26/06/24

Un appello "Con le donne palestinesi" che appoggiamo

Con le donne palestinesi, un grido contro le guerre e l’oppressione
Ciò che ormai da 8 mesi sta avvenendo nei Territori Palestinesi Occupati e a Gaza ci coinvolge direttamente come donne, persone, umanità intera. La cosiddetta «guerra di Gaza» è in realtà parte di un ampio disegno portato avanti ormai da decenni volto a colpire, annientare e assoggettare tutta la popolazione palestinese. Nei Territori Palestinesi Occupati, gli abitanti sono impossibilitati a spostarsi, lavorare, e sono soggetti a continui attacchi da parte dell’esercito e dei coloni israeliani: dal 7 ottobre 2023 i palestinesi imprigionati sono stati più di 9.000 e gli uccisi 550, per non parlare dei feriti.
A GAZA L’«OPERAZIONE SPADE di ferro» ha ucciso (al 18 giugno 2024, secondo il ministero della Sanità di Gaza) 37.372 palestinesi e ne ha feriti 85.452 (non tutti completamente identificati). Ignoto è il numero di coloro che rimangono sotto le macerie. La crudeltà con cui vengono lasciati morire civili inermi in condizioni inumane ci rende testimoni di un crimine aberrante, sostenuto dal silenzio di molti paesi e dalla totale impunità, malgrado le numerose risoluzioni dell’Onu.
Ad oggi i morti a Gaza rappresentano una percentuale della popolazione totale che supera di parecchio quella di tutti i morti italiani civili e militari nel corso della seconda guerra mondiale (Roma, Istituto centrale di Statistica, 1957). UN Women, cioè l’organizzazione delle Nazione Unite che si occupa dell’uguaglianza di genere e dell’empowerment delle donne, già nel gennaio 2024 stimava che fino ad allora circa 10.000 donne di Gaza fossero state uccise lasciando 19.000 bambini orfani e che circa 540.000 donne e ragazze di Gaza in età riproduttiva non avessero la possibilità di accedere all’acqua e a ciò che è necessario per soddisfare i loro bisogni di igiene, salute e dignità.
Gaza ora è distrutta e devastata. Già 6 giorni dopo l’inizio dell’«Operazione», la quantità di bombe israeliane sganciate superava quella lanciata in un anno dagli Usa in Afghanistan (fonte: Idf, esercito israeliano). Tutta la zona è stata trasformata in un gigantesco cimitero e in un campo minato oggettivamente inabitabile per i prossimi decenni, a dispetto del fatto che gran parte della popolazione non intende andarsene.
L’AZIONE DI ISRAELE nella realtà dei fatti non è quella di «rispondere all’attacco di Hamas» del 7 ottobre 2023, ma quella di disfarsi una volta per tutte della popolazione palestinese, riducendo in uno stato di totale soggezione coloro che non potranno fuggire. Questa opera di distruzione e annientamento è completata dall’accanimento con cui Israele si è adoperato per distruggere tutte le infrastrutture civili a Gaza (ospedali, scuole, università) e ogni possibile testimonianza della cultura e della civiltà palestinese in Cisgiordania e a Gaza (monumenti, cimiteri, luoghi di culto, luoghi di incontro).
A noi pare evidente che – al di là delle macabre controversie, recentemente registrate a livello internazionale, sulle cifre esatte dei morti comunicati dal ministero della Sanità di Gaza (e ritenute comunque affidabili da tutti gli esperti) – l’enorme numero di donne e di bambini uccisi a Gaza nei fatti sradica ogni possibilità di vita futura per la popolazione palestinese.
In quanto donne che negli scorsi anni e durante la pandemia ci siamo battute per rimettere al centro della nostra società la “cura” (affidata alle donne per millenni) come fondamento delle relazioni e del nostro vivere, non possiamo restare indifferenti di fronte a questa “prova generale” di disumanità e di cancellazione di ogni speranza.
In quanto donne femministe sentiamo il bisogno di fare nostro il grido delle donne palestinesi, che ci ricordano che «le donne palestinesi lottano da decenni contro l’intersezione delle oppressioni nazionali, sociali ed economiche, mettendo in luce l’intrinseco nucleo patriarcale del regime di oppressione di Israele» e che ci esortano a «intensificare le campagne di pressione Bds contro l’apartheid israeliana e a fare contemporaneamente pressione sui vostri governi».
COME FEMMINISTE che abitano in vari modi i luoghi delle donne vogliamo ribadire la nostra forte opposizione alle guerre che riteniamo essere la forma più estrema della violenza della società patriarcale. Vogliamo ribadire il nostro posizionamento. Sappiamo, infatti, che il femminismo può essere usato in chiave “coloniale” e razzista, giustificando invasioni e occupazioni, politiche di esclusione contro i migranti, e dipingendo le donne – e le donne palestinesi in particolare – solo come vittime bisognose di protezione.
Noi sappiamo, invece, che le donne palestinesi sono in prima fila per lottare per la loro liberazione e contemporaneamente stanno lavorando per tenere unita la loro comunità di fronte agli orrori: le mediche, le infermiere e le altre operatrici sanitarie che salvano vite o danno conforto ai moribondi nella Striscia di Gaza; le insegnanti e le attiviste che organizzano lezioni e giochi per i bambini palestinesi nei rifugi, le donne che lavorano come giornaliste, riportando e documentando la violenza contro il – e la forza del – loro popolo.
SOSTENIAMO LA LORO LOTTA, consapevoli che l’uguaglianza di genere non può prosperare in un mondo afflitto da violenza e ingiustizia, dove il militarismo e i sistemi patriarcali si intrecciano per perpetuare l’oppressione.
Come femministe, è fondamentale riconoscere l’interconnessione di tutte le lotte per la giustizia e costruire solidarietà. Mentre sosteniamo un cessate il fuoco permanente, e la fine dell’occupazione della Palestina, dobbiamo anche amplificare instancabilmente le voci di tutte le donne palestinesi, assicurando che i loro diritti siano riconosciuti e rispettati, compreso il loro diritto fondamentale all’autodeterminazione.

