L'elemento lavorativo è essenziale per le donne. Perché? Nei centri antiviolenza, lo dicono tutte le operatrici dei centri che raccolgono le testimonianze di donne che si rivolgono a loro, tante di queste donne nel dire: io sto subendo una violenza da mio marito, aggiungono: ma come faccio a liberarmi se non ho neanche un lavoro, se non ho la forza di organizzare un futuro alternativo a questa sottomissione. E quindi il lavoro alle donne è fondamentale per poter decidere di rompere rapporti violenti. La violenza di genere si comincia a contrastare dando potere economico alle donne, il lavoro è fondamentale per la sua libertà di scelta.
Allora, se analizziamo i dati delle donne inserite nel mondo del lavoro, le percentuali italiane sono veramente paurose; rispetto a tutto il resto dell'Europa noi siamo occupate per il 20% in meno ed è una percentuale altissima. Il dato del 73% di giovani donne che abbandonano i posti di lavoro perché non riescono a conciliare lavoro e famiglia è aberrante, è pericoloso, è un allarme sociale. Senza considerare poi la la differenza retributiva, che questa è un'altra lotta fondamentale. Cioè, è assurdo che una donna debba essere pagata meno anche a parità di mansioni. I dati sulla differenza di retribuzione - dati Inps - dicono che se lo stipendio medio di un lavoratore in Italia è di 22.000 € all'anno, le donne ne guadagnano 8.000 di meno ora.
Il femminicidio è solo l'apice della piramide, ma la piramide parte anche da queste discriminazioni, da questi stereotipi, da queste sottomissioni che noi donne subiamo.
Allora, se si lega la lotta contro la violenza di genere alla questione culturale - che c'è, è indubbio, e qui bisogna partire dall'asilo dove vigono ancora gli stereotipi: non piangere come una femminuccia, il rosa della femminuccia… stereotipi che noi donne subiamo e che è giusto che vengano abbattuti con l’educazione, con la cultura, fin dalla scuola primarie – è anche vero, però, che bisogna battersi per e sul lavoro, sulle discriminazioni che subiscono le donne nel posto di lavoro. Dobbiamo lottare contro il fatto che le donne vengono licenziate per prime, che alcuni datori di lavoro, come è successo per le operaie della Tessitura di Mottola, dicano: io preferisco non assumere le donne, ecc.
Se non abbiamo lavoro non raggiungeremo mai la libertà, perché la “libertà” in una società capitalistica passa attraverso il denaro e il denaro è il potere.
Quando la Presidente del Consiglio ha fatto la conferenza di fine anno, quando ha avuto il coraggio vergognoso di dire: ma no… una donna può essere contemporaneamente madre e lavorare, e ha citato come esempio Ursula von der Leyen e la presidente del Parlamento Europeo, Roberta Metsola, io a quel punto mi sono chiesta: ma possibile che non c'era una giornalista che in quel momento si sia alzata? Fossi stata io presente avrei ribaltato il tavolo e le avrei detto: ma tu pensi che la maggior parte delle donne abbia una situazione economica come loro, cioè una potenza economica? Come ti permetti di pensare che tutte noi donne viviamo in quella condizione d'oro? La maggior parte di noi donne deve combattere giornalmente per un lavoro che ci dia dignità. Ma nessuno però ha detto niente.
Negli ultimi tempi sembra che tutto ciò che abbiamo raggiunto con una lotta forte, che parte dagli anni 70, è come se ce le stanno erodendo.
L’esempio lampante è quello del diritto di aborto. L'ultima iniziativa viene da Modena, una città non un piccolo borgo di paese del Sud. Qui sono state autorizzati “40 giorni di preghiera” davanti al all'ospedale, dove un gruppo di donne si mettono a pregare perché arrivano le donne che vanno ad abortire e devono pregare per i feti che se ne “andranno all'inferno”. Negli anni 70 una cosa del genere non sarebbe venuta in mente a nessuno, o noi ci saremmo organizzate, saremmo andate a metterle a fuoco, cioè le avremmo fatte spaventare. Mentre ora non solo lo fanno, ma sono state autorizzate.
