Nella settimana internazionale di lotta contro la violenza sulle donne, arriva, finalmente, la decisione della corte di cassazione per cui il processo ai violentatori di Marinella, che a quindici anni il 31 marzo 2007 fu stuprata a Montalto di Castro da un branco di giovani, si farà.
Non possiamo che essere contente con questa sentenza e ancora al fianco di Marinella e di ogni donna stuprata e uccisa- ieri ben due in Emilia Romagna
Non possiamo che essere contente con questa sentenza e ancora al fianco di Marinella e di ogni donna stuprata e uccisa- ieri ben due in Emilia Romagna
Rigiriamo alcuni materiali sull'importante manifestazione del 29 novembre 2009, in sostegno e solidarietà con la lotta/denuncia di Marinella che, anche con un risalto mediatico nazionale si trovò contro quasi l'intera popolazione di Montalto.
*****
comunicato in preparazione dell'iniziativa a Montalto di Castro
comunicato in preparazione dell'iniziativa a Montalto di Castro
PERCHE' MONTALTO E' IMPORTANTE
"Si è divertita pure lei"...
..."E' colpa sua"
Così, in una trasmissione di Canale 5, gli abitanti di Montalto di Castro si sono espressi sulla ragazza quindicenne che il 31 marzo 2007 è stata violentata da otto giovani di Montalto dopo una festa di compleanno
Un paese schierato, tranne alcune coraggiose donne, dalla parte dei violentatori e contro la giovane accusata di essersela cercata, e in questo un ruolo attivo ha avuto il sindaco del paese, zio di uno degli stupratori, che, all'indomani dello stupro, mise a disposizione dei "bravi ragazzi" quarantamila euro per la loro difesa col risultato che il giudice decise, nonostante l'ammissione delle violenze, di sospendere il processo ed affidare i violentatori ai servizi sociali.
Una vicenda che fa tornare a 30 anni fa le donne, in cui le concezioni sessiste con la colpevolizzazione delle donne espressa pubblicamente sono inequivocabili, in cui si intrecciano maschilismo, humus reazionario, uso "privato" delle istituzioni e dei ruoli istituzionali a difesa della propria "famiglia" e dei suoi rampolli, quella famiglia in cui sempre più aumentano le violenze sulle donne fino all'uccisione.
_
Non abbiamo affatto condiviso le motivazioni di alcune compagne e collettivi circa "l'opportunità" di non fare per ora una mobilitazione a Montalto.
Noi non siamo per il "rispetto della gente" a prescindere dalle idee che stanno dietro; a prescindere dal fatto che anche il non accordo sulla manifestazione che sia per la tranquillità della ragazza, dei genitori, che sia per "le donne locali", è succube, lo si voglia o no, dell'humus reazionario del paese.
Noi non possiamo essere delle "sondagiste", limitarci a registrare le idee. Non possiamo lasciare sole le pochissime ma coraggiose abitanti, donne di Montalto che si sono espresse "fuori dal coro".
Noi siamo per la "CONVIVENZA INCIVILE", perché senza lotta, senza contrastare sul campo pratiche e idee fasciste, maschiliste, a maggior ragione quando queste si diffondono a livello di massa, lasceremmo il campo alle vuote parole, mentre il moderno medioevo va avanti senza ostacoli.
Quanto succede a Montalto è un attacco a tutte le donne, a tutte noi; in questo senso non è solo una questione della donne di Montalto, neanche della famiglia. Né tantomeno possiamo delegare e riconoscerci nell'iniziativa istituzionale del Sindaco di Tarquinia che "vuole aprire un centro di ascolto a Tarquinia e in quell'occasione organizzare una manifestazione rispetto alla violenza di genere e ai suoi contenuti".
Le idee reazionarie, o frutto di oppressione si contrastano non seminando solo buone idee ma con i fatti ricchi di idee; perché - e forse è questo che ancora non si comprende - siamo di fronte a un potere moderno fascista berlusconiano, e non solo, che fa del sessismo, clericofascismo, razzismo la "normalità", che legalizza una violenza sistemica, in prassi come in ideologia.
