L'assemblea di Bologna del 4/5 febbraio ha confermato, dopo la
manifestazione del 26 novembre con 200mila donne, la straordinaria
mobilitazione delle donne, tantissime giovani. A Bologna tutti i Tavoli
erano pienissimi e nell'assemblea plenaria vi erano più di 800 donne, ma
è realistico che nei due giorni vi siano state almeno il doppio. Una
novità anche rispetto agli altri paesi europei.
Le compagne del Movimento femminista proletario rivoluzionario, che il
25 novembre organizzarono un assedio delle donne proletarie al
parlamento a Roma, e il giorno dopo parteciparono al grande corteo, sono
state presenti e sono intervenute anche nell'assemblea di Bologna,
facendo appello ad uno sciopero delle donne vero, che veda al centro
nella preparazione e nella giornata dell'8 marzo, lo sciopero nei vari
posti di lavoro, le operaie, le lavoratrici, le precarie, verso cui
padroni, capi ogni giorno fanno violenza, sia con discriminazioni,
umiliazioni, ricatti, sia distruggendo i nostri corpi. Dicevano delle
operaie della fabbrica metalmeccanica, Necta di Bergamo, che avevamo
incontrato nei giorni precedenti: "Ci
tolgono la salute con i ritmi di lavoro, i movimenti non normali,
ripetitivi; ognuna di noi ha dolori
articolari, alle spalle, è come se avessimo un coltello dietro la
schiena. Poi tante operaie in
questa fabbrica si sono ammalate di tumore"; nelle fabbriche, dalla Fca
di Melfi alla Oerlikon di Bari, le lavoratrici non possono neanche
andare al bagno, vengono umiliate; nelle campagne invecchiano e muoiono
per la fatica e lavorano sotto il ricatto delle violenze sessuali;
tantissime, dopo essere state sfruttate, vengono da un giorno all'altro
licenziate, come le migliaia di Almaviva; e poi le centinaia di migliaia
di precarie dei servizi, trattate da padroni e Stato come "usa e
getta", e poi le lavoratrici immigrate schiavizzate, e poi, e poi...
Uno sciopero sull'insieme delle condizioni delle donne, e quindi contro
padroni, governo, Stato, che a tutti i livelli portano avanti un
pesante, feroce attacco pratico,
politico, ideologico in un clima da moderno fascismo, che unisce,
attacchi alle condizioni di vita, di lavoro, oppressione,
eliminazioni dei diritti conquistati con le lotte nei paesi
imperialisti, come l'aborto, a repressione, e di cui le violenze
sessuali degli "uomini che odiano le donne" sono la naturale conseguenza
e la punta di iceberg.
Si tratta di violenza reazionaria, fascista, quotidiana, sistemica,
perchè frutto inevitabile di questo sistema capitalista, una violenza
che non può fermarsi e che può essere combattuta solo lottando contro
tutta la società capitalista.
Lo sciopero delle donne è oggi l'arma delle donne per costruire una
lotta generale contro tutto questo sistema borghese, una lotta
rivoluzionaria in cui le donne portano una "marcia in più".
Nel nostro paese, lo "sciopero delle donne" l'ha "inventato" il Movimento femminista proletario rivoluzionario, e nei recenti anni l'ha cominciato a fare - nel novembre 2013 e nell'8 marzo dell'anno scorso - in una situazione in cui da parte di alcune di coloro che oggi scoprono lo sciopero delle donne, veniva ignorato, o peggio svilito/attaccato. Ma già questa scintilla dello sciopero, che ha visto fermarsi 20mila lavoratrici, precarie, disoccupate, immigrate, donne in lotta nei quartieri, studentesse, ecc., ha mostrato la forza di questa arma di lotta che intreccia condizione di classe e condizione come donne, e che porta rotture, necessità di trasformazione in ogni ambito, anche tra i lavoratori, nel movimento sindacale, nelle famiglie...
Queste scintille, oggi via via si sono trasformate in fuochi, non solo in Italia, ma dall'Argentina, alla Francia, ecc.
Nel nostro paese, lo "sciopero delle donne" l'ha "inventato" il Movimento femminista proletario rivoluzionario, e nei recenti anni l'ha cominciato a fare - nel novembre 2013 e nell'8 marzo dell'anno scorso - in una situazione in cui da parte di alcune di coloro che oggi scoprono lo sciopero delle donne, veniva ignorato, o peggio svilito/attaccato. Ma già questa scintilla dello sciopero, che ha visto fermarsi 20mila lavoratrici, precarie, disoccupate, immigrate, donne in lotta nei quartieri, studentesse, ecc., ha mostrato la forza di questa arma di lotta che intreccia condizione di classe e condizione come donne, e che porta rotture, necessità di trasformazione in ogni ambito, anche tra i lavoratori, nel movimento sindacale, nelle famiglie...
Queste scintille, oggi via via si sono trasformate in fuochi, non solo in Italia, ma dall'Argentina, alla Francia, ecc.
Siamo contente che nell'assemblea molti interventi, soprattutto delle
giovani, hanno respinto l'appello ai sindacati confederali ad indire lo
sciopero delle donne
Questi sindacati confederali sono parte complementare, organica di
questo sistema capitalista di sfruttamento e oppressione. I loro accordi
avallano i peggioramenti che i padroni stanno sempre più portando sui
posti di lavoro e che colpiscono in particolare le donne, non solo dal
punto di vista economico, ma di vita. I sindacati confederali sono
anello della catena che opprime le donne proletarie. E non possiamo
chiedere a chi contribuisce a stringere questa catena, di indire il
nostro sciopero. Nello sciopero delle donne del 2013, le direzioni della
Cgil, per "mettersi la coscienza a posto" dichiararono solo uno
sciopero virtuale di mezz'ora, ma ostacolarono fortemente sui posti di
lavoro le lavoratrici iscritte o delegate che invece volevano, e tante
lo fecero, lo sciopero per l'intera giornata
E a dimostrazione da che parte sta la Cgil, anche ora la segreteria ha detto di non voler proclamare nazionalmente lo sciopero.
