25/02/15

Intervento del MFPR al congresso dell donne turche di "Donna Nuova" a Francoforte e documento congressuale YENI KADIN

Come Movimento femminista proletario rivoluzionario Italia vogliamo ringraziarvi per l’invito a questo congresso in cui portiamo con gioia il saluto delle donne lavoratrici, precarie, disoccupate, giovani che nel nostro paese lottano, organizzate con noi.

In questo sistema capitalistico i governi, sia in Europa che nel mondo, scagliano attacchi sempre più reazionari verso le masse popolari che si accentuano soprattutto nella crisi; per la maggioranza delle donne i peggioramenti alle condizioni di vita e di lavoro si legano sempre ad un aumento dell’oppressione, nei posti di lavoro, nella vita in generale, in famiglia, con incremento della violenza sessuale fino ai femminicidi.
Ma vediamo come nel mondo, seppur in diverse forme, le masse popolari si ribellano, tante donne, compagne, proletarie lottano, sfidando con coraggio e determinazione la pesante repressione degli Stati, dalle donne di Gaza/Palestina che resistono ai feroci attacchi dello Stato nazisionista di Israele alle donne in lotta nelle cittadelle imperialiste verso cui la repressione poliziesca di Stato assume anche odiosi aspetti sessisti e maschilisti.
Ma dalle donne combattenti Curde a Rojava e Kobane alle donne combattenti nella guerra popolare in India abbiamo oggi un esempio luminoso della doppia/tripla lotta che le donne mettono in campo ribellandosi ad un sistema che fa della doppia/tripla oppressione delle donne una sua base.
Nel nostro paese il fronte di lotta principale del Movimento femminista proletario rivoluzionario sono la condizione di vita e di lavoro delle donne proletarie. Diverse lotte abbiamo fatto e guidato negli anni, tutte inserite nel quadro dell’attacco complessivo che governi sempre più reazionari, padroni e Stato sferrano contro le donne, in quello che noi chiamiamo moderno fascismo e moderno medioevo che avanzano.
Le lotte con le lavoratrici (l’Italia è uno dei paesi europei con un tasso di occupazione femminile tra i più bassi (46,6%)), le inchieste tra le operaie in alcune grandi fabbriche come la Fiat, le iniziative contro la violenza sessuale e i femminicidi in costante aumento, vera e propria guerra di bassa intensità contro le donne, le mobilitazioni contro l’attacco al diritto di aborto, e le campagne ideologiche sulla “sacra famiglia” delle Istituzioni fiancheggiate attivamente dalla Chiesa cattolica, sono alcune delle battaglie che ci vede maggiormente impegnate.
Tutte queste lotte hanno portato, tappa dopo tappa, alla costruzione dello Sciopero delle donne, il 25 novembre 2013, giornata internazionale contro la violenza sulle donne, un vero e proprio evento storico nel nostro paese.
Uno sciopero di avanguardia, non solo sindacale, perché partendo dalle condizioni delle lavoratrici, dall'attacco ai loro diritti e dalla questione dei femminicidi e della violenza sessuale, faccia moderna dell’imperialismo, si è allargato a tutti gli aspetti di oppressione della maggioranza delle donne, dall’ambito sociale, a quello ideologico, familiare, sessuale; mettendo al centro l’intreccio della questione di classe con la questione di genere.
Uno sciopero che ha visto l'adesione di piu’ di 20.000 donne, tra operaie, lavoratrici, precarie, disoccupate, migranti, studentesse e che abbiamo definito una scintilla che ha illuminato il sentiero di lotta delle donne, delle proletarie che non hanno nulla da perdere in questo sistema capitalistico se non le doppie catene dell’oppressione e che devono essere protagoniste nella lotta rivoluzionaria per rovesciare questo sistema.
Uno sciopero che è stata anche una battaglia pratica e teorica verso le realtà sindacali o femministe borghesi e piccolo borghesi filo-istituzionali con la loro linea di boicottare o deviare lo sciopero su una via riformista e in una logica della delega delle donne al governo.
Traendo un bilancio dall'esperienza, nel nuovo anno di lotta riteniamo necessario lavorare perchè la linea/concezione/lotta rivoluzionaria che si è concretizzata nello Sciopero delle donne, si estenda e si consolidi. Importante in questa fase è la battaglia teorica al servizio della pratica, su questo abbiamo fatto anche degli opuscoli, di cui ne abbiamo portato qui alcuni.
In queste lotte, battaglie, le compagne del Mfpr e in particolare le donne proletarie mentre sono in prima fila nell’organizzazione di esse trasformano il loro modo di pensare, agire e anche di vivere avanzando nell’assumere un ruolo di direzione in tutti i campi, nel movimento sindacale, nel movimento delle donne e nella lotta generale per la trasformazione rivoluzionaria del nostro paese… una parola d’ordine dice “scatenare la ribellione delle donne come forza poderosa della rivoluzione”
In questo senso le parole che compongono la nostra sigla hanno ognuna un significato specifico. Diciamo femminismo perché facciamo nostra tutta la ribellione delle donne che lottano e vengono attaccate, represse, criminalizzate dal sistema borghese, per valorizzare il protagonismo spontaneo delle donne, il loro ruolo e radicalità nella lotta contro doppio sfruttamento e oppressione; diciamo femminismo proletario come espressione della maggioranza delle donne che sono le proletarie, lavoratrici, precarie…, che si contrappone in maniera irriducibile e lotta contro il femminismo borghese e piccolo borghese che nella sostanza vuole “abbellire” il dominio della borghesia accontentandosi di qualche privilegio o riforma ma sempre per le donne della propria classe; diciamo femminismo proletario rivoluzionario perché dall’insieme di tutti i vari aspetti di oppressione, violenza contro le donne emerge tutta la violenza “sistemica” di questa società che deve essere rovesciata, e perchè le donne siano il cuore impetuoso di una rivoluzione che vada in fondo, una rivoluzione nella rivoluzione che trasformi il cielo e la terra.

