Sia
il 18 che il 19 ottobre a Roma, in occasione delle 2 importanti
manifestazioni nazionali a Piazza San Giovanni sotto un sole splendente
si è svolta l’assemblea nazionale delle donne, proposta dalle compagne
del Mfpr, per discutere insieme della giornata dello sciopero delle donne prevista per il 25 novembre prossimo. Ma è stato fatto anche tanto altro…
Tante
compagne, operaie di fabbrica, precarie, studentesse, donne impegnate
nei movimenti, come No Muos, nei coordinamenti precarie scuola, compagne
di associazioni di sostegno alle donne, ecc. circa un centinaio, hanno
partecipato nei 2 giorni; alcune, sia di Roma che di altre città,
avevano già partecipato alla mobilitazione nazionale del 6 luglio contro
femminicidi e stupri, molte altre lavoratrici, ragazze, sono venute in
questa occasione e per alcune era la prima volta che partecipavano a
questo tipo di iniziativa.
I due
momenti di assemblea sono stati niente affatto usuali e si sono svolti
in un clima combattivo, allegro, impegnato; si sono fatti volutamente
sul prato dove stava l’”accampata”, realizzando una “zona di donne in
rosso” con grandi striscioni, tra cui “contro gli uomini che odiano le donne, contro i governi che odiano le donne, contro gli Stati che odiano le donne“, “costruiamo lo sciopero delle donne“, “moderno medioevo doppia oppressione donne in lotta per la rivoluzione”,
poi cartelli con le foto di alcune delle tante donne uccise all’interno
della “sacra famiglia”, locandine, in particolare quella delle donne immigrate annegate a Lampedusa per la strage di Stato – a loro sono state dedicate le due assemblee.
Abbiamo voluto realizzare così l’assemblea perché non fosse un momento
separato ma interno e rivolto a tutte le donne che stavano nella 2
giorni; anche la preparazione delle assemblee è stata fatta con questo
spirito, andando in giro per tutta piazza S. Giovanni e chiamando le
donne a venire.
Sia il 18 che il 19 le assemblee si sono colorite e arricchite con la presenza di “Menestrella Femminista” che con le sue canzoni sui vari
aspetti della vita delle donne ha dato un grande contributo a creare un
clima bello e caldo, con canti e balli, che ha investito anche tante
altre donne della piazza che si sono unite a chi già c’era.
Nell’assemblea,
dopo avere brevemente ripercorso il cammino di lotta che dalla
mobilitazione del 6 Luglio contro femminicidi e stupri, conclusa con
l’indicazione di costruire in autunno lo sciopero delle donne – una vera
e propria novità di rottura nel panorama del nostro paese - ci ha
portato a queste assemblee, si è discusso su come organizzarci sia in termini di contenuti
che di pratica per la giornata di sciopero del 25 novembre. Lo sciopero
delle donne è stato ripreso da alcune giornaliste free lance e altri
settori di donne che hanno proposto di farlo nella giornata mondiale di
lotta contro la violenza sulle donne. Noi – è stato detto – consideriamo
positivo che altre abbiano fatto propria l’idea dello sciopero delle
donne, ma consideriamo questo appello riduttivo e insufficiente, perchè
ancora interno ad una linea di delega alle politiche governative e
istituzionali che dovrebbero dare le soluzioni alla questione della
violenza delle donne quando nella realtà quotidiana e con le loro leggi e
attacchi alla condizione di vita delle donne, sono proprio i governi e
le istituzioni il problema e non la soluzione – vedi il recente decreto
del governo sul femminicidio, o nuovo pacchetto sicurezza? -; perchè la
violenza sulle donne non può essere
circoscritta solo ad un fatto culturale, perchè è sistemica; nello
stesso tempo è riduttivo indire uno “sciopero” solo 15 minuti, che può
costituire sì un’azione simbolica ma non incide concretamente in quella
che deve essere concepita come una giornata di rottura, che pesa e dia
“fastidio”: “provate voi a stare senza le donne”.
Si
è quindi deciso di organizzare uno sciopero vero per l’intera giornata
del 25, a partire dai luoghi di lavoro, con l’indizione di 24 ore di
sciopero, dalle scuole, e investendo quartieri, caseggiati; è
uno sciopero totale che partendo dalla violenza/femminicidi si allarghi
alla condizione complessiva di doppio sfruttamento e oppressione delle donne
sia sul piano della classe che del genere; una risposta di lotta in cui
le donne siano soggetto attivo e protagoniste dirette.