Questo significa che piano piano tutte quelle libertà che abbiamo raggiunto ce le stanno erodendo.
E quando una Presidente del Consiglio si permette di paragonare una donna che lavora, un'operaia che deve fare tantissimi sacrifici per poter mettere insieme il lavoro, la famiglia, la gestione di tutto, a una ricca Presidente della Commissione UE, di fronte a queste cose deve venire fuori la nostra rabbia. Anche considerando che nella manovra di bilancio, la Meloni ha tolto un sacco di soldi agli asili nido, ha tolto anche i bonus nei confronti delle imprese che assumevano giovani donne. Anche il bonus mamma, a chi l'ha dato? Alle donne che hanno tre figli. Ma in percentuali le danno con tre figli sono il 6%... Ci stanno erodendo tutto.
Non una di Meno ha avuto la forza, glielo dobbiamo riconoscere, di aver raccolto tutta la rabbia nei confronti della violenza di genere, però snobbare questo aspetto lavorativo è proprio un errore, perché è proprio attraverso il lavoro che la donna acquista dignità e ha una voce in più, può pensare ad un futuro alternativo ad un uomo che usa violenza nei suoi confronti. Il lavoro ci rende forti, autonome e quindi giustamente è stato indetto uno sciopero del lavoro per dare un senso proletario, di classe a questo 8 Marzo. E sono d'accordissima con la scelta che avete fatto di arrivare all'otto Marzo ponendo al centro la realtà delle donne lavoratrici.
Un’ultima cosa su questa erosione quotidiana lenta dei diritti - un sintomo pericoloso, perché tutti i regimi autoritari si insinuano in questa maniera, sottraendo diritti - qualche giorno fa la Lega ha fatto una proposta di legge che dovrebbe vietare le manifestazioni che hanno come scopo di manifestare in favore della Palestina. A me un'altra volta verrebbe di prendere un tavolo e ribaltarlo in faccia. Ma come ti permetti? La libertà di manifestazione del pensiero è garantita dalla nostra Costituzione. Il solo fatto che pensino a queste proposte è pericoloso, perché significa che lo possono fare, che si sentono autorizzati a farlo.
Un'altra cosa che fa sollevare rabbia è il numero dei femminicidi, che non è un dato statistico. Noi già sappiamo quante donne moriranno. L'ultimo omicidio è stato fatto da un finanziere con la sua pistola di ordinanza. Non se n’è parlato tanto ma nel nuovo pacchetto sicurezza sicuramente alle forze dell'ordine è stata data la possibilità non solo di detenere la pistola di ordinanza, ma anche un'altra pistola privata. Cioè stanno trasformando la società in qualcosa di diverso rispetto a quella che era stata pensata dalla Costituzione, cioè una società di sceriffi. Chi fa parte delle forze dell'ordine, quindi, ha diritto a detenere due armi, una d'ordinanza e l'altra privata. È una cosa gravissima! Allo stesso modo per cui un parlamentare, andato a fare la visita in carcere si è scandalizzato del fatto che c'era una detenuta con un bambino di un mese. Ma cosa ti scandalizzi se col pacchetto di sicurezza avete autorizzato voi stessi questo!? Cioè se prima una donna che aveva un bambino minore di tre anni oppure era incinta aveva diritto a scontare la sua pena ai domiciliari, col pacchetto di di sicurezza questa norma è stata tolta. Perché volevano attaccare le donne rom che secondo la Lega fanno i furti e poi invocano il fatto di avere dei bambini e non vanno in carcere... Allora perché vi scandalizzate che ci sia un bambino di un mese in carcere se siete voi stessi ad approvare una legge del genere?
Si sta delineando una società diversa, spaventosa. Perché tra il pacchetto sicurezza, il decreto Caivano, il Ddl per gli “ecoterroristi” , e altre proposte di legge anticostituzionali che dicono pure come dobbiamo manifestare, per quali motivi – per questo sì e per quello no - con tutta la repressione in atto – ora vediamo in tutte le manifestazioni questa polizia in tenuta antisommossa pronta a manganellare chiunque, là dove c’è solo gente che vuole manifestare, c'è da preoccuparsi.
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