Nelle lotte che portiamo avanti siamo saldamente legate con le donne che lottano nei paesi oppressi. Guardare a tali esperienze non può che arricchirci e rafforzarci nella solidarietà internazionale, come voi stesse avete scritto nell’invito per questo congresso.
In questo senso abbiamo fatto delle iniziative di solidarietà concreta verso le donne Curde come andare all’ambasciata Turca a Roma con un grande striscione il 25 novembre 2014, sfidando la polizia, e da anni abbiamo posto un “ ponte” con le tante donne che lottano nella guerra popolare in India, vero e proprio cuore pulsante della rivoluzione nella rivoluzione in questa guerra di popolo.
L’Mfpr per rafforzare questo ponte parteciperà alla delegazione internazionale che si recherà in India contro l'operazione Green Hunt, genocida del popolo indiano ad opera del governo fascista Modi.

Il cammino di noi donne proletarie contro lo sfruttamento e l’oppressione di questo sistema non è certamente facile ma è sicuramente entusiasmante perché l’obiettivo è luminoso: “tutta la nostra vita deve cambiare!”

Movimento femminista proletario rivoluzionario Italia


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13° DOCUMENTO DI PROSPETTIVA POLITICA DI DONNA NUOVA
LE DONNE PROLETARIE COSTRUISCONO LA RESISTENZA CONTRO L’ATTACCO IMPERIALISTA!

L'assalto politico, economico e ideologico del sistema imperialista continua a guidare il declino dei popoli sfruttati e oppressi in tutto il mondo. In opposizione ad esso sorge dietro barricate, per le strade, nelle università e le fabbriche la resistenza dei popoli sfruttati e oppressi contro le guerre di redistribuzione degli imperialisti.
La lotta contro la disoccupazione crescente, la sottrazione dei diritti sociali e il razzismo delle classi proletarie e oppresse in Europa ... Lo spirito del movimento Gezi in Turchia ha avviato un processo di lotta che incide tutte le sfere della vita ... La resistenza gloriosa contro l'obiettivo imperialista di ridisegnare il Medio Oriente per i propri profitti ... migliora la speranza. Forse la resistenza delle masse non si sta sviluppando alla stessa velocità in tutto il mondo, ma di sicuro si tratta di un presagio per i giorni luminosi.

Dal punto di vista delle donne che comprendono il livello più basso degli sfruttati e oppressi; anche quando la personalità silenziosa e passiva imposta dal sistema alle donne non viene combattuta in tutto il mondo nella stessa estensione, tuttavia questo silenzio viene rotto passo dopo passo. Il ruolo di guida delle donne durante gli scioperi in Europa, sulle barricate del movimento di Gezi in Turchia e durante la resistenza in Rojava e Kobanè migliora la nostra speranza.

Come donne migranti provenienti dalla Turchia che vivono in Europa, lottare e costruire uno scudo contro gli abusi imperialisti è uno dei compiti più importanti.

Ecco perché l'ordine del giorno del nostro 12° Congresso “Attacchi contro la classe operaia in Europa; La situazione e i doveri delle donne della classe operaia" e la conseguente la campagna per i due anni seguenti "Lavoro delle donne e rapporto del lavoro delle donne con il capitalismo" mantiene la sua validità. L'esperienza che abbiamo ottenuto da questo lavoro in questi due anni ha aumentato la nostra capacità di migliorare e far progredire la lotta contro gli attacchi imperialisti.
Perché sappiamo che questa esperienza sostiene il nostro impegno contro i crescenti effetti dell’attacco imperialista, contro la disuguaglianza e l'usurpazione dei diritti causati dalla discriminazione di genere. Questa esperienza creerà anche molte possibilità e sposterà la resistenza della classe operaia in avanti. La cosa più importante è che non potremo assumere il ruolo nella lotta di classe come si dovrebbe, se non siamo consapevoli della disuguaglianza che sperimentiamo solo perché siamo donne, se non mettiamo in discussione l'ingiustizia e il crescente sfruttamento da parte del regime. Come donne dobbiamo essere consapevoli del nostro ruolo sociale in questo sistema e come esso ci costringe a servire i suoi benefici. Questo è il motivo per cui abbiamo scelto "Le donne proletarie costruiscono la resistenza contro l’attacco imperialista" come soggetto per il nostro documento della nostra prospettiva politica del 13 ° Congresso.