*** Luoghi delle donne in Italia per la Palestina – Coordinamento delle Case delle donne di diverse città italiane

La Lega sulla maternità surrogata propone il carcere fino a 10 anni e multa da 2 milioni di euro - E' in realtà un attacco proprio alle donne e a gay e lesbiche

"A un anno dalla proposta di legge per maternità surrogata come reato universale, la Lega presenta una stretta ulteriore contro la gestazione per altri, da punire con la reclusione da 4 a 10 anni e una multa da 600 mila euro a 2 milioni. Previsto una pena anche per il pubblico ufficiale che registra i figli nati da quella pratica. L’emendamento è stato presentato dal partito di Matteo Salvini al disegno di legge proposto da Fratelli d’Italia, che vieta la pratica anche se commessa all’estero e che è all’esame della commissione Giustizia del Senato. 
In particolare, nel testo dell’emendamento si legge: “Chiunque, in qualsiasi forma, commissiona, realizza, organizza o pubblicizza la surrogazione di maternità è punito con la reclusione da 4 a 10 anni e con la multa da 600 mila euro a 2 milioni di euro”. Si rafforzerebbero, dunque, le sanzioni rispetto al testo di FdI che richiama la legge 40 del 2004, secondo la quale contro la surrogazione di maternità scattano il carcere da 3 mesi a 2 anni e una multa da 600 mila euro fino a un milione.
Arcigay: “Non c’è fine alla caccia alle streghe” – “Chi si prende la responsabilità della cura e di essere genitore in Italia è trattato come un criminale...La nostra preoccupazione è che tutto ciò finisca per alimentare il mercato clandestino e spinga tante coppie ad andare via dall’Italia – aggiunge – Se l’obiettivo è porre fine al turismo procreativo, questo è il miglior modo per alimentarlo. In più, in questo Paese non si vuole riconoscere il diritto delle donne di decidere sul proprio corpo e di scegliere cosa fare del proprio utero e lo dimostra il sostegno che questo Governo dà ad organizzazioni che ci offrono soldi per comprare la nostra libertà di abortire”.

25/06/24

Brasile - Aborto=Omicidio - Immediata la protesta delle donne


Ma il Brasile non è tanto lontano. Il governo Meloni, i suoi ministri, il papa Bergoglio stanno facendo di tutto per mettere in discussione anche in Italia il diritto d'aborto. 
Al G7 in Puglia - come il Movimento femminista proletario rivoluzionario nella manifestazione di Fasano contro il G7 ha con forza denunciato - è stata la Meloni a pretendere che nel documento finale venisse cancellato il diritto d'aborto (poi di fatto passato in maniera più mascherata); mostrando, però, nello stesso tempo come per il governo italiano, capi di stato e di governo a livello mondiale hanno tra i loro "grandi temi" l'attacco al diritto d'aborto, alle donne. 
Contro le donne, soprattutto proletarie che non hanno alternative, le ragazze, e spesso in paesi come il Brasile ragazzine/bambine vittime di stupro, va avanti sempre più un'onda nera fascista, dall'Italia, agli Usa, all'America Latina, a paesi europei imperialisti, ecc. ecc., che vuole farle passare per "assassine" e processarle, fino in alcuni paesi a metterle in carcere. In Brasile, se la legge in discussione passasse, gli stupratori rischiano al massimo 10 anni, le donne che abortiscono, fino a 20 anni!
Mentre i cosiddetti "grandi della terra" nello stesso tempo contribuiscono con le loro armi, con le loro politiche/decisioni di guerra, sempre più guerra, dalla Palestina all'Ucraina, a tanti paesi oppressi dall'imperialismo, ad uccidere migliaia e migliaia di bambini.
Questo mettere al centro l'attacco al diritto d'aborto, l'attacco alla libertà di scelta e condizione delle donne, del dibattito, delle decisioni a livello mondiale dei capi di Stato e di governi imperialisti/capitalisti è da un lato espressione del moderno fascismo che avanza, in cui le donne che sono più della metà della popolazione devono essere sempre più oppresse, sfruttate; ma dall'altro è una reazione isterica delle classi dominanti alle grandi mobilitazioni, lotte delle donne, dai paesi dell'America Latina, agli Usa, all'Italia, alla loro bi/sogno di libertà, di volontà che tutta la vita deve cambiare.
*****
In Brasile avanza la legge che equipara aborto e omicidio. 
«Alle donne pena doppia rispetto agli stupratori»
Migliaia di manifestanti hanno occupato giovedì 20 giugno le strade delle principali città brasiliane portando cartelli e fazzoletti verdi, in onore alle femministe argentine. Le manifestazioni sono state indette contro un nuovo passo (indietro) compiuto sul diritto all’aborto in Brasile. La Camera dei Deputati ha infatti approvato la procedura del “regime d’urgenza” per la votazione di un progetto di legge che equipara al crimine di omicidio qualsiasi aborto realizzato dopo 22 settimane di gestazione.
L’aborto è considerato reato in Brasile, con l’eccezione dei casi di rischio per la vita della gestante, stupro o anencefalia fetale. Nel progetto firmato da 32 deputati conservatori, la regola varrebbe anche per queste eccezioni, per le quali oggi non esiste un limite di tempo.
IL REGIME D’URGENZA significa che il progetto può essere votato direttamente, senza la necessità di dibattiti e pareri espressi dalle commissioni.
Le donne rischierebbero pene da 6 a 20 anni. Il doppio di quella prevista per il crimine di stupro, 10 anni.
Il deputato del Partido Liberal (Pl) e pastore evangelico Sóstenes Cavalcante, ha affermato che intende «mettere alla prova» l’impegno del presidente Lula con i settori religiosi e in particolare evangelici.
La disputa delle forze politiche e le elezioni legislative previste fra due anni sono, ancora una volta, sullo sfondo della discussione. «A favore della vita» è il motto dei politici che premono, di tanto in tanto, su questo tasto, e che trova riscontro soprattutto nell’elettorato evangelico e cattolico.
Ministri, giornalisti, avvocati e specialisti contrari alla proposta sono convinti che la vita di migliaia di donne e ragazze, le principali vittime di violenza sessuale, sarebbe a rischio. Secondo l’Annuario brasiliano di Sicurezza pubblica, nei 74.930 stupri avvenuti in Brasile nel 2022 l’88,7% delle vittime erano donne e il 60% minori di 13 anni di età.
«Le vittime di stupro, che dovrebbero essere accolte dallo Stato, siederanno sul banco degli imputati e saranno processate per la violenza subita».

