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Maternità “lunga” negata a due metalmeccaniche che fanno causa al ministero del Lavoro. E vincono
A questo punto le due operaie, sostenute dalla Cgil e assistite dagli avvocati Carlo Galeotafiore e Diletta Andreatta, hanno avviato una causa di lavoro davanti al tribunale di Treviso contro Inps e ministero sostenendo l’illegittimità del provvedimento. La sentenza, pronunciata dal giudice Marco Rinaldi, è arrivata martedì scorso: il tribunale ha riconosciuto il lavoro usurante e il conseguente diritto delle neomamme alla maternità-lunga; ha pertanto condannato l’Inps a versare le indennità spettanti e il ministero al pagamento di tutte le spese del procedimento, consulenza tecnica compresa.
La vicenda ha inizio nell’aprile 2008 quando, a distanza di pochi giorni l’una dall’altra, le due operaie comunicano alla Direzione Provinciale del Lavoro lo stato di gravidanza e chiedono di poter anticipare la maternità in quanto addette a mansioni faticose, pericolose, insalubri e pregiudizievoli per la loro salute. Lo Spisal di Montebelluna, che interviene sul posto, dà il suo assenso. Una volta partorito, le due operaie riformulano la domanda chiedendo, stavolta,una proroga della maternità obbligatoria e facendo sempre riferimento all’attività in catena di montaggio. Mansioni ritenute lesive della sicurezza e della salute. Stavolta, però, la risposta è negativa. «Un provvedimento illegittimo», secondo gli avvocati Galotafiore e Andreatta che, davanti al giudice, hanno sottolineato la contradditorietà rispetto all’assenso dato in precedenza alle due donne e dato inoltre ad altre lavoratrici della fabbrica, adibite a mansioni meno faticose. Il giudice Rinaldi ha nominato un consulente tecnico che ha fatto un sopralluogo in azienda. La conclusione? «Quanto rilevato configura condizioni di lavoro faticose e pericolose, anche a prescindere dall’aspetto di tutela delle norme sul puerperio per le lavoratrici madri», a scritto. Conseguente il riconoscimento alle due operaie dell’integrazione di stipendio rispetto a quanto pagato dopo il terzo mese del bimbo. La somma dovrà essere versata dall’Inps, ma il ministero della Fornero dovrà rifondere tutte le spese.
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