Aggressione imperialista, crisi e riflessi sulle donne
Da una parte milioni di persone vengono uccise dalle guerre imperialiste, che mirano a ridisegnare il Medio Oriente per i propri profitti e dall’altro lato le donne sono esposte a più livelli di violenza. Mentre la guerra è sempre più profitto per i dominatori, per gli sfruttati e oppressi vuol dire epidemie, migrazioni forzate, povertà, distruzione, miseria, morte e lacrime. Ma per le donne significa anche molestie sessuali e lo stupro, in aggiunta alle nascite dei bambini non voluti che causano traumi permanenti. Nonostante tutto le donne sono state caricate del compito di raccogliere il lutto, i sopravvissuti, per soddisfare le loro esigenze nonostante la povertà e di riconquistare il potere per continuare a vivere. Gli avvenimenti in Medio Oriente, avvenuti nella seconda parte del 2014, sono gli esempi più recenti di questo. Sappiamo che gli avvenimenti in lraq, Afghanistan, nella ex Jugoslavia e in tutte le altre guerre sono non diversi da quello che si sperimenta oggi in Medio Oriente. Mentre le guerre aumentano il militarismo e il razzismo, aumenta anche la violenza e gli attacchi contro le donne.
Inoltre, dal 2008 la classe operaia e gli oppressi soffrono la crisi economica in dosaggi variabili, conseguenza dell'esistenza del sistema imperialista. I diritti politici, sociali ed economici, che i lavoratori e i proletari avevano conquistato con diverse lotte, sono stati sovvertiti da tale crisi. Inoltre i pesi della crisi sono stati scaricati sulle spalle dei lavoratori. A parte i problemi di miseria che le donne sentono più intensamente, le donne vengono usate come manodopera a basso costo senza sicurezza e prospettiva. E in momenti come questi esse sono le prime ad essere licenziate e le ultime che possono essere impiegate. Anche se si pensa che le donne non sono impiegate, esse fanno un sacco di lavoro per la salvaguardia dei familiari contro i problemi della povertà.
Inoltre, le migrazioni forzate a causa di guerre, distruzione ambientale, ragioni economiche, il commercio delle donne è diventato un enorme mercato, e queste fanno una vita insopportabile.

