Nessun diritto si mantiene in piedi senza la lotta rivoluzionaria delle donne contro questo sistema da moderno medioevo! Sembrerebbe ovvia, quasi lapalissiana questa affermazione, ma non lo è. A Trapani e presto in tutta Italia, il diritto di aborto verrà meno per pensionamento dell'ultimo ginecologo non obiettore!
In una demokrazia con la coscienza sporca del sangue di milioni di donne, dei profitti di poche mammane, della repressione delle lotte, è doveroso chiedersi perchè si continui a delegare una simile denuncia all'ala sindacale più riformista e pompierista, quella che in difesa dei padroni ha affossato i diritti di lavoratrici e lavoratori, quella che ha accettato sin da subito la trappola dell'obiezione di coscienza nella legge 194, quella che ancora oggi prende per buona questa legge così com'è, completamente svuotata dei principi che avrebbe dovuto difendere: l'autodeterminazione della donna e il diritto di aborto.
È come "la storia di una società che precipita e che mentre sta precipitando si ripete per farsi coraggio: fino a qui tutto bene, fino a qui tutto bene, fino a qui tutto bene, ma il problema non è la caduta ma l'atterraggio" (Hubert)
E' chiaro che l'atterraggio di queste rappresentanti sindacali sul direttore generale
dell’Asp Fabrizio De Nicola, non fornirà alle donne neanche un paracadute.
L'unico modo che abbiamo per non tornare indietro di 40 anni è la lotta rivoluzionaria autorganizzata delle donne!
“A Trapani non è più garantito il diritto all’interruzione di gravidanza“. A lanciare l’allarme è il coordinamento donne di Cgil e Uil dopo che è andato in pensione il dottor Tommaso Mercadante, l’unico medico non obiettore di coscienza
dell’ospedale locale, sola struttura pubblica della città. “Dall’11
maggio al Sant’Antonio Abate le donne non possono più ricorrere ad
aborti chirurgici e aborti dopo i 90 giorni perché l’ultimo medico non
obiettore di coscienza sta andando in pensione”, spiegano Antonella Granello (Cgil) e Antonella Parisi (Uil), che sottolineano anche il rischio dell’aumento di aborti clandestini.
Il caso è nato dopo la pubblicazione della notizia sulle pagine di un
quotidiano locale, che ha raccontato come l’unico medico non obiettore
dei sette dottori del reparto di Ginecologia del Sant’Antonio Abate non
sia più in servizio. Restano così altri sei colleghi, che però sono tutti obiettori:
una situazione che preoccupa alle rappresentanti sindacali di Cgil e
Uil, al punto di avere chiesto un incontro urgente al direttore generale
dell’Asp Fabrizio De Nicola per aprire un confronto
“sul problema dell’interruzione volontaria di gravidanza e sul
potenziamento dei consultori”. “L’azienda sanitaria – scrivono le due
sindacaliste – è tenuta a garantire alle donne che ne fanno richiesta il
diritto all’interruzione volontaria della gravidanza stabilito dalla legge 194. Ciò che sta venendo meno a Trapani e in provincia è il principio di autodeterminazione delle donne
a cui deve essere garantito il diritto libero e gratuito affinché
possano scegliere autonomamente di diventare madri senza discriminazioni
e a seconda delle condizioni personali di ognuna”.
Per le due sindacaliste, inoltre, c’è il rischio che col venir meno
della possibilità di rivolgersi all’ospedale pubblico aumentino gli aborti clandestini: in media, affermano i sindacati, a Trapani si registrano circa 600 richieste di Ivg ogni anno
e, “considerato che da oltre un mese il servizio non viene più
garantito, ci chiediamo quale risposte sono state date alle donne che si
sono rivolte al servizio pubblico per effettuare l’interruzione
volontaria della gravidanza”. “Ci batteremo – concludono Granello e
Parisi – affinché anche in provincia di Trapani si garantiscano il
servizio di interruzione volontaria della gravidanza, un’adeguata
assistenza sanitaria e si potenzino i consultori, così come prevede la
legge”.
Nel dibattito è intervenuto il direttore sanitario dell’ospedale, Francesco Giurlanda:
“Il medico che viene assunto può in qualsiasi momento dichiararsi
obiettore di coscienza” e la soluzione da lui prospettata è quella
di ricorrere a una convenzione esterna con privati, o
di rivolgersi ad altre strutture pubbliche: quella più vicina è
l’ospedale di Castelvetrano, piccolo centro che dista da Trapani 80 chilometri. Mentre il direttore sanitario dell’Asp di Trapani, Antonio Siracusa, ha aggiunto: “Dall’1 giugno il nuovo primario è Francesca Paola Maltese, che è obiettrice.
L’azienda, appena ha avuto comunicata la libera scelta della dirigente
medico, fermo restando che l’Asp continua a garantire il servizio presso
l’ospedale di Castelvetrano, si è mossa subito per dare continuità al
servizio: la prossima settimana incontrerà il medico non obiettore del
nosocomio di Castelvetrano, per stabilire modalità e funzioni per
garantire questo servizio fin da subito anche presso il Sant’Antonio
Abate di Trapani”.
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