Quanti secondi ci vogliono perchè le donne violentate siano credute? Una sentenza sessista da rigettare


Dalla stampa
: "E' stato assolto anche in Appello dall’accusa di violenza sessuale l’ex sindacalista della Cisl Raffaele Meola, accusato di aver abusato di una hostess che si era rivolto a lui nel marzo 2018 per una vertenza sindacale. 
Per questi giudici no ci sarebbe stata violenza sessuale perchè "la hostess avrebbe reagito all’aggressione sessuale dopo venti secondi, non dando così prova del suo dissenso". 
Una decisione in linea con la pronuncia dal tribunale di Busto Arsizio due anni fa, quando Meola era già stato assolto. Contro quella sentenza, la procura di Busto Arsizio aveva presentato ricorso con il pm Martina Melita, che nella sua requisitoria aveva chiesto due anni. A presentare il ricorso anche l’avvocatessa Maria Teresa Manente, responsabile dell'ufficio legale dell'associazione “Differenza Donna” a cui la hostess si era rivolta. 
La nuova assoluzione ha provocato l’indignazione dell’associazione. “Faremo ricorso in Cassazione perché questo pronunciamento ci riporta indietro di trent’anni - ha dichiarato Manente -, e rinnega tutta la giurisprudenza della Cassazione che da oltre dieci anni afferma che un atto sessuale, compiuto in maniera repentina, subdola, improvvisa, senza accertarsi del consenso della donna è reato di violenza sessuale e come tale va giudicato". 
Il reato di stupro è qualsiasi atto sessuale compiuto senza il consenso della donna, il cui dissenso è sempre presunto, così come previsto dalla Convenzione di Istanbul – attacca ancora l’avvocatessa Manente...
Sulla stessa linea, la presidente di “Differenza Donna”, Elisa Ercoli. “Questa sentenza è la riprova di quanto la nostra legge sia motivo di gravi e continue violenze istituzionali - commenta -. Rifiutiamo una democrazia che impedisce di fatto alle donne l'ottenimento di giustizia in seguito a uno stupro. Chiediamo con urgenza una nuova legge con parametri evoluti di giustizia senza più avere le nostre istituzioni contro".

22/06/24

Dalla Francia - Info - Extrême droite : les féministes sonnent l’alerte et appellent à des manifestations le 23 juin


Domani più di 200 associazioni e collettivi che difendono i diritti delle donne si riuniscono per manifestare questa domenica, 23 giugno, per mettere in guardia contro i pericoli dell'arrivo al potere dell'estrema destra all'inizio di luglio. Tra questi, Family Planning, All of Us, la Women's Foundation, il collettivo nazionale per i diritti delle donne, ma anche numerose associazioni su tutto il territorio nazionale. Un appello a cui hanno aderito i sindacati CGT, CFDT, FSU e Solidaires.
Per i firmatari dell'appello, un governo di Raggruppamento nazionale “segnerebbe la fine di una certa concezione della democrazia, dello Stato di diritto e di molte libertà, già gravemente ridotte negli ultimi anni”. Per sostenere la loro tesi e dimostrare le minacce che gravano sui diritti delle donne, le associazioni ricordano l'azione dei governi di estrema destra in Europa: "in Italia, l'estrema destra di Giorgia Meloni ha attaccato le Rsa, il diritto all'aborto nonché il diritto all'aborto riproduzione assistita per coppie lesbiche. In Spagna, l’estrema destra di Vox nega l’esistenza stessa della violenza contro le donne e le minoranze di genere. Dal 2020, in Polonia, l’aborto è vietato anche per malformazioni fetali. "...
A Parigi, la manifestazione partirà domenica alle 14,30 da Place de la République. A Lione e Rennes il ritrovo è fissato alle 15, rispettivamente a Place des Terraux e all'Esplanade Charles de Gaulle. A Tolosa, i manifestanti partiranno da Place Jean Jaurès alle 11. In totale sono previsti una trentina di incontri sul territorio nazionale.