Rompere il muro a Montanto di Castro è quindi un pezzo di questa lotta.
*****
Comunicato post manifestazione a Montalto di castro il 29/11/2009
"Si è divertita pure lei"...
..."E' colpa sua"
Così, in una trasmissione di Canale 5, gli abitanti di Montalto di Castro si sono espressi sulla ragazza quindicenne che il 31 marzo 2007 è stata violentata da otto giovani di Montalto dopo una festa di compleanno
Un paese schierato, tranne alcune coraggiose donne, dalla parte dei violentatori e contro la giovane accusata di essersela cercata, e in questo un ruolo attivo ha avuto il sindaco del paese, zio di uno degli stupratori, che, all'indomani dello stupro, mise a disposizione dei "bravi ragazzi" quarantamila euro per la loro difesa col risultato che il giudice decise, nonostante l'ammissione delle violenze, di sospendere il processo ed affidare i violentatori ai servizi sociali.
Una vicenda che fa tornare a 30 anni fa le donne, in cui le concezioni sessiste con la colpevolizzazione delle donne espressa pubblicamente sono inequivocabili, in cui si intrecciano maschilismo, humus reazionario, uso "privato" delle istituzioni e dei ruoli istituzionali a difesa della propria "famiglia" e dei suoi rampolli, quella famiglia in cui sempre più aumentano le violenze sulle donne fino all'uccisione.
_
Non abbiamo affatto condiviso le motivazioni di alcune compagne e collettivi circa "l'opportunità" di non fare per ora una mobilitazione a Montalto.
Noi non siamo per il "rispetto della gente" a prescindere dalle idee che stanno dietro; a prescindere dal fatto che anche il non accordo sulla manifestazione che sia per la tranquillità della ragazza, dei genitori, che sia per "le donne locali", è succube, lo si voglia o no, dell'humus reazionario del paese.
Noi non possiamo essere delle "sondagiste", limitarci a registrare le idee. Non possiamo lasciare sole le pochissime ma coraggiose abitanti, donne di Montalto che si sono espresse "fuori dal coro".
Noi siamo per la "CONVIVENZA INCIVILE", perché senza lotta, senza contrastare sul campo pratiche e idee fasciste, maschiliste, a maggior ragione quando queste si diffondono a livello di massa, lasceremmo il campo alle vuote parole, mentre il moderno medioevo va avanti senza ostacoli.
Quanto succede a Montalto è un attacco a tutte le donne, a tutte noi; in questo senso non è solo una questione della donne di Montalto, neanche della famiglia. Né tantomeno possiamo delegare e riconoscerci nell'iniziativa istituzionale del Sindaco di Tarquinia che "vuole aprire un centro di ascolto a Tarquinia e in quell'occasione organizzare una manifestazione rispetto alla violenza di genere e ai suoi contenuti".
Le idee reazionarie, o frutto di oppressione si contrastano non seminando solo buone idee ma con i fatti ricchi di idee; perché - e forse è questo che ancora non si comprende - siamo di fronte a un potere moderno fascista berlusconiano, e non solo, che fa del sessismo, clericofascismo, razzismo la "normalità", che legalizza una violenza sistemica, in prassi come in ideologia.
Rompere il muro a Montanto di Castro è quindi un pezzo di questa lotta.
*****
Comunicato post manifestazione a Montalto di castro il 29/11/2009
SIAMO TUTTE CON MARINELLA
Nella settimana simbolo della lotta contro la violenza sulle donne una significativa, determinata e combattiva manifestazione di femministe e lesbiche si è tenuta a Montalto di Castro.
