Celeste Palmieri è stata uccisa dal coniuge già denunciato e provvisto di braccialetto elettronico e con un divieto di avvicinamento nei confronti della donna.
Il braccialetto elettronico non ha funzionato. Come nel femminicidio di Roua Nabi un mese fa.
È di poche ore fa, la notizia dell’uccisione di un’altra donna di 56 anni di Civitavecchia sempre per mano dell’ex compagno e nonostante il braccialetto elettronico.
È palese, il dispositivo elettronico spesso non funziona, non ha campo, dà falsi allarmi e anche il tasto SOS è difettoso. Il maltrattante riesce più volte ad avvicinarsi alla donna senza attivazione dell'allarme e senza che la polizia faccia niente per sistemare la situazione. Celeste Palmieri è stata uccisa dal marito, il suo femminicidio è il terzo in tre giorni ma non solo, Celeste è stata uccisa dalla lentezza processuale, dalla poca serietà di uno Stato che non si cura su ogni livello delle vittime di violenza maschile, della mancanza di controllo da parte della polizia verso i sistemi elettronici di geolocalizzazione ma non finisce qui.
Il maltrattante di Celeste era un ex guardia penitenziaria che ha ucciso la moglie con un'arma da fuoco legalmente detenuta.
Qui si apre doverosamente un altro capitolo ovvero quello delle armi, delle licenze date con leggerezza, delle pistole d'ordinanza e dell'incidenza dei femminicidi avvenuto con armi da fuoco.
I femminicidi commessi dai legali detentori di arma armi non sono un evento raro o sporadico, tutt'altro. Come ha documentato il rapporto della commissione parlamentare d'inchiesta sul femminicidio, sulla base delle sentenze giudiziarie nel biennio 2017/2018 in Italia il 16,1% dei femminicidi è stato commesso da persone in regolare possesso di una licenza delle armi. Il dato è allarmante e il motivo è presto detto. I possessori legali di armi in Italia sono all'incirca quattro milioni cioè l'8% della popolazione adulta ma questa limitata porzione di popolazione è all'origine del doppio della percentuale di femminicidi che si verificano nel nostro paese.
E qual è la novità che si prospetta in futuro? L'articolo 28 del DDL 1660 autorizza gli agenti di pubblica sicurezza a portare senza licenza alcune tipologie di armi tra cui rivoltelle e pistole di ogni misura quando non sono in servizio. In altre parole il famoso decreto Sicurezza immette altre armi legali nella società che si tradurranno, alla luce dei dati sopra detti, in un aumento del rischio di una donna di morire ammazzata per mano del compagno legalmente detentore di un’arma.
Chissà quando il Viminale si sveglierà su tutta questa sconfinata materia che va dalla totale mancanza di formazione delle forze dell'ordine sulla violenza di genere alla prolificazione delle armi per chi ha la divisa passando per il rilascio delle licenze e il controllo dei due dispositivi elettronici non funzionanti. Nel frattempo, in questa totale, incuria le donne continuano ad essere uccise di femminicidi.
Sui legali detentori di armi si stende una coltre di complice silenzio della politica ancora più inaccettabile visto la loquacità con cui la Presidente e tanti politici commentano fatti di cronaca soprattutto quando vedono coinvolte persone immigrate. L'utilizzo dell'arma legalmente detenuta per commettere femminicidi è purtroppo un fenomeno sottovalutato non solo dai rappresentanti politici ma anche dalle autorità di pubblica sicurezza. Avere un'arma costituisce una tentazione ad usarla, se è vero che qualsiasi strumento può essere utilizzato per uccidere però è altrettanto vero che l’arma da fuoco permette al potenziale assassino di perpetrare il crimine con estrema facilità e senza doversi
esercitare nei confronti della vittima alcuna forza fisica, è sufficiente premere il grilletto. Non è un caso perciò che nei casi di femminicidio commessi da legali detentori di armi, lo strumento utilizzato sia quasi totalmente l'arma da fuoco.
Il femminicidio è un fenomeno che va contrastato con l'istruzione e l'educazione sradicando la cultura patriarcale del dominio dell'uomo sulla donna ma richiede anche provvedimenti urgenti per limitare il possesso delle armi, norme più rigorose sul rilascio delle licenze e controlli più frequenti accurati sui legali detentori di armi. Non è più accettabile che l'arma detenuta per lavoro, per uso sportivo, per la caccia o col pretesto della legittima difesa divenga lo strumento privilegiato per l'omicidio di una donna.
Se il governo fosse ossessionato dal contrasto alla violenza di genere nella misura del 10% di quanto lo è per il contrasto di manifestanti, ambientalisti, attivisti, immigrati probabilmente non avremmo già 88 donne ammazzate.
Avv. Antonietta Ricci - Taranto
NOTA DEL MFPR
"Politica" vuol dire governo, oggi governo Meloni, che non solo è complice nel non fare nulla per frenare i femminicidi, ma li alimenta, a livello ideologico, spandendo humus fascista, brodo ideale di coltura della violenza degli uomini che odiano le donne e di una sempre più bestiale visione di possesso delle donne, per cui non è proprio concepito che le donne possano ribellarsi a legami oppressivi e violenti; a livello politico - appunto, ultimo il decreto di "sicurezza" 1660; a livello giudiziario - quanti uomini omicidi escono con motivazioni oscene, dopo pochi anni di carcere, o non vengono neanche condannati?!
Quindi se non ci liberiamo di questo governo fascista da "Dio, Patria, Famiglia", che legittima la reazione verso chi, e le donne non possono essere che le prime, non accetta questa triplice oppressione, i femminicidi continueranno e aumenteranno, armi o non armi.
Quindi il Viminale, oggi gestito dal MIn. Piantedosi, non può "svegliarsi" perchè è pienamente espressione di questa politica reazionaria. Le forze dell'ordine devono essere sempre più e solo al servizio delle repressione delle proteste, delle lotte dei lavoratori che fuoriescono dall'ordine che impongono padroni e Stato borghese. attrezzate alla repressione feroce dei detenuti, dei migranti. Perchè mai dovrebbero essere formati, il Viminale dovrebbere mettere fondi per difendere le donne dalla "violenza di genere"?
"Anche sul contrasto al femminicidio con l'istruzione e l'educazione", nella situazione che stiamo vivendo, ma sicuramente anche prima, chi lo dovrebbe fare? La scuola di Valditara, che vuole una istruzione militarizzata, poca ma al servizio di un futuro o di sfruttamento o di guerra; che vuole una scuola dei voti in condotta, in cui ciò che conta è l'adesione all'ideologia conservatrice (in cui non è prevista la libertà di decidere della propria vita delle donne), è il servilismo verso "Dio, Patria, Famiglia"?
Chi dovrebbe diffondere una cultura di rispetto? I Min. Giuli, seguito a Sangiuliano? Ma per favore!
Noi pensiamo che ci vuole tutt'altro. Che ci vuole scatenare la furia delle donne contro gli uomini che odiano le donne, il governo, lo Stato borghese che odia le donne (che non sono Meloni, Roccella, Santanchè...)
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