggi in Medio Oriente. Mentre le guerre aumentano il
militarismo e il razzismo, aumenta anche la violenza e gli attacchi
contro le donne.
Inoltre, dal 2008 la classe operaia e
gli oppressi soffrono la crisi economica in dosaggi variabili,
conseguenza dell'esistenza del sistema imperialista. I diritti
politici, sociali ed economici, che i lavoratori e i proletari
avevano conquistato con diverse lotte, sono stati sovvertiti da tale
crisi. Inoltre i pesi della crisi sono stati scaricati sulle spalle
dei lavoratori. A parte i problemi di miseria che le donne sentono
più intensamente, le donne vengono usate come manodopera a basso
costo senza sicurezza e prospettiva. E in momenti come questi esse
sono le prime ad essere licenziate e le ultime che possono essere
impiegate. Anche se si pensa che le donne non sono impiegate, esse
fanno un sacco di lavoro per la salvaguardia dei familiari contro i
problemi della povertà.
Inoltre, le migrazioni forzate a causa
di guerre, distruzione ambientale, ragioni economiche, il commercio
delle donne è diventato un enorme mercato, e queste fanno una vita
insopportabile.
Razzismo, discriminazione di genere,
usurpazione dei diritti e situazione delle donne
Leggi razziste e discriminanti, che
sono state fissate dalla crisi economica, sono diventate una parte
della vita quotidiana e delle strutture sociali in Europa.
L'ostracismo verso i migranti ottiene una impronta ufficiale dalle
dichiarazioni razziste del governo. Cercano di emanare sempre più
leggi alienanti. Manifestazioni pubbliche contro gli stranieri, che
li ostracizzano, vengono considerate espressione di "diritti
democratici". Dopo 50 anni stanno ancora fingendo che la natura
problematica del problema dell’integrazione è la non conoscenza
della lingua e la differenza della cultura e della religione.
Vogliono solo mettere a tacere il fatto, che tutti i problemi sono
causati dalla loro incertezza sociale, economica e politica.
Sin dal passato il più efficace modo
di governare è stato il nazionalismo e il razzismo. Viene usato a
volte più a volte meno a vantaggio del dominio. Con il metodo del
divide et impera chi governa vuole confondere la massa e conservare
il potere per sé.
La crisi economica in Europa ha
aumentato il tasso di disoccupazione e l'inflazione. Nel gennaio 2OO9
quando gli effetti della crisi per la prima volta si sono appalesati
la disoccupazione negli (17) USA era all’8%. Nell’aprile 2014 è
salito fino al 12,2%. (Eurostat)
L'esito della crisi ha anche toccato la
situazione sociale. La riduzione delle sovvenzioni sociali ha causato
un divario profondo tra ricchi e poveri. L’aumento della povertà,
dei senza fissa dimora, della migrazione e della disoccupazione -
soprattutto dei giovani - sono alcune delle conseguenze.
Ma il peggio è che a causa della crisi
economica le persone sono spinte verso l’estrema destra. (con il
sostegno dei governi che separano la politica e la propaganda)
L’estrema destra denuncia le minoranze, gli immigrati e i musulmani
ed escogita azioni razziste. L'atteggiamento dei neo-nazisti contro
il popolo turco in Germania, l’aumento dell’islamofobia nei Paesi
Bassi, l'atteggiamento di separazione nei confronti dei Rom in
Francia, il crescente razzismo in Scandinavia e le politiche razziste
del partito Alba Dorata (XA) in Grecia sono solo alcuni esempi dei
crescenti movimenti di destra. Ma soprattutto nel recente passato i
partiti di estrema destra hanno guadagnato più potere e sono stati
eletti nel Parlamento; è una prova della situazione in Europa. Nel
sondaggio della Fondazione Friedrich-Ebert- in Germania il dato dei
populisti di destra era dell’8,2% nel 2010, ma è cresciuto al 9%
nel 2012. In particolare, nella parte orientale della Germania la
situazione è grave. La disoccupazione è più alta là e anche i
populisti di destra: dal 10,5% nel 2010, è salita al 16% nel 2012.
ln Francia, che è il secondo paese più
grande d'Europa, il populismo di destra è aumentato con la
disoccupazione nel 2012 fino al 10,3%. Come risultato di questo il
Partito del Fronte Nazionale (FN) sotto la guida di Marine Le Pen ha
ottenuto il 18% alle elezioni nel 2012. ln Austria i due partiti di
destra Libertà (FPÖ) e Confederazione Futuro (BZO) hanno ottenuto
il 28% dei voti alle ultime elezioni.