Alcune donne sono intervenute sia ribadendo la necessità sempre più impellente della mobilitazione di lotta delle donne “perché le donne la crisi la pagano per prime” ha detto un’operaia di Modena della Fiom, “sui posti di lavoro, in fabbrica, ritornano sempre più spesso i ricatti sessuali… la mobilitazione deve essere dal basso…”, “tutte
le donne devono fermarsi quel giorno non solo le lavoratrici ma anche
le casalinghe che per un intero giorno non devono fare nulla…” ha
detto la Menestrella femminista, “noi donne ci siamo e dobbiamo farci
sentire lottando…” ha detto una ragazza…; sia proponendo di costruire
noi donne una nostra “legge popolare” – su questo si è detto che le
compagne del Mfpr hanno cominciato a costruire una piattaforma che sarà
posta all’interno delle ragioni dello sciopero, ma che oggi è
prioritario e centrale la lotta delle donne, perchè senza lotta anche
rivendicazioni giuste si ritorcono contro le donne, in termini di
normalizzazione, delega, ecc.; infine, è stato messo in evidenza anche
il fatto negativo che dinnanzi ad una reale potenzialità di lotta della
maggioranza delle donne – come si è vista nella grande partecipazione
delle donne, tantissime immigrate, alle due manifestazioni del 18 e 19 –
si risponda invece con ipocrisia e tendendo a frenare questa lotta,
vedi la Cgil e la Camusso che da un lato hanno aderito all’appello delle
giornaliste per lo sciopero delle donne ma dall’altro non hanno neanche
dato a tutt’oggi la copertura sindacale neppure per i “15 minuti di fermata”…
Nelle
assemblee le lavoratrici hanno posto la necessità della indizione dello
sciopero nei luoghi di lavoro, perchè, o pochi minuti o l’intera
giornata, senza proclamazione sindacale dello sciopero, soprattutto per
il clima pensante di ricatto e attacco che c’è, si rischia e tante pur
volendo sarebbero costrette a non fare lo sciopero – come, per esempio,
hanno detto le lavoratrici precarie degli asili di Bologna.
Per questo nell’assemblea si è deciso di chiedere pubblicamente ai sindacati, e in particolare ai sindacati di base che erano a
Roma, di appoggiare, indicendo lo sciopero per il 25 novembre a livello
nazionale, ma facendo appello alle iscritte, alle delegate di questi
sindacati a pretenderlo o a indirlo loro direttamente nei posti di
lavoro in cui sono presenti.
Ma su questo le donne, compagne, lavoratrici, giovani in assemblea hanno deciso di fare già il 18 qualcosa di più e concreto. Dopo l’assemblea, con striscioni e gridando “sciopero, sciopero delle donne” hanno invaso il palco in piazza S. Giovanni,
dove stavano provando i gruppi che avrebbero cantato la sera, per
lanciare a gran voce a tutte le donne presenti nella piazza lo sciopero
delle donne; ma nello stesso tempo per dire con forza a tutti i
sindacati di base presenti di proclamare a livello nazionale lo sciopero
del 25 novembre, denunciando che la questione delle donne non è posta
neanche nel sindacalismo di base nel modo giusto, spesso considerata un
generico punto all’interno di una
piattaforma, senza dare ad essa la centralità di principio e il valore
arricchente anche per l’intera classe proletaria che invece deve avere.
E, purtroppo, questo lo si è visto anche dalla reazione che hanno avuto
alcuni sindacalisti, a cominciare da dirigenti dell’Usb,
accorsi subito agitati sotto il palco, che all’inizio non volevano
darci la parola, alquanto infastiditi e arrabbiati, perchè messi oggettivamente davanti una scelta di coerenza. Alla fine la determinazione delle donne, e la vivacità combattiva delle ragazze ha fatto cambiare decisione (vedi il video sul blog femminismorivoluzionario).
Ciò che è
venuto fuori dalle assemblee a Roma è stata una maggiore consapevolezza e
unione fra le donne presenti a volere a tutti i costi questo sciopero;
così come a costruire una Rete delle donne – già iniziata il 6 luglio – per organizzare lo sciopero e oltre lo sciopero.
In questo clima è stato naturale decidere – su proposta di compagne di Bologna – di essere presenti
nella grande manifestazione del 19 con un spezzone, con lo striscione
“Prepariamo lo sciopero delle donne” e le locandine-foto delle donne
assassinate e delle donne immigrate di Lampedusa.
Questa presenza ha fatto sì che altre donne, ragazze si avvicinassero e si mettessero in contatto.
Si è deciso insieme di:
- fare un nuovo appello: “Anche noi/io faccio lo sciopero delle donne” da far circolare dovunque, posti di lavoro, scuole, città, nelle mobilitazioni sui territori, sia direttamente, sia in internet, ecc. per raccogliere adesioni, contatti, costruendo le realtà e una sorta di “mappa” dello sciopero;
- fare un manifesto nazionale di propaganda dello sciopero
- fare richiesta ufficiale ai sindacati di base, alla fiom/cgil e altre realtà sindacali di settore, perchè indicano a livello nazionale la giornata di sciopero (hanno già dato conferma lo Slai Cobas per il sindacato di classe e l’Usi Ait).
- Preparare comunque un modulo apposito di indizione sciopero che possa essere utilizzato nei vari posti di lavoro dalle delegate;
- creare una mailing list apposita per collegare le varie iniziative territoriali da qui al 25 novembre, a cui far giungere informazioni, adesioni, contributi, ecc.
Assemblea nazionale donne “anche io sciopero il 25 novembre“
18 e 25 novembre 2013
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