Provenienti da varie città d’Italia abbiamo denunciato con forza l’humus maschilista e reazionario di colpevolizzazione nei confronti delle donne che subiscono violenza, la legittimazione istituzionale dello stupro che arriva a sottrarre soldi pubblici per difendere gli stupratori, come è accaduto nella vicenda di Marinella, una giovane donna violentata 2 anni fa in quel luogo, da un branco di ragazzi minorenni, l’uso “privato” delle istituzioni e dei ruoli istituzionali a difesa della propria “famiglia” e dei suoi rampolli – il sindaco del paese, Caria, zio di uno degli stupratori, mise a disposizione dei “bravi ragazzi” 40.000 euro per la loro difesa col risultato vergognoso che il giudice decise, nonostante l’ammissione delle violenze, di sospendere il processo e affidare i violentatori ai servizi sociali e l’alimentarsi di un clima di ostilità da parte del paese nei confronti della ragazza violentata e di sostegno agli stupratori.
Con tanti cartelli di denuncia, striscioni e slogans abbiamo attraversato le strade di un paese quasi deserto, in cui
palpabile era l’avversione per questa manifestazione.
“Per ogni donna stuprata e offesa siamo tutte parte lesa”, “siamo tutte con Marinella”, “stupratori uscite fuori adesso, ve lo facciamo noi un bel processo”, “sono bravi ragazzi e di famiglia buona, chi stupra le donne non si perdona” “guai a chi ci tocca, ci difenderemo con la lotta”.
Questi ed altri slogans scanditi ripetutamente da tutte, la lettura di una lettera in solidarietà a Marinella, hanno costretto gli abitanti del paese a guardare da dietro le finestre e se da un lato qualcuno ha lanciato degli insulti, dall’altro alcune donne hanno applaudito.
Giunte davanti al Comune, disposte in cerchio con tutti gli striscioni e i pannelli, abbiamo chiesto a gran voce le dimissioni del sindaco ed è stata letta una lettera di protesta e denuncia all’A.N.C.I.
Il corteo è stato seguito per tutto il suo percorso dai giornalisti, a cui sono state rilasciate interviste.
Nella settimana simbolo della lotta contro la violenza sulle donne una significativa, determinata e combattiva manifestazione di femministe e lesbiche si è tenuta a Montalto di Castro.
Provenienti da varie città d’Italia abbiamo denunciato con forza l’humus maschilista e reazionario di colpevolizzazione nei confronti delle donne che subiscono violenza, la legittimazione istituzionale dello stupro che arriva a sottrarre soldi pubblici per difendere gli stupratori, come è accaduto nella vicenda di Marinella, una giovane donna violentata 2 anni fa in quel luogo, da un branco di ragazzi minorenni, l’uso “privato” delle istituzioni e dei ruoli istituzionali a difesa della propria “famiglia” e dei suoi rampolli – il sindaco del paese, Caria, zio di uno degli stupratori, mise a disposizione dei “bravi ragazzi” 40.000 euro per la loro difesa col risultato vergognoso che il giudice decise, nonostante l’ammissione delle violenze, di sospendere il processo e affidare i violentatori ai servizi sociali e l’alimentarsi di un clima di ostilità da parte del paese nei confronti della ragazza violentata e di sostegno agli stupratori.
Con tanti cartelli di denuncia, striscioni e slogans abbiamo attraversato le strade di un paese quasi deserto, in cui
palpabile era l’avversione per questa manifestazione.
“Per ogni donna stuprata e offesa siamo tutte parte lesa”, “siamo tutte con Marinella”, “stupratori uscite fuori adesso, ve lo facciamo noi un bel processo”, “sono bravi ragazzi e di famiglia buona, chi stupra le donne non si perdona” “guai a chi ci tocca, ci difenderemo con la lotta”.
Questi ed altri slogans scanditi ripetutamente da tutte, la lettura di una lettera in solidarietà a Marinella, hanno costretto gli abitanti del paese a guardare da dietro le finestre e se da un lato qualcuno ha lanciato degli insulti, dall’altro alcune donne hanno applaudito.
Giunte davanti al Comune, disposte in cerchio con tutti gli striscioni e i pannelli, abbiamo chiesto a gran voce le dimissioni del sindaco ed è stata letta una lettera di protesta e denuncia all’A.N.C.I.
Il corteo è stato seguito per tutto il suo percorso dai giornalisti, a cui sono state rilasciate interviste.
29.11.2009
movimento femminista proletario rivoluzionario
Nessun commento:
Posta un commento