Nel 2010 il prof. Dr. Georg Kreis della
commissione per la discriminazione e il razzismo in Svizzera ha
commentato il razzismo crescente come segue: «Se tu sei un migrante
o nero di pelle e se non sei svizzero, stai sicuro di essere esposto
alla discriminazione e al razzismo. Le leggi sono insufficienti. La
sicurezza, per coloro che sono esposti al razzismo, non è prevista.
Quando il tuo cognome non è europeo non ottieni un lavoro o un
appartamento, anche ottenere un apprendistato è difficile. Di
conseguenza è difficile ottenere un cognome svizzero come migrante".
Come mostrano gli esempi elencati il
razzismo viene alimentato dai governi. Più il razzismo aumenta, più
la discriminazione sessuale si estende. Durante la seconda guerra
mondiale per esempio Hitler usava i prigionieri di guerra per la
manodopera che mancava in Germania, in modo che donne non fossero
necessarie per la produzione. Ha detto: "Quando gli uomini
tornano dalla guerra, le donne dovranno essere in buona salute per
continuare la razza ariana”.
Anche Mordechai Kedar, un agente dei
servizi segreti di lsraele, ordinò di "stuprare le madri e
mogli dei militari palestinesi", perché "questo sarà
l'unico metodo per fare arrendere Hamas". Allo stesso modo il
politico israeliano Ayelet Shaked ha detto in uno dei suoi discorsi,
che è bene uccidere donne palestinesi perché danno vita a "piccoli
serpenti".
Uno degli esempi recenti di cui siamo
testimoni ha avuto luogo a Serekaniya e Rojova: più di 1000 donne
non-musulmane sono state rapite e vendute allo sceicco arabo dall’ls.
L’IS ha usato alcune di loro come schiave sessuali, cercando di
convertirle o violentarle e torturarle se non obbediscono.
Sul campo di battaglia la concezione
delle forze di occupazione è di sottomettere le donne con lo stupro
e dall'altro lato vogliono interrompere la linea etnica degli
occupati. Il dolore delle donne cresce con il razzismo, la
discriminazione sessuale e di genere. E con radici straniere diventa
anche peggio.
Se si considera che oggi il 73% dei
rifugiati sono donne e bambini, è facile capire che le donne
rifugiate sono le più colpite da leggi razziste contro i rifugiati.
Ora le donne sono sotto l'egida del sistema capitalista, del dominio
maschile e sotto il comando della nazione.
Ad esempio, il numero di donne
rifugiate in fuga solo in Austria sono state dal 2007 al 2012 91mila.
Le 786,500 donne rifugiate che soggiornano in Germania rappresentano
il 18% del popolazione. Il 45% di loro sono da AB, l'altro 55% da
paesi come la Turchia, Bosnia-Erzegovina, Romania e Serbia. Nel
lavoro il 59% delle donne migranti lavorano con un sistema
soprattutto meno sicuro, senza assicurazione e più flessibile. Anche
così il 19% delle donne migranti della prima generazione ha ottenuto
un diploma di scuola superiore e il 18,6% di loro ha finito
l’università, ma i loro diplomi non sono riconosciuti e hanno lo
stesso status di studenti di scuola primaria. Il 12,5% delle donne
migranti vive al di sotto della soglia di povertà. La situazione
delle donne migranti è la stessa che in altri paesi d'Europa.
