28/11/11

Libertà per Adama e per tutte le/i migranti rinchiusi illegalmente nei CIE/LAGER

Adama verso la libertà?

In soli tre giorni 800 donne, uomini e associazioni hanno risposto al nostro appello per la liberazione di Adama. Anche grazie alla coincidenza con la giornata mondiale contro la violenza sulla donne, lo scandalo costante della detenzione amministrativa di una donna migrante è esploso improvvisamente sulle prime pagine dei giornali e nei servizi televisivi.

La storia di Adama e delle molte violenze da lei subite, il sostegno che ha ricevuto sono stati tali da produrre l’interesse di quelle istituzioni che nei mesi precedenti avevano colpevolmente ignorato la sua situazione. Colpisce che ci sia ancora chi vede qualcosa di poco chiaro nella storia di Adama. Viene così confermata la consueta pratica di addossare alle donne l’onere di dimostrare di aver subito violenza sia essa privata o istituzionale. Ciò nonostante, grazie al suo coraggio e alla mobilitazione collettiva oggi possiamo realmente sperare che Adama ritrovi una libertà che le consenta di riprendere in mano la propria vita, lontano da ogni violenza.

Nulla però è ancora deciso. Per questo è importante che le adesioni all’appello per la sua liberazione continuino ad arrivare numerose. Non si tratta soltanto di un supporto per lei e per la sua effettiva liberazione. Si tratta anche di riconoscere che la storia di Adama è la storia di molte altre, per le quali la violenza è l’altro nome della loro condizione di donne. La storia di Adama, donna e migrante, non è una storia eccezionale, ma la norma imposta a troppe donne migranti che, a causa della legge Bossi-Fini e dei Centri di identificazione e di espulsione, si trovano impossibilitate a denunciare qualsiasi violenza.

Nel pubblicare l’ultimo aggiornamento delle adesioni all’appello per Adama, vogliamo condividere anche la sua sorpresa per la solidarietà ricevuta, una nota di speranza che ha colorato la sua voce per la prima volta in tre mesi. Ci ha detto Adama: “Grazie, non pensavo nemmeno che fosse possibile”.

Per leggere le adesioni aggiornate clicca qui

www.migranda.org

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rigiriamo un articolo di Repubblica di Bologna che sta seguendo la vicenda.
Non stupisce, ma fa rabbia vedere come, da parte delle istituzioni, vedi la neo ministra della giustizia Cancellieri intervistata in proposito, emergono le solite "bisogna indagare", "bisogna vederci chiaro".
Come al solito, sono le donne a dover dimostrare di aver subito violenze e a queste si sommano altre violenze...segue articolo

mfpr

IL CASO

"Adama è malata Fatela uscire dal Cie"

La donna ha denunciato uno stupro: è finita al Centro di identificazione ed espulsione perché irregolare. Il legale ha chiesto al Questore un permesso straordinario per motivi umanitari. La visita medica domandata l'11 settembre è stata autorizzata solo il 26 ottobre

di CARLO GULOTTA

La richiesta di permesso di soggiorno straordinario per Adama, per motivi umanitari, è partita via mail dallo studio Ronchi ieri pomeriggio, e stamattina il legale andrà personalmente in questura per formalizzarla ufficialmente. Ma l'avvocato, oltre ad informare il questore Stingone sulla disponibilità dell'associazione di donne "Trama di terre" di Imola a prendersi cura della migrante senegalese, madre di quattro bambini, ha fatto di più: nel fascicolo ha inserito anche il parere del medico di parte che ha avuto modo di visitarla nell'ultima decade del mese di ottobre. Per il consulente, le condizioni di Adama sono incompatibili col Cie: il medico ha messo nero su bianco che la donna mostra un disagio psicologico evidente, è rassegnata, il tono dell'umore è marcatamente depresso e "manifesta incomprensione per ciò che le è accaduto".

La richiesta di concedere l'ingresso al Cie di un medico per la visita è stata formalizzata dall'avvocato Ronchi l'11 settembre. "Il fax con la risposta della Prefettura - rivela il legale - è del 26 ottobre". Un mese e mezzo dopo. Forse anche per questo la storia di Adama Kebe è diventata il simbolo dei diritti negati alle donne, in particolare a chi arriva da un paese lontano. "Allo stato - dice l'avvocato Ronchi - manca l'attualità delle ragioni che hanno comportato il trattenimento di Adama al Cie". Per il sindaco Merola, la vicenda di Adama "è una vergogna per un Paese che si definisce civile e democratico, deve finire al più presto". Il ministro Cancellieri annuncia un'istruttoria rapidissima: "Ho chiesto un approfondimento all'ufficio immigrazione. È tempo di capire, perché la lunga permanenza in un luogo come il Cie non è in ogni caso un dettaglio trascurabile".

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