Razzismo, discriminazione di genere, usurpazione dei diritti e situazione delle donne
Leggi razziste e discriminanti, che sono state fissate dalla crisi economica, sono diventate una parte della vita quotidiana e delle strutture sociali in Europa. L'ostracismo verso i migranti ottiene una impronta ufficiale dalle dichiarazioni razziste del governo. Cercano di emanare sempre più leggi alienanti. Manifestazioni pubbliche contro gli stranieri, che li ostracizzano, vengono considerate espressione di "diritti democratici". Dopo 50 anni stanno ancora fingendo che la natura problematica del problema dell’integrazione è la non conoscenza della lingua e la differenza della cultura e della religione. Vogliono solo mettere a tacere il fatto, che tutti i problemi sono causati dalla loro incertezza sociale, economica e politica.
Sin dal passato il più efficace modo di governare è stato il nazionalismo e il razzismo. Viene usato a volte più a volte meno a vantaggio del dominio. Con il metodo del divide et impera chi governa vuole confondere la massa e conservare il potere per sé.
La crisi economica in Europa ha aumentato il tasso di disoccupazione e l'inflazione. Nel gennaio 2OO9 quando gli effetti della crisi per la prima volta si sono appalesati la disoccupazione negli (17) USA era all’8%. Nell’aprile 2014 è salito fino al 12,2%. (Eurostat)
L'esito della crisi ha anche toccato la situazione sociale. La riduzione delle sovvenzioni sociali ha causato un divario profondo tra ricchi e poveri. L’aumento della povertà, dei senza fissa dimora, della migrazione e della disoccupazione - soprattutto dei giovani - sono alcune delle conseguenze.
Ma il peggio è che a causa della crisi economica le persone sono spinte verso l’estrema destra. (con il sostegno dei governi che separano la politica e la propaganda) L’estrema destra denuncia le minoranze, gli immigrati e i musulmani ed escogita azioni razziste. L'atteggiamento dei neo-nazisti contro il popolo turco in Germania, l’aumento dell’islamofobia nei Paesi Bassi, l'atteggiamento di separazione nei confronti dei Rom in Francia, il crescente razzismo in Scandinavia e le politiche razziste del partito Alba Dorata (XA) in Grecia sono solo alcuni esempi dei crescenti movimenti di destra. Ma soprattutto nel recente passato i partiti di estrema destra hanno guadagnato più potere e sono stati eletti nel Parlamento; è una prova della situazione in Europa. Nel sondaggio della Fondazione Friedrich-Ebert- in Germania il dato dei populisti di destra era dell’8,2% nel 2010, ma è cresciuto al 9% nel 2012. In particolare, nella parte orientale della Germania la situazione è grave. La disoccupazione è più alta là e anche i populisti di destra: dal 10,5% nel 2010, è salita al 16% nel 2012.
ln Francia, che è il secondo paese più grande d'Europa, il populismo di destra è aumentato con la disoccupazione nel 2012 fino al 10,3%. Come risultato di questo il Partito del Fronte Nazionale (FN) sotto la guida di Marine Le Pen ha ottenuto il 18% alle elezioni nel 2012. ln Austria i due partiti di destra Libertà (FPÖ) e Confederazione Futuro (BZO) hanno ottenuto il 28% dei voti alle ultime elezioni.
Nel 2010 il prof. Dr. Georg Kreis della commissione per la discriminazione e il razzismo in Svizzera ha commentato il razzismo crescente come segue: «Se tu sei un migrante o nero di pelle e se non sei svizzero, stai sicuro di essere esposto alla discriminazione e al razzismo. Le leggi sono insufficienti. La sicurezza, per coloro che sono esposti al razzismo, non è prevista. Quando il tuo cognome non è europeo non ottieni un lavoro o un appartamento, anche ottenere un apprendistato è difficile. Di conseguenza è difficile ottenere un cognome svizzero come migrante".
Come mostrano gli esempi elencati il razzismo viene alimentato dai governi. Più il razzismo aumenta, più la discriminazione sessuale si estende. Durante la seconda guerra mondiale per esempio Hitler usava i prigionieri di guerra per la manodopera che mancava in Germania, in modo che donne non fossero necessarie per la produzione. Ha detto: "Quando gli uomini tornano dalla guerra, le donne dovranno essere in buona salute per continuare la razza ariana”.
Anche Mordechai Kedar, un agente dei servizi segreti di lsraele, ordinò di "stuprare le madri e mogli dei militari palestinesi", perché "questo sarà l'unico metodo per fare arrendere Hamas". Allo stesso modo il politico israeliano Ayelet Shaked ha detto in uno dei suoi discorsi, che è bene uccidere donne palestinesi perché danno vita a "piccoli serpenti".
Uno degli esempi recenti di cui siamo testimoni ha avuto luogo a Serekaniya e Rojova: più di 1000 donne non-musulmane sono state rapite e vendute allo sceicco arabo dall’ls. L’IS ha usato alcune di loro come schiave sessuali, cercando di convertirle o violentarle e torturarle se non obbediscono.
Sul campo di battaglia la concezione delle forze di occupazione è di sottomettere le donne con lo stupro e dall'altro lato vogliono interrompere la linea etnica degli occupati. Il dolore delle donne cresce con il razzismo, la discriminazione sessuale e di genere. E con radici straniere diventa anche peggio.
Se si considera che oggi il 73% dei rifugiati sono donne e bambini, è facile capire che le donne rifugiate sono le più colpite da leggi razziste contro i rifugiati. Ora le donne sono sotto l'egida del sistema capitalista, del dominio maschile e sotto il comando della nazione.
Ad esempio, il numero di donne rifugiate in fuga solo in Austria sono state dal 2007 al 2012 91mila. Le 786,500 donne rifugiate che soggiornano in Germania rappresentano il 18% del popolazione. Il 45% di loro sono da AB, l'altro 55% da paesi come la Turchia, Bosnia-Erzegovina, Romania e Serbia. Nel lavoro il 59% delle donne migranti lavorano con un sistema soprattutto meno sicuro, senza assicurazione e più flessibile. Anche così il 19% delle donne migranti della prima generazione ha ottenuto un diploma di scuola superiore e il 18,6% di loro ha finito l’università, ma i loro diplomi non sono riconosciuti e hanno lo stesso status di studenti di scuola primaria. Il 12,5% delle donne migranti vive al di sotto della soglia di povertà. La situazione delle donne migranti è la stessa che in altri paesi d'Europa.