Le donne migranti partecipano alla
produzione
Le donne sono le prime ad essere
licenziate e sono l'ultima preferenza per le assunzioni, soprattutto
le donne migranti che formano la punta di lancia. Le donne, che sono
già manodopera a buon mercato, se sono straniere sono ancora
manodopera più economica. I capitalisti le usano come minaccia e
leva contro i nativi. Nel lavoro temporaneo (il lavoro in subappalto)
e nel sistema di lavoro flessibile sono le donne prevalentemente
immigrate che lavorano in condizioni sporche e difficili per meno
soldi e sicurezza. Secondo i dati dell’ILO (organizzazione
internazionale del lavoro) in Aprile 2013 il 22,2% dei 41,7 milioni
di lavoratori della Germania sono dipendenti a basso reddito. Ciò
significa che anche di quella parte dei lavoratori che è impegnato
nella produzione, 9 milioni 25 mila vivono in povertà. È facile
intuire che la maggior parte di loro sono donne migranti. ln Germania
il 73% delle donne migranti lavorano nelle pulizie, settore che viene
evitato dai nativi. Per esempio in Austria un operaio guadagna in
media 18.400 € al mese, ma le donne migranti sono sotto questo
livello, in particolare le donne turche. Soprattutto in tempi di
crisi, quando la disoccupazione cresce, quelli che lavorano di più
sono i più poveri.
Le condizioni di lavoro proibiscono
anche ai lavoratori di organizzarsi in sindacati. Perché le donne
migranti sono lacerate tra il paese in cui vivono e la patria.
Guadagnare per la propria patria, la differenza nella vita culturale
e sociale, la mancanza di comunicazione e i problemi che ne derivano,
la paura di perdere la propria cultura e le abitudini e la chiusura
che ne risulta è il motivo per cui i migranti non possono
integrarsi. Questa situazione causa anche diversi problemi
psicologici. ln Germania e Svizzera l'uso di farmaci antidepressivi è
aumentato tra le donne, in particolare tra le migranti.
Obbligando le donne migranti a lavorare
in condizioni pessime, questo sistema costringe anche le donne native
a lavorare per meno e con standard peggiori. Inconsapevolmente questo
provoca ostilità verso gli stranieri tra la classe operaia.
Così i capitalisti prendono due
piccioni con una fava; ottengono più produzione per meno salario
diffondendo lo sciovinismo, il razzismo e causando controversie tra i
lavoratori e dividendo la loro forza organizzata. Anche quando i
migranti vivono oltre 50 anni nel paese, come i migranti turchi
fanno, i governanti usano leggi separatiste per dividerli dai nativi.
Le donne migranti sono quelle che soffrono di più. Ad esempio, in
Germania, una donna migrante deve rimanere sposata per tre anni per
ottenere un permesso di residenza. Quindi, in questi tre anni è
esposta ad ogni tipo di violenza, e spesso paga anche con la sua
vita. Anche in Paesi noti per essere particolarmente democratici,
come la Svezia e la Norvegia, la violenza contro le donne è
aumentata fino al 10% negli ultimi cinque anni. Inoltre la
prostituzione, che impiega soprattutto migranti, è diventato un
importante settore commerciale.
Situazione delle donne nella classe
operaia
Gli abusi sulle donne mirano in realtà
all'assedio della classe, al loro assoggettamento, all’abolizione
dei diritti prima conquistati e a creare schiavi che obbediscono.
Ecco perché la lotta per l'emancipazione delle donne è al tempo
stesso una lotta per l'indipendenza del lavoro.
Le tecniche sviluppate dopo la seconda
guerra mondiale hanno avuto un effetto enorme sul mercato del lavoro,
hanno cambiato il sapere e il modo della produzione; la crisi del
1973 ha anche accelerato il cambiamento. A partire da quel momento il
sistema capitalista ha acquisito un cambiamento nella produzione,
noto come “politica neo-liberale". Dal 2008 le crisi
economiche sono avvenuti in tempi sempre più brevi e sono diventate
più corrosive per gli oppressi e la classe operaia. In nome delle
"sanzioni preventive" gli annientamenti e le offensive
hanno subito un aumento incredibile, così che i lavoratori oggi sono
come schiavi moderni.
Per evitare la recessione del profitto
capitalista il nuovo modello di produzione chiamato “sistema di
lavoro flessibile" accelera il processo di produzione e la
circolazione e taglia i costi di produzione al minimo, in modo che i
profitti aumentino al massimo. La manodopera delle donne è stata
inserita in questo per raggiungere questo obiettivo. Poiché la
manodopera femminile è a buon mercato rispetto agli uomini, inoltre
le donne saranno utilizzate come strumento per il periodo di
"insicurezza - insignificanza della manodopera", e ciò
darà la forma all'intero modello di produzione.