Anche tanti interventi nei tavoli hanno attaccato il governo, dello Stato, le politiche, dal jobs act ai tagli dei servizi, come l'azione di molta magistratura, polizia, la cui "giustizia" è di usare la legge per "garantire" gli stupratori e i loro complici, mentre piuttosto denunciano e condannano le donne che lottano contro gli assassini/stupratori, le donne che lottano per la casa, per la salute, per il lavoro, ecc.
Anche tanti interventi nei tavoli hanno attaccato il governo, dello Stato, le politiche, dal jobs act ai tagli dei servizi, come l'azione di molta magistratura, polizia, la cui "giustizia" è di usare la legge per "garantire" gli stupratori e i loro complici, mentre piuttosto denunciano e condannano le donne che lottano contro gli assassini/stupratori, le donne che lottano per la casa, per la salute, per il lavoro, ecc.
Ma in questo grande movimento delle donne vi è un femminismo piccolo
borghese, un femminismo borghese e un femminismo proletario, ancora
debole in questo movimento, ma determinante nelle lotte continue sui
posti di lavoro e del non lavoro, in varie realtà soprattutto al sud, ma
anche in importanti città del nord.
Soprattutto nell'organizzazione dei Tavoli, negli obiettivi agisce il
femminismo borghese portando una logica riformista, da "addette ai
lavori" che di fatto chiedono al governo, allo Stato di migliorare questo sistema capitalista.
Ma questo è insieme una tragica illusione e una, più colpevole, politica che se passa toglierebbe forza alla potenzialità di rottura che può portare questo grande movimento delle donne.
Ogni giorno questo sistema mostra la sua marcia verso un moderno fascismo, un moderno medioevo per le donne. Simbolicamente, ma poi non tanto, lascia la parola sulle donne alla polizia (ieri, 14 febbraio), a dimostrazione - a parte la tragica ironia che dovrebbero difendere le donne e dare "consigli" alle donne proprio chi, umiliando le donne che denunciano violenze, persecuzioni, è corresponsabile di tanti femminicidi - che la risposta di questo Stato è solo da Stato di polizia, in una logica di controllo, di politiche securitarie, di repressione, come è stato nella legge sul femminicidio, come è recentemente anche nel decreto Minniti che strumentalizza i numeri dei femminicidi, stupri per attuare "zone rosse", fare città sotto controllo militare, colpire le nostre sorelle prostitute.
Il femminismo proletario, le donne, ragazze che vogliono realmente che "tutta la vita deve cambiare", devono fare di questo importante "sciopero delle donne" anche un terreno di chiarezza, di organizzazione delle loro forze, per impedire che questo sciopero si riduca a fare piattaforme a tavolino e Tavoli con governo e Ministri.
Per noi le piattaforme, necessarie, sono frutto delle lotte, dei bi/sogni che le donne, soprattutto le donne proletarie, stanno facendo e agendo con le lotte; sono sfide contro padroni, governo Stato che anche dopo l'8 marzo si riempiono di azioni, per strappare dei risultati, ma soprattutto per accendere tanti fuochi in ogni posto di lavoro, in ogni città, in ogni quartiere, per unire le donne, per essere "tante di più", perchè nessuna sia sola, e cominciare effettivamente a "far paura", a questo sistema e agli uomini che odiano le donne.
VIVA LO SCIOPERO DELLE DONNE!
Ma questo è insieme una tragica illusione e una, più colpevole, politica che se passa toglierebbe forza alla potenzialità di rottura che può portare questo grande movimento delle donne.
Ogni giorno questo sistema mostra la sua marcia verso un moderno fascismo, un moderno medioevo per le donne. Simbolicamente, ma poi non tanto, lascia la parola sulle donne alla polizia (ieri, 14 febbraio), a dimostrazione - a parte la tragica ironia che dovrebbero difendere le donne e dare "consigli" alle donne proprio chi, umiliando le donne che denunciano violenze, persecuzioni, è corresponsabile di tanti femminicidi - che la risposta di questo Stato è solo da Stato di polizia, in una logica di controllo, di politiche securitarie, di repressione, come è stato nella legge sul femminicidio, come è recentemente anche nel decreto Minniti che strumentalizza i numeri dei femminicidi, stupri per attuare "zone rosse", fare città sotto controllo militare, colpire le nostre sorelle prostitute.
Il femminismo proletario, le donne, ragazze che vogliono realmente che "tutta la vita deve cambiare", devono fare di questo importante "sciopero delle donne" anche un terreno di chiarezza, di organizzazione delle loro forze, per impedire che questo sciopero si riduca a fare piattaforme a tavolino e Tavoli con governo e Ministri.
Per noi le piattaforme, necessarie, sono frutto delle lotte, dei bi/sogni che le donne, soprattutto le donne proletarie, stanno facendo e agendo con le lotte; sono sfide contro padroni, governo Stato che anche dopo l'8 marzo si riempiono di azioni, per strappare dei risultati, ma soprattutto per accendere tanti fuochi in ogni posto di lavoro, in ogni città, in ogni quartiere, per unire le donne, per essere "tante di più", perchè nessuna sia sola, e cominciare effettivamente a "far paura", a questo sistema e agli uomini che odiano le donne.
VIVA LO SCIOPERO DELLE DONNE!
Nessun commento:
Posta un commento