Le donne migranti partecipano alla produzione
Le donne sono le prime ad essere licenziate e sono l'ultima preferenza per le assunzioni, soprattutto le donne migranti che formano la punta di lancia. Le donne, che sono già manodopera a buon mercato, se sono straniere sono ancora manodopera più economica. I capitalisti le usano come minaccia e leva contro i nativi. Nel lavoro temporaneo (il lavoro in subappalto) e nel sistema di lavoro flessibile sono le donne prevalentemente immigrate che lavorano in condizioni sporche e difficili per meno soldi e sicurezza. Secondo i dati dell’ILO (organizzazione internazionale del lavoro) in Aprile 2013 il 22,2% dei 41,7 milioni di lavoratori della Germania sono dipendenti a basso reddito. Ciò significa che anche di quella parte dei lavoratori che è impegnato nella produzione, 9 milioni 25 mila vivono in povertà. È facile intuire che la maggior parte di loro sono donne migranti. ln Germania il 73% delle donne migranti lavorano nelle pulizie, settore che viene evitato dai nativi. Per esempio in Austria un operaio guadagna in media 18.400 € al mese, ma le donne migranti sono sotto questo livello, in particolare le donne turche. Soprattutto in tempi di crisi, quando la disoccupazione cresce, quelli che lavorano di più sono i più poveri.
Le condizioni di lavoro proibiscono anche ai lavoratori di organizzarsi in sindacati. Perché le donne migranti sono lacerate tra il paese in cui vivono e la patria. Guadagnare per la propria patria, la differenza nella vita culturale e sociale, la mancanza di comunicazione e i problemi che ne derivano, la paura di perdere la propria cultura e le abitudini e la chiusura che ne risulta è il motivo per cui i migranti non possono integrarsi. Questa situazione causa anche diversi problemi psicologici. ln Germania e Svizzera l'uso di farmaci antidepressivi è aumentato tra le donne, in particolare tra le migranti.
Obbligando le donne migranti a lavorare in condizioni pessime, questo sistema costringe anche le donne native a lavorare per meno e con standard peggiori. Inconsapevolmente questo provoca ostilità verso gli stranieri tra la classe operaia.
Così i capitalisti prendono due piccioni con una fava; ottengono più produzione per meno salario diffondendo lo sciovinismo, il razzismo e causando controversie tra i lavoratori e dividendo la loro forza organizzata. Anche quando i migranti vivono oltre 50 anni nel paese, come i migranti turchi fanno, i governanti usano leggi separatiste per dividerli dai nativi. Le donne migranti sono quelle che soffrono di più. Ad esempio, in Germania, una donna migrante deve rimanere sposata per tre anni per ottenere un permesso di residenza. Quindi, in questi tre anni è esposta ad ogni tipo di violenza, e spesso paga anche con la sua vita. Anche in Paesi noti per essere particolarmente democratici, come la Svezia e la Norvegia, la violenza contro le donne è aumentata fino al 10% negli ultimi cinque anni. Inoltre la prostituzione, che impiega soprattutto migranti, è diventato un importante settore commerciale.

Situazione delle donne nella classe operaia
Gli abusi sulle donne mirano in realtà all'assedio della classe, al loro assoggettamento, all’abolizione dei diritti prima conquistati e a creare schiavi che obbediscono. Ecco perché la lotta per l'emancipazione delle donne è al tempo stesso una lotta per l'indipendenza del lavoro.
Le tecniche sviluppate dopo la seconda guerra mondiale hanno avuto un effetto enorme sul mercato del lavoro, hanno cambiato il sapere e il modo della produzione; la crisi del 1973 ha anche accelerato il cambiamento. A partire da quel momento il sistema capitalista ha acquisito un cambiamento nella produzione, noto come “politica neo-liberale". Dal 2008 le crisi economiche sono avvenuti in tempi sempre più brevi e sono diventate più corrosive per gli oppressi e la classe operaia. In nome delle "sanzioni preventive" gli annientamenti e le offensive hanno subito un aumento incredibile, così che i lavoratori oggi sono come schiavi moderni.
Per evitare la recessione del profitto capitalista il nuovo modello di produzione chiamato “sistema di lavoro flessibile" accelera il processo di produzione e la circolazione e taglia i costi di produzione al minimo, in modo che i profitti aumentino al massimo. La manodopera delle donne è stata inserita in questo per raggiungere questo obiettivo. Poiché la manodopera femminile è a buon mercato rispetto agli uomini, inoltre le donne saranno utilizzate come strumento per il periodo di "insicurezza - insignificanza della manodopera", e ciò darà la forma all'intero modello di produzione.