Il sistema della flessibilità del
lavoro rafforza la divisione di genere del lavoro
FWS finge che il lavoro domestico è
una "opportunità" per mantenere un equilibrio tra vita in
famiglia e lavoro, mentre mantiene i lavori domestici come dovere
delle donne agli occhi della società. Anche il salario delle donne
viene considerato come "stipendio extra" o "un dovere
per il bilancio della famiglia", così che la differenza tra le
retribuzioni può essere sostenuta nella società. Da un lato si
disconoscono gli sforzi delle donne in famiglia e d'altra parte viene
incoraggiata la produzione a basso costo della manodopera delle
donne. Così la classe operaia viene separa e non organizzata. Di
conseguenza le donne sono costrette a lavorare in lavori meno
retribuiti, senza possibilità per l'avanzamento e le prospettive
future. Inoltre che le donne debbano essere responsabili di problemi
familiari non viene messo in discussione. Dato che i lavori a casa
non vengono riconosciuti in conclusione anche gli sforzi al lavoro
vengono trascurati. Bloccate tra salari e sforzi non retribuiti le
donne sono disorganizzate e sono così costrette a sopportare il
disconoscimento dei loro sforzi.
Che principalmente le donne sono
rappresentate nel FWS viene diffuso nella società come una scelta
intenzionale libera. Ma non è la loro scelta quella di lavorare nel
FWS, perché gli uomini non si assumono la responsabilità dei lavori
domestici e in aggiunta non sono in grado di affrontare le tasse per
i pensionati, l’asilo nido e le scuole materne a causa della loro
privatizzazione.
Ad esempio, in una ricerca su 15 paesi
europei del 2002, il 23,6% degli uomini e il 7,6% delle donne
prendono parte alle FWS per essere in grado di studiare o partecipare
ad alcune attività. Ma per i lavori domestici e la cura di bambini e
anziani il 31,5% delle donne e solo il 4,2% degli uomini partecipano
al FWS. (Eurostat Rapporto sulle forze di lavoro, 2002) Nella stessa
indagine si mostra che il 12,8% delle donne e il 9% degli uomini è
d'accordo a lavorare part-time invece di essere disoccupati. In tutto
il mondo la responsabilità per la vita della famiglia conviene agli
uomini, così di fronte alla disoccupazione sono costretti a
sopportare il FWS.
Inoltre, in sede OCSE (Organizzazione
per la Cooperazione e lo Sviluppo) e paesi europei c'è anche un
altro motivo per cui le donne sono in FWS; con l’aumento dei
divorzi negli ultimi 40 anni anche le famiglie singole aumentano. ln
un nucleo familiare singolo una donna deve prendersi cura dei suoi
figli, e deve lavorare a tempo parziale. Questa situazione genera il
rischio di povertà soprattutto per i bambini.
ln aggiunta le donne scelgono tali
impieghi, perché è accettato come normale dalla società che le
donne lavorano part-time o hanno a che fare con lavoro non
retribuito.
Secondo il rapporto dell’OCED del
2010: nel 2009 il 37% sul 59,9% degli occupati donne nei paesi
europei (15) stanno lavorando in FWS. ln contrasto solo l’8,9% sul
71,9% degli uomini impiegati stanno lavorando in questo sistema di
lavoro. Nello stesso anno le donne scendono sotto il livello di
povertà in caso di lavoro a basso salario, pensione di invalidità,
malattia o disoccupazione. (Risoluzione del 2012)
[Tabella…]
Bibliografia: OCED (2010)
D'altra parte, l'elevato costo delle
cure dei bambini è considerata come uno dei principali motivi per le
donne nella preferenza per il lavoro part-time. Per esempio; come
determinato dall'OCSE, in Gran Bretagna i genitori dovrebbero
spendere il 13% del reddito familiare per la custodia dei bambini, ma
la spesa è nei fatti del 33%. Il 70% delle donne con bambini piccoli
che lavorano part hanno detto che "scelgono" di lavorare a
tempo parziale. Tuttavia, quasi tutte queste donne, il 93%,
lavoravano a tempo pieno prima della nascita del bambino e circa i
due terzi (63%) affermano che avrebbero il piacere di tornare a
lavorare a tempo pieno quando i bambini diventano maggiorenni.