21/06/24

L’aborto nelle Marche, il diritto impraticabile: “Una sfiancante, estenuante e triste corsa a ostacoli” - LOTTA! LOTTA!


Dalla stampa - "Negli ospedali di tutta la regione l’interruzione volontaria di gravidanza è sostanzialmente impossibile: 100 per cento di medici obiettori. I consultori quasi non funzionano. Non si riesce ad avere la prescrizione della pillola del giorno dopo
. E le interpellanze e le interrogazioni sono (finora) senza risposta". 

Il diritto d'aborto non si tocca lo difenderemo con la lotta!
Se lo gridiamo nella manifestazioni, nei volantini, FACCIAMOLO!

Non sono le "interpellanze e le interrogazioni" che possono difendere il diritto delle donne, ma la lotta fino a concreti risultati e utilizzando tutte le forme necessarie, 


 

20/06/24

"MD buona spesa..." - Sì, ma a sfruttamento delle lavoratrici a cui vengono negati anche i minimi bisogni


“Fatevela addosso, avete rotto”: vieta alle cassiere di andare in bagno.
I sindacati: «Da quando per andare alla toilette in orario di lavoro serve il certificato medico?». La direttrice del supermercato MD di Brandizzo, che impediva alle cassiere di usare il bagno durante l'orario di servizio, è stata sospesa per cinque giorni. Lo ha comunicato l'azienda, che in una nota ha spiegato di aver subito raccolto le segnalazioni dal negozio, esaminato il materiale disponibile e adottato una misura disciplinare di sospensione a partire dal 5 giugno.
Ma «Il problema del bagno è solo uno dei tanti. La direttrice aveva instaurato un clima di terrore nel supermercato. Tante colleghe sono andate via perché non reggevano più. Basti pensare che solo due settimane fa abbiamo avuto la possibilità di avere le sedie in cassa: c’erano, ma imballate fuori alla pioggia e noi eravamo costrette a stare in piedi per ore».
Questa mattina, davanti al supermercato MD, è andato in scena il presidio organizzato dal sindacato Uiltucs di Ivrea per protestare contro le condizioni di lavoro all'interno del punto vendita. 
Davanti al negozio si sono date appuntamento anche alcune ex dipendenti che hanno raccontato le loro esperienze. "Abbiamo chiesto al sindaco di Brandizzo di farsi parte attiva nei confronti di MD, non si può pensare di risolvere la vicenda con i cinque giorni di sospensione della direttrice". 

18/06/24

L'intervento del MFPR alla manifestazione di Fasano contro il G7 - Una nostra valutazione