Il sistema della flessibilità del lavoro rafforza la divisione di genere del lavoro
FWS finge che il lavoro domestico è una "opportunità" per mantenere un equilibrio tra vita in famiglia e lavoro, mentre mantiene i lavori domestici come dovere delle donne agli occhi della società. Anche il salario delle donne viene considerato come "stipendio extra" o "un dovere per il bilancio della famiglia", così che la differenza tra le retribuzioni può essere sostenuta nella società. Da un lato si disconoscono gli sforzi delle donne in famiglia e d'altra parte viene incoraggiata la produzione a basso costo della manodopera delle donne. Così la classe operaia viene separa e non organizzata. Di conseguenza le donne sono costrette a lavorare in lavori meno retribuiti, senza possibilità per l'avanzamento e le prospettive future. Inoltre che le donne debbano essere responsabili di problemi familiari non viene messo in discussione. Dato che i lavori a casa non vengono riconosciuti in conclusione anche gli sforzi al lavoro vengono trascurati. Bloccate tra salari e sforzi non retribuiti le donne sono disorganizzate e sono così costrette a sopportare il disconoscimento dei loro sforzi.
Che principalmente le donne sono rappresentate nel FWS viene diffuso nella società come una scelta intenzionale libera. Ma non è la loro scelta quella di lavorare nel FWS, perché gli uomini non si assumono la responsabilità dei lavori domestici e in aggiunta non sono in grado di affrontare le tasse per i pensionati, l’asilo nido e le scuole materne a causa della loro privatizzazione.
Ad esempio, in una ricerca su 15 paesi europei del 2002, il 23,6% degli uomini e il 7,6% delle donne prendono parte alle FWS per essere in grado di studiare o partecipare ad alcune attività. Ma per i lavori domestici e la cura di bambini e anziani il 31,5% delle donne e solo il 4,2% degli uomini partecipano al FWS. (Eurostat Rapporto sulle forze di lavoro, 2002) Nella stessa indagine si mostra che il 12,8% delle donne e il 9% degli uomini è d'accordo a lavorare part-time invece di essere disoccupati. In tutto il mondo la responsabilità per la vita della famiglia conviene agli uomini, così di fronte alla disoccupazione sono costretti a sopportare il FWS.
Inoltre, in sede OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo) e paesi europei c'è anche un altro motivo per cui le donne sono in FWS; con l’aumento dei divorzi negli ultimi 40 anni anche le famiglie singole aumentano. ln un nucleo familiare singolo una donna deve prendersi cura dei suoi figli, e deve lavorare a tempo parziale. Questa situazione genera il rischio di povertà soprattutto per i bambini.
ln aggiunta le donne scelgono tali impieghi, perché è accettato come normale dalla società che le donne lavorano part-time o hanno a che fare con lavoro non retribuito.
Secondo il rapporto dell’OCED del 2010: nel 2009 il 37% sul 59,9% degli occupati donne nei paesi europei (15) stanno lavorando in FWS. ln contrasto solo l’8,9% sul 71,9% degli uomini impiegati stanno lavorando in questo sistema di lavoro. Nello stesso anno le donne scendono sotto il livello di povertà in caso di lavoro a basso salario, pensione di invalidità, malattia o disoccupazione. (Risoluzione del 2012)
[Tabella…]
Bibliografia: OCED (2010)
D'altra parte, l'elevato costo delle cure dei bambini è considerata come uno dei principali motivi per le donne nella preferenza per il lavoro part-time. Per esempio; come determinato dall'OCSE, in Gran Bretagna i genitori dovrebbero spendere il 13% del reddito familiare per la custodia dei bambini, ma la spesa è nei fatti del 33%. Il 70% delle donne con bambini piccoli che lavorano part hanno detto che "scelgono" di lavorare a tempo parziale. Tuttavia, quasi tutte queste donne, il 93%, lavoravano a tempo pieno prima della nascita del bambino e circa i due terzi (63%) affermano che avrebbero il piacere di tornare a lavorare a tempo pieno quando i bambini diventano maggiorenni. (Risoluzione Fondazione 2012).
Mentre la Germania è diventata il secondo paese dell'UE a 27 con il lavoro a tempo parziale più alto, questo lavoro a tempo parziale è diventato la principale occupazione per le donne. Il lavoro a tempo parziale precario arriva fino al 17,6% di tutti i lavori precari a tempo pieno e di questi l’83,7% sono detenuti da donne (Bundesagentur für Arbeit, Agenzia per il lavoro 2008). Mentre il 70% sono donne lavoratrici con bambini, il 19% dei lavoratori part-time sono lasciati senza scelta, se non quella di lavorare a tempo parziale a causa di problemi di lingua, riconoscimento dei titoli della formazione e di altre questioni derivanti. (KORNER vd.2011.32)
Quando si osserva la Svizzera, un paese europeo con uno dei più alti tassi di prosperità, anche non è un membro dell'UE, anche qui ci troviamo di fronte alla stessa situazione. Mentre il tasso di lavoro part-time (mezza giornata) negli anni ‘70 era del 12%, questo numero secondo i dati del 2011 è triplicato fino al 34%. Nell’occupazione il 52% di donne e il 78% di uomini sono impegnati nel sistema di lavoro flessibile. Il lavoro part-time, soprattutto occupato da migranti donne, è costituito principalmente di lavoro nel settore dei servizi (pulizie, cameriera, lavoro domestico, ecc.).
Tutti questi fatti indicano che il sistema di lavoro flessibile non è una scelta volontaria delle donne, ma un obbligo. Stando così le cose, le donne, come riserva e manodopera a basso costo, sono le prime a subire la disoccupazione e la povertà. Nella sola Svizzera, 96.600 su un totale di 196.200 disoccupati sono donne.
Anche se in tutti i paesi europei esistono leggi sulla "parità di retribuzione a parità di lavoro”, è una realtà chiara che queste leggi rimangono solo sulla carta. Per esempio, le donne in Austria e Germania guadagnano il 25% in meno degli uomini a parità di lavoro. (Aldashev 2008. 3).
Il governo austriaco sta tentando di evitare le pensioni per invalidi, di limitare fondi per l’istruzione, la disoccupazione, e la durata di questi fondi attraverso l'attuazione di nuove leggi. In questo, il congelamento dei salari, l'aumento degli affitti e del prezzo degli alimenti che diminuiscono il potere d'acquisto, portano all'impoverimento della classe operaia e degli oppressi in generale ma soprattutto delle donne e soprattutto quelle che vivono da sole.
Il lavoro domestico, soprattutto fatto dalla maggior parte delle donne migranti in Svizzera, dove la maggior parte dei lavoratori sono impiegati come "lavoratori illegali" comporta un elevato sfruttamento in questo settore di lavoro, come anche nel resto del mondo.
Il lavoro domestico definito anche come "Lavoro schiavistico del 21° secolo" continua ad essere in agenda mantenendo il suo posto nei rapporti di produzione come uno dei luoghi di lavoro dove il lavoro delle donne viene abusato come il più economico nelle condizioni peggiori. L’esposizione alle intense relazioni di sfruttamento, non solo articola la forza lavoro femminile in funzione del capitale ma allo stesso tempo garantisce anche la riproduzione dei ruoli sociali di genere. In conclusione il capitalismo usurpa tutti i diritti sociali ottenuti con le lotte uno per uno e privatizza i servizi sociali. ln questo caso, per i lavoratori, l’alto costo finanziario per la cura di bambini, disabili, assistenza di malati e anziani viene pagato dalle donne. Nella piena spontaneità questi bisogni senza contropartita sono forniti dalle donne a casa o da lavoratrici domestiche a basso costo senza alcun contratto, assicurazione, diritti sindacali, o di sicurezza per quanto riguarda il loro futuro. Nel settore del lavoro domestico che è considerato lavoro flessibile, sono impiegate 53 milioni di donne.
Ciò che è più doloroso è che, a seguito della alienazione del proprio lavoro, dato che non tengono in considerazione il lavoro che fanno, alla domanda se stanno lavorando o no, solo un piccolo numero di donne afferma di essere lavoratrice domestica o lo accettano.
I risultati derivanti da questa situazione sono peggiori per le donne che sono lavoratrici in casa propria. Secondo una ricerca condotta dall’ILO su 6mila madri: le ore settimanali passate a fare la spesa, pulire, cucinare, lavare i piatti, portare i bambini a scuola e riprenderli e altre attività sono 94 ore. ln questo caso, una donna, con lavoro non pagato, dovrebbe guadagnare un salario minimo annuale di € 85.000.
Il nostro orientamento e organizzazione
Anche se è solo la parte visibile dell'iceberg, i dati statistici sono sufficienti già per spiegare la situazione attuale delle donne nel mondo. Quindi, al fine di cambiare la posizione sociale delle donne, è una necessità quella di lasciare le case, partecipare alla vita sociale e diventare un potere organizzato a tutti i livelli della vita. Allo stesso modo, è inevitabile organizzarsi, con coscienza di classe, nelle organizzazioni sindacali contro la disuguaglianza, l'ingiustizia, la svalutazione del lavoro delle donne, risultato di politiche discriminatorie di genere nei settori della produzione e nella società. Comunque è un fatto che la situazione delle organizzazioni delle donne è debole in Europa dove la base per l'alienazione delle donne e del loro lavoro è elevata. Questa situazione comporta che la lotta delle donne lavoratrici si indebolisce e diventa invisibile all'interno della lotta, debole in generale, della classe operaia contro gli attacchi alla classe.
Nonostante la buona posizione organizzata dei lavoratori migranti e anche delle donne lavoratrici migranti all'interno dell'Unione Europea fino agli inizi degli anni '90, da metà di questi stessi anni ha avuto inizio un forte declino. Una serie di chiusure o forti ridimensionamenti di fabbriche, i deflussi di massa e la sfiducia verso i sindacati hanno causato il declino del numero di membri delle organizzazioni dei lavoratori.
In termini di lavoratori migranti, la crescente disoccupazione, i problemi derivanti dallo sviluppo economico, politico e sociale sono più impattanti sui migranti e in particolare sulle donne migranti che sono state costrette ad uscire dai settori della produzione e tornare di nuovo a casa. E con l’impatto nella cultura sociale che si è formata non c'è stata seria opposizione dal punto di vista delle donne lavoratrici contro questa situazione. Perché "le donne avevano abbastanza lavoro da fare in casa"! già.
I nuovi regolamenti proposti negli anni 2000 per le aree di produzione attraverso le politiche neoliberali erano tesi ad asservire completamente i lavoratori e ad usurpare il diritto di organizzazione. D’altro lato, le fabbriche sono state trasformate in luoghi di lavoro più piccoli e le fabbriche più grandi come dove prima decine di migliaia di lavoratori lavoravano su 3-5 linee sono diminuite notevolmente. In particolare una parte considerevole del lavoro in cui le donne migranti sono impiegate è precaria, flessibile, e diminuisce così il numero di donne in generale, e in particolare le donne migranti nelle organizzazioni del lavoro. Perciò consentire alle donne, specialmente le donne migranti, di diventare una forza organizzata all'interno del’organizzazione del lavoro, contro l'alienazione della nostra fatica, per l'emersione del valore del lavoro delle donne e affinché le donne abbiano la piena titolarità del loro lavoro nei luoghi di lavoro, è la strategia del nostro lavoro e del nostro orientamento.

