25/07/23

Ora la Formazione rivoluzionaria delle donne su spotify - 1° "Per una critica alle posizioni antimarxiste di Silvia Federici"

Da oggi la Formazione rivoluzionaria delle donne curata dal Mfpr si può seguire anche su podcast, cliccando su:

L'importanza del lavoro teorico
 
per la battaglia rivoluzionaria delle donne

(da interventi all'incontro del 6 luglio)

1) - Queste riunioni di lettura in comune di testi sono utili. E’ chiaro che noi possiamo leggerli individualmente e ragionarci individualmente, però non sempre questo è scontato, non solo perché come donne siamo sobbarcate da mille cose, ma anche per alcune resistenze ideologiche. Quindi questo tipo di riunioni sono una bella forzatura, che ci porta a leggere e ragionare insieme.

Dobbiamo diventare più padrone dell’analisi critica di certi argomenti, anche perché sappiamo bene che nel mondo del femminismo, soprattutto piccolo borghese, anche quello che si reputa più radicale, sono presenti, e noi dobbiamo armarci teoricamente non fare solo la lotta pratica, perchè noi siamo brave nella pratica, ma dobbiamo diventare brave anche da un punto di vista teorico, perché la battaglia si fa anche in questo senso. Non dimenticando che siamo in questa società, e non stiamo parlando in maniera astratta. Quindi le questioni che affrontiamo anche con questo lavoro di formazione le dobbiamo vedere inserite in questa società e nella prospettiva a cui noi aspiriamo.

Bisogna conoscere, avere delle basi. Questo lavoro ci aiuta a capire meglio determinate posizioni di femministe borghesi, come la Federici, che a volte utilizzano anche un linguaggio difficile, strumentale per certi versi, per ingannare, per allontanare le donne, in particolare le donne proletarie, le lavoratrici o anche alle compagne, dalla lotta necessaria, la lotta rivoluzionaria per una vera liberazione sociale.

Anche dalla lettura di questo opuscolo si capisce che la sostanza delle concezioni della Federici, mettendo al centro la questione del salario al lavoro domestico è proprio quella di deviare la lotta rivoluzionaria delle donne. La Federici critica Marx per negare, liquidare il ruolo scientifico della classe operaia, che comunque non è un ruolo che cade dal cielo ma determinato storicamente. La Federici nega l'aspetto progressivo della produzione industriale.

Marx adotta il metodo scientifico, e chi è serio da un punto di vista scientifico non può non fare come ha fatto Marx.

E’ chiaro che il capitalismo, rispetto al feudalesimo, è stato all'inizio progressivo, ha rotto i vecchi rapporti feudali che ormai erano delle catene rispetto allo sviluppo delle forze produttive. La borghesia prende il potere e “taglia la testa al Re” e Marx dice che sicuramente questo è un elemento progressivo da un punto di vista sociale, dello sviluppo della società, dell'organizzazione sociale, dell'umanità e del rapporto che c'è tra le lo sviluppo delle forze produttive e i rapporti di produzione.

Poi, proprio come fa uno scienziato in un laboratorio, analizza, sempre all’interno dello sviluppo storico, che il capitalismo è progressivo anche per la nascita della classe operaia. E Marx analizza il ruolo storico e scientifico di questa classe che man mano che cresce viene sfruttata, subisce tutto, ma è l'unica classe che sarà il becchino di questa società borghese/capitalista. Non c'è affatto un giudizio moralista ma c'è un un'analisi seria, scientifica di che cos'è il capitalismo. Un'analisi quasi spietata, ma senza moralismo.

Nella Federici c'è anche una "malafede", in tal senso è un arrampicarsi sugli specchi perché lei non è più una rivoluzionaria. Se all'inizio forse è stata una filosofa marxista rivoluzionaria, adesso non lo è più. Le sue tesi sono all'interno di questa società, in cui trovare qualche piccolo spazio per migliorarla, quindi “la Banca del tempo”, “i giardini…”, eccetera. Così si soffoca, si annulla la teoria rivoluzionaria e la conseguente azione rivoluzionaria. La questione opprimente del lavoro domestico – di cui scrive Lenin - noi l'abbiamo vista anche durante la pandemia. Che cosa ha significato per le donne? Essere ricacciate a casa. Anche il lavoro “smart working” abbiamo analizzato che cosa ha significato. Se prima le donne lavoravano 20 ore su 24, poi hanno lavorato 24 ore su 24 ore; ancora di più si sono viste incatenate alla casa, in cui fare sia il lavoro pagato che il lavoro domestico. Sarebbe questa liberazione per le donne: avere uno salario anche per il lavoro domestico?

In questa società capitalistica non è fattibile eliminare la pesantezza del lavoro domestico. E’ chiaro che le battaglie anche per alleggerire la condizione quotidiana delle donne le dobbiamo fare, e noi le abbiamo poste nella piattaforma dello sciopero delle donne, ma quella piattaforma ha una prospettiva rivoluzionaria, perché anche per ottenere quelle cose ci vuole una rivoluzione.

Nelle esperienze rivoluzionarie, vedi la rivoluzione in Russia, ma ancor di più nella rivoluzione cinese, soprattutto nella Grande rivoluzione culturale proletaria si sono fatte esperienze di collettivizzazione del lavoro domestico.

2) - Questo tipo di incontro lo trovo importante perché permette di assimilare meglio, in mondo più approfondito le nozioni che da sole facciamo fatica.

Voglio tornare su questo concetto della malafede, perché l'impressione, a furia di frequentare certi ambienti o di fare certi tipi di lettura, è di una contraffazione della realtà. Cioè un lavoro, fatto apposta, di controrivoluzione. Quindi la teoria ci serve per capire bene, per non farci fregare da questo tipo di intellettuali e per poter usare meglio quello che comprendiamo affinchè nella prassi di lotta siamo più determinate e più chiare.

Oggi, anche all'interno di Non una di meno, viene fatta una specie di somma dei problemi. Ad esempio, la lotta contro qualsiasi tipo di discriminazione, però tutte le volte viene fuori come una somma di questioni senza mai arrivare al nucleo, al centro della lotta. Questo disarma non solo le donne, ma chiunque abbia voglia di lottare. Questo è da smascherare, sì con la pratica, ma soprattutto con la teoria.

Non è solo la Federici parla nei termini che abbiamo sentito, anche se lei è quella più esplicita, più chiara, che argomenta, ma c'è tutta una letteratura che si basa su un elenco di problemi ma senza porre una effettiva prospettiva. Anzi si contesta la rivoluzione, il concetto di classe. E non si capisce che se non si inquadra bene l'argomento, se non si arriva al punto determinante, si fanno delle lotte ma sono lotte inutili.

3) - All'inizio sembra che tutti prendano Marx a riferimento ma per superarlo, come dice la Federici, oppure in generale per poi stravolgerlo e cancellarne fondamentalmente la prospettiva rivoluzionaria.

Noi l'abbiamo visto anche con Cristina Morini, sul cui ultimo libro "Vite lavorate" abbiamo fatto un lavoro di lettura e di decodificazione; anche lei sembra prendere a riferimento Marx, cioè ne afferma il metodo, per poi arrivare alle conclusioni della Federici, facendo riferimento alla “cura reciproca”. Questa della "cura" ha preso molto campo, l’abbiamo visto con la pandemia. E per femministe, come la Morini, diventa un assunto a cui progressivamente sono arrivate e stanno consolidando.

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