(Risoluzione Fondazione 2012).
Mentre la Germania è diventata il
secondo paese dell'UE a 27 con il lavoro a tempo parziale più alto,
questo lavoro a tempo parziale è diventato la principale occupazione
per le donne. Il lavoro a tempo parziale precario arriva fino al
17,6% di tutti i lavori precari a tempo pieno e di questi l’83,7%
sono detenuti da donne (Bundesagentur für Arbeit, Agenzia per il
lavoro 2008). Mentre il 70% sono donne lavoratrici con bambini, il
19% dei lavoratori part-time sono lasciati senza scelta, se non
quella di lavorare a tempo parziale a causa di problemi di lingua,
riconoscimento dei titoli della formazione e di altre questioni
derivanti. (KORNER vd.2011.32)
Quando si osserva la Svizzera, un paese
europeo con uno dei più alti tassi di prosperità, anche non è un
membro dell'UE, anche qui ci troviamo di fronte alla stessa
situazione. Mentre il tasso di lavoro part-time (mezza giornata)
negli anni ‘70 era del 12%, questo numero secondo i dati del 2011 è
triplicato fino al 34%. Nell’occupazione il 52% di donne e il 78%
di uomini sono impegnati nel sistema di lavoro flessibile. Il lavoro
part-time, soprattutto occupato da migranti donne, è costituito
principalmente di lavoro nel settore dei servizi (pulizie, cameriera,
lavoro domestico, ecc.).
Tutti questi fatti indicano che il
sistema di lavoro flessibile non è una scelta volontaria delle
donne, ma un obbligo. Stando così le cose, le donne, come riserva e
manodopera a basso costo, sono le prime a subire la disoccupazione e
la povertà. Nella sola Svizzera, 96.600 su un totale di 196.200
disoccupati sono donne.
Anche se in tutti i paesi europei
esistono leggi sulla "parità di retribuzione a parità di
lavoro”, è una realtà chiara che queste leggi rimangono solo
sulla carta. Per esempio, le donne in Austria e Germania guadagnano
il 25% in meno degli uomini a parità di lavoro. (Aldashev 2008. 3).
Il governo austriaco sta tentando di
evitare le pensioni per invalidi, di limitare fondi per l’istruzione,
la disoccupazione, e la durata di questi fondi attraverso
l'attuazione di nuove leggi. In questo, il congelamento dei salari,
l'aumento degli affitti e del prezzo degli alimenti che diminuiscono
il potere d'acquisto, portano all'impoverimento della classe operaia
e degli oppressi in generale ma soprattutto delle donne e soprattutto
quelle che vivono da sole.
Il lavoro domestico, soprattutto fatto
dalla maggior parte delle donne migranti in Svizzera, dove la maggior
parte dei lavoratori sono impiegati come "lavoratori illegali"
comporta un elevato sfruttamento in questo settore di lavoro, come
anche nel resto del mondo.
Il lavoro domestico definito anche come
"Lavoro schiavistico del 21° secolo" continua ad essere in
agenda mantenendo il suo posto nei rapporti di produzione come uno
dei luoghi di lavoro dove il lavoro delle donne viene abusato come il
più economico nelle condizioni peggiori. L’esposizione alle
intense relazioni di sfruttamento, non solo articola la forza lavoro
femminile in funzione del capitale ma allo stesso tempo garantisce
anche la riproduzione dei ruoli sociali di genere. In conclusione il
capitalismo usurpa tutti i diritti sociali ottenuti con le lotte uno
per uno e privatizza i servizi sociali. ln questo caso, per i
lavoratori, l’alto costo finanziario per la cura di bambini,
disabili, assistenza di malati e anziani viene pagato dalle donne.
Nella piena spontaneità questi bisogni senza contropartita sono
forniti dalle donne a casa o da lavoratrici domestiche a basso costo
senza alcun contratto, assicurazione, diritti sindacali, o di
sicurezza per quanto riguarda il loro futuro. Nel settore del lavoro
domestico che è considerato lavoro flessibile, sono impiegate 53
milioni di donne.
