26/07/23

Una lavoratrice di Palermo sulla Formazione rivoluzionaria sull’opuscolo “Critica alle posizioni anti marxiste dell’accademica Silvia Federici”

Da oggi la Formazione rivoluzionaria delle donne curata dal Mfpr si può seguire anche su podcast, cliccando su:




LAVORATRICE - La formazione marxista per me è un approccio nuovo. Le cose che più mi sono sembrate interessanti come punto di arrivo sono quelle che parlano della prospettiva, del socialismo, del comunismo, in cui l'uomo, la donna possano realizzarsi, avere un ruolo nella realizzazione di sé, quindi nei compiti e nel lavoro. Questo secondo me è importantissimo.

Ora tutto il discorso fatto mi pone delle contraddizioni perché è come se questo discorso venisse fatto settorialmente, per gli uomini e per le donne. Inoltre, perché il lavoro domestico salariato? Sono d'accordo che pur ottenendo il salario al lavoro domestico, questo pone la donna nelle condizioni di dover comunque fare questo lavoro, benchè salariato. Ma questo non significa che la donna in questo lavoro, solo perché pagato, si può realizzare. E, quindi, come presupposto deve esserci il fatto che la realizzazione sia per l'uomo che per la donna non debba essere fare il lavoro in fabbrica e contemporaneamente fare entrambi il lavoro in casa. Secondo me questi due ruoli dovrebbero coesistere sia nell'uomo che nella donna. Ovviamente questo risulta un discorso utopistico in questo tipo di società e quindi è collegato strettamente al cambiamento della società.

Oggi gli uomini non sanno cosa è il lavoro in casa. Se l'uomo avesse il suo salario in fabbrica e un salario per il lavoro in casa, e se questa cosa avvenisse sia per l'uomo che per la donna il problema non si porrebbe. Il problema nasce dal momento in cui sia per il lavoro in fabbrica sia per il lavoro domestico salariato, comunque, in un sistema capitalista sempre di sfruttamento si parlerebbe; e quindi è come “il cane che si morde la coda”.

Le obiezioni che fa la Federici le trovo fuori dalla dimensione di un cambiamento reale.

Io penso che una donna debba realizzarsi perché partecipe della società, non solo all'interno di una casa, ma anche in una fabbrica, in qualsiasi tipo di lavoro che potrebbe darle indipendenza innanzitutto.

MFPR: Per rovesciare questo sistema di sfruttamento, di oppressione, di disumanità, di brutalità, serve avere il potere per costruire una nuova società. Questa battaglia rivoluzionaria è comune. Ma le donne in questa battaglia hanno degli aspetti specifici importanti. 

Il peso del lavoro domestico è opprimente, viene scaricato al 90%, a parte alcuni casi purtroppo rari di condivisione, sulla donna, come la crescita dei figli, l'assistenza, spesso dei genitori anziani, ecc. È un lavoro importante che però, non ha valore per questo sistema, per il capitale. E allora, le donne è come se avessero più lotte da fare rispetto agli uomini.

In questo le battaglie delle donne devono essere non solo appoggiate, in particolare dal proletariato, dagli operai più avanzati, ma anche portate nel loro programma e fatte agire, cosa che purtroppo non succede. Non succede, soprattutto perché i sindacati nelle fabbriche, nei posti di lavoro non le portano assolutamente, anzi a volte sono anche responsabili delle concezioni maschiliste, sessiste presenti tra gli stessi operai. E’ chiaro anche che fintanto che non cambia la società è difficile cambiare le idee, le idee sono il prodotto di questo sistema, puoi un pò modificarle, ma non cambiarle radicalmente se non cambi l'intero sistema borghese.

L'altro problema è che il lavoro domestico così come è oggi, non è eterno. Il lavoro domestico si può effettivamente ridurre di molto, anche come peso ideologico per le donne.

Il lavoro domestico è un lavoro eccessivo, degradante, faticoso, umiliante, anche se lo facessero insieme donne e uomini. La nostra battaglia è perché in una società in cui al centro non c'è lo sfruttamento, il profitto, e il lavoro domestico come produttore di forza-lavoro per il capitale e ora per la guerra, questo lavoro debba essere ridotto, sia attraverso l'industrializzazione di una parte di esso, sia attraverso l’abolizione di aspetti di questo lavoro. Perché il lavoro domestico ha effetti negativi anche nella testa delle donne. Scusate, ma chi l’ha detto che i figli devono essere sempre controllati, devono essere tenuti fuori dalle contraddizioni, dai problemi pratici? Chi l’ha detto che i figli li devi tenere nella “bambagia”? Poi ci sono anche lavori domestici inutili, tipo tenere la casa sempre ordinata e pulita, ecc. ecc. Quindi una parte del lavoro domestico può essere eliminata, può non farsi più; un'altra parte può essere industrializzata, cioè collettivizzata, socializzata; e resterebbe solo una parte, in cui l'aspetto principale sia il piacere.

Questo è possibile perché c'è uno sviluppo delle forze produttive tale che rende possibile liberare tempo, perché le donne hanno bisogno di tempo. Ecco, a livello di sviluppo delle forze produttive noi, tutti, potremmo lavorare due ore. Non è possibile oggi perché siamo in questo sistema capitalista in cui la divisione del lavoro impone una divisione dei ruoli; ma in una nuova società, in cui tutti possiamo lavorare e quindi lavorare solo due ore, in cui viene a cadere questa divisione del lavoro, potremmo fare solo quel lavoro domestico che ci aggrada, e poi nel resto della giornata… come scrivono Marx ed Engels ne “L’ideologia tedesca”: “nella società comunista, in cui ciascuno non ha una sfera di attività esclusiva ma può perfezionarsi in qualsiasi ramo a piacere, la società regola la produzione generale e appunto in tal modo mi rende possibile di fare oggi questa cosa, domani quell’altra, la mattina andare a caccia, il pomeriggio pescare, la sera allevare il bestiame, dopo pranzo criticare, cosí come mi vien voglia; senza diventare né cacciatore, né pescatore, né pastore, né critico”.

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