POTENZA - Altro che festa del lavoratore. Non c'è proprio nulla da festeggiare oggi per Giusy D'Alfonso e Carmela Nolé a cui il giorno rosso sul calendario porta una brutta novella: il licenziamento. Entrambe commesse del negozio Swarovski di via Pretoria, a Potenza, si ritrovano in mezzo ad una strada sotto i colpi non solo della crisi economica. Lo dicono a chiare lettere: «Il crollo dei consumi è andato ad incrociarsi con la scelta devastante del sindaco di attivare la Ztl nel centro storico». Insomma, fattori nazionali e strettamente locali sono alla base della perdita del
loro posto di lavoro. E non sono certo casi isolati: «Nel centro storico - dicono Giusy e Carmela - molte altre nostre colleghe sono state licenziate e sono tanti i negozi in sofferenza. C'è un'emorragia che va fermata, altrimenti a via Pretoria e dintorni presto si abbasseranno altre saracinesche».
Giusy e Carmela si fanno portavoce di un malcontento generale dell'intera categoria. Loro hanno il coraggio di metterci la faccia, di denunciare con nome e cognome, di esporsi. Ma c'è un «sottobosco» di commessi e commesse che vive, restando nell'ombra, lo stesso dramma: «Siamo l'anello debole del mercato del lavoro - aggiungono le due ragazze - e siamo finite nel tritacarne di un'organizzazione del lavoro che da un lato aumenta l'orario dell'impegno e dall'altro prevede stipendi da fame». Quanto? Se va bene 700, 800 euro al mese. «Con la Ztl - tuona Giusy - questo budget mi è stato anche rosicchiato a causa di multe e pagamento di parcheggi. Avevamo chiesto al sindaco un'agevolazione per chi lavora nei negozi del centro, ma non c'è stato verso. Spendere minimo 10 euro al giorno di parcheggio significa tagliare uno stipendio di per sé irrisorio».
Si dirà: le due commesse hanno avuto la «sfortuna» di lavorare in una gioielleria, in un negozio che, in teoria, dovrebbe risentire di più della contrazione dei consumi. D'altra parte, se vengono a mancare i soldi nel bilancio familiare, come prima cosa si cerca di tagliare la spesa per beni di lusso. Vero. Ma Giusy e Carmela precisano: «I titolari del negozio Swarovski hanno altre gioiellerie in periferia. Lì l'utenza continua ad esserci, mentre da noi molto spesso chiudiamo la cassa a zero introiti. Ecco perché riteniamo che la Ztl abbia inciso in maniera decisiva sulle sorti del negozio». Un negozio «specializzato» che rientra nell'identikit disegnato dallo stesso sindaco Santarsiero per rilanciare il commercio nel centro storico: merce esclusiva con l'obiettivo di attrarre clienti che, altrimenti, opterebbero per analoghi esercizi commerciali presenti in altre zone del capoluogo. «Noi - intervengono le due commesse - siamo l'esempio che questa teoria non regge. La verità, ripetiamo, è che la Ztl è stata la mazzata finale in un contesto urbano assolutamente impreparato alla chiusura al traffico. Le fasce orario di apertura? Non ci toccano e non sono servite a nulla». Giusy e Carmela chiudono con un appello-provocazione: «Ora, caro sindaco, dove andremo a mangiare? Ci garantirà lei vitto e alloggio?». Si accontenterebbero di un incontro con Santarsiero per spiegare le loro ragioni e fargli capire che la Ztl è un «capriccio» costato caro soprattutto a ragazzi e ragazze. Aggrappati ad uno scampolo di lavoro anche a costo di essere supersfruttati e sottopagati.
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