Ciò che è più doloroso è che, a
seguito della alienazione del proprio lavoro, dato che non tengono in
considerazione il lavoro che fanno, alla domanda se stanno lavorando
o no, solo un piccolo numero di donne afferma di essere lavoratrice
domestica o lo accettano.
I risultati derivanti da questa
situazione sono peggiori per le donne che sono lavoratrici in casa
propria. Secondo una ricerca condotta dall’ILO su 6mila madri: le
ore settimanali passate a fare la spesa, pulire, cucinare, lavare i
piatti, portare i bambini a scuola e riprenderli e altre attività
sono 94 ore. ln questo caso, una donna, con lavoro non pagato,
dovrebbe guadagnare un salario minimo annuale di € 85.000.
Il nostro orientamento e
organizzazione
Anche se è solo la parte visibile
dell'iceberg, i dati statistici sono sufficienti già per spiegare la
situazione attuale delle donne nel mondo. Quindi, al fine di cambiare
la posizione sociale delle donne, è una necessità quella di
lasciare le case, partecipare alla vita sociale e diventare un potere
organizzato a tutti i livelli della vita. Allo stesso modo, è
inevitabile organizzarsi, con coscienza di classe, nelle
organizzazioni sindacali contro la disuguaglianza, l'ingiustizia, la
svalutazione del lavoro delle donne, risultato di politiche
discriminatorie di genere nei settori della produzione e nella
società. Comunque è un fatto che la situazione delle organizzazioni
delle donne è debole in Europa dove la base per l'alienazione delle
donne e del loro lavoro è elevata. Questa situazione comporta che la
lotta delle donne lavoratrici si indebolisce e diventa invisibile
all'interno della lotta, debole in generale, della classe operaia
contro gli attacchi alla classe.
Nonostante la buona posizione
organizzata dei lavoratori migranti e anche delle donne lavoratrici
migranti all'interno dell'Unione Europea fino agli inizi degli anni
'90, da metà di questi stessi anni ha avuto inizio un forte declino.
Una serie di chiusure o forti ridimensionamenti di fabbriche, i
deflussi di massa e la sfiducia verso i sindacati hanno causato il
declino del numero di membri delle organizzazioni dei lavoratori.
In termini di lavoratori migranti, la
crescente disoccupazione, i problemi derivanti dallo sviluppo
economico, politico e sociale sono più impattanti sui migranti e in
particolare sulle donne migranti che sono state costrette ad uscire
dai settori della produzione e tornare di nuovo a casa. E con
l’impatto nella cultura sociale che si è formata non c'è stata
seria opposizione dal punto di vista delle donne lavoratrici contro
questa situazione. Perché "le donne avevano abbastanza lavoro
da fare in casa"! già.
I nuovi regolamenti proposti negli anni
2000 per le aree di produzione attraverso le politiche neoliberali
erano tesi ad asservire completamente i lavoratori e ad usurpare il
diritto di organizzazione. D’altro lato, le fabbriche sono state
trasformate in luoghi di lavoro più piccoli e le fabbriche più
grandi come dove prima decine di migliaia di lavoratori lavoravano su
3-5 linee sono diminuite notevolmente. In particolare una parte
considerevole del lavoro in cui le donne migranti sono impiegate è
precaria, flessibile, e diminuisce così il numero di donne in
generale, e in particolare le donne migranti nelle organizzazioni del
lavoro. Perciò consentire alle donne, specialmente le donne
migranti, di diventare una forza organizzata all'interno
del’organizzazione del lavoro, contro l'alienazione della nostra
fatica, per l'emersione del valore del lavoro delle donne e affinché
le donne abbiano la piena titolarità del loro lavoro nei luoghi di
lavoro, è la strategia del nostro lavoro e del nostro orientamento.
D'altra parte, come organizzazione
delle donne antifascista e anticapitalista, creare un’ondata contro
il razzismo in aumento in Europa dovrebbe essere parte del nostro
orientamento. Siamo obbligate a fare questo per tre motivi. In primo
luogo, come organizzazione di donne è un obbligo portare avanti
anche la lotta contro il razzismo, mentre siamo in lotta contro la
discriminazione di genere, che è alimentata dal razzismo all'interno
della formazione sociale.