Intervento della campagna del Mfpr di Palermo 
alla manifestazione di Fasano

Tante donne, compagne di tutte le età, giovanissime come anziane, stavano alla manifestazione di Fasano contro il G7, e tante altre donne, ragazze residenti di Fasano durante il corteo dai balconi ai marciapiedi, come all'assemblea del mattino nella piazza centrale, hanno solidarizzato, ringraziato i manifestanti di esserci, per le loro parole, i loro slogan, si sono commosse, hanno finalmente "respirato" dopo tre giorni in cui si sono sentite sequestrate nel loro stesso paese; si respirava un'aria di liberazione dagli "occupanti"; così compagne femministe attive negli anni passati si sono sentite rinascere, incoraggiate che la lotta delle donne in ogni zona grande o piccola può riprendere. E siamo state noi incoraggiate!
Le compagne del Movimento femminista proletario rivoluzionario hanno reso visibile, hanno dato forte voce a questa partecipazione. 
Hanno denunciato l'intero schifo del G7, il lusso, l'abbuffata dei padroni del mondo che come "occupanti" hanno buttato in faccia a una intera popolazione, a donne che non ce la fanno a comprare neanche il necessario, lo spreco, i loro miseri e orrendi affari, la loro sete di guerra per arraffare profitti. 
Ma le compagne del Mfpr hanno nello stesso mostrato come costoro sembrano "potenti" ma sono dei mostri, che non hanno niente di umano, che possono e devono essere cancellati da tutti e tutte, con in prima fila le donne proletarie, doppiamente sfruttate e oppresse, in lotta, che sono dalla "parte giusta della storia". 
I volti della Meloni, dei "grandi" grondanti di sangue, come la foto della "Meloni a testa in giù" - che hanno fatto gridare allo scandalo vari giornali - sono stati in realtà un simbolo di cosa sono questi capi di governo, di Stati imperialisti, che anche in queste ore si sono macchiati del sangue di bambini annegati nel Mediterraneo, che sono complici del genocidio di un intero popolo palestinese, di cui la maggioranza sono donne e bambini; ma quei volti sono anche un simbolo della loro debolezza strategica nei confronti della lotta rivoluzionaria dei popoli, dei proletari, delle donne che hanno tante ragioni in più per rompere le loro catene.
E le compagne del Mfpr hanno portato nella manifestazione a Fasano, cogliendo nei tanti interventi, negli slogan, nei cartelli, nelle discussioni con le donne, il nodo centrale di attacco alle donne posto in particolare dalla Meloni anche in questo G7: l'attacco al diritto d'aborto, il significato generale di questo attacco; unito alla reazionaria campagna di fare figli su figli per il capitale e per la guerra.  
Questo tentativo di mettere le mani sul diritto d'aborto, per rafforzare l'onda nera che va dagli Usa, all'Ungheria, all'Italia, ecc., non poteva passare in silenzio nella manifestazione. Le donne lo dovevano gridare forte con la loro presenza e combattività. E le compagne del Mfpr le hanno rappresentate, assumendosi con entusiasmo, determinazione questo necessario e importante compito. E siamo contente.
Senza questa azione del Mfpr l'attacco al diritto d'aborto sarebbe stato solo oggetto di titoli sulla stampa.
Dovevamo e potevamo essere molte di più a gridare "L'attacco all'aborto non passerà, la lotta delle donne lo fermerà!" - "Non siamo macchine per la riproduzione ma donne in lotta per la rivoluzione!" - parole d'ordini verso cui tante donne di Fasano esprimevano in vari modi il loro accordo.
L'Mfpr nei giorni precedenti il G7 aveva fatto un chiaro appello al movimento delle donne, alle compagne dovunque fossero organizzate, alle donne nei sindacati soprattutto quelli di base e di classe ad esserci; un appello particolare lo avevamo rivolto a Nudm. Avevamo detto perchè era importante cogliere l'occasione di avere a poche decine di kilometri tutti insieme i capi di Stato, di governo che ogni giorno attaccano, sfruttano, opprimono, violentano, uccidono le donne, le fanno morire nelle carceri, dopo averle stuprate, torturate sessualmente, attuano un moderno più feroce patriarcalismo sia ideologico che politico e pratico; cogliere questa opportunità per manifestare tutta la ribellione, la furia, la forza rivoluzionaria delle donne. 
Immaginatevi se a Fasano ci fosse stato il mezzo milione di donne che c'è stato a Roma il 25 novembre, che grande cosa sarebbe stata. Questi governanti che hanno mobilitato tutta la loro polizia, carabinieri, fino ai servizi segreti per un manifesto appeso a Savelletri contro la Meloni nei giorni precedenti il Vertice, immaginatevi la preoccupazione che avrebbero avuto se si fossero trovati centinaia di migliaia di donne in piazza. 
Invece non è stato fatto. Perchè? Perchè le compagne di Nudm non ci sono state e non hanno dato indicazione di esserci? E' frutto di una logica auto rappresentativa? Perchè le compagne del movimento No Tav hanno organizzato nella stessa giornata del 15 una mobilitazione nella loro zona, invece di venire a manifestare contro i capi in testa delle distruzioni di territori e ambiente? La stessa mobilitazione grande che c'è stata a Roma il 15 del gay pride non poteva essere spostata ad altra data e invece venire a disturbare i sonni dei mostri del G7 che anche nel Vertice sono tornati nei loro biechi discorsi a metter in discussione i diritti dei Lgbtqia+?
Perchè alcune compagne, lavoratrici, precarie, disoccupate, che pur lottano ogni giorno hanno pensato, sbagliando, che questo G7, la manifestazione anti G7 era altra cosa dai loro problemi di vita, di salario, di lavoro, dalle loro lotte quotidiane, lasciando che i padroni del mondo decidano tranquilli della nostra vita, del lavoro, del salario, della salute, ecc.? 
Non esserci è stato un peccato per chi non c'è stata. 
Ma ora noi compagne del Mfpr riporteremo la forza potenziale delle mobilitazioni contro il G7 in ogni posto di lavoro, città, lotte. 

Anche i grandi fattori positivi della mobilitazione contro il G7, il lungo lavoro fatto prima, ma anche la non partecipazione di movimenti delle donne, del movimento femminista, dimostrano quanto sia importante e decisiva l’organizzazione del movimento femminista proletario rivoluzionario dovunque, perchè la lotta, la ribellione delle donne diventi una forza poderosa e continua.

SIETE VOI I MALEDETTI ASSASSINI! Annegati decine di bambini, morti soffocati migranti


Dopo Cutro niente è cambiato. Anzi, NO! E' cambiato in peggio. Un'altra strage dei bambini nel mar Jonio, almeno 26, alcuni di pochi mesi, e chi è sopravvissuto, come le donne, come i giovani, sono "feriti" a vita, nel corpo, nella mente, nel cuore. 

Voi siete gli assassini! La Meloni, il suo governo, che volutamente ritardate i soccorsi, voi che fate accordi, scambi di corpi di immigrati con affari, con i regimi della Libia, della Tunisia; voi che quando arrivano vivi li mettete nei lager dei Cpr, dove sempre più sono tanti che alla repressione, alla negazione di ogni diritto umano, preferiscono la morte.
Dopo le grandi abbuffate del G7 in Puglia, i capi dei paesi imperialisti europei tutti d'accordo - e su questo sono certamente uniti - ad appoggiare i piani della Meloni di scaricare i migranti, o morti o vivi.
Tutto questo chiede ribellione, coscienza, chiede lotta, chiede che la mobilitazione contro i "grandi mostri" della terra continui, come a Fasano il 15 giugno, più di Fasano. 

16/06/24

Bentornata Ilaria!