D'altra parte, come organizzazione delle donne antifascista e anticapitalista, creare un’ondata contro il razzismo in aumento in Europa dovrebbe essere parte del nostro orientamento. Siamo obbligate a fare questo per tre motivi. In primo luogo, come organizzazione di donne è un obbligo portare avanti anche la lotta contro il razzismo, mentre siamo in lotta contro la discriminazione di genere, che è alimentata dal razzismo all'interno della formazione sociale.
In secondo luogo, nell'Unione europea di oggi, il discorso principale dei partiti razzisti e fascisti all'interno dell’Unione europea è costituito da linee anti-migranti. Partiti razzisti e fascisti si stanno rafforzando attraverso questo percorso e stanno aumentando continuamente i loro voti. La Legge sugli stranieri, i discorsi discriminatori e i manierismi da parte dei funzionari del governo sono alienanti e stranianti per i migranti esponendoli così ad attacchi. I gruppi fascisti-razzisti che approfittano di questa situazione stanno attaccando migranti, dando fuoco alle loro case, ai loro posti di lavoro e uccidendo. La presa di posizione delle autorità del governo e della polizia contro questi attacchi sono tutt'altro che dissuasivi o di prevenzione. Lo scandalo NSU in Germania seguito dal processo farsa sono esempi concreti di questo. In questo senso, è una necessità e un obbligo come organizzazione di donne migranti far crescere la lotta contro il razzismo dal punto di vista delle donne.
In terzo luogo, far crescere la rete di lotta delle donne proletarie come una parte della classe operaia in lotta contro le politiche razziste che costituiscono il terreno delle politiche del "divide et impera" dei padroni del capitale, fa parte dei temi strategici del nostro orientamento. Così, quando interiorizziamo l'importanza di questa strategia, saremo state capaci di formare un'onda contro le divisioni nazionali, razziali, culturali, etniche e religiose e un indebolimento delle forze organizzate della classe operaia da parte della borghesia.