In secondo luogo, nell'Unione europea
di oggi, il discorso principale dei partiti razzisti e fascisti
all'interno dell’Unione europea è costituito da linee
anti-migranti. Partiti razzisti e fascisti si stanno rafforzando
attraverso questo percorso e stanno aumentando continuamente i loro
voti. La Legge sugli stranieri, i discorsi discriminatori e i
manierismi da parte dei funzionari del governo sono alienanti e
stranianti per i migranti esponendoli così ad attacchi. I gruppi
fascisti-razzisti che approfittano di questa situazione stanno
attaccando migranti, dando fuoco alle loro case, ai loro posti di
lavoro e uccidendo. La presa di posizione delle autorità del governo
e della polizia contro questi attacchi sono tutt'altro che dissuasivi
o di prevenzione. Lo scandalo NSU in Germania seguito dal processo
farsa sono esempi concreti di questo. In questo senso, è una
necessità e un obbligo come organizzazione di donne migranti far
crescere la lotta contro il razzismo dal punto di vista delle donne.
In terzo luogo, far crescere la rete di
lotta delle donne proletarie come una parte della classe operaia in
lotta contro le politiche razziste che costituiscono il terreno delle
politiche del "divide et impera" dei padroni del capitale,
fa parte dei temi strategici del nostro orientamento. Così, quando
interiorizziamo l'importanza di questa strategia, saremo state capaci
di formare un'onda contro le divisioni nazionali, razziali,
culturali, etniche e religiose e un indebolimento delle forze
organizzate della classe operaia da parte della borghesia.
A fronte di questi fatti, la campagna
che abbiamo lanciato e tenuto per due anni sulla situazione delle
lavoratrici nella classe operaia e sul lavoro delle donne, è stata
significativa. Noi siamo fiduciose che entro questa campagna siamo
state in grado di fornire un salto di coscienza nella nostra base sul
fatto "perché il lavoro delle donne è considerato a buon
mercato e di riserva, come il lavoro delle donne viene usurpato e
svalutato, la relazione del capitalismo con questo, le questioni
delle donne che diventano una forza organizzata, l'importanza di
assumere un ruolo attivo nel lavoro sindacale e su molte questioni
simili. Dobbiamo essere in grado di portare questo salto in
dimensioni più avanzate in questo Congresso.
Per questo motivo le
discussioni si basano sul documento di progetto politico intitolato
'LE DONNE PROLETARIE COSTRUISCONO LA RESISTENZA CONTRO L’ATTACC
IMPERIALISTA’, che determinerà il nostro orientamento per il
lavoro dei prossimi due anni. Le discussioni e le decisioni
appropriate prese qui si ci permetteranno di essere sensibili alle
nostre problematiche attuali e porteremo avanti i nostri due anni di
lavoro.
Accanto a questo dobbiamo raggiungere
le donne che lavorano con la nostra discussione e organizzazione del
lavoro per le lavoratrici nei settori della produzione, della
pulizia, le donne lavoratrici domestiche, le "casalinghe"
che svolgono il lavoro invisibile. Dato che la vita cattura tutti
settori della vita umana, siamo obbligate a rafforzare e far
progredire il nostro lavoro organizzativo per portando i problemi nei
nostri luoghi di lavoro, ai nostri vicini, per il nostro quartiere,
case della comunità, a visite sociali e nelle strade.
Quando guardiamo alla storia
dell'umanità, nonostante tutti gli attacchi delle potenze dominanti,
sono stati conquistati sviluppi sociali, i diritti e le libertà
democratiche a seguito della lotta di classe cosciente organizzata.
Pertanto, la decisione corretta che prenderemo alla luce di quanto
discuteremo nel nostro 13° Congresso e con la fiducia che noi
cresceremo, rafforzeremo la nostra organizzazione derivante grazie al
lavoro collettivo. Cresciamo e avanziamo con la nostra forza comune,
assumendoci i nostri compiti con più cura.
3 gennaio 2015
Yeni Kad 12° Term
CB
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