Diamo onore alla determinazione di Ilaria Salis, mai scalfita pur nei momenti più neri, che ha dato linfa e coraggio alla battaglia per la sua liberazione, contro il regime reazionario, fascista di Orban. 
Diamo onore alla grossa battaglia fatta dal padre, chiara, che ha mantenuto saldi i fatti contro i tentativi di giornalisti, di ministri, di partiti di destra e di falsa sinistra che cercavano di offuscarli.
Ora, la lotta continua, come l'impegno di Ilaria!  

13/06/24

G7 in Puglia, eliminato dalla bozza il punto sul diritto all'aborto. La guerra sporca contro le donne continua anche nel G7. Ma non passerà! Una ragione in più per venire a manifestare il 15 contro i principali violentatori delle donne

Dalla stampa
G7 in Puglia, eliminato dalla bozza il punto sul diritto all'aborto. Mistero sul ruolo italiano
Nell'ultima bozza delle conclusioni del G7 che si aprirà domani a Borgo Egnazia, a quanto si apprende da fonti qualificate europee, è stato tolto il punto in cui i Grandi della Terra sottolineavano l'importanza a garantire "un accesso effettivo e sicuro all'aborto"Fonti italiane: “Nessuno lo ha chiesto” - NON E' VERO!
Il punto sul diritto all'aborto era stato inserito nel corso del G7 di Hiroshima e, spiegano le stesse fonti, Francia e Canada in vista del summit in Puglia avevano chiesto di rafforzare il riferimento, in cui i sette grandi affermavano il loro “pieno impegno per assicurare salute e diritti sessuali riproduttivi completi per tutti, anche affrontando la questione dell’accesso all’aborto sicuro e legale e alle cure post-aborto”. Ora nell’ultima bozza, su iniziativa del governo Meloni è stato eliminato qualsiasi riferimento al diritto all’aborto.
La Meloni smentisce ma conferma: "Nessuno Stato ha chiesto di eliminare il riferimento alle questioni relative all’aborto dalla bozza delle conclusioni del vertice G7, così come riportato da alcuni organi di stampa in una fase in cui le dinamiche negoziali sono ancora in corso – riferiscono presidenza G7 Italia – Tutto quello che entrerà nel documento conclusivo sarà un punto di caduta finale frutto di un negoziato fra i membri G7".
Ecco la grande ipocrisia - da noi in altro post denunciata (https://femminismorivoluzionario.blogspot.com/2024/06/g7-la-nostra-lotta-contro-i-padroni-del.html) - di “Women 7” gruppo ufficiale del G7 su “pari opportunità, inclusività e uguaglianza di genere” . (documenti/cartoffie inutili, ma ben pagate alle autrici)
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Ci vogliono far tornare indietro di 40 anni. L'attacco all'aborto, all'autodeterminazione delle donne è la priorità di questo governo, ma anche degli altri governi imperialisti della UE, degli Usa, ecc. Dobbiamo riprodurre forza-lavoro, figli per farne carne da macello per le guerre e nuove braccia per il profitto capitalista. 
Questo attacco al diritto di aborto, alla libertà di scelta delle donne crea l’humus ideale, fascista del terribile aumento di femminicidi e stupri. I cosiddetti "grandi della terra" ne sono i principali responsabili!
Questo ennesimo passo contro le donne non passerà! 
Il 15 di giugno, la nostra rabbia e la nostra ribellione dobbiamo scatenare! II nostro governo e tutti i governi dei padroni vanno contestati al G7.

12/06/24

Ecco i bastardi sessisti che staranno al G7 - Invitati dalla Meloni

La crociata di Milei contro le donne: chiude il ministero della diversità e cancella il linguaggio inclusivo dai libri di scuola
di Daniele Mastrogiacomo
In sei mesi il presidente argentino ha smantellato tutte le strutture e le garanzie costruite per combattere le discriminazioni e i femminicidi in un Paese dove ogni 35 ore viene uccisa una donna

G7 - Noi ci saremo!

Lanciamo un appello alle lavoratrici, proletarie, disoccupate in lotta, alle studentesse che tanto stanno combattendo per la Palestina, alle compagne nei sindacati di base, nei movimenti di lotta, nelle organizzazioni rivoluzionarie, a Nudm, a venire in Puglia alle iniziative contro il G7, in particolare alla manifestazione nazionale che si terrà a Fasano il 15 giugno
Stanno tutti qui, tutti insieme i nostri principali oppressori, sfruttatori, violentatori. Facciamogli vedere quanto noi donne siamo combattive e "pericolose" per loro.
Per info, per Fasano: WA 3519575628 

11/06/24

G7 - La nostra lotta femminista proletaria rivoluzionaria contro i padroni del mondo

Portiamo la nostra doppia ribellione contro il G7 dei padroni del mondo e ancor di più oggi della guerra imperialista
 che si terrà in Puglia il 13, 14 e 15 giugno.
Portiamo la nostra doppia ribellione contro il G7 dei padroni del mondo e ancor di più oggi della guerra imperialista
 che si terrà in Puglia il 13, 14 e 15 giugno.