A fronte di questi fatti, la campagna che abbiamo lanciato e tenuto per due anni sulla situazione delle lavoratrici nella classe operaia e sul lavoro delle donne, è stata significativa. Noi siamo fiduciose che entro questa campagna siamo state in grado di fornire un salto di coscienza nella nostra base sul fatto "perché il lavoro delle donne è considerato a buon mercato e di riserva, come il lavoro delle donne viene usurpato e svalutato, la relazione del capitalismo con questo, le questioni delle donne che diventano una forza organizzata, l'importanza di assumere un ruolo attivo nel lavoro sindacale e su molte questioni simili. Dobbiamo essere in grado di portare questo salto in dimensioni più avanzate in questo Congresso. 

Per questo motivo le discussioni si basano sul documento di progetto politico intitolato 'LE DONNE PROLETARIE COSTRUISCONO LA RESISTENZA CONTRO L’ATTACC IMPERIALISTA’, che determinerà il nostro orientamento per il lavoro dei prossimi due anni. Le discussioni e le decisioni appropriate prese qui si ci permetteranno di essere sensibili alle nostre problematiche attuali e porteremo avanti i nostri due anni di lavoro.
Accanto a questo dobbiamo raggiungere le donne che lavorano con la nostra discussione e organizzazione del lavoro per le lavoratrici nei settori della produzione, della pulizia, le donne lavoratrici domestiche, le "casalinghe" che svolgono il lavoro invisibile. Dato che la vita cattura tutti settori della vita umana, siamo obbligate a rafforzare e far progredire il nostro lavoro organizzativo per portando i problemi nei nostri luoghi di lavoro, ai nostri vicini, per il nostro quartiere, case della comunità, a visite sociali e nelle strade.

Quando guardiamo alla storia dell'umanità, nonostante tutti gli attacchi delle potenze dominanti, sono stati conquistati sviluppi sociali, i diritti e le libertà democratiche a seguito della lotta di classe cosciente organizzata. Pertanto, la decisione corretta che prenderemo alla luce di quanto discuteremo nel nostro 13° Congresso e con la fiducia che noi cresceremo, rafforzeremo la nostra organizzazione derivante grazie al lavoro collettivo. Cresciamo e avanziamo con la nostra forza comune, assumendoci i nostri compiti con più cura.
3 gennaio 2015


Yeni Kad 12° Term CB

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