Opponiamoci ai governi del doppio sfruttamento e della doppia oppressione,  che in particolare per le donne immigrate, per le donne dei paesi oppressi diventa tripla, quadrupla. Governi al servizio degli Stati imperialisti/capitalisti con a capo i maggiori  nemici della reale emancipazione e vera liberazione della maggioranza delle donne in questo pianeta, da Biden/Usa ai capi dei paesi europei, alla fascista/sessista/razzista Meloni/Italia, che in questo G7 ha il ruolo di presidenza. A cui si aggiungeranno Erdogan/Turchia, ma probabilmente anche Modi/India, Milei/Argentina, ecc.
In questo G7, dai loro consessi più che dorati e ipermilitarizzati in un vero e proprio clima da guerra, con migliaia di poliziotti, militari, servizi segreti a proteggerli, impedendo anche la minima libertà agli abitanti della zona “imprigionati” come in un grande carcere, al primo posto ci saranno certamente i nuovi piani finalizzati alla continuazione/potenziamento della guerra imperialista, per decidere ancora una volta la spartizione e il controllo geostrategico del mondo al servizio degli interessi del Capitale in profonda crisi. E la guerra è la “soluzione” estrema della borghesia per uscirne. Tutto questo a discapito e a danno delle masse proletarie e popolari del mondo, con uno dei cuori rappresentato dalle donne sfruttate e oppresse, la cui vita e benessere sociale per questi maledetti rappresentanti della borghesia dominante non conta proprio nulla.  
Ma se la guerra sarà al centro dei temi, in questo G7 si parlerà anche di altro, di “mercato e competitività”, di clima e ambiente, di immigrazione, dell’Africa come grande opportunità per continuare a depredare le risorse energetiche e le materie prime, di intelligenza artificiale sui cui interverrà perfino il Papa Bergoglio, la Chiesa cattolica si schiera sempre al fianco della borghesia dominante per mantenere il suo apparato di potere, ma in questo “altro” entrerebbe anche la questione più generale della condizione delle donne.  
Nel documento consegnato alla Meloni in occasione del summit “Women 7” che si è tenuto in Campidoglio a Roma, l’8 e il 9 maggio scorso, le intestatarie di esso hanno chiesto per le donne “un futuro giusto, sostenibile e pacifico”, e la Meloni avrebbe il compito di portare queste istanze al G7 di Puglia. 
“Women 7” è un gruppo ufficiale del G7 su “pari opportunità, inclusività e uguaglianza di genere”, interlocutore riconosciuto dai Governi, e quest’anno, con l’Italia alla presidenza, anche W7 è a guida italiana. Circa 80 esponenti di organizzazioni femministe istituzionali, Ong, associazioni provenienti da 42 Paesi con il documento consegnato alla Meloni vorrebbero sensibilizzare i Governi sul tema dell’inclusione delle donne in tutti gli aspetti della società, tra le loro richieste “un’equa rappresentanza di donne e ragazze in tutte le loro diversità a tutti i livelli decisionali”. Ma sono costrette a dovere scrivere che “una vera equità non può essere un proclama di intenti ma passa attraverso le decisioni di bilancio dei Governi”. Si chiede anche maggiore istruzione e riforme per  “garantire maggiore partecipazione femminile al lavoro e accesso paritario alle chance di carriera…”.
E così si affronta la questione della violenza “… quando parliamo di violenza non intendiamo solo quella sessuale, ma anche economica, finanziaria e culturale che necessitano di un grande lavoro e cambiamento da parte di tutti”.
Possiamo ben dire forte e chiaro ancora una volta che l’ipocrisia della marcia borghesia al potere e di tutti i suoi corollari, anche al femminile, non ha davvero limite! 
Non in nostro nome! Non si può chiedere pari opportunità, uguaglianza di genere, contrasto alla violenza sulle donne in ogni forma a chi ogni giorno decide sulla pelle della maggioranza di noi donne all’insegna di concezioni ideologiche e di politiche sempre più all’interno della marcia moderno fascista più o meno aperta a cui tende la borghesia dominante nel suo insieme per mantenere il potere; a chi è volto ad accentuare le politiche di sfruttamento e oppressione della maggioranza delle donne, delle lavoratrici, delle proletarie, delle giovani, delle migranti il cui ruolo deve essere sempre più funzionale al mantenimento/conservazione del sistema capitalista e ancor di più oggi nella fase della guerra imperialista. 
Gli stessi Stati che si riuniscono al G7 che dovrebbero ascoltare le richieste di “pari opportunità” e “diritti delle donne” sono quelli che ci attaccano ogni giorno per impedirci, fino a privarci, del diritto di scegliere su tutto quello che riguarda la nostra vita che per la borghesia al potere conta se siamo fonte per il profitto capitalista, se sulle nostre spalle può scaricare sempre più i servizi sociali, il lavoro domestico, di assistenza. Da un lato, sempre più sfruttate nelle fabbriche, fino a morire, dai padroni iperaffamati di profitto, sia nel cuore dei paesi imperialisti, dove siamo sempre più precarie, le prime ad essere licenziate, sempre più impoverite, sia nei  paesi oppressi dall’imperialismo dove le donne lavorano in condizioni di reale schiavismo; dall’altro lato, dobbiamo essere macchine riproduttrici di figli su figli per il Capitale e per la guerra.
Dalla Francia agli Stati Uniti al governo italiano, con a capo la “donna, madre e cristiana” Meloni, che fin dall’insediamento del suo governo ha individuato subito nelle donne uno dei settori sociali da attaccare unitamente ai migranti, uno degli incubi della borghesia al potere è quello della denatalità che avanza perché essa, come dicono gli stessi capi di governo che si riuniscono al G7, comporta impatti negativi sulla produzione capitalistica, per cui le donne devono riprodurre nuova forza-lavoro! Nello stesso tempo avanza e si estende, dagli Usa ai paesi più reazionari dell’Europa fino all’Italia, l’onda nera dell’attacco al diritto di aborto, non solo come contrasto pratico e ideologico alla denatalità, ma soprattutto perchè la borghesia odia, vede in questo diritto la lotta per la libertà di scelta e autodeterminazione delle donne. 
Tutto questo crea l’humus ideale del terribile aumento di femminicidi e stupri.
Non in nostro nome! Chi dovrebbe ascoltare le richieste volte al contrasto alla violenza in ogni forma sulle donne, gli Stati imperialisti o i governi dei paesi invitati come l’India di Modi o la Turchia con a capo Erdogan o l’Argentina con al potere oggi uno dei peggiori governi fascisti, coloro che rappresentano essi stessi il concentrato della violenza a 360 gradi di questo sistema sociale da cui emana la violenza contro le donne in ogni ambito?
Neanche pochi giorni fa la Ue ha elaborato una direttiva che è un grave passo indietro contro i femminicidi e che non contempla il reato di stupro. 
E oggi più che mai questi mandanti e fautori della guerra imperialista portano avanti, con il genocidio della popolazione in Palestina, il massacro di migliaia e migliaia di donne, bambini palestinesi anche bruciati vivi, il loro affamamento, costringendo le donne a partorire o abortire tra atroci sofferenze, ad opera del criminale Stato nazisionista di Israele, sostenuto pienamente in primis dagli Usa con la complicità piena e attiva dell’Europa/Italia; portano avanti la guerra inter-imperialista con il loro fantoccio fascista Zelensky, che sta causando morti, sofferenze, violenze sessuali dell’esercito pieno di nazisti alle donne ucraine, che come le donne russe si vedono strappare figli e mariti per mandarli a morire per la loro guerra.
Sono questi i governi che dovrebbero porre “soluzioni” alla violenza contro le donne? 
Il G7 è un’altra tappa attraverso cui la borghesia al potere decide e pianifica per perpetuare l’ideologia e le politiche dell’oppressione di classe e di genere a livello globale. Diciamo allora forte e chiaro NON IN NOSTRO NOME! 
Noi che lottiamo ogni giorno, dalle lotte immediate in difesa di diritti basilari ad una lotta più ampia e generale, rivoluzionaria, perché vogliamo rompere ogni doppia catena della vostra oppressione e sfruttamento, perché aspiriamo come parte attiva e determinante alla costruzione di una società socialista con il potere nelle mani della classe operaia e proletaria, Noi! non andiamo in Puglia per “chiedere” a chi ci vuole costringere a vivere nel moderno medioevo e moderno fascismo di oppressione, di discriminazioni, di negazione del lavoro, dei diritti, di stupri e femminicidi di cui questi governi sono i mandanti ideologici; a chi fa morire di fame milioni di bambini nel mondo; a chi fa annegare tante vite di migranti nei nostri mari, a chi fa massacrare con bombe e armi su armi donne, bambini, popolazioni, arricchendo i padroni delle fabbriche della morte; a chi ci vuole imporre l’economia di guerra; non andiamo per chiedere a costoro miglioramenti all’interno di un sistema sociale che non può affatto migliorare e che invece deve essere rovesciato! 
Noi andiamo a dire che alla loro violenza reazionaria è giusto rispondere organizzando la lotta e violenza rivoluzionaria! E’ una lotta lunga, dura, a 360 gradi, in ogni ambito, per una società senza guerre, miseria, oppressione, uccisioni delle donne, non più fondata sull’appropriazione privata di un pugno di oppressori della produzione sociale, ma sul benessere sociale, senza più classi sfruttatrici di altre classi. 

Per questo contro questo G7, e oltre, dobbiamo sentirci parte del grande “esercito” delle donne, delle lavoratrici, delle proletarie, delle migranti, delle giovani, delle compagne che lottano, resistono e combattono in tutto il mondo, dalle operaie ipersfruttate dei paesi oppressi dall’imperialismo che lottano con grande coraggio, come le operaie in sciopero del Bangladesh, alle donne della Palestina che oggi trasformano l’immane dolore in eroica Resistenza, alle donne e compagne rivoluzionarie comuniste nel mondo, alle tantissime ed eroiche combattenti maoiste in prima fila nella guerra popolare in India, che mettono in atto la rivoluzione nella rivoluzione. 

Scatenare la furia delle donne come forza poderosa della rivoluzione proletaria, per rovesciare questo putrido sistema sociale capitalista e imperialista fin dalle sue radici! 

Movimento femminista proletario rivoluzionario
mfpr.naz@gmail.com - blog femminismorivoluzionario.blogspot.com

10/06/24

Dior: “Borse costate 53 euro vendute a 2.600” - E le operaie sfruttate quanto vengono sottopagate?

Da Repubblica
Caporalato nella moda, per Manufactures Dior amministrazione giudiziaria: sfruttamento della manodopera nelle aziende produttrici. “Borse costate 53 euro vendute a 2.600”
L’inchiesta dei carabinieri e della procura di Milano. L’accusa: le aziende fornitrici cinesi fanno ricorso a manovalanza in nero e clandestina
Nuovo caso di caporalato nell'alta moda. Dopo Alviero Martini spa e Armani, è ora il turno di Dior. I carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Milano hanno dato esecuzione a un decreto di “amministrazione giudiziaria” emesso dal Tribunale di Milano a carico dell'azienda Manufactures Dior srl, società della maison dell'alta moda francese.